BRUGES

Enciclopedia Italiana (1930)

BRUGES (fr. Bruges, fiammingo Brugge "ponte"; A. T., 44)

Carlo ERRERA
Yvonne DUPONT
Gino LUZZATTO

Capoluogo della provincia belga della Fiandra Occidentale, situata dov'era l'estremità interna dell'antico estuario detto lo Zwyn, a 13 km. dalla costa del Mare del Nord, in una bassa pianura a poca distanza dalle prime ondulazioni del Houtland. La pianta della città, di poco mutata da quel che era nell'età medievale, disegna un'ovale allungata da SO. a NE., il cui contorno è segnato da una larga fossa seguente la vecchia cinta fortificata dei secoli XIII-XV; ma il recentissimo rifiorire della città ha esteso le costruzioni anche fuori dei vecchi limiti, specialmente intorno al Porto Marittimo a nord, lungo le vie d'acqua e le ferrovie. All'interno la città è attraversata da canali variamente ramificati formati dalle acque del Reye, ai quali affluivano migliaia di battelli nel tempo in cui lo Zwyn conduceva fino alla città la vita del mare. Due canali uniscono Bruges rispettivamente a Ostenda e a Gand.

Il territorio del comune è fra i più vasti del regno (2916 ha.). Bruges è sede di circondario giudiziario, degli organi centrali della provincia (governatore e consiglio), e del circondario amministrativo. È antica residenza vescovile. Vi sono un regio ateneo, varie scuole medie, un seminario vescovile, un'accademia di belle arti, un istituto per sordomuti e ciechi, una biblioteca comunale, un giardino botanico, ecc. (V. tavv. CCXXIII-CCXXVIII).

Bibl.: G. Des Marez, Les villes flamandes, Bruxelles 1910.

Monumenti. - Bruges è la città belga che meglio ha mantenuto, non soltanto la fisionomia, ma l'atmosfera d'una vecchia città medievale. I ponti arcaici, le banchine tranquille fiancheggiate da case antiche, le cui facciate contemplano le proprie cuspidi aguzze riflesse nelle acque addormentate; le chiese dalle torri elevantisi come ceri verso Dio; béguinages raccolti, dove passano donne dai volti pii che si direbbero uscite dalle tavole di Memlinc; le merlettaie che intrecciano rapidi gesti sui loro tomboli, formano la realtà concreta, immediata, della "Venezia del nord".

La cattedrale di S. Salvatore è la più antica chiesa gotica della regione, in laterizio. Nella torre le parti inferiori risalgono al 1116-1127; il coronamento è moderno, il corpo appartiene al sec. XIII, come il coro e qualche campata della nave (1183-1223). La navata, che era stata distrutta nel 1358, fu ricostruita sul modello del coro (1358-1362 o 68). Tra il 1489 e il 1511 furono addossate delle cappelle al deambulatorio. La prospettiva dell'interno è tagliata dal tramezzo barocco (1679-1682) con una statua berniniana di Dio Padre (1682), opera di Artus Quellin il giovane. Le decorazioni degli stalli gotici del coro sono contemporanee all'istituzione del Toson d'Oro (1430). La chiesa contiene molti capolavori d'arte, quasi tutti della scuola fiamminga: il Calvario dei "Conciatori", tempera su fondo d'oro, che dimostra l'esistenza d'una scuola brugese prima dei Van Eyck, verso il 1390; il Martirio di S. Ippolito di Thierry Bouts, tavola che venne stimata da Ugo van der Goes, cui si attribuisce il ritratto del donatore (1475); una Mater Dolorosa di Jean van Eeckele (1535 circa); un rarissimo dipinto di Lancelot Blondel, la Vergine tra S. Luca e S. Eloi (1545). La chiesa conserva anche bellissime lastre tombali in metallo del sec. XIV e arazzi di Van der Borght (fabbrica di Bruxelles, 1731).

