BOVINI

Enciclopedia Italiana (1930)

BOVINI (lat. scient. Bovinae Gray)

A. Gh.
R. Gi.
*

Sottofamiglia di Bovidi (v.), che comprende forme pesanti e di grande statura, con gambe corte. Le corna sono cilindriche o compresse, curvate in fuori, con punta tondeggiante. Muso largo, interamente nudo, con labbro superiore integro e non inciso come negli ovini. Il collo è corto e possiede, lungo il suo margine inferiore, una giogaia penzolante. La coda è lunga e termina con un fiocco di crini. Non hanno ghiandole lacrimali, né ghiandole delle unghie. Le femmine posseggono quattro capezzoli; partoriscono ordinariamente un solo piccolo. La distribuzione geografica dei Bovini è quella della famiglia Bovidi; però il maggior numero di specie appartiene all'Asia e più specialmente alla regione indo-malese. Le specie selvatiche abitano luoghi assai diversi; talune giungono sulle montagne fino a 5 o 6000 m. di altezza sul livello del mare; altre preferiscono invece le regioni basse frequentando paludi e fiumi. Quelle delle regioni tropicali amano anche le più fitte foreste. Nuotano bene ed attraversano con facilità i corsi d'acqua più larghi. I bovini sono sociali e si radunano in branchi più o meno numerosi, guidati da maschi adulti, nella piena maturità delle loro forze. Solo i maschi vecchi hanno l'abitudine di allontanarsi conducendo vita isolata. Alcune specie formano schiere di parecchie migliaia d'individui, poche sono stazionarie, la maggior parte migrano col cambiare della stagione: quelle che abitano d'estate in montagna scendono durante l'inverno nelle valli, e quelle che abitano regioni nordiche si spostano, quando il cibo comincia a scarseggiare, verso il mezzogiorno. Fra i loro sensi, primeggiano l'odorato e l'udito; la vista è debole. I bovini sono generalmente mansueti con gli animali che non li minacciano e non li disturbano, ma si mostrano coraggiosi e feroci quando siano irritati. In tal caso affrontano qualunque nemico e, valendosi delle corna, spesso rimangono vittoriosi. Per questo la caccia alle specie selvatiche è tra le più pericolose. Durante il periodo degli amori, i maschi combattono accanitamente fra loro. Si nutrono di sostanze vegetali e non sono troppo esigenti nella scelta. Tutti i bovini si addomesticano facilmente e molti si sottomettono anche al lavoro. I bovini non sono molto ricchi di generi e di specie. Anoa depressicornis dell'isola di Celebes è l'unico rappresentante di questo genere; è grande poco più di un vitello e può considerarsi come tendente, per forma e mole, alle Antilopi. Il genere Buffelus (v. bufalo) conta parecchie specie selvatiche e domestiche, d'Asia e d'Africa. Gli altri generi sono Bibos (v. questa e le voci banteng; gayal) indomalese, Poëphagus delle montagne dell'Asia centrale, Bison (v. bisonte) con due razze americane e due europee, viventi solo in parchi riservati, e Bos estinto allo stato selvatico.

I Bovini domestici.

Origini. - Nel comune linguaggio zootecnico per Bovini si intendono soltanto le razze della specie Bos taurus, o Bove, o Bue domestico (lat. bos; fr. btouf; sp. buey; ted. Ochs, Rind; ingl. ox). Nel genere Bos L., le corna sorgono dagli angoli estremi ed esterni del cranio, la fronte è più lunga che larga, piatta o concava. Ai tempi di Giulio Cesare viveva ancora in Germania e in Inghilterra un bue selvatico, l'Uro (v.), Bos primigenius Bojan. (fig.1), che sembra si sia estinto in Polonia soltanto nel corso del diciassettesimo secolo. Altre specie di bovini fossili si trovano nel Pliocenico dell'India e della Cina e nel Pleistocenico pure dell'India, di Giava, dell'Algeria e della Spagna. Il Bos taurus L. domestico ed oggi cosmopolita, conta numerosissime razze, così diverse per i loro caratteri di forma, colore, grandezza, da non potersi riferire a una sola specie selvatica addomesticata. È opinione diffusa che i bovini europei discendano oltreché dal Bos primigenius, dal B. longifrons Owen del Pleistocenico di Gran Bretagna e Scandinavia e dal B. brachyceros Owen del Pleistocenico della Svizzera, Russia e Polonia. Secondo altri autori, i due ultimi non sono distinti l'uno dall'altro, mentre una terza specie, il Bos frontosus Nilss., fossile di Scandinavia, avrebbe pure partecipato all'origine delle razze domestiche. Il Wilkens poi aggiunse, come capostipite di altre razze, il Bos brachycephalus, tipo da lui trovato sulle alpi austriache (fig. 2). Nell'India e nell'Africa orientale si trovano, soltanto in domesticità, parecchie razze del Bos indicus L.

Si ritiene dalla maggioranza degli studiosi che l'addomesticamento dei bovini sia avvenuto inizialmente in India e nell'Asia centrale; dall'Asia i bovini domestici si sarebbero poi diffusi in Africa e in Europa. Raffigurazioni di bovini domestici ci dànno i monumenti della civiltà babilonese che risalgono a 5000 anni a. C. Dagli annali cinesi risulta che nell'anno 3469 a. C. furono importati ín Cina animali domestici e fra essi un bovino.

Caratteristiche zootecniche. - I bovini hanno ossa frontali sì sviluppate da formare, sole, quasi tutta la vòlta cranica: esse sono in genere provviste di cavicchie formanti la base ossea delle corna. Possiedono 7 vertebre cervicali, 13 dorsali, 6 lombari, 15-18 coccigee. Hanno piedi con due dita rivestite inferiormente di unghioni. Mancano di denti incisivi superiori e di canini; gl'incisivi inferiori sono in numero di otto e prendono il nome di picozzi i due centrali, di mediani interni ed esterni le due paia di mezzo, di cantoni i due esterni; i molari sono in numero di 24; 12 superiormente e 12 inferiormente. Come tutti i ruminanti, i bovini presentano lo stomaco multiplo formato di quattro sacchi di cui il primo, grandissimo, prende il nome di rumine, il secondo di reticolo o cuffia, il terzo di omaso o libro o foglietto o centopelle, il quarto di abomaso o caglio o ventricolo (figg. 7, 8). Dal punto di vista fisiologico la caratteristica più importante è quella della ruminazione per cui gli alimenti, dopo essere stati masticati e deglutiti una prima volta, sono rigettati nuovamente nella bocca per subire una seconda masticazione e deglutizione.

Nei bovini si sfruttano tre funzioni economiche: produzione del lavoro, della carne e del latte. Essi forniscono, inoltre, il letame e le pelli. Nella formazione e nel miglioramento delle numerose razze di bovini l'uomo qualche volta ha sviluppato tutt'e tre le funzioni, qualche volta due sole di esse, qualche altra ha concentrato i suoi sforzi su una funzione che è diventata quella dominante.

La ezoognosia bovina ha rilevato l'esistenza di correlazioni tra i caratteri somatici esteriori e le funzioni economiche.

