LAVAGNINI, Bruno

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 64 (2005)

LAVAGNINI, Bruno

Claudia Montuschi

Nacque, secondo di cinque fratelli, a Siena, il 3 ott. 1898, da Lorenzo, di Scansano, "impiegato nei telegrafi" prima a Siena, poi a Viareggio e a Lucca, e da Assunta Vinci, di Montalcino, diplomata maestra.

Frequentò le elementari e due anni di scuola tecnica a Viareggio, per poi trasferirsi (1911-12) al ginnasio-liceo N. Machiavelli di Lucca, dove trovò professori quali G.A. Piovano, latinista e grecista, e F.P. Luiso che lo appassionarono alle materie umanistiche. Nel 1916 superò il concorso per accedere alla Scuola normale superiore di Pisa, dove, nonostante le difficoltà familiari, trascorse "quattro anni di studi tranquilli […], fruttuosi e intensi" (Autobiografia, pp. XIII s.).

Seguì, tra gli altri, i corsi di C. Merlo, dai quali derivò la sua predilezione per la linguistica (La mia Pisa, in Eikasmos, III [1992], p. 301), A. Mancini, C. Giarratano, A. Solari, nonché vari corsi di lingua (tedesco, inglese, sanscrito, ebraico, fenicio).

Nel 1920 conseguì la laurea con il massimo dei voti e la lode, discutendo una tesi su Le origini del romanzo greco, relatore F. Zambaldi, pubblicata l'anno successivo a Pisa (edita anche come estr. dagli Annali della R. Scuola normale superiore di Pisa, XXVIII [1922]), e ripresa in seguito in un volume più ampio.

Da gennaio a ottobre 1921 fu in Grecia come allievo della Scuola archeologica di Atene, dove, sotto la guida del direttore A. Della Seta e di A. Maiuri, direttore del Museo archeologico di Rodi, visse un'esperienza ricca e incisiva, in cui percepì il "senso concreto del mondo classico" (Autobiografia, p. XV).

Il contatto con la lingua e la cultura del popolo greco fece nascere in lui l'interesse per la Grecia moderna, che più tardi si concretizzò in uno studio organico e in numerose iniziative.

Nel luglio del 1922 conseguì il diploma di perfezionamento in filologia classica contemporaneamente alla Normale, presentando lo studio Sul significato e il valore del romanzo di Apuleio (Pisa 1923; e in Annali della R. Scuola normale sup. di Pisa, XXIX [1927], pp. 7-40), e all'Istituto di studi superiori di Firenze, con un lavoro di tipo archeologico che, per volontà di Pasquali (cfr. la lettera del 18 marzo 1991, in Degani, 1992, p. 310), dovette proporre in sostituzione di quello che aveva preparato, l'edizione degli Eroticorum Graecorum fragmenta papyracea, che venne comunque pubblicato lo stesso anno a Lipsia presso Teubner.

Il lavoro con cui il L. si era laureato e che approfondì per il perfezionamento fu determinante sia per la sua attività di ricerca sia più in generale per la storia degli studi, in cui segnò una tappa fondamentale.

Confutando la tesi di E. Rohde (Der griechische Roman und seine Vorläufer, Leipzig 1876), il L. sostenne, confortato dagli ultimi ritrovamenti papiracei datati al I secolo a.C., che la nascita del romanzo era da retrodatare dalla Seconda sofistica all'epoca ellenistica e che non era il prodotto di esercitazioni retoriche né lo sviluppo di racconti di viaggi e dell'elegia alessandrina, bensì l'"elaborazione popolare" (aggettivo con cui il L. designa le forme letterarie al di fuori della letteratura ufficiale) di leggende e tradizioni locali greche nel quadro della storiografia ellenistica. La storia locale diventa romanzo quando l'interesse si sposta dalla polis al singolo, quando nella storiografia l'amore cessa di avere un valore esclusivamente "genealogico" e acquista un "interesse umano", individuale; gradualmente l'elemento fantastico prevale su quello storico, che sopravvive in alcuni titoli di romanzi (᾽Eϕεσιαϰὰ di Senofonte Efesio, Αἰθιοπιϰὰ di Eliodoro). Superando la rigida distinzione di Rohde tra novella e romanzo, tra realismo e idealismo, il L. individua nella novella l'origine del quadro narrativo e nella storiografia l'ambientazione in cui si muovono i personaggi del romanzo, seguendone il processo di formazione dai frammenti più antichi (Nino, Partenope, Chione) al suo culmine (Longo).

