BOURBON DEL MONTE, Guidubaldo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 13 (1971)

BOURBON DEL MONTE, Guidubaldo

Alfonso Ingegno

Figlio di Ranieri dei marchesi Del Monte, nacque l'11 genn. 1545 a Pesaro, città in cui trascorse la maggior parte della sua vita, alternando la residenza in essa con lunghi soggiorni nel castello di Monte Baroccio. Ebbe compagni, nei primi studi alla corte di Urbino, il futuro granduca Francesco Maria della Rovere e Torquato Tasso. S'iscrisse all'università di Padova nel 1564, ma, rientrato a Pesaro, decisivo per la sua formazione fu l'insegnamento di Federico Commandino.

M. Oddi, che ha lasciato testimonianza dell'interesse del B. per la progettazione di nuovi strumenti scientifici, gli attribuisce (Degli horologi solari, Venezia 1638, pp. 99 s.) l'invenzione di un orologio solare fatto eseguire a Urbino nel 1572 dal noto artigiano Simone Baroccio. La testimonianza è confermata nella sostanza da B. Baldi (Gli Epigrammi ined. ..., Lanciano 1914, I, p. 82). Secondo l'Oddi (Fabrica et uso del compasso polimetro, Milano 1633, p. 3), egli avrebbe anche, successivamente al 1568, perfezionato il compasso di riduzione: si tratta di un episodio ricordato spesso dagli studiosi di Galileo come prova dell'esistenza, sulla fine del XVI sec., di compassi di proporzione. Una sua lettera a Giacomo Contarini, dell'ottobre del 1577, pubblicata da P. L. Rose, illustra con entusiasmo le proprietà e il funzionamento del compasso di riduzione escogitato dal celebre Fabrizio Mordente, ma non accenna al suo ipotetico perfezionamento e sembra sottrarre alla narrazione dell'Oddi veridicità storica.

Nel 1571 il B. seguì Francesco Maria della Rovere unitosi alla lega contro i Turchi, ma una grave infermità lo obbligò a interrompere il viaggio a Messina.

Dopo la morte del Commandino, avvenuta nel 1575, il B. completò la formazione scientifica di Bernardino Baldi, avviata a Urbino dal Commandino stesso. A più riprese il Baldi lo ricorderà tessendone l'elogio in una egloga (Versi e prose scelte, Firenze 1859, pp. 208-9, 507). Nel 1577 appariva a Pesaro presso Gerolamo Concordia, futuro editore di tutte le sue opere, il Mechanicorum liber, contenente i trattati De libra,De vecte,De trochlea,De axe in peritrochio,De cuneo,De cochlea;l'opera verrà ristampata a Venezia nel 1615 presso Ev. Deuchino, ma già nel 1581 ne compariva una traduzione italiana a opera di Filippo Pigafetta, con alcune delucidazioni del traduttore al lettore italiano e una dedica a Giulio Savorgnan, amico dell'autore. La traduzione verrà ristampata nel 1615 sempre a Venezia presso il Deuchino.

L'opera costituisce la prima trattazione sistematica dell'argomento. Presentata come un completamento degli studi svolti dal Commandino, essa delinea in un breve schizzo lo sviluppo storico della meccanica e sottolinea a più riprese la centralità dell'insegnamento archimedico. Oltre che sulla conoscenza di Archimede, il B. poteva contare su quella di Pappo e di Erone. Dal punto di vista metodologico insisteva sulla inscindibile complementarità nello studio della meccanica tra dimostrazione matematica e considerazione fisica: si delineava in tale modo su questi presupposti il tentativo di una trattazione rigorosamente geometrica dei problemi, sottoposta al vaglio costante dell'esperienza. Accanto alla correzione di alcuni errori della statica medievale relativi alla stabilità della bilancia, il B. elaborava una critica importante del concetto di gravitas secundum situm:un peso non può essere considerato più o meno grave quatenus in eo situ,in quo reperitur,manet ma quatenus ab eo recedit. D'altra parte, l'ammirazione per il rigore dimostrativo degli antichi lo conduceva, per quanto riguarda il problema dell'equilibrio di un corpo pesante sul piano inclinato, a far sua la soluzione fornita da Pappo nelle Collezioni, rifiutando quella corretta, offerta dal Liber Iordani de ratione ponderis. L'importanza attribuita dal B. alla verifica fornita dall'esperienza appare chiara nella discussione di alcuni problemi relativi all'opera, sollevati da Giacomo Contarini (cui il Baldi dedicherà nell'89 la traduzione degli Automati di Erone Alessandrino): in una lettera del 1580 al senatore veneziano, il B. affermava il costante controllo sperimentale cui venivano sottoposte le sue conclusioni "...prima che io habbia scritto cosa alcuna sopra le mechaniche, mai (per non far errore) ho voluto determinar cosa alcuna per minima che ella sia, se prima io non vedeva con effetto che la esperienza si confrontasse apunto con la demonstratione, e di ogni minima cosa ne ho fatto la sua esperienza". Il Pigafetta, nelle note aggiunte alla sua traduzione delle Mechaniche, ricorderà che il B., per controllare una sua dimostrazione, aveva fatto "sottilissimamente lavorare bilancie... una delle quali ho io veduto in mano dell'illustre signor Gio. Vicenzo Pinello, mandatagli dall'istesso autore". Nel 1579 apparve a Pesaro la Planisphaeriorum universalium theorica, dedicata a Ottavio Farnese. Il B. cercava non solo di ricondurre a corrette dimostrazioni geometriche l'intero ambito della sua trattazione, ma, in polemica con Gemma Frisio e il de Rojas, asseriva l'origine non prospettica dei loro planisferi e tentava, attraverso tale consapevolezza, una determinazione più rigorosa delle operazioni con essi effettuabili. Nel 1582 Oreste Biringuccio basava sulla meccanica del B. l'appendice dedicata alle macchine semplici, da lui aggiunta alla sua traduzione italiana della Parafrasi del Piccolomini alle Questioni meccaniche aristoteliche.