Bovini con prevalente attitudine al lavoro. - Hanno pelle grossa, grande sviluppo scheletrico, muscolare e articolare; armonico sviluppo degli arti e del tronco; arti ben diretti, con buoni appiombi e solide articolazioni; tronco con prevalente sviluppo del terzo anteriore (torace), cioè a forma di tronco di cono con la base maggiore in avanti; testa robusta con corna grosse; collo di media lunghezza, robusto, muscoloso; torace ampio, alto e profondo, regione del dorso e dei lombi diritta e muscolosa; groppa larga, lunga, non molto obliqua, muscolosa; spalle lunghe, oblique, muscolose, aderenti al tronco; braccio e avambraccio muscolosi; ginocchi, garretti e nodelli larghi e spessi; stinchi grossi; unghioni neri e compatti.

Bovini con prevalente attitudine alla produzione della carne. - Hanno pelle fine, morbida, elastica, untuosa, facilmente distaccabile dai tessuti sottostanti per abbondanza di tessuto connettivo sottocutaneo, con peli fini e lustri; scheletro fine, leggiero; enorme sviluppo delle masse muscolari e specialmente di quelle che forniscono carne di prima qualità (muscoli della groppa, delle natiche, della coscia, dei lombi, del dorso); tronco molto lungo, largo e profondo avente la forma di un grande parallelepipedo; arti brevi specialmente per l'accorciamento delle parti sprovviste di muscoli (dal carpo in giù in quelli anteriori, dal garretto in giù in quelli posteriori), testa piccola, fine, leggiera, relativamente corta e larga con occhi che denotano un temperamento calmo, torpido; collo corto, muscoloso, a larga base; garrese, dorso e lombi muscolosi e molto larghi sì che la faccia superiore del tronco si approssimi alla forma rettangolare; groppa molto ampia, lunga e larga, provvista di grosse masse muscolari, orizzontale; natiche molto sviluppate, spesse, ben discese, a profilo nettamente convesso; petto ampio, profondo, muscoloso, torace largo, alto e profondo; regione sternale molto discesa; ventre capace; spalle, braccio, avambraccio, cosce e gambe rivestite di grossi muscoli; parti inferiori degli arti corte e sottili.

Lo stato di maggiore o minore ingrassamento dei bovini e la distribuzione del grasso nell'interno dell'animale sono riconoscibili dalla comparsa successiva di particolari depositi sottocutanei di grasso che si possono rilevare alla palpazione e che si chiamano tasti o maneggiamenti. I principali tasti sono i seguenti: la grassella, che ha sede nella regione omonima; il cimiero, che compare alla base della coda; il cordone, che compare nella regione perineale; lo scroto, esclusivo dei maschi castrati, che ha sede nell'interno degl'involucri testicolari; l'antilatte, esclusivo delle femmine, che compare avanti alla mammella; l'anca, che ha sede nella regione omonima; il trasverso, che ha sede in corrispondenza dei margini laterali dei lombi; la costa, che si trova in corrispondenza delle ultime due costole; il fianco, che ha sede nella regione omonima; lo spallarolo, che si trova in alto e indietro delle spalle; il cuore, che si trova in corrispondenza dell'area cardiaca sul costato, dietro il gomito; il contraccuore, situato pure sul costato ma più in alto del precedente; l'anticuore, che si trova internamente alla punta della spalla; il petto, che si trova nella punta del petto; il collare, che si trova tra il margine anteriore della spalla e la base del collo; la vena, che corrisponde alla doccia giugulare sulla faccia laterale del collo; il sottolingua, situato nel canale delle ganascie; l'orecchietta, che occupa la base del padiglione dell'orecchio.

Bovini con prevalente attitudine alla produzione del latte. - Hanno pelle morbida, fine, untuosa, facilmente sollevabile in pliche, con pelo fine e lustro; ossatura leggiera; spiccati caratteri di femminilità; tronco lungo, profondo, molto largo nella parte posteriore sì da assumere la forma di un tronco di cono con base maggiore posteriormente; testa leggiera, con corna sottili e occhio calmo; collo lungo, sottile, poco muscoloso; garrese, dorso e lombi diritti e formanti un triangolo il cui vertice corrisponde al garrese; groppa notevolmente sviluppata e di forma quadrata; torace largo e profondo; ventre ampio e capace; arti relativamente brevi e sottili specialmente in corrispondenza degli stinchi; mammella sviluppata al massimo grado, coi quattro quarti di uguale grandezza e di forma globosa, con capezzoli grandi a larga base, divergenti, con notevole sviluppo delle vene mammarie. I pratici attribuiscono un valore correlativo dell'attitudine lattifera ad alcuni caratteri o segni esteriori, come ad esempio, allo scudo di Guénon, che si trova nella regione perineale e che è formato da peli che presentano una direzione opposta a quella degli altri; alla presenza di capezzoli supplementari; alla distanza fra le ultime due coste, ecc.

Quando si tratta di bovini a duplice e triplice attitudine si avranno tipi morfologici derivanti dalla fusione dei tipi fondamentali che sono stati ora descritti.

Le razze di Bovini.

Sono numerosissime e assai difficile ne è la classificazione.

Classificazione del Weckering. - Essa, basata essenzialmente sul colore del mantello, sul criterio genealogico e su quello geografico, distribuisce le razze in tre categorie:

A) Originali: 1. Bestiame grigio del sud-est d'Europa; 2. Bestiame rosso indigeno e del nord-ovest d'Europa; 3. Bestiame pezzato nero del Mar del Nord; 4. Grande bestiame pezzato rosso, o tutto nero o tutto rosso, della Svizzera e del Tirolo. 5. Bestiame bruno-tasso della Svizzera, del Tirolo, del Vorarlberg.

B) Intermedie:1. Tra il bestiame rosso del centro d'Europa e quello del Mar del Nord; 2. Tra il bestiame rosso del centro d'Europa e il pezzato o rosso della Svizzera; 3. Tra il bestiame del Mar del Nord e il pezzato bernese e friburghese.

C) Accidentali: Bovini acorni.

Classificazione del Rütimeyer. - È fondata sull'origine delle diverse razze. Riferendosi alle tre forme ancestrali da cui egli ritiene che derivino gli attuali bovini domestici, il Rütimeyer ha classificato le razze in tre grandi categorie e cioè:

a) razze derivate dal Bos taurus primigenius, che comprenderebbero il bestiame dei Paesi Bassi, della Germania Settentrionale e delle steppe del sud-est d'Europa; b) razze derivate dal Bos taurus frontosus, che comprenderebbero i bovini del nord d'Europa e della Svizzera occidentale (razze Simmenthal e Friburghese); c) razze derivate dal Bos taurus brachyceros, comprendente tutto il bestiame bruno, i bovini albanesi, il polacco rosso, il piccolo bestiame inglese e quello delle Isole del Canale.

Classificazione del Wilkens. - È fondata anzitutto sul criterio geografico e subordinatamente su quelli del colore e della conformazione. Il Wilkens distinse alcune grandi razze ad estesa area di distribuzione geografica e razze o varietà minori, locali, ad area geografica ristretta. Le grandi razze da lui considerate sono:

a) La razza della steppa, la cui area di distribuzione è data dall'Asia centrale, dal sud e sud-est della Russia, dalla Galizia, Bucovina, Transilvania, Ungheria, Romania, Serbia, Bulgaria, Turchia, Grecia, Italia meridionale; b) la razza del Paesi Bassi avente per area geografica le bassure del Mar del Nord e del Canale della Manica; c) la razza alpina frontosa, occupante la Svizzera occidentale e settentrionale, e specialmente il cantone di Berna; d) la razza alpina brachicera occupante la Svizzera centrale e orientale, il Vorarlberg ed il Tirolo; e) la razza alpina brachicefala.

