CADENZA

Enciclopedia Italiana (1930)

CADENZA (lat. clausŭla; fr. cadence; sp. cadencia; ted. Kadenz; ingl. cadeiza)

Giulio Bas

In musica, come nel linguaggio, è il moto che porta ad una chiusa, quindi, nella sostanza ritmica, è il passaggio da moto a riposo. Nell'armonia le cadenze sono le formule tipiche del moto e pertanto della logica armonica, e se ne distinguono diversi tipi in 2 gruppi: cadenze conclusive e sospensive, secondo che portano sulla tonica o rimangono sulla dominante o sulla sottodominante; cioè secondo che soddisfano la tendenza della dominante o della sottodominante verso la tonica, o invece contrastano tale tendenza di moto.

Cadenze conclusive in 2 accordi:

Le cadenze (conclusive e sospensive) fatte con dominante e tonica, sono proprie del modo maggiore, quelle con sottodominante e tonica sono proprie del modo minore.

Cadenze conclusive in 3 accordi:

Le cadenze dove le tre funzioni si seguono nell'ordine: sottodominante, dominante, tonica (siano maggiori o minori) sono proprie del modo maggiore, e le cadenze fondate su quest'altro ordine: dominante, sottodominante, tonica, sono proprie del relativo minore.

Il valore delle cadenze viene modificato secondo che gli accordi (specialmente l'ultimo) siano adoperati in posizione di base o nei suoi rivolti. Per esempio:

Modo maggiore:

Modo minore

Le due cadenze seguenti:

sono dette cadenze d'inganno, perché, invece che all'accordo della tonica rispettiva, nel maggiore si arriva alla tonica del relativo minore, e nel minore alterato si arriva alla sottodominante del relativo maggiore.

Di queste varie cadenze quelle proprie del modo maggiore (in cui si arriva alla tonica per via della dominante) hanno un'importanza storica e pratica molto più grande di quelle a base plagale, cioè di sottodominante. Difatti l'accordo di dominante (e pertanto la sensibile ascendente che ne è l'essenza) è il mezzo più pronto ed efficace dell'armonia, che è tutta improntata dal modo maggiore, anche nel relativo minore, e per ciò alterato. In sostanza tutta l'armonia non è che una catena di cadenze di efficacia ora relativa e condizionata, ed ora decisiva, così come tutto il pensiero ed il linguaggio sono in fondo catene di proposte e di risposte. Questa sua natura regge il meccanismo interno dell'armonia nei singoli toni e le loro reciproche relazioni nel passare dall'uno all'altro (v. modulazione) e nelle combinazioni di toni diversi (v. cromatismo).

Storicamente, riguardo alla melodia, tutto il canto liturgico tradizionale d'Oriente e d'Occidente con testi in prosa è fino dalle origini ebraiche fondato sulle cadenze, ora conclusive, ora sospensive con varî gradi di efficacia e d'ornamentazione; cadenze che, sulla base del ritmo, vengono applicate ai testi sacri. Quanto all'armonia, il valore delle cadenze s'incominciava a riconoscere fino dal sec. XII, distinguendo le cadenze (clausule) chiuse che portavano sulla tonica, da quelle aperte che portavano altrove; ed ebbero parte notevole nel discanto, con formule melodiche ed armoniche concrete e tradizionali, che mutarono attraverso ai secoli. La cadenza dominante-tonica si può dire che esistesse in sostanza - per quanto in maniera ancora indistinta e magari mascherata - fino da quando, con la musica ficta, s'incominciò ad alterare la nota sotto la tonica per produrre il mezzo tono nei modi dove non c'era, ottenendo cosi le sensibili alterate o artificiali; perché, come si è detto, la sensibile ascendente è l'essenza e il segno della dominante. Nella forma concreta, col salto di 5ª in basso, tale cadenza si può ritenere esistesse già intorno al 1450. Ma perché acquistasse pieno valore in pratica ed in teoria, ci volle ancora tempo, finché il Rameau (1722) vi riconobbe la base della logica armonica.

Nella forma tipica del Concerto (e quindi nella forma sonata) si dice cadenza un passo di bravura, improvvisato o composto sui temi del concerto, che dovevano eseguirsi durante un'apposita sospensione (fatta per solito sul 2° rivolto dell'accordo di tonica del pezzo). Da Beethoven in poi anche le cadenze furono composte dagli autori stessi del concerto, e si scrissero cadenze anche per opere preesistenti. Cadenze simili sono vere composizioni, le quali, nei concerti moderni, fanno parte integrante dell'opera. C'è ai nostri giorni chi, in odio alla virtuosità, elimina del tutto le cadenze, ma questa è pratica contraria all'intenzione degli autori e al disegno delle stesse loro composizioni.

Bibl.: H. Riemann, Musikalischer Syntaxis, Lipsia 1877, che spiega l'armonia a base di cadenze; id., Verloren gegangene Selbstverständlichkeiten in der Musik des 14-15. Jahrhunderts, 1907, che tratta delle alterazioni sottintese alle cadenze nei secoli XIV-XV; A. Machabey, Histoire et évolution des formules musicales, Parigi 1928 (è una storia della cadenza d-t); G. Bas, Tratt. d'armonia, Milano 1924, dove tutta l'armonia è studiata sulle cadenze da noi citate.

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