BUSI, Giovanni, detto il Cariani

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 15 (1972)

BUSI, Giovanni, detto il Cariani

Eduard Safarik

Figlio di Giovanni, nacque molto probabilmente tra il 1485 e il 1490, forse a Fuipiano al Brembo (Bergamo), città natale del padre che, come il B., si chiamava Giovanni di Giovanni Busi detto il Cariani. Dal 1510 il padre ricopriva a Venezia l'alto incarico di comandador del Magistrato del Proprio: questo fa supporre che la famiglia fosse già da tempo residente a Venezia e pertanto il B. potrebbe essere nato in questa città, dove è documentato per la prima volta il 29 apr. 1509 (Ludwig, 1905).

Il B. firmò i suoi quadri (I. Carianus, Ioanes Cariani, Io. Carianus de Busis, ecc.) spesso aggiungendo "Bergomeus", e come tale appare nei documenti e nelle fonti, che talora lo chiamano anche Zuan di Busi Bergamasco e Zuan Cariano Bergamasco.

Malgrado l'opinione generalmente diffusa, le notizie sulla vita e l'opera del B. sono sufficienti, insieme con i suoi dipinti datati e firmati, per ricostruirne la carriera. La prima opera menzionata dalle fonti, La tela del Cupidine che siede con l'arco in mano in un inferno, fusegnalata da Marcantonio Michiel già nel 1512 nella casa di Francesco Zio a Venezia e successivamente, nel 1532, in quella di Andrea Oddoni.

Dalla nota del Frimmel sappiamo che Michiel in un primo tempo aveva attribuito questo quadro a "Iacomo Palma Bergamasco" per poi darlo a "Zuan Fleronimo Bressano", ma anche questo nome, in seguito a un ultimo ripensamento, risulta cancellato dal manoscritto per essere sostituito da un "Zuane del Comandador". È quindi chiaro che già i contemporanei confondevano i dipinti del B. con quelli di Palma il Vecchio, confusione che è continuata fino ai nostri giorni. Rifacendoci alle fonti, si potrebbe pertanto definire sommariamente la prima opera documentata del B. come e soggetto giorgionesco nello stile di Palma".

Firmata e datata 154 era la pala d'altare oggi scomparsa, ma descritta dal Tassi, nella chiesa di Lonno. Frammenti di questa opera giovanile potrebbero essere il Ritratto di uomo nella Galleria nazionale di Roma e la Donna orante del Castello Sforzesco di Milano (n. 26), nei quali potrebbero identificarsi i donatori indicati dal Tassi.

La volumetrica plasticità di questi frammenti ben potrebbe preannunziare il ritratto di gruppo della Famiglia Albani (del 1519) e anche il ritratto di Ottaviano Vimercati nella Resurrezione di Cristo (del 1520).Questo caso costituisce già un chiaro esempio dell'arbitrarietà con cui si è finora proceduto alla ricostruzione cronologica dell'opera del B.: Gallina (p. 113)data i due frammenti tra il 1530e il 1540, Troche (1934)tra il 1524e il 1528, e Berenson, senza alcun motivo evidente, al 1525.