Classificazione del Dechambre. - È la più recente ed è fondata sul criterio del profilo frontale (razze a profilo diritto, concavo o convesso), su quello del rapporto tra diametro longitudinale e trasversale del tronco (razze mediolinee, longilinee e brevilinee), su quello della statura (razze eumetriche, ipermetriche ed ellipometriche) ed infine sulla conformazione e sul mantello.

Classificazione del Muratori. - Un altro sistema di classificazione delle razze di bovini è quello basato esclusivamente sulle loro attitudini economiche; risponde a un criterio essenzialmente zootecnico ed è più razionale di quanto non possa apparire a tutta prima, per il fatto che le razze aventi le stesse attitudini presentano anche lo stesso tipo morfologico. Applicando questo principio, il Muratori ha dato il seguente schema di classificazione che però si riferisce soltanto alle più importanti e note razze bovine europee.

1. Razze ad una sola attitudine (produzione della carne): 1) Shorthorn o Durham da carne, 2) Hereford, 3) Devon, 4) Aberdeen Angus.

2. Razze a duplice attitudine (latte e carne) A) del nord: a) con predominio della produzione del latte, di grandi dimensioni: 1) Frisona, 2) British Friesian, 3) Shorthorn da latte, b) con predominio della produzione del latte, di piccole dimensioni: 1) Ayrshire, 2) Jersey, 3) Guernsey, 4) Kerry, 5) Brettone; c) con predominio della produzione del latte, di piccole dimensioni, di alta montagna: 1) d'Hérens, 2) Valdostana; d) con equilibrio fra le due attitudini: B) del centro e del sud (carne e lavoro): a) con predominio della produzione della carne: 1) charolaise; b) con predominio della produzione del lavoro: 1) maremmana, 2) pugliese; C) con predominio della produzione del lavoro ed elevato rendimento al macello: 1) romagnola, 2) chianina, 3) marchigiana.

3. Razze a triplice attitudine: A) del versante nord delle Alpi (scarsa resistenza al lavoro): a) con predominio della produzione del latte sulla carne: 1) bruna alpina, 2) pezzate della Svizzera (Simmenthal e Friburghese); b) con equilibrio fra le due produzioni del latte e della carne: 1) pezzata rossa delle Alpi austriache (Mölthal); B) del versante sud delle Alpi e del piano (forte resistenza al lavoro): con prevalente sviluppo dell'attitudine dinamica associata a una discreta produzione lattea: 1) piemontese di pianura, 2) modenese, 3) reggiana, 4) siciliana.

Poiché le razze menzionate in quest'ultima classificazione sono quelle più importanti dell'Europa e alcune si sono largamente diffuse anche in altri continenti, specialmente in America ed in Australia, di esse si dànno qui appresso alcuni cenni descrittivi.

Razza Shorthorn o Durham. - Razza inglese, originatasi nella contea di Durham e perfezionata specialmente per opera dei fratelli Colling, verso la fine del sec. XVIII. Ha mantello rosso, pezzato rosso, bianco o roano, con musello e mucose apparenti di color roseo e unghioni giallognoli; peso medio dei tori kg. 900, delle vacche kg. 650, dei buoi ingrassati e delle vacche ingrassate rispettivamente kg. 1000 e kg. 800; testa fine a profilo leggermente concavo, con corna corte, appiattite lateralmente; collo breve e tozzo; tronco lungo, largo e profondo a forma di parallelepipedo, con petto largo, muscoloso e disceso, con groppa ampia e cosce muscolose, discese; arti molto brevi e relativamente sottili. Questa razza è specializzata per la produzione della carne e presenta quindi una grande precocità e attitudine all'ingrassamento. Al macello dà un alto rendimento, persino il 70-72%. Dà carne grassa (marezzata).

Razza Dairy-Shorthorn. - È una razza derivata dalla precedente, a duplice attitudine, per la carne e il latte. Si differenzia dalla precedente per la tinta più chiara del mantello, per il peso minore, per la forma del tronco che appare più sviluppato posteriormente che anteriormente. È precoce, ingrassa facilmente e fornisce una buona produzione di latte (3000-4500 litri all'anno) contenente circa il 3,5-3,6% di grasso.

Razza Hereford. - Razza inglese, originatasi nella contea di Norfolk, perfezionata soprattutto per merito dell'allevatore Benjamin Tomkins (1748-1815), attualmente allevata specialmente nella contea di Hereford. Ha mantello rosso con macchie bianche che occupano tutta la parte inferiore del collo, del petto, del ventre, degli arti, della coda, nonché il garrese e parte del dorso. Il musello e le mucose apparenti sono rosei, le corna e gli unghioni sono giallastri. Il peso medio dei tori è di 800 kg., quello delle vacche di 600 kg., ma i primi possono raggiungere i 1200-1300 kg. e le seconde i 900-1000 kg. La testa è piuttosto massiccia con fronte larga e faccia corta, con corna di media lunghezza, dirette in fuori e in avanti, a sezione ovale; il collo è corto, muscoloso, con ampia giogaia; il tronco è cilindrico con petto molto largo, groppa e natiche molto muscolose. È una razza specializzata per la produzione della carne; precoce, rustica, che bene si adatta al pascolo.

Razza Devon. - Razza inglese, che ha per centro di allevamento la contea omonima. Vi si distinguono due sottorazze: quella del nord e quella del sud. La prima è essenzialmente da carne, la seconda è da latte e da carne. I bovini North Devon hanno mantello rosso scuro, uniforme, con musello giallo aranciato e corna gialle alla base e nere in punta. Le vacche adulte pesano dai 450 ai 550 kg. e hanno una statura di circa m. 1,25; i tori pesano da 500 a 700 kg. L'attitudine dominante è la produzione della carne, ma forniscono discreta quantità di latte (circa 2000 litri all'anno). I bovini South Devons sono più alti e pesanti di quelli del nord e a duplice attitudine (latte e carne).

Razza Aberdeen-Angus. - Razza originaria della contea di Aberdeen e Forfar in Scozia, ma attualmente diffusa sia in Inghilterra sia in Irlanda. Ha mantello uniformemente nero con riflessi rossastri visibili soltanto sul mantello d'inverno. La testa, fine, corta, a profilo leggermente concavo, non ha corna e presenta il sincipite molto sporgente rivestito di lunghi peli. Il tronco è lungo, cilindrico, con masse muscolari molto sviluppate. Gli arti sono brevi e con ossatura fine. La razza è specializzata per la produzione della carne, che è marezzata ed eccellente.

Razza frisona o pezzata nera olandese. - Questa rinomata razza costituisce circa i due terzi del bestiame bovino olandese. La sua zona di elezione è la regione dei polders e i maggiori centri di allevamento sono la Frisia e l'Olanda settentrionale. La statura media delle vacche è di circa m. 1,35, dei tori di m. 1,45, il peso medio è di 600 kg. nelle vacche, di 700-800 kg. nei tori. Il mantello è pezzato nero, le pezzature nere devono essere a margini netti e non devono scendere sotto il ginocchio e sotto i garretti. La maggior parte degli animali presenta anche una macchia bianca sulla fronte. La testa è lunga e fine, con un profilo leggermente concavo; le corna sono brevi, dirette in fuori, in avanti e in basso, a sezione ellittica, bianche alla base e nere in punta. Il collo è lungo e leggiero; il tronco è molto lungo e, nelle femmine, in modo speciale, molto sviluppato posteriormente, cioè ha la forma di un grande tronco di cono con la base maggiore posteriormente. Il torace è alto e profondo, il ventre capace, la groppa molto ampia e di forma quadrata, le mammelle enormemente sviluppate, gli arti relativamente brevi e con fine ossatura. È una razza con attitudine dominante per la produzione del latte e subordinata per la produzione della carne. La produzione lattea media si può calcolare, nell'ambiente originario, di litri 4000 annui, ma vi sono in questa razza vacche che producono oltre 10.000 litri annui. Il latte è piuttosto povero di grasso, sebbene gli sforzi attuali degli allevatori siano diretti a elevare il contenuto in grasso del latte che in media è del 3,30%.

