BRESSANONE

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1992)

BRESSANONE

M. E. Savi

(ted. Brixen; Pressena, Prihsna, Brixina nei docc. medievali)

Città dell'Alto Adige sviluppatasi in epoca medievale presso la confluenza dell'Isarco e del Rienza, nell'area dello sperone di Stufels.Quest'area era abitata fin dal sec. 6° a.C. e, nonostante gli itinerari della Tarda Antichità non menzionino qui alcun insediamento, anche in epoca romana il sito dovette avere una posizione di rilievo nella valle dell'Isarco, come testimoniano i numerosi ritrovamenti.Nell'828 - quando l'area faceva parte dell'impero carolingio - il toponimo Pressena compare, come luogo di emissione, in un documento relativo a donazioni fatte dal romano Quartinus al monastero di San Candido (Innichen); si tratta probabilmente della prima menzione di Bressanone. Successivamente nel 901 la curtis Prihsna, situata nello Stufels, venne donata da Ludovico IV il Fanciullo a Zaccaria vescovo di Sabiona. Poco dopo il passaggio della località al vescovo, nel fondovalle a O dell'Isarco iniziò la costruzione della cattedrale, anche se il trasferimento definitivo della diocesi da Sabiona a B. si verificò solo poco prima della fine del millennio, forse con il vescovo Alboino (975-1006).Con il conferimento della contea delle valli dell'Inn e dell'Isarco, da parte dell'imperatore Corrado II, al vescovo Hartwig (1027), i vescovi ottennero il potere temporale. Nel sec. 12° essi affidarono la carica di giudice conciliatore ai membri del casato ministeriale dei Voitsberg che all'inizio del sec. 13° cercarono di impadronirsi del potere, ma nel 1277 furono definitivamente sconfitti dal vescovo Bruno di Kirchberg (1250-1288). Il Tardo Medioevo fu caratterizzato dalle lotte dei cittadini per ottenere un piccolo margine di autonomia.La pianta di B. unisce le caratteristiche del villaggio tirolese, che si sviluppa di norma lungo un percorso viario, a quelle di una città con impianto differenziato in modo funzionale. Prima del 1039 i vescovi fecero erigere la cinta muraria, che a E circondava il complesso fortificato della cattedrale (cui era adiacente, a N, la chiesa parrocchiale di S. Michele, consacrata nel 1038), escludendo l'antico centro di Stufels e l'area del mercato, situata a N lungo la strada del Brennero. Alla torre parrocchiale (o torre civica) si incontravano la via del Brennero e quella della Val Pusteria, che proseguivano all'interno della città. Lungo questo percorso sorsero edifici relativamente allungati in profondità - secondo gli schemi della divisione gotica in parcelle - dalle facciate strette. Nel Tardo Medioevo questi edifici si estesero fino a raggiungere con le loro facciate posteriori le mura, mentre la strada venne dotata sui due lati di portici coperti.La cinta muraria racchiudeva una urbs quadrata alla quale si accedeva da quattro porte: a E quella del chiostro, che si apriva sul complesso del duomo, a S la porta di S. Michele, attraverso la quale passava il traffico per il Brennero e per la Val Pusteria, quella di S. Erardo (o della Croce) a O - nei pressi di queste due ultime erano le roccaforti dei Voitsberg, che risalivano al 1140 ca. - e la porta di Sabiona a N, il cui nome deriva dalla famiglia che ne ebbe il controllo dal sec. 12° al 1460.Il complesso del duomo era controllato dai Rodank, che dal 1100 ca. dominavano anche l'angolo sudorientale della città, con la loro fortezza, distrutta dal vescovo Bruno poco prima del 1265. L'impianto fortificato più importante di B. era tuttavia il palazzo vescovile - a O del chiostro, a due piani, con una torre all'angolo sudoccidentale - in cui il vescovo Bruno di Kirchberg si era trasferito prima del 1268 - determinando con ciò lo spostamento delle mura della città più a S - in seguito alle lotte con i ministeriali e con il principe del Tirolo Mainardo II.Nel corso del sec. 12° si ampliò l'insediamento di Altenmarkt e Tratten, sede preferita di artigiani e commercianti, a N della città, mentre a E sorse quello di Gries, intorno all'ospedale per i pellegrini della Santa Croce in insula. L'ospedale, fondato nel 1157, segnava il confine tra questo quartiere e quello di Runggad, a S della città, dove nel sec. 13° fondarono i loro conventi le Clarisse (1234) e i Francescani (1235).H. HeissDel primo complesso monumentale brissinense, ricordato tra il 956 e il 975 come "monasterium sancti Stephani et sancti Ingenuinii in Prixina", non rimane altra traccia se non la disposizione degli edifici, analoga allo schema del piano di San Gallo (San Gallo, Stiftsbibl., 1092), abbazia che il vescovo di B. Meginberto sicuramente visitò nel 908. Al centro era il chiostro, sul lato nord la chiesa a tre navate, due cripte e Westwerk, a O il palazzo vescovile, a E la sede del Capitolo, a S la scuola e la prima cappella palatina (S. Giovanni). I danni causati al duomo dall'incendio del 1174 portarono a una sua ricostruzione in forme romaniche, protrattasi fino agli inizi del Duecento, con la sostituzione del Westwerk - al cui posto vennero edificate due torri campanarie -, l'inserimento di strutture voltate nelle navate e la costruzione di un transetto antistante alle tre absidi; di esso rimane il portale marmoreo, nell'ala settentrionale del chiostro, con capitelli a foglie e caulicoli. La radicale barocchizzazione del 1745 alterò completamente l'aspetto e la struttura dell'edificio. Oltre alle lastre tombali degli arcivescovi Johannes von Lenzburg e Friederich von Erdingen, originariamente nel pavimento del duomo, importanti testimonianze