CALCIO

Enciclopedia Italiana - I Appendice (1938)

CALCIO (VIII, p. 338)

Mario ZAPPA
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IL Football Association (p. 339). - La circonferenza del pallone regolamentare deve essere non maggiore di m. 0,711, né minore di m. 0,685; il peso fra gr. 453 e gr 396. Nella rimessa in giuoco delle linee laterali, secondo il nuovo regolamento tecnico, se il giocatore commette un fallo nell'effettuare la rimessa, l'arbitro concede la rimessa a un giocatore della squadra avversaria.

(p. 340). - Concesso un calcio di rigore, il portiere, sempre secondo il nuovo regolamento, deve rimanere immobile sinché il giocatore che effettua il tiro non abbia giocato la palla.

I calci di rinvio e i calci liberi battuti dalla squadra difendente nella propria area di rigore devono, secondo il nuovo regolamento, mandare direttamente la palla oltre le linee delimitanti l'area stessa contravvenendo a questa regola, il tiro verrà fatto ripetere.

Per cinque anni consecutivi (dal 1931 al 1935) il campionato italiano è stato vinto dalla Juventus di Torino; nel 1936 e nel 1937 dal Bologna; nel 1938 dall'Ambrosiana di Milano.

Il giuoco in italia. - Ebbe la sua prima divulgazione intorno al 1887 per iniziativa di un ristretto numero di appassionati in Torino, dove giocavano due squadre, una formata da stranieri e l'altra da nobili. Quasi contemporaneamente si formava a Genova un nucleo di giocatori di nazionalità inglese e nel 1893 sorgeva da tale nucleo il "Genoa" tuttora vivente col nome di "Genova 1893", mentre delle originarie formazioni torinesi, attraverso fusioni e trasformazioni, può considerarsi erede il "Torino" attuale. Successivamente, sempre per iniziativa di stranieri residenti nelle maggiori città dell'Italia settentrionale, sorsero altre squadre che ebbero vita duratura, mentre iniziative similari sorte a Napoli, Palermo e Livorno non lasciarono tracce sensibili.

Il giuoco, sia pure con qualche deviazione dal regolamento tecnico inglese, entrò presto nei programmi sportivi delle società ginnastiche che diffusero il calcio fra l'elemento prettamente italiano.

Si trattava peraltro di attività limitata, che dava luogo a manifestazioni sporadiche e di scarsa importanza. Né il sorgere della Federazione nel 1898, per iniziativa delle società di Torino, diede grande impulso all'attività calcistica. Il campionato, disputato per la prima volta quell'anno), fu un semplice torneo a quattro squadre (tre di Torino e una di Genova sbrigato in un solo giorno. Il "Genoa" conquistò così il suo primo titolo di campione, confermandolo nelle due annate successive.

Si svolgevano pure i concorsi annuali di calcio promossi dalla Federazione ginnastica, che continuarono fino al 1907 e che erano riservati ai giocatori italiani, mentre i campionati federali consentivano la partecipazione di giocatori stranieri. Sorgeva intanto, col dualismo delle squadre concittadine (Genoa-Andrea Doria; Torino-Juventus; Milan-U. S. Milanese) e con l'affermazione delle squadre di provincia (Alessandria, Sampierdarena, Pro Vercelli, Casale, Novara), quel fiero spirito di emulazione che è inscindibile dalla pratica del calcio e che costituisce il migliore ausilio alla sua diffusione.

Nel 1910 si aveva il primo esperimento di campionato a girone unico con la partecipazione di nove squadre. Nello stesso anno si iniziava l'attività della squadra nazionale italiana, che vinceva il suo primo incontro con la Francia. Nel 1912 l'Italia partecipava per la prima volta a un torneo olimpico di calcio (Stoccolma).