La costruzione della chiesa di Notre-Dame fu rimaneggiata più volte; le parti più antiche (1210-1230) rivelano l'influsso francese, che si afferma con maggior vigore nel coro (1270-1335). Dopo il 1344 furono aggiunte alle antiche navate del 1210 le navate dell'estremo nord e dell'estremo sud. All'enorme torre (1270-1340) fu unito nel 1465 un grazioso portico chiamato il Paradiso. Come tutte le chiese di Bruges, Notre-Dame è un vero museo: vanta capolavori quali l'affresco rappresentante S. Luigi re di Francia (1340), la Madonna di Michelangiolo commessa all'artista nel 1506 da Jean Monscron e inviata a Bruges nel 1514, una Trasfigurazione di Gérard David (1520 circa), una patetica Vergine dei Sette Dolori del brugese Isenbrandt (1528-1535), una Passione di Bernard d'Orley con lo stemma dei Borgogna. Nel 1471-72 Luigi di Gruuthuus e la moglie fecero costruire la graziosa tribuna gotica del deambulatorio che unisce la chiesa all'attiguo palazzo Gruuthuus. Dell'epoca borgognona si conservano gelosamente due splendide tombe: quella di Maria di Borgogna (morta nel 1482), con figura giacente in bronzo dorato sul sarcofago ornato di stemmi, eseguita, per ordine di Filippo il Bello, tra il 1496 e il 1502 da Pierre de Beckere di Bruxelles; e quella di Carlo il Temerario (morto nel 1477), di tipo analogo, ordinata da Filippo II a Jacques Jonghelincx d'Anversa, a Josse Aerts e a Jean de Smet di Bruges (1558-1562).

Della chiesa originaria di San Giacomo (1240) rimane soltanto la navata sinistra; la navata centrale e il lato inferiore settentrionale sono del 1472; il coro, gotico, era ultimato nel 1470. La chiesa contiene, oltre il tramezzo e la cattedra del sec. XVII, un curioso quadro del 1480 circa, la Leggenda di S. Lucia, di scuola di Bruges, e una Deipara Virgo del discepolo anonimo di Gérard David, detto Maestro del Santo Sangue (princ. sec. XVI), un'interessante Vita dei Ss. Cosma e Damiano (1523) di Lancelot Blondel e una Incoronazione della Vergine (1517-1522) di Albert Cornélis. Il tabernacolo è del 1593. Nella cappella funeraria di Ferry de Gros (1512-1520?), tesoriere del Toson d'Oro, e delle sue due mogli, le figure giacenti sono pregevoli sculture della scuola di Bruges.

La chiesa dei gesuiti - S. Walburga - fu cominciata dal Huissens nel 1619, e terminata nel 1641 da Prouvé de Nivelles; quella di Gerusalemme, costruita nel sec. XIV, secondo la tradizione, a imitazione del Santo Sepolcro, venne riedificata nel 1427-1428 da Pierre e Jacques Adornes: conserva il mausoleo di Anselmo Adornes e della moglie (fine sec. XV) e sull'altare una pala in pietra, anteriore al 1435. La chiesa di sant'Anna, ricostruita in stile Rinascimento (1601-1612), ha interessante mobilio barocco. Né sono da dimenticare St. Gilles, costruito tra il 1462 e il 1469, e la chiesa delle carmelitane scalze su progetti di frate Théodore de Haze (1688-1691). Sulla Place du Bourg, l'antico castello di Bruges, si allineano i seguenti splendidi edifici: la cappella del Santo Sangue, composta di due parti; la cripta inferiore romanica di S. Basilio (costruita certamente tra il 1131 e il 1147 dal conte Thierry d'Alsace per conservare le reliquie di S. Basilio e quelle del Santo Sangue) ha una Vergine del sec. XIV, e un rozzo bassorilievo romanico, il Battesimo di Cristo; la cappella superiore gotica (sec. XV) custodisce in un reliquiario dell'orefice brugese Jean Crabbe (1617) le gocce del Santo Sangue riportate da Thierry d'Alsace; il museo contiene una Deposizione del Maestro del Santo Sangue (princ. sec. XVI). La Scala del Santo Sangue e la facciata dell'antica "Greffe", eseguite da Chrétien Sixdeniers (1529-1534), sono d'ispirazione italiana.