artistiche del periodo medievale sono conservate nel Mus. Diocesano. Tra di esse vanno menzionate la c.d. casula di Alboino in seta purpurea con aquile stilizzate, raffinato prodotto della manifattura imperiale di Bisanzio (sec. 10°), i paramenti del beato Artmanno (sec. 12°), uno scrigno-reliquiario in legno di cedro con applique in bronzo dorato, proveniente da Cipro e anteriore al 1200, una cassetta in avorio siculo-normanna coeva e due cassette trecentesche della bottega degli Embriachi.Anche il chiostro subì, dopo il 1174, modifiche strutturali: radicali nel tratto settentrionale, più limitate in quello orientale, immediatamente evidenti nell'impiego del laterizio al posto della pietra. Le arcatelle a tutto sesto su colonnine binate che si affacciano sul cortile centrale, forse in origine adibito ad area sepolcrale, trovano confronto diretto nel chiostro del duomo di Verona. Nell'ultimo ventennio del sec. 14° il soffitto a capriate venne sostituito da volte a crociera costolonate e rafforzato da contrafforti. Le ampie superfici così ottenute vennero decorate, a partire dagli inizi del sec. 15°, con affreschi di ambito locale. Tracce della decorazione trecentesca, in 'stile lineare', si intravedono in corrispondenza della prima, decima, undicesima e tredicesima arcata, mentre nella terza, quarta e quinta si conservano episodi delle Storie di s. Cristina, visibili dopo lo stacco dello strato quattrocentesco.Lungo il fianco meridionale del chiostro è situata la chiesa di S. Giovanni: inizialmente con funzioni di cappella palatina, essa fu adibita a battistero dopo la costruzione, avvenuta agli inizi del sec. 13°, della chiesa di Nostra Signora. A pianta quadrata, con navata sviluppata in altezza, originariamente divisa in due piani da una balconata lignea, presenta un coro rettangolare, con un'abside semicircolare poco accentuata, coperto in periodo gotico da un'alta cupola su base ottagonale. Gli affreschi romanici, conservati nella parte superiore della navata e recentemente liberati dalla pesante ridipintura ottocentesca, costituiscono un complesso ciclo allegorico: sulla parete orientale è il Trono di Salomone, cui si contrappone, su quella occidentale, la rappresentazione dell'Ecclesia; lungo le pareti laterali, due teorie di personaggi veterotestamentari inquadrati da arcate collegano le due scene.A fianco del duomo è situata la chiesa di Nostra Signora, la cui abside semicircolare si inserisce nell'ala occidentale del chiostro. Edificata agli inizi del Duecento quale nuova cappella palatina, su due piani e a pianta quadrata, essa fu più volte rimaneggiata e ampliata già nel corso dello stesso secolo e di quello successivo.Al di sopra delle volte gotiche sono rimaste tracce di una complessa raffigurazione di epoca romanica con la contrapposizione della Gerusalemme celeste alla città di Babilonia e busti simboleggianti i Vizi e le Virtù, entro una simmetrica partizione architettonica regolarmente spaziata. Come gli affreschi di S. Giovanni e il ciclo di Ivano a Castel Rodengo, quelli di Nostra Signora vengono riferiti da Rasmo (1971; 1979) a Corrado di Rodank, principe vescovo dal 1200 al 1216, e assegnati al pittore Ugo, documentato ad Aquileia nel 1214 al seguito del vescovo stesso. Verso l'ambiente aquileiese porterebbe anche l'analisi stilistica: il fregio decorativo di coronamento della chiesa di Nostra Signora è infatti identico a quello presente nella cripta del duomo di Aquileia. Birlauf-Bonnet (1984) ritiene invece che, pur sulla base di un linguaggio stilistico comune, il tratto pittorico e lineare che contraddistingue gli affreschi di S. Giovanni ne indichi la precedenza esecutiva (entro il primo decennio del sec. 13°) rispetto a quelli di Nostra Signora (secondo-terzo decennio del sec. 13°), maggiormente orientati verso la resa dello spazio e delle figure in senso monumentale. Stilisticamente il riferimento principale è da ricercarsi in ambito salisburghese; rapporti convincenti in questo senso possono essere istituiti tra gli affreschi di Nostra Signora e l'Ecclesia dell'Evangeliario di Passau (Monaco, Bayer. Staatsbibl., Clm 16002, c. 39; Diemer, Diemer, 1987). A partire dal 1265, con la costruzione della nuova residenza, gli altri ambienti del complesso diocesano vennero profondamente rimaneggiati tanto da non essere più riconducibili alla forma e alla funzione originaria. Anche la parrocchiale di S. Michele, a N del duomo, ha perso, dopo i rimaneggiamenti gotici e barocchi, l'impostazione architettonica romanica.All'interno del palazzo dei principi vescovi (Hofburg) è il Mus. Diocesano dove sono conservati: una lunetta lapidea con Cristo tra i ss. Pietro e Stefano (unica testimonianza figurata del primo duomo del sec. 10°); un affresco staccato dalla parrocchiale di Naturno (opera del Maestro di S. Giovanni a Tubre dell'inizio del sec. 13°) e una raccolta di statue lignee romaniche. Tra esse si distingue il c.d. torso della Lamprechtsburg, crocifisso mutilo databile subito dopo la metà del sec. 12°, il più antico esempio di scultura lignea romanica in Alto Adige. La Madonna di Varna è la più notevole tra le numerose Madonne in trono con il Bambino a carattere devozionale, per lo più di provenienza pusterese, ivi conservate. La scultura lignea trecentesca è ampiamente rappresentata da una serie di crocifissi di provenienza locale e da Madonne stanti con il Bambino, di influsso franco-renano; la Madonna del 1320-1340 ca. (già nello Jöchelturm di Vipiteno) è un esempio paradigmatico del primo Gotico locale.