Per incarico del duca d'Urbino il B. curò l'edizione postuma della traduzione e del commento del Commandino alle Collezioni matematiche di Pappo che apparve a Pesaro nel 1588, con un avvertimento anonimo al lettore. L'opera verrà ristampata nel 1602 sempre a Pesaro e nel 1660 a Bologna. Alle difficoltà sollevate da tale edizione, e ai criteri seguiti nella cura di essa, allude una lettera del B. a Giulio Veterani dell'agosto del 1587, pubblicata dall'Arrighi. Nello stesso 1588 apparve In duos Archimedis aequeponderantium paraphrasis;la traduzione dell'opera, che condensava per il B. i fondamenti stessi della meccanica, doveva fugare le perplessità e i dubbi suscitati dal Mechanicorum liber, illustrando le fonti classiche da cui il suo lavoro s'era mosso. L'opera di Archimede, che egli commentò e tentò di ridurre a migliore lezione, indicava anche il modo corretto di risolvere i rapporti tra filosofia naturale e matematica: Archimede non farebbe che specificare i problemi impostati da Aristotele, presupponendo i suoi postulati e accordandosi con lui nel riconoscere ciò che in meccanica riguarda la matematica e ciò che riguarda la filosofia naturale. Nella sua vita di Archimede il Baldi accettava il modo in cui il B. prospettava il rapporto tra Aristotele e Archimede nella storia della meccanica, ma la sua formulazione gli sembrava celare la volontà di difendersi da possibili obiezioni. Intorno al 1590 il Baldi, sotto l'influenza del B., componeva In mechanica Aristotelis problemata exercitationes, che vedrà la luce solo nel 1621.

Ha inizio in questo periodo (1588) il carteggio del B. con Galileo, che a lui si era rivolto per sottoporgli alcuni teoremi relativi al centro di gravità dei solidi, destinati a "supplire a quello che si desiderava nel libro del Comandino" dedicato all'argomento. Galileo ne ricevette plauso ed incoraggiamento a proseguire in tale tipo di studi, come ebbe a ricordare più tardi al momento della loro pubblicazione in appendice ai Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze. L'apprezzamento del pesarese si tradusse presto in interessamento concreto: il B. tentò invano di ottenergli la lettura di matematiche nello Studio di Pisa e, successivamente, una lettura a Firenze. Resasi di nuovo vacante la cattedra nello Studio di Pisa, Galileo poteva ottenerla nel luglio 1589. Il suo desiderio di una nuova sistemazione, espresso di lì a poco, trovava pronta eco nel B. che ai primi del 1590 compiva sondaggi in suo favore a Venezia e Bologna. Solo nel settembre del 1592 Galileo (che nel frattempo era stato molto probabilmente anche suo ospite) poteva occupare la cattedra di Padova, grazie anche all'intervento del B., che nell'ambiente veneto poteva contare, oltre che sull'amicizia di un Contarini e di un Pinelli, sull'autorità e l'influenza di Giambattista del Monte, generale delle fanterie della Repubblica.

Intorno al 1596 il B. aveva già concluso il De cochlea e i Problemata astronomica, che vedranno la luce solo postumi. Nel 1600 vennero pubblicati i Perspectivae libri sex, un classico dell'argomento ove introduceva tra l'altro nuove denominazioni, quali quella di punctum concursus. Il carteggio scambiato con Pier Matteo Giordani nel corso del 1604 e 1605 lo mostra prendere posizione a favore del carattere di cometa del fenomeno celeste osservato nel 1604: riconosciuta la serietà degli argomenti di chi asseriva trattarsi di una stella, egli si mostra riluttante di fronte alla necessità, che ne sarebbe conseguita, di riformare i principî stessi della filosofia naturale. Coinvolto nei sospetti di congiura, che colpirono nel 1602Ippolito e Giuliano della Rovere, il B. veniva confinato nel suo feudo di Monte Baroccio e solo nel 1605 era riammesso a corte. Morì il 6 genn. 1607.