Il palazzo del municipio, splendidamente decorato, è una delle più belle e caratteristiche espressioni della potenza dei comuni fiamminghi. Ne fu posta la prima pietra nel 1376 da Louis de Mâle; la facciata era compiuta nel 1387 e tutto l'edificio nel 1420. La parte posteriore fu aggiunta tra il 1401 e il 1421 da Claes van Utrecht. Soltanto la grande sala degli scabini ha conservato in parte il suo antico carattere. Nella facciata della Greffe du Franc, costruita tra il 1533 e il 1537 da Chrétien Sixdeniers, si afferma il trionfo dell'italianismo nei Paesi Bassi; le colonne e i fregi arabescati vi contrastano singolarmente col carattere barocco del frontone aguzzo d'ispirazione fiamminga. Nell'interno c'è una graziosa porta scolpita da Antonio Lambrouck nel 1544. Il palazzo di Giustizia, nella facciata attuale (1722-1727), che sostituì quella del sec. XV, è nello stile classico del sec. XVIII. Dell'antico palazzo, costruito su disegno di J. van de Poele (1520-1528), rimane soltanto la facciata posteriore. Nell'antica sala degli scabini è la famosa Cheminée du Franc, eseguita tra il 1529 e il 1533 su disegno di Lancelot Blondel, nella quale, in maniera già barocca, i Fiamminghi interpretarono la decorazione italiana. Nell'opera dei diversi collaboratori, sulla decorazione esuberante dello sfondo, spiccano i rilievi rappresentanti la storia di Susanna e le statue in legno dell'Incoronazione, eseguite da Guyot de Beaugrant. Le decorazioni in legno sono di Herman Glosencamp, del figlio Guglielmo, e di Roger de Smet. Il tutto è un prezioso monumento del principio della Rinascenza, il primo forse nel quale stiano di fronte risolutamente lo spirito italiano e lo spirito della tradizione realista dei Paesi Bassi. Le Halles elevano sulla Grande Piazza i loro piani massicci sui quali sorgono maestosamente i due piani quadrati del Beffroi (che risalgono al 1239) il cui slancio si accentua nell'ultimo piano ottagonale (1483-87). La grande campana del famoso carillon venne fusa nel 1680 da Melchior de Haze per la chiesa di Notre-Dame. Il piccolo museo al pian terreno contiene sculture e mobili dal Medioevo al sec. XVIII. Il palazzo gotico dei signori di Gruuthuse, ha la facciata principale del 1465, e una graziosa facciata meridionale sulla Reye, costruita fra il 1400 e il 1420. La collezione del palazzo Gruuthuus, che accoglie importanti opere del Medioevo e del Rinascimento, è celebre anche per le sue antichità preistoriche e per la raccolta di merletti antichi.

L'ospedale di S. Giovanni fu fondato nel 1188; conserva del sec. XII soltanto la sala romanica. L'infermeria è della seconda metà del sec. XIII e la chiesa dal 1473-75. Gli altorilievi: Seppellimento e Incoronazione di Maria, Morte della Vergine e Giudizio Universale, che ornano il timpano del portale primitivo, sono di scuola di Bruges del sec. XIII, ispirati allo stile francese. L'ospedale di S. Giovanni è importante soprattutto per il museo, che conserva sei capolavori dell'arte di Memlinc: lo Sposalizio mistico di Santa Caterina (1475-1479), con due sportelli rappresentanti all'interno la Decollazione di S. Giovanni Battista e la Visione di S. Giovanni Evangelista, e nelle facce esterne ritratti di frati e di suore appartenenti all'ospedale; l'Adorazione dei Magi, dipinta nel 1479 per Jean Floreins, il ritratto di Maria Morrel e il trittico della Deposizione dipinto per Adrien Reyns, entrambi del 1480; un dittico rappresentante Martin van Nieuwenhove a 23 anni in adorazione della Vergine del Pomo (1487); il celebre reliquiario di Sant'Orsola (1489): una piccola urna a edicola con riquadri rappresentanti la storia del pellegrinaggio a Roma di Sant'Orsola.