Le diverse fasi di elaborazione di questa tesi, maturata negli anni e che ha avuto lunga fortuna, rimangono visibili nella struttura del volume Studi sul romanzo greco (Messina 1950), in cui il L., accanto a saggi successivi, volle ripubblicare il suo primo lavoro senza alcuna alterazione, perché rimanesse come "documento esatto di una posizione di pensiero" (Premessa, p. XI).

Tra i vari saggi è anche lo studio sul romanzo di Apuleio, di cui il L. sottolinea l'originalità rispetto ai modelli: la prosa "immaginosa", l'inserimento della novella di Amore e Psiche, l'aggiunta della valenza simbolico-religiosa; alcuni aggiornamenti sono contenuti nelle Postille che chiudono il volume. Sebbene amasse spaziare tra temi e ambiti diversi, il L. non abbandonò mai questo primo tema di ricerca: negli anni 1932-38 redasse per l'Enciclopedia Italiana le voci Aretalogia, Eliodoro di Emesa, Longo, Novella, Romanzo greco, poi incluse nel volume degli Studi del 1950. Negli anni 1984-85 scrisse Il problema del romanzo greco (in Beiträge zum griechischen Liebesroman, a cura di H. Gärtner, Hildesheim 1984, pp. 68-101) - che però ripropone in gran parte il saggio del 1921 -, e Ancora sul romanzo greco (in Annali della Scuola normale sup. di Pisa, s. 3, XV [1985], pp. 69-80), in cui, riprendendo uno scritto di G. Pasquali (Die schriftstellerische Form des Pausanias, in Hermes, XLVIII [1913], pp. 161-223) in un primo tempo sfuggitogli, riannoda le fila di romanzo e storiografia, due facce dello stesso discorso narrativo.

Alla storiografia si dedicò negli stessi anni, pubblicando, oltre a lavori su singoli autori, il Saggio sullo svolgimento della storiografia greca (Padova 1925), che fu ristampato più volte. Tornò sull'argomento nel 1933 con il Saggio sulla storiografia greca (Bari).

Una sintesi chiara, sebbene non sempre equilibrata tra le parti, del processo di formazione della storiografia - da Ecateo ai bizantini, attraverso Erodoto, Tucidide e Polibio -, per la prima volta ricondotta nell'ambito della periegesi dell'età ionica, come digressione nella descrizione del mondo abitato.

La mancanza di posti di assistente universitario e le difficili condizioni familiari, aggravate dalla scomparsa prematura del padre nel 1921, indussero il L. a cercare un'occupazione immediata: l'insegnamento nelle scuole superiori si presentò come unica opzione (Autobiografia, pp. XV s.); tale circostanza, però, non incise negativamente sull'impegno e sulla passione con cui egli vi si dedicò, come dimostrano i numerosi articoli sulla didattica (cfr. G. Monaco, La scuola nell'opera di B. L., in Giornate di studio…, pp. 121-125) e i testi scolastici da lui curati.

Tra questi il più noto è l'antologia di lirici, in diverse edizioni (I lirici greci illustrati per le scuole, Torino 1923, poi Nuova antologia dei frammenti della lirica greca, ibid. 1932, Aglaia, ibid. 1937), ricca di contributi biografici ed esegetici, e organizzata secondo una struttura (introduzione, medaglione sull'autore, testo e note di commento) che ha costituito il modello delle antologie successive.

Vincitore di concorso, per qualche anno (1923-29) fu insegnante di ruolo di lettere (a Pisa, a Padova, ancora a Pisa e poi a Viareggio), alternando alla scuola attività diverse, dalla catalogazione delle urne etrusche del Museo di Volterra (Autobiografia, pp. VII, XVI) all'insegnamento universitario, non appena gli fu possibile. Conseguita per concorso nel 1924 la libera docenza in letteratura greca, tenne un corso a Padova e uno a Pisa, e, nel 1927-28, ebbe l'incarico di lingua e letteratura greca all'Università di Catania, divenendone titolare nel 1929-30. L'anno successivo fu chiamato a Palermo, dove avrebbe tenuto la cattedra per più di 40 anni, ricoprendo diversi incarichi, dalla direzione della Biblioteca dell'Università (1933-48) alla presidenza della facoltà di lettere (1965-73), in un periodo di tensione per la facoltà, in espansione e in attesa di trasferimento nella nuova sede di Parco d'Orléans.