La moglie del B., Joanna Nadal, l'11 ag. 1517, a Venezia, faceva testamento prima di intraprendere un viaggio - evidentemente prolungato - a Bergamo (Ludwig, 1901, p. 36). Nel testamento ella menziona una figlia adottiva, Adriana, ma nessun figlio proprio, dal che si può dedurre che l'artista era sposato già da diversi anni. Nello stesso anno 1517 il B., evidentemente considerato un vero veneziano, ebbe la carica di bancale, ovvero assistente del Gastaldo uno dei capi, quindi, della Scuola dei pittori. I documenti veneziani non lo menzionano tra il 1517 e il 1524; possiamo dedurne che in questo periodo egli soggiornò a Bergamo, il che è comprovato dai dipinti da lui eseguiti in questa città. Sono firmati e datati, oltre al ritratto di gruppo della Fam. Albani (1519, Bergamo, coll. Roncalli), la Resurrezione di Cristo (1520, Milano, Pinac. di Brera, già coll. Gerli) e la Madonna con offerente (1520, Bergamo, Accad. Carrara). È quindi in questi anni che il B. ottenne - ed eseguì - le sue prime commissioni di rilievo e che, conseguentemente, acquistò maggior credito. È documentato a Venezia nel 1524, nel 1532 (membro della fraglia dei pittori), nel 1534 (menzione di una seconda figlia adottiva, Perina), nel 1537, 1538, 1540, 1541 (nel quale anno aveva già contratto un secondo matrimonio) e nel 1544. Le opere ricordate dal Michiel sono anteriori al 1532 se non al 1530, mentre il ritratto di un Cittadino di Norimberga (Vienna, Kunsthistorisches Museum), firmato, dall'iscrizione risulta dipinto nel periodo tra il 1536 e il 1540.La lacuna documentaria degli anni 1524-32 indusse il Troche (1934) a congetturare una nuova prolungata residenza a Bergamo tra il '28 e il '30 circa. Nulla però suffraga questa ipotesi, benché non sia da escludere che il B. si sia allontanato da Venezia frequentemente e per viaggi anche più brevi; se ne trova conferma in un documento del 1541, ove è detto espressamente che era assente da Venezia. L'ultima notizia del B. ce la fornisce il testamento della seconda figlia adottiva, in data 26 nov. 1547 (Ludwig, 1903). In questa data il B. risulta ancora vivente, ma morì poco dopo, forse già nel 1548.

Oltre alle cinque opere firmate e datate, già citate, altre otto sono firmate: ritratto di Giovanni Benedetto da Caravaggio (Bergamo, Accademia Carrara); Ritratto d'uomo (ibid.); Ritratto di gentiluomo della casa Medolago (?) (Tulsa, Oklahoma, collez. Kress); Madonna con s. Antonio da Padova e s. Gerolamo (già Bergamo, collez. Frizzoni Salis); Ritratto d'uomo (Ottawa, National Gallery); Adorazione dei pastori (già Londra, Sackville Gallery); Ritratto di fanciulla in veste di s. Maddalena (Charlbury, collez. Mrs. Buller); Ritratto d'uomo (Oslo, Galleria nazionale).

A queste possiamo aggiungerne altre attribuite al B. dal Michiel, oltre al Cupido già menzionato: Bergamo, palazzo del Podestà: "la loza et la fazzada noua sopra la piazza noua verso la cittadella" (dipinto perduto); Crema, chiesa dello Spirito Santo: "la palletta del presepio a man dextra nel corno" (se ne conservano frammenti nella Pinac. di Brera, Milano); Bergamo, casa di Leonin Brambat: "la meza figura del Christo che porta la croce in spalla" (verosimilmente da identificarsi con il quadro n. 95 della Accad. Carrara di Bergamo); Venezia, casa di Gabriel Vendramin nel 1530: "El retratto de esso M. Chabriel a meza figura al natural a oglio... in tela" (perduto); Venezia, casa di Andrea di Oddoni nel 1532: "Listoria de Traiano, cun le molte figure et li edificii antichi... mali edificii furono dissegnati da Sebastiano Bolognese" (perduta).

La ricostruzione del profilo artistico del B. è stata talmente compromessa dalle numerose attribuzioni acritiche, non solo di Troche e di Gallina, ma del Berenson (parzialmente rifiutate, con ragione, dal Pallucchini, 1966), che è necessaria la massima cautela. Data la scarsità di dati sicuri, anche la successione temporale non è semplice; vi è incertezza sui maestri del B. che, come la maggioranza dei pittori bergamaschi, ha avuto uno stile piuttosto alieno dai cambiamenti. L'unico dato sicuro è lo stretto rapporto con Palma il Vecchio; l'influenza di Giorgione fu piuttosto indiretta, mediata attraverso Palma il Vecchio e Sebastiano del Piombo. Una "certa autonomia di gusto" (Pallucchini) rende difficile una sua esatta collocazione. Le opere giovanili appartengono ancora alla cultura del Quattrocento; come la quasi generalità dei pittori attivi a Venezia nel secondo decennio del XVI secolo, il B. non rimase insensibile all'arte del Giambellino e di Giorgione, ma sono piuttosto da ravvisare rapporti diretti con Cima da Conegliano e Benedetto Diana. Ci proponiamo pertanto una selezione critica di sue opere tipiche, che possa costituire un corpus sicuro e un punto di partenza per successive attribuzioni.