Il museo comunale contiene opere di primaria importanza per lo studio dei primitivi fiamminghi, quali la Madonna del canonico Giorgio van der Paele (1436) di Jean van Eyck; il ritratto di Margherita van Eyck, moglie del pittore, del 1439, firmato; la Morte della Vergine di Hugo van der Goes (1400-1482); il trittico di S. Cristoforo tra i santi Gilberto e Mauro di Memlinc (1484), coi ritratti dei donatori, i Morreel, sugli sportelli; la storia del giudice prevaricatore Sisamnés (1498), allogato a Gérard David dal palazzo comunale di Bruges. Opera principale di Gérard David è il trittico del Battesimo di Cristo, col donatore Jean des Trompes e le sue due mogli (l'esterno degli sportelli data dal 1510). Di Jean Provost vi sono il Giudizio universale (1525) e Il Vecchio e la Morte (ant. al 1529); di Lancelot Blondel un San Luca che dipinge il ritratto della Vergine (1545) e una Leggenda di S. Giorgio; del Pourbus un Giudizio universale (1551) e i ritratti di Jean Ferragunt e della moglie (1551). L'ospizio della Poterie ha una chiesa (1354-1359), col frontone settentrionale del 1529: possiede una statua di Notre Dame de la Poterie (sec. XIII) e una raccolta di oggetti medievali. Nel seminario diocesano, già Abbazia delle dune, è un museo con ricchi manoscritti e tavole, quali una Cena nella maniera del Bouts, e sportelli dipinti provenienti dalle biblioteche dell'antica abbazia (1480). Nel Béguinage di Santa Elisabetta la chiesa, rifatta nel 1605, conserva dell'antico edificio del 1245 la porta settentrionale. Il museo dà l'idea di un'abitazione borghese del secolo XIII. Il museo degli Ospizî, contiene bei quadri fiamminghi, oltre che legni scolpiti e mobili dei secoli XIV, XV e XVI. Nel convento delle Suore Nere vi sono nella cappella due dipinti primitivi fiamminghi: Chiesa e Sinagoga (1475 circa), e una Leggenda di Sant'Orsola, anteriore a quella di Memlinc. Nell'antico palazzo Arents c'è un museo delle stampe.

Tra le cose e gli angoli pittoreschi di Bruges sono da ricercare i seguenti: loggia dei Borghesi (rifatta nel 1755; del 1417 rimangono una torretta e l'orso bianco); il Tonlieu (fine sec. XV, rifatto nel 1878); loggia dei Veneziani (1453); loggia dei Genovesi (1399, rimaneggiata nel 1720); palazzo Bladelin (torre del 1451-1464); palazzo Ghistelles (torre del 1470); casa La Pensée, in Rue des Tonneliers, 23 (1480); confraternita degli arcieri di S. Sebastiano (1573-79); casa di Jean Vasqué in Rue d'argent, 40 (1468); porta dei Baudets (1297, rimaneggiata nel 1369 e nei secoli XVI, XVII e XVIII); porta di Gand (1400-1407, con modificazioni posteriori); vòlta pittoresca di Chrétien Sixdeniers (1535-36) in Rue de l'âne aveugle; case borghesi con pignoni di legno: Rue Court de Gand, 7; Rue de Jérusalem, 56, 58, 60 (1535 circa); Rue Préaux-Moulins, 32 (1520); ibidem 30, due pignoni rinascimento (1557 e 1560); Rue Philippe Stock, 7; casa dei Tre Re (1628); Minnewater (o lago d'amore); Quai vert; Quai du rosaire.

Bibl.: I. Weale, Bruges et ses environs, 2ª ed., Bruges 1864; H. Hymans, Bruges et Ypres, Parigi 1904; H. Fierens-Gevaert, La Psychologie d'une ville: essai sur Bruges, Parigi, 1901. Ad. Duclos, Bruges. Histoire et souvenirs, Bruges 1910; C. Gurlitt, Historische Städtebilder, XII, Brügge, Berlino 1912; M. Osborn, Die "tote Stadt": Brügge und seine Kunstschätze, Berlino 1915.

