CALCIO - Uruguay

Enciclopedia dello Sport (2002)

calcio - Uruguay

Matteo Dotto

FEDERAZIONE

Denominazione ufficiale: Asociación Uruguaya de Fútbol (AUF)

Anno di fondazione: 1900

Anno di affiliazione FIFA: 1923

NAZIONALE

Colori: celeste-bianco-nero

Prima partita: Buenos Aires, 16 maggio 1901, Selezione Argentina (ufficiosa)-Uruguay, 3-2

Albo d'oro: 2 Campionati del Mondo (1930, 1950), 2 Olimpiadi (1924, 1928), 14 Coppe America (1916, 1917, 1920, 1923, 1924, 1926, 1935, 1942, 1956, 1959, 1967, 1983, 1987, 1995)

Albo d'oro della nazionale giovanile: 7 Campionati sudamericani under 20 (1954, 1958, 1964, 1975, 1977, 1979, 1981)

Giocatore con il maggior numero di presenze: Rodolfo Rodriguez (78)

Giocatore con il maggior numero di gol: Hector Scarone (31)

MOVIMENTO CALCISTICO

Formula del Campionato: 18 squadre; 2 Campionati distinti per stagione: 'Apertura' (da luglio a novembre) e 'Clausura' (da marzo a giugno); le squadre vincitrici si incontrano nella finale con partite di andata e ritorno ed eventuale 'bella'

Club: 1100 società, 2000 squadre.

Giocatori tesserati: 107.873 uomini, 600 donne

Arbitri: 400

Stadi principali: Centenario, Montevideo (73.500 spettatori); Parque Luis Troccoli, Montevideo (30.000); Atilio Paiva Olivera, Rivera (27.000)

Vittorie internazionali dei club: 6 Coppe Intercontinentali (4 Nacional: 1971, 1980, 1988; 3 Peñarol: 1961, 1966, 1982), 8 Coppe Libertadores (5 Peñarol: 1960, 1961, 1966, 1982, 1987; 3 Nacional: 1971, 1980, 1988), 3 Coppe Interamericane (2 Nacional: 1972, 1989; 1 Peñarol: 1969), 1 Recopa Sudamericana (Nacional: 1989)

Campionati nazionali vinti dai club: 47 Peñarol (include CURCC); 38 Nacional; 4 River Plate, Wanderers; 3 Defensor; 1 Bella Vista, Central Español, Danubio, Progreso, Rampla Juniors

Giocatore con il maggior numero di scudetti: Aguirregaray (9)

Giocatore con il maggior numero di vittorie nella classifica cannonieri: Garcia (8 volte)

Giocatore con il maggior numero di presenze: Nestor Goncalves (571)

Giocatore con il maggior numero di gol: Hector Scarone (301)

Il Fútbol uruguayano ha nascita e sviluppo simili a quelli dei 'cugini' e rivali rioplatensi dell'Argentina. Sono gli inglesi a importarlo, inizialmente a livello scolastico: gli esordi avvengono all'interno dell'English High School, scuola diretta da Henry Castle Ayre e con un professore di lingue, William Leslie Pool che, innamorato del nuovo sport, fonda con i suoi allievi la prima squadra di pallone in Uruguay, la Football association poi denominata 'Albion'. Ma rispetto all'Argentina, la partecipazione di calciatori locali è fin dall'inizio più marcata, tanto che l'Albion è quasi esclusivamente composto da giocatori uruguayani. Nato nel quartiere di Punta Carretas, nella zona portuale di Montevideo, l'Albion si trasferisce nel 1899 nel quartiere di Paso Molino, dove viene costruito, con tanto di tribune in legno, il primo stadio di calcio in Sudamerica. Il merito è di Enrique Candido Lichtenberger, ispiratore della Federcalcio locale, l'Uruguay association football league, che vede la luce il 30 marzo 1900.

Separate dal Rio de La Plata ma unite già allora da un efficiente servizio di traghetti, le città di Montevideo e Buenos Aires cominciano, dapprima con sfide informali, in seguito con partite più ufficiali, l'attività internazionale nell'ambito del calcio sudamericano. Nasce così, agli albori del Novecento, la Coppa Lipton, trofeo donato dal magnate britannico del tè, che mette di fronte le rappresentative di Argentina e Uruguay con una data fissa, quella del 15 agosto, festa della Madonna e allora giorno festivo in tutto il Sudamerica. La Coppa Lipton costituisce il precedente immediato della Coppa America che, nel 1916, riunirà tutto il movimento continentale.

A Montevideo, culla esclusiva del fútbol locale, all'Albion si affiancano altre squadre d'estrazione britannica, come la British School, e compagini di altre comunità, come la tedesca Deutscher Fussball Klub Montevideo. A fine secolo nascono le due squadre che monopolizzeranno l'attenzione del pubblico e domineranno incontrastate la scena: il Peñarol (fondato nel 1891 come CURCC, Central Uruguay Railway Cricket Club) e i tradizionali rivali del Nacional (fondato nel 1899). Le due squadre insieme si sono aggiudicate ben 85 titoli nazionali ‒ considerando anche l'era amatoriale dal 1900 al 1931 ‒ lasciando alle altre formazioni del calcio uruguayano soltanto 16 Campionati. Dall'avvento del professionismo (1932) Peñarol e Nacional si sono alternati al vertice della classifica finale, facendo eccezione soltanto sette volte. La sola altra squadra che conti più di un titolo è il Defensor, con tre vittorie (1976, 1986, 1991).