In particolare il L. si dedicò con impegno assiduo e sistematico alla Biblioteca dell'Università di Palermo (La Biblioteca della facoltà di lettere - opuscolo anonimo ma curato dal L. -, Palermo 1972; cfr. anche Merendino), dotandola gradualmente di sezioni specialistiche per le varie discipline, secondo le quali strutturò il patrimonio librario, e incrementandone i fondi attraverso l'acquisizione dei legati Bonucci (per la storia delle religioni), Genuardi (per il diritto) e Castagna (Autobiografia, p. XX; G. Caracausi, B. L. il maestro e l'operatore culturale, in B. L.: premio Sélinon, p. 46). Nel 1964, quando ne assunse di nuovo la direzione, provvide alla creazione di due distinte biblioteche, quella di lettere e quella di giurisprudenza. Proprio grazie all'attività del L. la Biblioteca universitaria di Palermo divenne un centro di primaria importanza nell'ambito bizantino e neoellenico.

Il 2 sett. 1939 sposò un'allieva palermitana, Orsola Autore, da cui ebbe le figlie Marina e Renata. Dopo la Toscana, la Sicilia costituì l'altro polo fondamentale nella vita del L., come suggeriscono i titoli simmetrici La Sicilia nella mia vita (in L'Accademia Selinuntina…, pp. 33-43) e La mia Pisa, nei quali l'uso del possessivo aggiunge una nota affettiva a quella scientifica. Secondo il connubio tra ricerca e territorio e tra teoria ed esperienza che accompagnò costantemente la sua vita, Palermo divenne presto per lui anche materia di studio.

Si vedano Sulla località "Panormos" menzionata nel "Digenis Akritas" (1, 101). Con una postilla sul nome della città di Palermo (in Atti della R. Acc. di scienze, lettere e arti di Palermo, s. 4, III [1942], pp. 389-394) e i numerosi lavori dal L. scritti o promossi sulle fasi bizantina, araba e normanna della città.

Il L. si occupò principalmente di lingua e letteratura greca, secondo l'indirizzo della filologia storica che aveva assorbito alla Normale, e si interessò di tutti i generi letterari, in particolare di prosa narrativa e poesia lirica, affrontando questioni di natura linguistica, etimologica, letteraria, filologica e cronologica; tuttavia, personalità versatile e poliedrica, ampliò il suo ambito di studio ben oltre i confini della letteratura greca e dell'età classica.

Si occupò anche di letteratura latina (Ovidio, Giovenale, Lucrezio, Petronio, Orazio, Catullo, Virgilio), sottolineando sempre la peculiarità dell'apporto romano rispetto ai modelli greci, fino all'edizione della seicentesca Aloisiae Sigeae Toletanae Satyra sotadica de arcanis amoris et Veneris, sive Johannis Meursii Elegantiae Latini sermonis, auctore Nicholao Chorier (Catania 1935), di cui sin dal frontespizio indica il vero autore in Nicholas Chorier e ipotizza una serie di edizioni intermedie, mettendo ordine nella storia del testo. E ancora di storia della filologia, di archeologia, epigrafia, papirologia, letteratura italiana e glottologia (Avviamento alla glottologia, Palermo 1946).

Nello studio della civiltà ellenica, in senso diacronico il L. si spinse fino alla lingua e alla letteratura neogreche, di cui attivò l'insegnamento a Palermo, nel 1930-31, nell'ambito della cattedra di letteratura greca, evento rivoluzionario nel quadro degli studi del tempo, che implicava il passaggio di tale disciplina dal ristretto contesto diplomatico a quello della formazione del grecista classico. Il L. insegnò greco moderno ininterrottamente fino al 1966-67, scrivendo lavori importanti, tra cui anche una Storia della letteratura neoellenica (Milano 1955; poi ibid. 1960 e Firenze 1969), manuale di riferimento, strutturato secondo un'impostazione rigorosamente storica.

In questo ambito, pionieristica fu la sua vasta opera di traduttore, che rese noti in Italia poeti e prosatori della letteratura neogreca (Traduzioni dalle "Ombre" di Lambros Porfiras, Pisa 1935; Trittico neogreco: Porfiras, Kavafis, Sikelianòs, ibid. 1954; Arodafnusa. 32 poeti neogreci (1880-1940), Atene 1957; Seferis [G. Sepheriades], Dodici poesie, Palermo 1966) e anche, viceversa, i poeti italiani in Grecia (Ausonia, Atene 1962).