Alla sua morte, il Baldi (cfr. G. Zaccagnini, B. Baldi nella vita e nelle opere, Pistoia 1908, p. 37) tracciò un profilo del maestro e si interessò alla pubblicazione di alcune sue opere inedite. Nel 1609 il figlio Orazio dedicava al doge Leonardo Donà, ricordando le sue benemerenze verso il padre, l'edizione postuma dei Problemata astronomica in sette libri, nei quali il B. aveva cercato di introdurre un metodo puramente geometrico nella soluzione dei principali problemi astronomici, che risultasse più semplice e nello stesso tempo più preciso e rigoroso di quelli basati sul calcolo. Una lettera di Orazio del Monte a Galileo (16 giugno 1616) documenta il proposito di pubblicare alcune altre opere inedite del padre: "La Coclea che inalza l'acqua divisa in 4 libri. Opuscoli tra i quali: de motu Terrae. De horologis. de radiis in aqua refractis. In novo opere Scoti. De proportione composita. Et la fabrica di alcuni instrumenti ritrovati da lui". Di esse solo il De cochlea libri quatuor, dedicato alla vita d'Archimede, vide la luce (Venezia, Ev. Deuchino, 1615). Nel secolo scorso il Libri pubblicava alcuni inediti, estratti da un ms. rinvenuto a Parigi, importanti per le anticipazioni di alcune idee galileiane e relativi tra l'altro al moto dei proiettili. Alla Oliveriana di Pesaro sono conservati un opuscolo De proportione composita e un commento al V libro di Euclide, opere di cui dette un'esposizione il Mamiani; lettere inedite sono presenti, oltre che all'Oliveriana, nella Bibl. Universitaria di Urbino, all'Ambrosiana di Milano e alla Bodleian Library.

Bibl.: G. L. Lagrange, Oeuvres, XI, Paris 1888, pp. 7, 19-20; A. Favaro, Due lettere inedite di G. del M. a Giacomo Contarini, in Atti del R. Istituto veneto di scienze,lettere et arti, LIX (1899-900), II, pp. 303-312; G. Galilei, Opere, (ed. naz.), VIII, p. 313; X, pp. 53, 62, 71; J. Kepler, Gesammelte Werke, II, München 1939, pp. 28-29; Les Mécaniques de Galilée traduites de l'italien par le p. Marin Mersenne, a cura di B. Rochot, Paris 1966, pp. 14, 77; Mechanics in Sixteenth-Century Italy. Selections from Tartaglia,Benedetti,Guido Ubaldo,and Galileo, a cura di S. Drake e I. E. Drabkin, Madison London 1969 (versione parziale del Mechanicorum Liber, condotta dalla trad. del Pigafetta); G. Libri, Histoire des sciences mathématiques en Italie, IV, Paris 1841, pp. 79-84, 369-98; G. Mamiani della Rovere, Elogi e biografie d'illustri italiani, Firenze 1845, pp. 32-63; M. Cantor, Vorlesungen über Geschichte der Mathematik, II, New York 1965, pp. 548, 568, 575, 687, 698; R. Caverni, Storia del metodo sperimentale in Italia, IV, Firenze 1895, pp. 96, 182, 201 s., 218, 444, 515, 594; A. Favaro, Per la storia del compasso di proporzione, in Atti d. R. Ist. Ven. di sc.,lett. ed arti, LXVII (1905), 2, pp. 723-39; R. Dugas, Histoire de la mécanique, Neuchatel 1950, pp. 97-99; L. Firpo, Lo Stato ideale della Controriforma. L. Agostini, Bari 1957, pp. 213-16, pp. 360-63; G. Arrighi, Un grande scienziato ital.: G. dal M...., in Atti dell'Acc. lucchese di scienze..., n.s., XII (1965), pp. 183-199; A. Favaro, Galileo e lo studio di Padova, Padova 1966, ad Ind.;M. Schramm, The Mechanical Problems of the "Corpus Aristotelicus", the "Elementa Iordani super demonstrationem ponderum", and the Mechanics of the Sixteenth Century, in Atti del I convegno internaz. di ricognizione delle fonti per la storia della scienza italiana: i secoli XIV-XVI, Firenze 1967, pp. 151-163; P. L. Rose, The origins of the proportional compass from Mordente to Galileo, in Physis, X (1968), pp. 53-69; E. Rosen, The Invention of the Reduction Compass,ibid., X (1968), pp. 306-8.

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