BURCHIELLO, Domenico di Giovanni, detto

Enciclopedia Italiana (1930)

BURCHIELLO, Domenico di Giovanni, detto

Vittorio Rossi

Poeta e barbiere fiorentino, nacque di povera famiglia (suo padre era legnaiuolo e monna Antonia, sua madre, tessitrice) nel 1404. Animoso fautore degli Albizzi, dovette lasciar la patria nel 1434 e scrisse contro Medici, allora trionfanti, alcuni robusti sonetti in tenzone con Leon Battista Alberti. Dopo aver vagato in più luoghi, riparò con altri fuorusciti a Siena, dove la sua condotta scapestrata e le sue bizzarrie gli tirarono addosso, nel 1439, tre condanne pecuniarie, che gli fruttarono alcuni mesi di prigionia, non avendo egli potuto pagare. Nel 1445 si trasferì a Roma, dove morì nel 1449. Le sue rime (quasi tutte sonetti caudati) si trovano raccolte nel volume Sonetti del B., del Bellincioni e d'altri poeti fiorentini alla burchiellesca, stampato a Lucca con la falsa data di Londra nel 1757; ma dei quasi 350 sonetti che ivi gli sono attribuiti, meno di 150 sono certamente suoi e oltre un centinaio certamente d'altri verseggiatori. In alcuni dei suoi sonetti il B. prende argomento dalle traversie della triste sua vita per scherzare allegramente spesso sguaiatamente; in altri satireggia uomini oscuri e personaggi famosi o almeno di qualche nominanza, pronti gli uni e gli altri a pagare di ugual moneta il maledico barbiere. Tutte queste rime a noi riescono spesso oscure per i difficili doppî sensi e le recondite allusioni; ma i contemporanei dovevano intenderle e gustarle senza sforzo, mentre certamente indecifrabili anche a loro e all'autore stesso erano altri bizzarri sonetti tutti intessuti di riboboli senza nesso, di ghiribizzi senza senso, di slatinature fuor di proposito. Rimare così a caso si diceva a Firenze "rimare alla burchia", venisse tale espressione dal soprannome del barbiere-poeta, o il nomignolo da quella espressione. Certo si è che di quella bizzarra maniera di poetare egli non fu l'inventore, ché prima di lui l'avevano trattata il Sacchetti e un Orcagna pittore, che non pare fosse l'artista insigne; ma del genere il B. fu il più famoso e fortunato rappresentante, tanto che a lui si attribuirono, come abbiamo visto, sonetti dei suoi predecessori e dei suoi innumerevoli imitatori.

Bibl.: Le più belle pagine del B. e dei Burchielleschi scelte da E. Giovannetti, Milano 1923; C. Mazzi, Il B., saggio di studi sulla vita e sulla sua poesia, in Propugnatore, IX (1876), ii, pp. 211 segg., 321 segg., X (1877), i, p. 204 segg.; V. Rossi, Un son. e la famiglia del B., in Bibl. delle scuole ital., s. 2ª, IX (1900), pp. 33-36; P. Micheli, Letteratura che non ha senso, Livorno 1900.

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