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Abbazia di Novacella

A pochi chilometri da B. è situata l'abbazia dei Canonici agostiniani di Novacella ("Ecclesia ad gratias S. Mariae"; dal 1165 "S. Maria in Novacella").Fondata nel 1140 - nell'ambito della riforma introdotta a Salisburgo dall'arcivescovo Corrado nel 1122 - da Artmanno, vescovo di B., essa fu distrutta da un incendio nel 1190 e in seguito ricostruita da Corrado II di Rodank.Nonostante le alterazioni subìte dal complesso (secc. 14°, 15°, 18°) l'abbazia conserva ancora l'impianto del 12° secolo. Della chiesa abbaziale a tre navate rimangono i muri d'ambito e la torre occidentale, dell'ampiezza della navata mediana, portata a termine agli inizi del 13° secolo. Nella cappella posta al primo piano della torre sono ancora visibili tracce di pitture di epoca romanica da porre in relazione con quelle del S. Giovanni di B. (Rasmo, 1971, p. 66).Nel chiostro - coperto, come la chiesa, con volte a crociera del sec. 14° - si conservano sul lato occidentale una rappresentazione della Fortuna, dell'ultimo quarto del sec. 13°, opera di un artista brissinense, e sulla parete meridionale resti di un ciclo pittorico con i Martirî degli apostoli, della fine del Duecento, anch'esso di ambito locale.Degli altri edifici appartenenti al complesso abbaziale sono da ricordare la cappella di S. Vittore e quella di S. Michele Arcangelo. La prima, costruita dopo l'incendio del 1190, in origine cappella parrocchiale (St. Viktor im Walde), è un edificio ad aula ornato nei secc. 14° e 15° da affreschi, tra i quali un'Adorazione dei Magi del 1350-1360 portata alla luce di recente, della stessa bottega brissinense che operò nella cappella di S. Giovanni.S. Michele (Engelsburg), costruita su due piani e costituita da un corpo centrale a pianta circolare e da uno esterno più basso, poligonale a sedici lati, con quattordici bifore, fu consacrata nel 1198-1199 come cappella dell'ospedale.

Bibl.: M. Schrott, Guida storico-descrittiva della prepositura dei canonici regolari di Novacella edita in occasione dell'ottavo centenario della Badia 1142-1942, Firenze 1942; I. Dollinger, Zentralbauten in Tirol (tesi), Univ. Innsbruck 1971; N. Rasmo, Affreschi del Trentino e dell'Alto Adige, Milano [1971]; R. Müller-Mehlis, Ein Gotischer Sakralraum wurde wiedergewonnen, Weltkunst 49, 1979, pp. 1814-1816; E. Steingräber, Wiedergefundene Wandgemälde in der Kapelle des Hl. Viktor im Augustiner-Chorherrenstift Neustift, Pantheon, n. s., 37, 1979, pp. 247-262; M. Peintner, Kloster Neustift. Augustiner-Chorherren in Südtirol, Bozen 1985; J. Weingartner, Die Kunstdenkmäler Südtirols, I, Eiscktal Pustertal Ladinien, Bozen-Innsbruck-Wien 1985⁷ (1923), pp. 189-217.M. E. Savi

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