Eccellente e fedele traduttore, il L. fu insignito in Italia del premio Marzotto (1957) e in Grecia della medaglia d'oro della Società ellenica dei traduttori di letteratura (1990). Alle traduzioni si aggiungono numerosi contributi critico letterari, tra i quali: Alle fonti della Pisanella, ovvero D'Annunzio e la Grecia moderna (Palermo 1942), in cui il L. indica alcuni testi ciprioti come fonti dell'opera dannunziana, Alle origini del verso politico (ibid. 1983), e le numerose voci apparse nel Dizionario delle opere e dei personaggi (1947-49) e nel Dizionario degli autori (1957-58) della Bompiani.

Dopo aver toccato i due estremi cronologici, il L. avvertì la necessità di completare il panorama della grecità recuperando, dal 1934, anche l'anello intermedio mancante, il periodo bizantino, "naturale antecedente della cultura neogreca" (Autobiografia, p. XVIII), che acquisì ancora una volta in modo organico, alternando studio, iniziative concrete e viaggi. Tra l'altro organizzò a Palermo l'VIII congresso internazionale di Studi bizantini (3-10 apr. 1951), cui presero parte più di duecento studiosi; proprio in questa circostanza (peraltro imprevista: la sede designata era Vienna) furono poste le premesse per la fondazione dell'Istituto siciliano di studi bizantini e neoellenici (ISSBI), realizzata nel 1959 grazie al lavoro di un comitato da lui presieduto, attivo dal 1952. Presidente a vita dell'Istituto, il L. ne curò le attività e le numerose pubblicazioni (nelle serie "Testi", "Quaderni" e "Monumenti"), che, mantenendo la sua impronta, abbracciano i diversi campi del sapere (Merendino, p. 283).

A queste appartiene il Dizionario greco moderno-italiano, redatto da un'équipe composta da studiosi italiani e greci e guidata da V. Rotolo, che il L. presentò nella Premessa storica a un dizionario del greco moderno (in Atene e Roma, n.s., XXXV [1990], pp. 193-197), senza però poterlo vedere pubblicato (uscì a Roma un anno dopo la sua morte).

Gli studi bizantini, iniziati negli anni Quaranta, sono soprattutto di carattere storico (Belisario in Italia. Storia di un anno (535-536), Palermo 1948), linguistico e letterario, e prendono in considerazione in particolare i riflessi del mondo bizantino in Sicilia, dove tale influenza era meno nota rispetto a quella araba, affrontando temi quali il monachesimo greco nella Sicilia normanna e gli epigrammi greci di questo periodo. Dal 1963 al 1972 fu presidente dell'Associazione italiana per gli studi bizantini, succedendo a S.G. Mercati.

L'indirizzo unitario dell'ellenismo che improntò i suoi studi ebbe un concreto riflesso nella struttura dell'Istituto di filologia greca della facoltà di lettere dell'Università di Palermo, da lui fondato nel 1951, che accolse anche gli insegnamenti di filologia bizantina e, come già ricordato, di letteratura neogreca.

L'attività scientifica del L. non fu mai disancorata da quella organizzativa; oltre che a Palermo - anche come presidente della sezione locale dell'Alliance française, da lui fondata (1948), e dell'Accademia di scienze, lettere e arti (1972-78) -, il L. lasciò un segno profondo durante la missione in Grecia come presidente dell'Istituto italiano di cultura ad Atene, fra il 1952 e il 1959, per incarico del ministero degli Affari esteri.

In questa funzione fu mediatore nei rapporti culturali italo-greci, interrotti dalla guerra: facilitato dai numerosi contatti con gli intellettuali locali, creò strutture e uffici, formò collaboratori, organizzò corsi di italiano (Autobiografia, pp. XXI s.; Rotolo, 1993, pp. 15-17), rendendo l'Istituto un saldo punto d'incontro tra i due Paesi.

L'anno in cui fu collocato fuori ruolo, il 1968, non segnò la conclusione della sua attività, che anzi fu particolarmente intensa. Quell'anno il L., sebbene "studioso d'altri tempi", si impegnò in un dialogo costruttivo e propositivo con gli studenti che occupavano la facoltà (S. Nicosia, Profilo di uno studioso, in Giornate di studio…, pp. 15 s.). Negli anni successivi continuò a esercitare le funzioni di preside (fino al 1973), a mantenere la direzione della Biblioteca di lettere, e soprattutto non interruppe mai l'attività di ricerca.

Il L. fu, tra l'altro, socio dell'Accademia nazionale dei Lincei (corrispondente dal 1963 e nazionale dal 1972) e dell'Accademia delle scienze di Vienna (dal 1974); presidente della Fondazione G. Whitaker (1974-80); console onorario di Grecia, dal 1964 al 1967, anno in cui, essendo intervenuta la dittatura militare dei colonnelli, diede le dimissioni.

