CALCIO - Ungheria

Enciclopedia dello Sport (2002)

calcio - Ungheria

Enzo D'Orsi

FEDERAZIONE

Denominazione ufficiale: Magyar Labdarugo Szovetseg

Anno di fondazione: 1901

Anno di affiliazione FIFA: 1906

NAZIONALE

Colori: rosso-bianco

Prima partita: 12 ottobre 1902, Austria-Ungheria, 5-0

Albo d'oro: 3 Olimpiadi (1952, 1964, 1968)

Albo d'oro della nazionale giovanile: 1 Campionato d'Europa under 23 (1974), 3 Campionati d'Europa under 18 (1953, 1960, 1984)

Giocatore con il maggior numero di presenze: Jozsef Bozsik (100)

Giocatore con il maggior numero di gol: Ferenc Puskas (83)

MOVIMENTO CALCISTICO

Formula del Campionato: 12 squadre, girone all'italiana

Club: 2577 società, 5966 squadre

Giocatori tesserati: 46.782 uomini, 515 donne

Arbitri: 3500 uomini, 5 donne

Stadi principali: Népstadion, Budapest (69.000 spettatori); Györi, Györ (26.000)

Primo club fondato: Újpest, 1885

Vittorie internazionali dei club: nessun titolo vinto

Campionati nazionali vinti dai club: 27 Ferencváros TC; 21 MTK; 20 Újpest (ÚTE); 13 Honvéd (Kispest); 6 Vasas; 4 Csepel; 3 Raba ETO Györ; 2 BTC; 1 Dunaferr FC, Nagyvarad AC, Vác-Samsung

Coppe nazionali vinte dai club: 18 Ferencváros TC; 12 MTK (include Hungaria e Bastya); 8 Ujpest TE (include Ujpest Dozsa); 5 Honvéd (include Kispesti AC); 4 Raba ETO Gyor, Vasas; 2 Diosgyor VTK; 1 Bekescsaba, Bocskai Debrecen, Debrecen VSC, III Kerulet TVE (Budapest), Pecs MSC, Siofok Banyasz, Soroksar Erzsebet (Budapest), Szolnok MAV

Giocatore con il maggior numero di vittorie nella classifica cannonieri: Imre Schlosser (8 volte)

Giocatore con il maggior numero di presenze: György Szabó (507)

Giocatore con il maggior numero di gol: Imre Schlosser (411)

La pratica del calcio in Ungheria cominciò a diffondersi alla fine dell'Ottocento. La Federazione fu fondata nel 1901 e l'affiliazione alla FIFA avvenne cinque anni dopo. Il buon livello del calcio ungherese si manifestò in Europa grazie, più che alla nazionale, ad alcune squadre di club, quali Ferencváros, Újpest, Hungaria, che si misero in evidenza nella competizione principale di quel periodo, il Campionato d'Europa. Particolarmente sentita la rivalità con l'Italia, capace di imporsi per la prima volta sull'Ungheria soltanto nel 1928, a Roma, in una gara di Coppa Internazionale. Ma se era caduto un tabù per gli azzurri, ciò non significa che venisse meno la qualità degli ungheresi che imposero la propria superiorità nei confronti di Austria e Cecoslovacchia nelle fasi finali dello stesso torneo.

La prima esperienza ai Mondiali della formazione danubiana è datata 1934: così come molte altre nazioni europee, non prese infatti parte alla prima competizione in Uruguay. In Italia l'Ungheria fu fermata nei quarti di finale dal 'Wunderteam' di Ugo Meisl, l'Austria. Decisamente più lusinghiero il cammino nel torneo del 1938, in Francia: favorita anche dal calendario, l'Ungheria arrivò sino alla finalissima, dove però trovò nell'Italia un ostacolo insormontabile.

Così come le altre espressioni del calcio danubiano, anche l'Ungheria risentì parecchio del clima postbellico, non solo in termini di depauperamento di quello che era un florido settore giovanile, ma soprattutto a causa delle incerte condizioni economiche in cui versava il paese. L'interesse monopolizzante dell'Esercito nei confronti del calcio rappresentò però un elemento decisamente favorevole. Costruita sull'Honvéd, appunto la squadra dell'Esercito, la nazionale ebbe modo di farsi apprezzare in tutto il mondo, aprendo un ciclo fortunato che l'avrebbe poi portata di diritto nel novero delle più grandi squadre del calcio di tutti i tempi. Puskas e compagni sconfissero sonoramente l'Italia nelle Olimpiadi del 1952, poi in semifinale batterono senza patemi i campioni uscenti della Svezia e nella finalissima non trovarono nessun ostacolo nel gioco opposto dalla Iugoslavia, che superarono per 2-0.

La superiorità della nazionale ungherese venne parzialmente ridimensionata dai Mondiali del 1954 in Svizzera: dopo aver sconfitto per 8-3 la Germania Ovest al primo turno della fase finale, l'Ungheria proseguì la sua marcia anche se priva del suo giocatore più rappresentativo, l'attaccante Ferenc Puskas, che si era infortunato contro i tedeschi. Ma la forza del gioco e la straordinaria compattezza del collettivo fecero passare in secondo piano quella defezione e con un doppio 4-2, rifilato prima al Brasile e poi all'Uruguay, l'Ungheria conquistò l'accesso alla finalissima. Qui trovò la stessa Germania che aveva battuto nel primo girone di qualificazione. Il desiderio di far alzare la Coppa al capitano Puskas indusse gli ungheresi a far giocare l'attaccante ancora convalescente e nelle prime fasi dell'incontro questa decisione non parve sbagliata, visto che proprio Puskas segnò il primo gol dell'immediato doppio vantaggio. Sul 2-0 pareva non esserci più gara, invece prima del riposo i tedeschi riuscirono a pareggiare, per passare poi in testa all'inizio del secondo tempo. La partita si chiuse sul 3-2. Successivamente si diffuse la voce che in quell'occasione i tedeschi si fossero 'aiutati' con sostanze capaci di aumentarne la resistenza fisica. All'epoca non esistevano i controlli antidoping e quindi tale affermazione rimane a livello di sospetto.

L'Ungheria fu protagonista di un'altra grande impresa, restata una pietra miliare nella storia del calcio: la prima vittoria di una squadra straniera sul campo dell'Inghilterra. Il 25 novembre 1953 a Wembley, davanti a 100.000 spettatori, gli ungheresi vinsero 6-3, infrangendo il mito della presunta superiorità inglese, dovuto anche all'isolamento in cui era chiuso il calcio britannico. La rivincita fu ancora più bruciante per gli inglesi, battuti 7-1 dall'Ungheria, che questa volta giocava in casa.

Anche dopo l'insurrezione del 1956, che di fatto smembrò la nazionale, l'Ungheria seppe mantenersi a discreti livelli, vincendo il titolo olimpico a Tokyo (1964) e a Città del Messico (1968), peraltro favorita dallo status semidilettantistico che escludeva parecchie nazioni, fra cui l'Italia. Subito dopo, tuttavia, iniziò un periodo di declino, contraddistinto dalla continua rotazione degli allenatori alla guida della nazionale, mai più riuscita a tornare ai vertici e neanche a essere protagonista sporadica nelle manifestazioni di cartello.

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