Razza British Friesian. - Non è che la razza frisona che è stata importata e riprodotta in Inghilterra. Essa conserva le caratteristiche fondamentali della razza da cui proviene.

Razza Ayrshire. - Razza originaria della contea omonima nel sud della Scozia e nel litorale del golfo di Clyde. Il mantello è pezzato rosso e pezzato bruno, talora con netta predominanza delle pezzature bianche. Sono animali di statura e mole inferiore alla media. Le vacche misurano in media m. 1,25 al garrese ed hanno il peso di 370-480 kg.; quella dei tori oscilla fra 530 e 700 kg. La testa è piuttosto leggiera con corna a forma di lira, bianche alla base e nere in punta. Il collo è di media lunghezza; il garrese stretto; il dorso diritto, la groppa di media lunghezza e molto larga; gli arti piuttosto brevi e fini; le mammelle molto sviluppate ma con capezzoli piuttosto piccoli. L'attitudine dominante è la produzione del latte, che oscilla tra 2700 e 3200 litri all'anno, toccando, nei migliori soggetti, i 5000-6000 litri, con un contenuto medio in grasso del 3,7%. Questa razza ha anche una discreta attitudine alla carne.

Razza Jersey. - La sua area geografica è rappresentata dall'isola omonima nella Manica. È una razza di statura e di peso inferiore alla media: le vacche misurano al garrese da m. 1,25 a m. 1,32 e hanno il peso medio di 300 kg.; nei tori il peso si aggira sui 450 kg. Il mantello varia dal giallo al grigio al bruno nelle loro diverse tonalità. La testa è piccola, notevolmente depressa in corrispondenza della fronte, con arcate orbitarie salienti, occhi grandi, corna sottili, corte e dirette in avanti. Il collo è fine e scarno; il tronco presenta forme angolose a causa dello scarso sviluppo nelle masse muscolari, il torace è stretto; il dorso e i lombi lunghi e stretti; la groppa larga, specialmente in corrispondenza delle anche; la coda è lunga e fine; la mammella è molto sviluppata ed è ricoperta da una pelle molto fine e untuosa. Questa razza possiede in misura elevata l'attitudine a produrre latte molto grasso; la produzione annua oscilla fra 2500 e 3000 kg. e il contenuto in grasso si eleva al 5-6%. Il burro è di tinta gialla. L'attitudine alla carne è molto scarsa.

Razza Guernsey. - La sua area geografica è rappresentata dalle isole Guernsey, Alderney, Sark, Herm. Questa razza assomiglia molto alla precedente, rispetto alla quale presenta una statura più elevata e un'ossatura meno fine. Il mantello è pezzato in giallo, o pezzato bruno, o pezzato giallo e rosso; il musello è di colore carneo. La statura delle vacche è di circa m. 1,20-1,25; il peso vivo di circa 400-450 kg. Anche questa razza è specializzata per la produzione di latte molto ricco di grasso; la produzione media di latte si aggira sui 2500-3000 litri annui, con un contenuto in grasso del 4-5%. È degno di rilievo il fatto che in questa razza il burro ha una tinta ancora più gialla di quello della razza Jersey. L'attitudine alla produzione della carne è maggiore in quest'ultima razza.

Razza Kerry. - Piccola razza della regione montagnosa del sud-est dell'Irlanda e precisamente della contea di Kerry. Il mantello è nero o bruno scuro. La statura è di circa m. 1-1,10 e il peso di 240-340 kg.; nelle località meno povere il peso può toccare i 400 kg. La testa è lunga e di media larghezza, le corna bianco-giallastre alla base e nere in punta; il collo è scarno; il torace di media profondità e piuttosto stretto, il dorso corto; la groppa di media larghezza; la muscolatura è deficiente. È una razza rustica, adatta a vivere nei paesi poveri di foraggi e soprattutto nelle regioni montagnose. La sua attitudine dominante è la lattifera, elevata se si riferisce alla piccola mole degli animali e alle condizioni in cui vivono. Essa oscilla fra i 1500 e 1700 litri per anno e, nelle migliori condizioni di alimentazione, si eleva a 1700-2000 litri. Il latte è ricco di grasso: 3,9-4,2%. L'attitudine all'ingrassamento è scarsa.

Razza bretone. - L'area geografica della razza è rappresentata dalla Bretagna. Il mantello è pezzato nero, pezzato rosso, raramente pezzato ardesia o grigio. La statura è di m. 1-1,15 nelle vacche; di 1,10-1,30 nei tori; il peso medio è di 300 kg. ma non sono rare le vacche che pesano poco più di 200 kg. La testa è lunga, fine, leggiera, le corna a sezione circolare sono dirette in 1uori, in avanti e poi in alto. Il collo è fine, con giogaia poco sviluppata e cosce poco muscolose; gli arti sono sottili, le mammelle bene sviluppate. Anche in questa razza l'attitudine lattifera è spiccata in relazione alla mole ridotta degli animali. La produzione lattea media annuale è di circa 1600 litri con scarti da 1200 a 1800 litri; il contenuto in grasso del latte è di circa il 5%. L'attitudine all'ingrassamento non è molto sviluppata, ma la qualità della carne è buona.

Razza di Herens. - La sua area d'allevamento è il medio Vallese e la valle del Rodano. Il mantello varia dal fromentino al rosso al morello maltinto. Sono tollerate delle macchie bianche nella parte inferiore dell'addome. La statura negli adulti oscilla tra m.1, 10 e m. 1,20; il peso fra 350 e 500 kg. Sono bovini tozzi e tarchiati con testa piuttosto larga e corta, provvista di corna di media lunghezza a sezione ovale dirette in fuori, in avanti e poi in alto. Il collo è corto; il petto largo e profondo; la groppa abbastanza larga; le masse muscolari sono bene sviluppate. Sono bovini rustici, adatti alla montagna, con dominante attitudine lattifera: la produzione si aggira sui 2000 litri; il contenuto in grasso è di circa il 4%. Anche l'attitudine alla carne è abbastanza sviluppata.

Razza valdostana. - La sua area geografica è costituita dalla Valle d'Aosta. Il mantello è pezzato rosso e pezzato nero, con prevalenza del primo. La statura varia fra m. 1,10 e m. 1,20; il peso fra 320 e 450 kg. I suoi caratteri di conformazione sono: testa robusta ma non grossolana; linea dorsale diritta; attacco della coda alto; tronco ampio e profondo; torace e groppa bene sviluppati; arti robusti, ma non grossi; notevole sviluppo delle mammelle. La razza valdostana è buona produttrice di latte: la produzione media annuale si aggira sui 2000 litri, ma vi sono vacche che toccano i 3500 litri ed oltre. Il latte è ricco di grasso (3,8-4%). Questa razza ha anche una non trascurabile attitudine alla carne. Al macello dà rendimenti spesso superiori alla media. È rustica, sobria, bene adatta allo sfruttamento dei magri pascoli di montagna.