Il L. morì a Palermo il 20 marzo 1992.

Complessivamente i suoi lavori (circa mezzo migliaio, pubblicati in varie riviste scientifiche e realizzati in un arco di tempo di circa 70 anni) denotano chiarezza di pensiero, un'argomentazione logica e precisa, una notevole capacità di sintesi - talvolta forse a scapito dell'analisi ma sicuramente efficace nel delineare il panorama letterario trattato -, costante attenzione al contesto storico e culturale e una concezione della ricerca intesa come collaborazione allargata tra studiosi di epoche e Paesi diversi - e al di là di ogni schieramento politico e ideologico (Rotolo, 1993, p. 19) -, accomunati dallo stesso scopo "di ricostruire e interpretare […] le forme e gli aspetti della civiltà antica" (Studi sul romanzo greco, pp. XIII s.). Intensa fu anche la meno nota, ma altrettanto importante, attività pubblicistica del L. in giornali e riviste di cultura, soprattutto negli anni 1946-50. La scelta di sondare tanti campi di studio e quella di intraprendere un'intensa attività amministrativa, seppure avranno comportato talvolta i limiti della "frammentarietà" e della "occasionalità" (La Sicilia nella mia vita, p. 41), costituirono tuttavia anche le vie privilegiate attraverso le quali il L. poté migliorare le condizioni della ricerca e incidere radicalmente sulle istituzioni.

Le più complete e aggiornate bibliografie del L. sono quelle curate da V. Rotolo, in Modern Greek Studies Yearbook, VIII (1992), pp. 362-393, e in Byzantino-Sicula III. Miscellanea di scritti in memoria di B. L., Palermo 2000, pp. XI-L. Parte dei suoi scritti si può leggere in Atakta. Scritti minori di filologia classica, bizantina e neogreca, ibid. 1978, poderoso volume pubblicato in occasione del suo ottantesimo compleanno, che raccoglie 95 lavori preceduti da un'Autobiografia (pp. VII-XXV) e dalla bibliografia, e in Scritti storici di storia sulla Grecia antica, bizantina e moderna, a cura di R. Lavagnini - M. Ganci - S. Nicosia, Caltanissetta 1997.

Fonti e Bibl.: Necr., G. Spadaro, Ricordo di B. L., in Italohellenika, III (1990, ma 1992), pp. 328 s.; M. Gigante, B. L. amico della Grecia, ibid., pp. 329-331; C. Cupane, B. L., in Byzantinische Zeitschrift, LXXXIV-LXXXV (1991-92), pp. 325 s.; H. Hunger, B. L., in Sonderdruck aus dem Almanach der Oesterreichischen Akademie der Wissenschaften, CXLII (1991-92), pp. 527 s.; E. Degani, Ricordo di B. L., in Eikasmos, III (1992), pp. 307-322; V. Rotolo, B. L. …, in Sileno, XVIII (1992), pp. 265-273; G. D'Ippolito, Ricordo di B. L., in Orpheus, n.s., XIV (1993), pp. 231-237; V. Rotolo, B. L. in memoriam, Palermo 1993 (rist. in Diptycha, VI [1994-95], pp. 1-16).

A. Pertusi, B. L., in Byzantion, XXXIII (1963), pp. VII-XII (volume monografico: Hommage à B. L.); E. Degani - G. Burzacchini, Lirici greci. Antologia, Firenze 1980, p. 189; Q. Cataudella, Introduzione a Il romanzo antico greco e latino, Firenze 1981, pp. XXIV s.; R. Merendino, B. L.: una vita al servizio della politica culturale nel Mezzogiorno, in Nuovi Quaderni del Meridione, LXXIV (1981), pp. 280-284; L'Accademia Selinuntina di scienze, lettere, arti di Mazara del Vallo ed il premio Sélinon 1981, Mazara del Vallo 1982 (con contributi di R. Giuffrida, E. Paratore, G. Caracausi, M. Sanci; rist. in B. L.: premio Sélinon 1981, Palermo 1992); Giornate di studio sull'opera di B. L. … 1993, a cura di G. D'Ippolito - S. Nicosia - V. Rotolo, Palermo 1995 (con contributi di E. Degani, che conduce un'analisi puntuale delle congetture del L., e di D. Romano, M. Gigante, G. Santangelo, G. Monaco, M. Ganci sui diversi ambiti di ricerca del L.); Biografie e bibliogr. degli accademici dei Lincei, Roma 1976, pp. 1005-1008.

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