Il piccolo Uruguay dimostra subito di essere all'avanguardia. Il 2 luglio 1916 inaugura, con un secco 4-0 sul Cile, la Coppa America in una partita che fa esplodere la prima polemica: la stampa cilena accusa l'Uruguay di aver utilizzato due professionisti di origine africana, salvo poi chiedere scusa alle autorità riconoscendo l'infondatezza del sospetto, essendo i due calciatori, Isabelino Gradin e Juan Delgado, uruguayani al cento per cento, pur con discendenza africana. È dell'Uruguay la prima Coppa America, come sono dell'Uruguay la prima Olimpiade cui partecipano nel torneo di calcio formazioni sudamericane, e il primo titolo mondiale. Nei Giochi Olimpici di Parigi nel 1924 nasce, a livello internazionale, la leggenda dell'Uruguay, con il suo caratteristico gioco che mescola classe e grinta. Benché la 'Celeste' (come viene chiamata la nazionale) sia una squadra dimezzata, priva dei giocatori del Peñarol, società all'epoca fuoriuscita dall'AUF (Asociación uruguaya de fútbol, nata nel 1920 e attuale massimo organismo calcistico nazionale) per dare vita a una nuova Federazione, le magie del centrocampista di colore José Leandro Andrade, il carisma del capitano Nasazzi, la tecnica di Hector Scarone e i gol di Pedro Petrone (capocannoniere del torneo olimpico, con sei reti) consentono a un piccolo paese come l'Uruguay (allora di appena un milione di abitanti) di conquistare il prestigioso titolo olimpico. In quell'occasione, l'Uruguay si distinse già dalla prima partita vincendo 7-0 sulla Iugoslavia, che aveva probabilmente sottovalutato l'impegno necessario per affrontare gli avversari.

Il dominio del calcio rioplatense si rinnova puntuale in altri due importanti tornei internazionali: l'Olimpiade del 1928 ad Amsterdam (vittoria dell'Uruguay sull'Argentina per 2-1 nella seconda finale dopo l'1-1 della prima) e la prima edizione del Mondiale nel 1930 (4-2 nella finale contro l'Argentina). L'idea dell'Uruguay superpotenza del calcio è confermata dalla costruzione dello Stadio Centenario, un vero gioiello per l'epoca, primo impianto per il calcio al mondo costruito interamente in cemento, con tribune capaci di contenere più di 70.000 persone. L'inaugurazione dello stadio ha luogo il 18 luglio 1930.

Poco tempo dopo, nel 1932, sulla scorta della svolta argentina, anche in Uruguay il calcio diventa una professione. Proprio negli anni Trenta comincia il flusso migratorio dei suoi campioni verso l'Italia: Petrone va alla Fiorentina, Scarone è acquistato dall'Inter e poi dal Palermo e, successivamente, Andreolo gioca nel Bologna, nel Napoli e, soprattutto, nella squadra azzurra vincitrice del Mondiale nel 1938. Questi calciatori sono gli 'apri-pista' per l'arrivo, nel calcio italiano degli anni Cinquanta, di giocatori del calibro di Ghiggia e Schiaffino, a lungo idoli di Roma e Milan, e protagonisti della sorprendente vittoria uruguayana nel Mondiale del 1950, quando la 'Celeste', assente nelle edizioni europee del 1934 e del 1938, decide di ripresentarsi al via in un Campionato del Mondo. In Brasile e proprio contro il Brasile, nell'ultima e decisiva partita, l'Uruguay compie il miracolo ribaltando lo svantaggio (gol brasiliano di Friaça) con le reti di Schiaffino e Ghiggia. L'impresa, denominata Maracanazo perché ottenuta nel mitico stadio Maracaná di Rio, appena inaugurato, rimane una delle più eclatanti nella storia del calcio.

A livello di nazionale, da allora, l'Uruguay rimarrà indietro nel confronto con l'Europa e con le altre due importanti scuole del Sudamerica, Argentina e Brasile. Riesce a guadagnare due quarti posti nel 1954 e nel 1970, prima di entrare in una crisi totale. Nel corso di trent'anni riesce a qualificarsi per la fase finale dei Mondiali solo nel 1986 e nel 1990, senza peraltro superare gli ottavi di finale. Va meglio a livello continentale, con la 'Celeste' che in ogni decade riesce a ottenere almeno un successo, portando a 14 (record a pari merito con l'Argentina) il numero totale delle vittorie in Coppa America. Ai Mondiali 2002 l'Uruguay, qualificatosi prevalendo nel doppio spareggio con l'Australia, è stato eliminato al primo turno.

A livello di club è il Peñarol a vincere nel 1960 la prima edizione della Coppa Libertadores e a portare per la prima volta in Sudamerica l'Intercontinentale: ci riesce nel 1961, al secondo tentativo, dopo la sconfitta dell'anno precedente contro il grande Real Madrid, superando nella 'bella' il Benfica. In un calcio tradizionalmente da esportazione, fa la fortuna di quel Peñarol l'attaccante di colore ecuadoregno, Alberto Spencer, così come, dieci anni dopo, i gol di un altro straniero, l'argentino Luis Artime, trascineranno il Nacional alla doppia conquista delle Coppe Libertadores e Intercontinentale, nel biennio 1970-71.

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