Possiamo attribuire al periodo veneziano, all'incirca tra il 1510 e il 1517: il Cristo portacroce (Bergamo, Accad. Carrara, n. 95, da identificare molto probabilmente con quello citato dal Michiel); la Madonna col Bambino e due colombi (Bergamo, duomo); Sacra Conversazione (Venezia, Gallerie dell'Accad., n. 156); Ritratto di due giovani (Parigi, Louvre, n. 1156; una variante con i personaggi scambiati di posto, già nel Kaiser Friedrich Mus. di Berlino, è ora passata nella coll. O. Strauss di New York; una replica (?) o copia (?) inedita del giovane di destra è nel Museo di Most, Cecoslovacchia; fotografia nella Bibl. Hertziana di Roma); Ritratto di un giovane (Berlino-Dahlem, Staatliche Museen, n. 188).

Più tardi a Bergamo, tra il 1517 e il 1524, dove firmò i quadri già citati del 1519 e 1520, il B. subì l'influsso del Lotto, attivo a Bergamo in quegli anni, i cui principî stilistici sono percepibilì non solo nella cosiddetta pala di S. Gottardo (Madonna in trono con sette santi, Milano, Brera, n. 116), ma anche nei molti ritratti del Busi. A ragione pertanto il Ridolfi fece seguire a quella del Lotto la vita del B. "ardito pittore, il quale cercò di seguire la maniera di Giorgione". Degli stessi anni sono probabilmente il Ritratto di un Albani (Bergamo, già coll. Suardi, replica a Londra, National Gallery, n. 2494); il Ritratto di un astronomo (Berlino Est, Staatliche Museen, n. 2201); l'Adorazione dei pastori (ibid., n. 2179); il Concerto (New York, coll. privata), oltre alle opere che già abbiamo citato tra quelle firmate: il Ritratto di G. B. da Caravaggio a Bergamo, il Gentiluomo di casa Medolago a Tulsa, l'Adorazione dei pastori, già Londra, Sackville Gallery, e i frammenti a Brera della pala col presepio citata dal Michiel.

Dopo il 1524, successivamente al suo ritorno a Venezia, lo stile del B. si sviluppò più o meno parallelamente a quello del Palma, come è dimostrato dalle opere di grande formato: Sacra conversazione con s. Elena e Costantino (Bergamo, Accad. Carrara, n. 89); Madonna che cuce (Roma, Galleria nazionale); Visitazione (Vienna, Kunsthistorisches Museum). Visibilmente molto tarda è l'opera Lot e le figlie (Milano, Castello Sforzesco, n. 27).

Il corpus del B. si può completare con le seguenti opere: Adultera (copia di quella attribuita a Giorgione nel Museo di Glasgow; Bergamo, Accad. Carrara, n. 11); S. Caterina e S.Stefano (ibid., nn.76 e 94, scomparti laterali di un trittico proveniente dalla chiesa di Locatello: è perduto il S. Giacomo centrale); Donna che suona e pastore addormentato (ibid., n. 90); Ritratto di uomo (Venezia, Gallerie dell'Accad., n. 299); Ritratto di uomo (Malibu, Calif., J. P.Getty Museum).

I fattori che danno una caratterizzazione personale allo stile del B. sono i seguenti: l'ascendenza lombarda che lo porta a volgarizzare l'insegnamento lagunare, un'articolazione compositiva solida e rigorosa, la preferenza per i formati quadrati, un gusto decorativo per gli effetti di superficie, l'addensarsi delle figure nei primi piani come in un proscenio, un accento di rustico realismo unito a una grande forza espressiva, la semplicità della scelta iconografica, il vigoroso modellato dei volumi, il carattere descrittivo - con estrema sobrietà di mezzi - dei suoi ritratti, una certa durezza di toni e minuziosità di esecuzione dei particolari, frammenti di paesaggio che appaiono nelle aperture delle finestre, il disegno duro, i profili di tre quarti, la particolare forma delle mani, le lunghe pieghe verticali e le forme rigonfie.

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