Razza charolase. - L'area di origine della razza corrisponde alla parte del dipartimento della Saône-et-Loire, compreso fra i due piccoli fiumi Bourbince e Grosne (regione di Charolles). Il mantello è uniformemente bianco o crema, con musello roseo e mucose depigmentate. La statura media è di circa m. 1,50. La testa è corta e larga con fronte leggermente depressa, con corna bianco-giallastre, a sezione circolare, arcuate in avanti e piuttosto corte. Il collo è breve, grosso, muscoloso, con giogaia. Il torace è profondo ma non sempre molto largo. Il dorso e i reni sono diritti, larghi, muscolosi; la groppa è larga, quadrata e ricca di masse muscolari. Caratteristiche le natiche e le cosce estremamente muscolose e aventi un profilo marcatamente convesso. Gli arti sono brevi e l'ossatura piuttosto fine. Questa razza è a duplice attitudine: carne e lavoro; ma l'attitudine alla produzione della carne domina nettamente su quella del lavoro. I bovini di questa razza sono molto precoci e ingrassano con grande facilità. I buoi ingrassati vanno da un peso minimo di kg. 750 a quello massimo di kg. 1200; il loro rendimento al macello oscilla dal 58 al 70%. La carne è eccellente.

Razza maremmana. - La razza maremmana deriva direttamente dalla grande razza grigia delle steppe o razza asiatica del Sanson, la quale dall'Asia, suo centro originario, si è diffusa in tutta l'Europa meridionale. L'area d'allevamento della razza maremmana è rappresentata dalla maremma toscana e romana. Il mantello è grigio con pigmentazione apicale nera (musello, punta delle corna, occhiaie, fiocco della coda, fondo dello scroto, pisciolare, ano, vulva, unghioni). I vitelli nascono però col mantello fromentino che conservano fino verso i tre mesi. Sono bovini di grande mole: statura di m. 1,50-1,55 nei tori, m. 1,40-1,45 nelle vacche, 1,60-1,70 nei buoi; peso oscillante fra i 7 e 10 quintali nei tori, tra i 7 e 9 nei buoi, tra i 5 e 7 nelle vacche. La testa è piccola in rapporto alla mole degli animali, di forma piramidale, armata di lunghissime corna disposte a lira; il collo è corto, tozzo, con abbondante pagliolaia; il tronco, di media lunghezza, presenta una sviluppo preponderante della parte anteriore; notevolmente sviluppato il torace; il garrese è alto; la groppa è stretta e spiovente; le natiche poco muscolose; gli arti sono solidi e ben diretti, con ampie articolazioni. I bovini maremmani sono dotati di straordinaria rusticità, sobrietà e vigoria. L'attitudine spiccatamente dominante è quella del lavoro; il bove maremmano è un motore d'insuperata potenza e resistenza. Mediocre è la sua attitudine alla carne.

Razza pugliese. - Razza derivata, come la precedente, dalla grande razza grigia delle steppe (ceppo podolico). Occupa quasi tutto il mezzogiorno d'Italia e parte del Veneto. Allevata in condizioni differenti di ambiente, ha subito notevoli modificazioni sì da dar luogo a diverse sottorazze. I caratteri morfologici sono simili a quelli dei bovini maremmani, ma rivelano già un qualche grado di ingentilimento. Il mantello va dal grigio chiaro nelle femmine, al grigio scuro nei tori; nei buoi è bianco. Vi è pigmentazione apicale nera. I bovini, di statura superiore alla media, hanno testa piramidale con grandi corna a lira, ma meno sviluppate che nei maremmani. Il tronco è più sviluppato anteriormente che posteriormente. È molto sviluppato il sistema osseo, poco il muscolare. Ottimi animali da lavoro; scarsa attitudine alla carne e al latte.

Razza romagnola. - Anche questa razza deriva dal ceppo podolico, come la razza precedente, ma essa è stata notevolmente migliorata con la selezione e coi metodi di alimentazione e di governo. Essa occupa tutta la Romagna e si estende nella provincia di Bologna dove forma la sottorazza bolognese. Il mantello varia dal bianco al grigio-chiaro con pigmentazione apicale nera. Statura di m. 1,50-1,70 nei tori, di m. 1,45,60 nelle vacche. Testa relativamente piccola, piramidale, a profilo rettilineo con corna discretamente lunghe a forma di lira. Collo corto, muscoloso, con pagliolaia abbondante; tronco di forma pressoché cilindrica con regione dorso-lombare larga e muscolosa, groppa ampia anteriormente e ben provvista di masse muscolari; arti relativamente brevi con buoni appiombi e zoccoli resistenti. È una razza a duplice attitudine: lavoro e carne. Le due funzioni sono armonicamente sviluppate. Possiede discreta precocità. Le vacche pesano in media 600 kg., i buoi ingrassati possono superare i 1000. kg. La resa al macello è del 50-65%.

Razza chianina. - Prende il nome dalla Val di Chiana (provincia di Arezzo e Siena) che costituisce la culla della razza, la quale però si trova oggi diffusa, più o meno pura, in quasi tutta la Toscana ed anche in Umbria. Questa razza è la più grande della specie e questo gigantismo è una delle sue caratteristiche principali; i tori misurano un'altezza di m. 1,60-1,80, le vacche 1,55-1,65, i buoi m. 1,70-1,90. Il mantello è bianco con pigmentazione apicale nera. La testa è relativamente piccola, a profilo diritto, con corna piuttosto corte. Il tronco è lungo, cilindrico, molto elevato sugli arti; la groppa presenta la spina sacrale molto alta, è orizzontale e talvolta leggermente inclinata in avanti, non sempre sufficientemente larga e muscolosa. È una razza da carne e da lavoro. Si sviluppa rapidamente e raggiunge pesi considerevoli. Le vacche pesano 6-7 quintali; i tori 8-10; i buoi adulti e ingrassati possono toccare gli 11-13. La resa al macello varia dal 55 al 63%.

Razza marchigiana. - Non vi è concordanza di opinione circa la qualifica di razza da dare ai bovini della pianura e delle basse colline delle Marche. Ciò perché essi sono il risultato di incroci e meticciamenti che non ne hanno ancora consolidate le caratteristiche. Essi provengono dall'incrocio di bovini pugliesi (podolici) con chianini e romagnoli e dal relativo meticciamento. Poiché l'introduzione di queste due razze è avvenuta da non molto tempo e in parte continua tuttora, si ha una popolazione polimorfa, risultante dalle diverse combinazioni delle caratteristiche delle tre razze che hanno concorso alla sua formazione. Sono bovini a mantello bianco, di buona statura (tori m. 1,45-1,60, vacche m. 1,40-1,55), del peso di 5-6 quintali nelle vacche e 8-9 nei tori. Sono animali da carne e da lavoro in cui talora predomina la prima attitudine.