Storia. - Le origini della città risalgono al più alto Medioevo; già nel sec. VII sembra avere avuto il nome di città, e alla fine del sec. IX venne cinta di mura da Baldovino II, conte di Fiandra, e scelta da lui come residenza abituale. Rivela assai presto la sua funzione prevalentemente commerciale. Circondata, dopo il mille, da numerosi centri industriali, orientati per la necessità dei loro rifornimenti di materie prime (la lana in prima linea), verso l'Inghilterra e verso gli altri paesi del Mare del Nord, poté sfruttare assai presto il vantaggio di essere, fra tutte le città fiamminghe, la più vicina a quel mare, da cui non dista che 13 km. e a cui è unita dallo Zwyn, facilmente accessibile, fino all'ultimo secolo del Medioevo, alle navi di modesto tonnellaggio, che si usavano in quei secoli anche per la navigazione di lungo corso. Già in un documento del sec. XI essa è designata col nome di portus. Prima della fine del sec. XII si era costruito sullo Zwyn il nuovo porto di Damme da cui si può risalire fino a Bruges lungo un breve canale navigabile. In quei tempi numerosi mercanti fiamminghi frequentavano già l'Inghilterra. Bruges è qualificata da scrittori contemporanei col titolo di emporio, e vi si coniavano monete, che furono trovate fino nello Iutland. Costituitasi poi la Hansa fiamminga di Londra, ricordata per la prima volta in una carta del 1240, i mercanti di Bruges ne rappresentano l'elemento principale e dominante; essi custodiscono la cassa e riservano sempre a un loro concittadino la direzione degli affari sociali.

Dopo le prime Crociate, estendono il commercio all'Oriente, che nella tariffa dei dazî doganali del porto di Damme, compilata nel 1252, appare già d'una notevole estensione. Esso è esercitato in parte da mercanti fiamminghi, che si vedono associati a mercanti musulmani di Siria, ma in parte maggiore dalle città marittime del Mediterraneo e dagli Anseatici. Quando Genova e Venezia, dopo la fine del Duecento cominciano a organizzare un servizio regolare di comunicazioni marittime con le Fiandre, l'approdo preferito delle loro galere è per due secoli Bruges, come a Bruges viene stabilita dagli Anseatici la loro sede centrale del traffico con l'Occidente continentale. Al rapido sviluppo economico e demografico, si accompagna la conquista di una sempre più larga autonomia, che, riconosciuta ufficialmente fin dal 1190 dal conte Baldovino VIII, si trasforma a poco a poco, nel corso del secolo successivo, in un'indipendenza quasi completa. La conquista però non è affatto pacifica e non può mai considerarsi definitiva: il conte di Fiandra resiste con ogni mezzo, e nel 1280, essendo state distrutte da un incendio le carte di franchigia, si rifiuta di rinnovarle e le sostituisce con altre, che restringono notevolmente l'autonomia del comune. La lotta fra la città e il signore territoriale s'intreccia da un lato con le lotte interne fra il patriziato (ricca borghesia mercantile?), che ha ancora in proprie mani il potere, e gli artigiani organizzati nelle corporazioni, che si schierano col conte per abbattere il dominio politico ed economico dei patrizî; e dall'altra con l'ingerenza armata di Francia e Inghilterra. Il comune aristocratico offre la città a Filippo il Bello (1301); ma il popolo, poco dopo la partenza del re, scoppia in aperta rivolta, sotto la direzione di 25 capi di corporazioni artigiane. Nelle varie e sanguinose vicende di cui fu intessuta negli anni successivi la lotta tra Filippo il Bello e le città fiamminghe, Bruges resta nelle mani del popolo artigiano, che si riserva per quarant'anni tutto il potere, finché la rivalità di Gand e la minaccia di cadere sotto il suo predominio, inducono la cittadinanza ad un accordo, per cui l'amministrazione della cosa pubblica viene divisa fra la grande borghesia mercantile e le corporazioni artigiane.

Se le lotte interne hanno determinato talvolta l'esodo dei mercanti stranieri, e anche di forti gruppi di artigiani e mercanti cittadini, che andarono ad arricchire altre regioni, non può dirsi affatto che esse segnino l'inizio della decadenza di Bruges; ché anzi, fra la metà del Trecento e la metà del Quattrocento, può collocarsi il periodo del suo massimo splendore. La popolazione cresce in modo da fare di Bruges una delle prime città dell'Europa; le corporazioni di mestiere salgono al numero di ottanta; e accanto e al di sopra delle industrie, in particolare delle industrie di lusso, s'intensifica sempre più l'attività commerciale per cui Bruges, secondo qualche contemporaneo, sarebbe stata fra gli ultimi del Trecento e i primi decennî del Quattrocento il solo grande mercato europeo che potesse paragonarsi a Venezia e rivaleggiare con questa.