Razza bruna alpina. - L'area geografica di questa razza è rappresentata dalla parte sud-orientale della Svizzera, specialmente nel cantone di Schwyz, coi quali nomi la razza si suole anche indicare, e dalla regione lombarda. Il colore del mantello varia dal bruno scuro al bruno chiaro con una striscia di peli chiari lungo la linea dorso-lombo-sacrale. La statura media è di m. 1,25-1,30 nelle vacche, di m. 1,30-1,35 nei tori; il. peso di kg. 450-600 nelle vacche, di kg. 600-900 nei tori. La testa è leggiera, con corna dirette lateralmente in avanti e poi in alto, bianche giallognole alla base e nere in punta. Collo sottile; tronco molto sviluppato e a forma di tronco di cono con la base maggiore posteriormente; groppa lunga e larga; arti di media lunghezza con robuste articolazioni, stinchi sottili, mammella molto sviluppata. È una razza a triplice attitudine, ma con prevalenza di quella per il latte, subordinatamente alla carne e poi al lavoro. La produzione lattea media è di circa 3000 litri annui, ma sono frequenti le produzioni di 4 a 6 mila litri di latte, mediamente provvisto di grasso: 3,6-3,8%. Una caratteristica importante di questa razza è la grande adattabilità ad ambienti svariati, ciò che ha reso possibile la sua introduzione in quasi tutte le regioni d'Italia.

Razza Simmenthal. - È allevata nel nord-est della Svizzera ed il principale centro di allevamento è dato dalle Valli della Simme e della Saane. Il mantello è pezzato rosso con musello e mucose apparenti rosee, fiocco della coda biondo chiaro e zoccoli tendenti al giallognolo. La statura media è di 1,35 nelle vacche e di 1,45 nei tori. La testa è di media lunghezza, larga e leggermente concava con corna corte, a sezione ellittica, dirette in avanti e in alto, di colore giallognolo. Il collo è forte e muscoloso. Il tronco, a forma cilindrica, è lungo, largo e profondo, con torace ampio, linea dorso-lombare orizzontale e larga, groppa quadrata e muscolosa, natiche e cosce provviste di grossi muscoli. Gli arti sono ben diretti, robusti, muscolosi. La mammella ha bella forma, con capezzoli di media grandezza. Questa razza è a triplice attitudine: latte, carne e lavoro; e gli allevatori mirano da tempo a mantenere le tre attitudini in giusto equilibrio. Ma in realtà bisogna riconoscere che l'attitudine alla carne e al latte sono quasi sempre predominanti sull'attitudine al lavoro. La produzione lattea media è di circa 2800 litri. Questi bovini si sviluppano rapidamente: le femmine raggiungono il peso medio di 600-700 kg., i tori di 700-800 kg., i buoi ingrassati di 900-1100 kg. Al macello i bovini Simmenthal dànno un alto rendimento (55-65%) e la carne è di buona qualità. Sono buoni lavoratori, ma sopportano poco bene il lavoro nelle giornate molto calde e sui terreni molto compatti.

Razza friburghese. - Ha come principale centro di allevamento il cantone di Friburgo. Il mantello è pezzato nero. L'architettura di questa razza è molto simile a quella della Simmenthal, rispetto alla quale ha conformazione più massiccia e maggiore rusticità. È una razza a triplice attitudine: carne, latte, lavoro.

Razza Mölthal. - Si alleva nelle Alpi austriaehe. Il mantello è pezzato rosso e pezzato rosso-bruno con una striscia bianca che comincia al garrese e si estende al dorso, ai lombi, alla groppa e alle natiche e poi si continua sulla faccia inferiore del tronco fino al petto. La statura nelle vacche è di circa m. 1,30 ed il peso di circa kg. 500. La testa è breve, il collo di media lunghezza, il tronco muscoloso. È una razza da latte e da carne; può essere utilizzata anche per un discreto lavoro. La produzione lattea media è di kg. 2500 con 3,6-3,7% di grasso. Presenta buona attitudine all'ingrassamento e fornisce carne di buona qualità.

Razza grigia del Veneto. - È allevata nelle provincie di Belluno, Treviso e in parte in quelle di Venezia e di Udine. Il mantello va dal grigio chiaro al grigio ferroso. La testa è corta e leggiera con corna piegate in avanti e in alto, bianche alla base e nere in punta, con musello di colore ardesia. Il collo è piuttosto corto e con abbondante giogaia; il torace è lungo e alto, ma piuttosto stretto; la groppa va restringendosi posteriormente; gli arti sono robusti e hanno unghioni resistenti. La statura è di circa m. 1,30-1,35 nelle vacche e di m. 1,40-1,45 nei tori. Il peso è di kg. 500 nelle vacche e kg. 600-700 nei tori. Questa razza è a triplice attitudine ma con predominanza all'attitudine dinamica; poi segue quella per il latte e infine quella per la carne.

Razza piemontese. - Popola la pianura e le colline del Piemonte dando luogo a due sottorazze: della pianura e della collina. Il mantello è di color fromentino chiaro, talora chiarissimo, quasi bianco. Sono bovini di statura elevata: nelle vacche essa è di m. 1,35-1,40; nei tori di m. 1,45-1,50. Il peso medio nelle vacche di pianura è di circa kg. 600, nei tori di kg. 700-900, nei buoi ingrassati di kg. 800-1000 con estremi di 1100-1200 kg. Presentano testa ampia con corna dirette di lato, in avanti e in alto, bianche alla base e nere in punta; collo bene sviluppato, tronco di forma pressoché cilindrica con frequente insellatura; groppa e natiche mediamente muscolose. È una razza a triplice attitudine ma con prevalenza di quella dinamica.

Razza modenese o carpigiana. - È allevata in provincia di Modena e specialmente in quel di Carpi. Presenta mantello fromentino molto chiaro che talora diventa addirittura bianco. Ha ossatura fine e buono sviluppo muscolare. La statura media è di circa m. 1,35 nelle vacche e di m. 1,40 nei tori. Il peso medio delle vacche è di kg. 500-600; quello dei tori di kg. 700-800; quello dei buoi grassi di kg. 700-950. È una razza a triplice attitudine; un tempo era prevalente quella dinamica, oggi si tende a dare prevalenza a quella del latte. Sono infatti frequenti le vacche di questa razza che dànno produzioni lattee annue superiori a 2500 litri. Anche bene sviluppata è l'attitudine all'ingrassamento.

Razza reggiana. - Popola la provincia di Reggio Emilia. Ha mantello rosso-uniforme più o meno intenso: le aperture naturali sono di color carnicino. È di statura elevata; le vacche misurano in media 1,40, i tori 1 ,45. Le prime pesano da 5 a 7 quintali i secondi da 7 a 9. La testa è piuttosto allungata con profilo rettilineo, con corna di media lunghezza, dirette di lato e poi in avanti e in alto, giallo chiare alla base e nere in punta; collo con giogaia bene pronunciata, tronco lungo con frequente insellatura e coda attaccata alta, arti robusti e ben diretti; piedi solidi con unghioni giallo-neri. È una razza a triplice attitudine, con prevalenza di quella dinamica.

Razza siciliana. - Occupa tutta la Sicilia dove dà luogo a tre sottorazze: quella di pianura o modicana, la mezzalina o di collina, e la montanina o di montagna. La più pregiata è la sottorazza modicana che è di taglia molto elevata (vacche m. 1,40-1,50, buoi 1,60-1,70); la mezzalina ha forme più tarchiate ma statura minore; la montanina è ancora più piccola. Tutti i bovini siciliani sono caratterizzati da forme grossolane per il grande sviluppo scheletrico in confronto a quello muscolare. Hanno mantello rosso con gradazioni dal fromentino chiaro al rosso cupo. I bovini siciliani hanno prevalente attitudine al lavoro, segue poi l'attitudine al latte (specie nei modicani) ed infine alla carne.

Bibl.: M. Wilkens, Die Rinderrassen Mitteleuropas, Berlino 1885; id., Grundzüge der Geschichte der Haustiere, Lipsia 1905; A. Kramer, Das schönste Rind, Berlino 1912; H. Werner, Rinderzucht, Berlino 1912; C. Pucci, Atlante monografico delle principali razze bovine italiane, Firenze 1915-18; J. Hansen, Lehrbuch der Rinderzucht, Berlino 1922; P. Diffloth, Zootechnie. Races bovines, Parigi 1922; P. Dechambre, Traité de zootechnie. Races bovines, Parigi 1922; G. Pusch e H. Attinger, Die Beurteilung des Rindes, Berlino 1923; G. Dondi, La razza bovina della Val di Chiana, in Rivista di zootecnia, 1925; E. Marchi-Mascheroni, Zootecnia speciale. Equini e bovini, Torino 1925; O. Parisi, La razza bovina nera pisana, in Rivista di zootecnia, 1928; R. Giuliani, La razza bovina maremmana ed il suo avvenire, in Rivista di zootecnia, 1928; M. Guardasoni, La razza bovina reggiana, in Rivista di zootecnia, 1928.

Allevamento dei Bovini.

A seconda del sistema con cui è effettuato l'allevamento, esso si distingue in brado, semibrado e stallino. Nell'allevamento brado i bovini vivono sempre all'aperto, in stato di completa libertà, in mandrie più o meno numerose, procurandosi direttamente l'alimento sui pascoli, nelle macchie e boscaglie, senza che abbiano a disposizione ricoveri e senza che ricevano normalmente supplementi di foraggi oltre il pascolo. È il sistema tipico delle regioni ad agricoltura eminentemente estensiva e pastorale, di cui in Italia vi sono tuttora numerosi esempî nella maremma toscana e romana, nel Mezzogiorno e nelle isole. È un sistema che non consente se non progressi molto limitati, che esige lo sfruttamento esclusivo di razze primitive e rustiche, che è destinato a trasformarsi a mano a mano che la bonifica si estende e l'agricoltura si trasforma. L'allevamento semibrado rappresenta un sistema intermedio e spesso di transizione tra quello brado e quello stallino: i bovini vivono ancora la maggior parte dell'anno all'aperto, ma dispongono di ricoveri nei quali trovano riparo contro le intemperie, gli eccessi di freddo e di caldo, e dove ricevono, nella stagione meno favorevole, un supplemento di foraggi che serve ad integrare le insufficienze del pascolo. Questo sistema di allevamento costituisce già un notevole progresso in confronto al sistema brado e rende possibile lo sfruttamento di razze relativamente più perfezionate e più produttive. L'allevamento stallino - così detto perché i bovini sono normalmente ricoverati in stalle - costituisce il sistema di allevamento tipico delle regioni ad agricoltura intensiva e, quando non sia spinto all'eccesso di tenere in permanenza i bovini nelle stalle, ma consenta loro alcune ore giornaliere di pascolo o almeno di vita all'aperto in recinti annessi alle stalle, costituisce il sistema più razionale di allevamento e rende possibile lo sfruttamento delle razze più perfezionate e produttive.

Nell'allevamento dei bovini è necessario, anzitutto, scegliere il metodo di riproduzione che, caso per caso, si ritiene il più adatto e cioè la selezione o l'incrocio od il meticciamento o la consanguineità. In tesi generale si dà la preferenza alla selezione quando la razza locale risponda adeguatamente alle esigenze agricole ed economiche ed offra possibilità di miglioramento senza immissione di sangue estraneo; si ricorre, invece, all'incrocio, seguito poi dal meticciamento, quando la razza locale appaia più o meno degenerata e risponda in modo assolutamente inadeguato alle esigenze agricole ed economiche della regione. Nella pratica della riproduzione è particolarmente importante la scelta del toro la cui influenza ereditaria, pur essendo equivalente a quella della vacca, si estende ad una prole ben più numerosa di quella spettante alle singole femmine. L'istinto genesico si manifesta precocemente sia nel toro sia nella vacca (6-10 mesi), ma agli effetti dell'allevamento è opportuno non adibire alla riproduzione i tori prima dell'età di 12-18 mesi e le vacche non prima di 14-18 mesi, anticipando o ritardando a seconda della razza e dello sviluppo individuale. Mentre il toro è sempre disposto alla monta, le vacche non possono essere coperte se non in coincidenza dei calori, i quali, nelle femmine non gravide, si manifestano periodicamente ogni 21 giorni circa, mentre cessano, normalmente, in quelle rimaste fecondate. La durata media della gestazione nella vacca è di 280 giorni con scarti in più o in meno che possono essere anche di 30 giorni ed oltre. Il parto è preannunciato da sintomi locali (tumefazione della vulva, scolo vaginale gelatinoso, tumefazione delle mammelle dai cui capezzoli si può spremere un liquido giallognolo, ecc.) e la sua imminenza è indicata dall'irrequietudine della vacca dovuta ai dolori causati dalla contrazione dell'utero. Nel parto normale si hanno tre fasi: 1. comparsa sul fondo della vagina della borsa delle acque, rottura di questa e fuoruscita delle acque; 2. comparsa ed espulsione del vitello che si presenta normalmente con la testa e gli arti anteriori distesi; 3. espulsione, a distanza di alcune ore, degl'involucri fetali (secondamento). Le prime cure al neonato devono consistere: 1. nel praticare subito la legatura del cordone ombelicale a 2-3 cm. dalla pelle per evitare possibili infezioni; 2. nel consentire che la madre, seguendo il suo istinto, lecchi il neonato liberandolo dal materiale vischioso di cui è cosparsa la sua pelle; 3. nel consentirgli di poppare, dopo qualche ora dalla nascita, il primo latte o colostro, che è il solo alimento adatto per il neonato. L'allevamento del vitello può essere fatto col sistema naturale (cioè lasciandolo poppare direttamente alla mammella) o col sistema artificiale (cioè mungendo la vacca e somministrando la dose necessaria di latte al vitello mediante un poppatoio). Circa la durata dell'allattamento, si può affermare che quanto essa è maggiore tanto migliore sarà lo sviluppo del vitello. Dovendosi tuttavia nella pratica conciliare le esigenze fisiologiche del vitello con gl'interessi economici dell'allevatore, si consiglia di protrarre l'allattamento fino a 4-6 mesi per i maschi destinati a diventare torelli e fino a 3-4 per le vitelle. Lo slattamento costituisce una fase molto delicata per il vitello; epperò esso vuole esser fatto gradualmente in guisa da permettere al vitello di adattarsi al nuovo regime alimentare che dovrebbe essere costituito da buoni foraggi e da mangimi concentrati ricchi di proteina. I maschi che non sono destinati alla riproduzione sono generalmente castrati: la castrazione si pratica di solito all'età di 6-8 mesi, quando si tratta di soggetti che si vogliono destinare al macello, più tardi quando si tratta di vitelli destinati a diventare buoi da lavoro. L'aggiogamento e l'addestramento al lavoro s'iniziano verso i 15-18 mesi.

Patologia dei bovini.