L' importanza che Bruges e le sue colonie straniere avevano assunto nel commercio internazionale, si rivela anche nella fortuna della parola borsa, che trae la sua origine da una piazza di quella città, dove sorgeva il palazzo di una famiglia detta, dalla sua arma, "della borsa" e dove si stabilirono il consolato veneziano e le logge dei Genovesi e dei Fiorentini.

La grande floridezza di Bruges subisce un grave colpo nella seconda metà del secolo XV, quando la funzione commerciale fino allora esercitata da essa si trasferisce in pochi decenni ad Anversa. La rapida decadenza si deve, in parte, al progressivo interramento dello Zwyn, per cui anche il porto di Sluis, molto più vicino al mare, diventa sempre meno accessibile alla navigazione marittima; ma soprattutto alla decadenza dell'industria laniera fiamminga, in seguito alla concorrenza inglese; alla scelta di Anversa come luogo di deposito dei tessuti inglesi destinati all'esportazione; alle lotte interne e in particolare alle lotte contro i duchi di Borgogna, che inducono ripetutamente, nei periodi di maggiore asprezza, i mercanti stranieri a lasciare la città.

Il colpo di grazia alla fortuna di Bruges fu dato dalla resistenza della città contro Massimiliano d'Austria, erede dei duchi di Borgogna, e dalla sua cattura entro la città ribelle. Di qui la rappresaglia del futuro imperatore, che il 30 giugno 1488 chiamò ad Anversa tutte le nazioni straniere assicurando loro privilegi più larghi di quelli di cui godevano a Bruges. L'esodo di quelle colonie non è ancora definitivo: la città fa ogni tentativo per ricondurle entro le proprie mura e talvolta vi riesce. Nella prima metà del sec. XVI essa attraversa ancora dei momenti di splendore, tanto che nel 1506 il veneziano Querini la considera, anche per attività commerciale, come la seconda dei Paesi Bassi a breve distanza da Anversa. Mezzo secolo più tardi, un altro ambasciatore veneziano, Marino Cavalli, inf0rma che il mercato importantissimo delle lane spagnole è ancora un monopolio di Bruges e parla della città come di un grande centro commerciale.

Solo tuttavia con la fine del sec. XIX lo spirito industre del nuovo Belgio muove veramente anche Bruges. Nel 1900, in aggiunta ai due canali ancora adducenti al mare, l'uno terminante a Sluis e l'altro a Ostenda, capaci ambedue soltanto di piccolo naviglio, si apre al traffico un nuovo canale marittimo lungo 10.200 metri, profondo 8 m., condotto da Bruges al nuovo porto di Zee-Brugge: appositamente creato, questo, e protetto contro gl'interrimenti da una diga spinta al largo in pieno mare per 2487 m. La città, nuovamente dotata di bacini e zone industriali in connessione col canale, vede il movimento commerciale iniziatosi allora salire nel dopoguerra (1922) a un totale di 595 piroscafi entrati, con 232.000 tonn. stazza. Così Bruges si colloca al quarto posto fra i porti del regno (dopo Anversa, Gand, Ostenda), e riacquista pieno valore per essa la sua posizione come nodo di canali e lungo la ferrovia Bruxelles-Ostenda. Comincia anche a manifestarsi e a fiorire una nuova vita industriale. Come conseguenza, la popolazione, cresciuta di ben poco durante i secoli XVII e XVIII e limitata ancora a 41.000 ab. nel 1830, a 49.600 (dei quali 11 poveri) nel 1896, cresce a 53.000 nel 1922.

Bibl.: Pirenne, Histoire de la Belgique, Bruxelles 1900; id., Les villes flamandes avant la fin du XIIe siècle, Bruxelles 1905; id., Ville, marchés et marchands, in Revue historique, LXVII; Häpke, Brügges Entwicklungsgeschichte zum mittelalterlichen Weltmarkt, Berlino 1909; Ehrenberg, Das Zeitalter der Fugger, Jena 1896; id., Mäkler, Hosteliers und Börse, in Brügge vom XIII. bis zum XVI. Jahrhundert, in Zeitschrift für Handelsrecht, XXX.

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