Malattie. - I bovini soggiacciono a molte malattie, alcune delle quali arrecano danni ingenti agli allevamenti, soprattutto a causa della loro grande diffusibilità. Le malattie dei bovini possono essere classificate in contagiose e comuni. Le prime si possono alla loro volta distinguere in infettive e parassitarie. Le più dannose e temibili sono naturalmente le malattie infettive, le quali rispetto alla loro eziologia si possono distinguere in malattie da virus filtrabili, malattie ad eziologia batterica e malattie protozoarie.

Malattie da virus filtrabili sono: l'afta epizootica, che dà luogo a frequenti e talora gravissime ricorrenze; la peste bovina, attualmente sradicata dall'Italia; la pleuropolmonite essudativa, pure sradicata dal nostro paese; il vaiolo bovino, di carattere sempre benigno; la rabbia, di scarsa diffusibilità. Malattie ad eziologia batterica sono: il carbonchio ematico; il carbonchio sintomatico; l'aborto infettivo; la setticemia emorragica; la tubercolosi; la vaginite granulosa; la mastite streptococcica; la diarrea dei neonati; la polisierosite dei neonati; la bronco-polmonite dei neonati; l'actinomicosi. Malattie protozoarie sono: la piroplasmosi, l'anaplasmosi. Sono malattie da parassiti le seguenti: strongilosi gastrica e polmonare; anchilostomiasi; esofagostomiasi intestinale; distomatosi; echinococcosi; cenurosi; erpete tonsurante; lesioni cutanee da estro bovino; diverse forme di rogna.

Bibl.: P. Diffloth, Zootechnie. Élevage et exploitation des bovidés et des chevaux, Parigi 1921; J. Hansen, Lehrbuch der Rinderzucht, Berlino 1922; E. Mascheroni, Bovini, in Nuova Encicl. agraria ital., I, parte 4ª, Torino 1925; E. Weber, Le malattie dei bovini, Torino 1929 (v. anche carne).

Industria dell'allevamento e commercio dei bovini.

L'allevamento dei bovini, sia per scopi agricoli (lavoro), sia per scopi industriali (produzione di latte, latticini e carne), è diffuso in tutto il mondo. Secondo gli accertamenti del 1928, avrebbero maggiore importanza, nell'allevamento dei bovini, i seguenti paesi (cifre in migliaia di capi): Europa: Russia (territorri d'Europa e d'Asia) 66.792; Germania 18.386; Francia 14.941; Polonia 8571; Inghilterra 7978; Italia 7400; Romania 4626; stato libero d'Irlanda, regno di Iugoslavia, Spagna, Danimarca, Svezia da 3 a 4000. - America settentrionale: Stati Uniti 55.681; Canadà 8793; Messico 5585. - America meridionale: Brasile 34.000; Argentina 30.000; Uruguay 8431. - Africa: Unione del Sud-Africa 1o.412; Madagascar 7708; Tanganika 4706. - Asia: India 148.268; Siam 8495; Indie olandesi 5781; Turchia 5135. - Oceania: Australia 11.564; Nuova Zelanda 3274.

L'industria dell'allevamento è andata incontro, nell'ultimo trentennio, ad alterne vicende. In espansione dal 1900 allo scoppio della guerra, altamente redditizia nel corso di questa, specialmente per i paesi transoceanici che fornivano enormi quantità di carne agli eserciti belligeranti; si mantenne in condizioni floride fino al 1920-21, fino all'epoca, cioè, in cui il patrimonio zootecnico dei paesi di guerra non fu quasi completamente ricostituito. Da quegli anni i prezzi-oro della carne che erano pressoché raddoppiati rispetto all'anteguerra, iniziarono una forte discesa e l'industria attraversò una fase di sovrapproduzione. La crisi colpì soprattutto l'allevamento di bestiame da macello, mentre l'allevamento per la produzione di latte e latticini poté meglio resistere. Con la contrazione di alcune specie di allevamento e l'espansione di altre, si poté ridare equilibrio al mercato mondiale, sicché nel 1927 e nel 1928 i prezzi della carne manifestarono una certa tendenza all'aumento.

Il grande commercio internazionale di bovini è scarso, per la difficoltà di trasporto a grandi distanze di animali vivi. I paesi transoceanici commerciano i prodotti preparati dell'allevamento, come carne congelata, burro, formaggio, ecc. Esportano grandi quantità di bovini: lo stato libero d'Irlanda (748.767 capi nel 1928), la Danimarca (255.187 capi nel 1928), il regno di Iugoslavia (113.000 capi), la Romania (65.515), l'Ungheria (60.923 capi), il Canadà (289.021 capi), il Messico (154.866), l'Argentina (180.658 capi) e l'Uruguay (137.229). In Italia, l'allevamento, per quanto abbia segnato dal principio del secolo notevoli progressi, non ha raggiunto lo sviluppo proprio di altri paesi; le stesse condizioni di allevamento, sono, specialmente nelle regioni meridionali, molto primordiali.

Le successive stime dànno le seguenti cifre circa il numero dei bovini esistenti in Italia: 1903, 6 milioni; 1908 (mnsimento), 6.198.861; 1914, 6.900.000; 1918 (censimento), 6.239.341; 1926, 7.400.000. Dal 1926 in poi non si hanno più valutazioni, ma è da ritenere che per la crisi agricola specialmente foraggera manifestatasi dal 1927 in poi, il bestiame bovino si sia ridotto rispetto al 1926, salvo una ripresa nel corso del 1929.

L'allevamento dei bovini è diffuso soprattutto nell'Italia settentrionale e centrale; è scarso nell'Italia meridionale dove prevale invece il bestiame ovino. L'incremento del bestiame bovino nel Mezzogiorno è legato alla soluzione del problema della produzione foraggera. Infatti i prati naturali, i soli che forniscono foraggi al Mezzogiorno, non dànno alcuna garanzia alle grandi industrie dell'allevamento, mentre l'estensione dei prati artificiali è lentissima. D'altra parte mancano in estate nel Mezzogiorno le erbe per il pascolo. Il censimento del 1918 accerta la seguente distribuzione territoriale del bestiame bovino. Italia settentrionale: 3.946.636 capi, Italia centrale: 995.769; Italia meridionale: 675.243; Isole: 558.026. L'allevamento dei bovini in Italia non è in generale orientato verso alcuna specializzazione.

Sebbene il bestiame bovino non fosse molto numeroso, l'approvvigionamento di carne, in Italia, nell'anteguerra dipendeva in misura minima dall'estero. Il numero di bovini importati fu di appena 11.861 capi nel 1913 e di 29.875 capi nel 1914. Nel dopoguerra, invece, con l'aumento del consumo della carne nelle classi inferiori della popolazione, l'Italia è diventata largamente tributaria dell'estero. Di soli bovini vivi, essa ha importato 87.713 capi nel 1927; 190.683 nel 1928; 265.652 nel 1929.

Numerosissimi sono i mercati del bestiame vivo nell'Italia meridionale. La contrattazione è regolata da usi generali e da pochi usi particolari, che variano da piazza a piazza. Mercati di bestiame da macello troviamo nelle maggiori città, dove più diffuso è il consumo della carne. Il più importante fra questi mercati è quello di Milano, al quale affluisce bestiame delle varie parti d'Italia e dell'estero (principalmente Iugoslavia, Francia, Danimarca e America). Il mercato fu costituito nel 1892; a partire dal 1906 esso fu municipalizzato ed è tuttora diretto ed amministrato dal comune.

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