La Federazione intanto aveva una vita movimentata per la difficoltà di seguire il rapido sviluppo di numero e di attività delle societä federate con gli scarsi mezzi a disposizione e per i conflitti provocati da divergenze tecniche o anche da rivalità regionali. La sede passava da Torino a Milano nel 1905 e ritornava a Torino nel 1911. Più ardua si faceva la vita dell'ente federale nell'immediato dopoguerra, quando si acuì il contrasto fra le poche squadre che disponevano di mezzi e di perfetta attrezzatura tecnica e la numerosa schiera delle società minori, forti dei diritti acquisiti e della loro preponderanza elettorale. Le prime volevano un campionato ristretto di grande importanza tecnica e spettacolare, per coprire con gl'incassi le ingenti spese d'impianto, le seconde imponevano il campionato aperto a tutti, con gironi eliminatorî regionali. Il contrasto diede luogo a un movimento di secessione. Nel 1922 le maggiori società formarono la Confederazione calcistica italiana e disputarono un loro campionato (vinto dalla Pro Vercelli), mentre la maggioranza delle squadre minori rimase fedele all'ente ufficiale e disputò il campionato della Federazione (vinto dall'U. S. Novese). Nello stesso anno però si giungeva a un componimento in vista soprattutto delle esigenze di carattere internazionale. L'organizzazione del calcio tornava ad essere unica, con sede a Torino. Occorreva però sottrarla alle vicende aleatorie e talvolta tumultuose delle assemblee elettorali. L'adeguamento dell'organizzazione calcistica all'assetto generale politico italiano avvenne nel 1926 per intervento del Comitato olimpico nazionale italiano (C.O.N.I.) il quale per alcun tempo governò direttamente e poi riordinò su nuove basi la Federazione italiana giuoco calcio che trasse il suo mandato dall'alto, secondo la concezione fascista. La Federazione ebbe sede in Bologna fino al 1929, nel quale anno passò in Roma come la quasi totalità delle federazioni sportive. Dal 1933 la presidenza è stata assunta dallo stesso segretario del C.O.N.I.

Progresso tecnico e organizzativo insieme con lineare disciplina hanno gradualmente portato il calcio italiano verso il massimo dello sviluppo qualitativo ed oggi lo sforzo dei dirigenti e dei gregarî è inteso a mantenere le posizioni di primato brillantemente conquistate e a diffondere sempre più questo sport fra le masse.

La vastità e l'importanza del movimento calcistico italiano appaiono chiare dai seguenti dati, relativi all'anno 1937:

Grande importanza ha il giuoco del calcio anche nella vita economica della nazione, provocando notevoli spostamenti di giocatori e sostenitori da centro a centro e dando lavoro direttamente o indirettamente a decine di migliaia di persone. I soli incassi delle gare di campionato e delle partite internazionali si aggirano sui venti milioni annui e il gettito della tassa erariale supera i due milioni. Pari somma viene all'incirca corrisposta per indennità di viaggio alle squadre in trasferta e altre seicento mila lire sono assorbite dalle indennità agli arbitri.

Caratteristica dell'ordinamento federale è l'accentramento del potere negli organi dirigenti. Gli organi in sottordine hanno solo compiti esecutivi e ben limitati. Si hanno pertanto:

I. Un direttorio federale, che proviene dalla nomina del presidente e che si aduna volta a volta a Roma presso la propria sede; un segretario permanente sbriga le pratiche secondo le direttive del presidente e del direttorio federale, cui sono sottoposti:

II. Il direttorio divisioni superiori che è l'ente al quale il direttorio federale affida l'ordinamento dei campionati delle tre divisioni nazionali. Esso regola i movimenti delle squadre più che la vita delle società: è anzi questa la peculiare caratteristica dell'ente.

III. I Direttorî di zona, che ordinano i campionati ed esercitano in genere il potere nei confronti delle società di 1ª, 2ª e 3ª divisione e di quelle delle divisioni superiori per quanto concerne le squadre minori o le squadre ragazzi.

IV. Il Comitato italiano tecnico arbitrale (C.I.T.A.) è un ente con funzioni d'ordine tecnico; regola l'attività arbitrale in quanto provvede all'istruzione, alla nomina, al perfezionamento degli arbitri, dispone circa le designazioni a dirigere le partite, provvede a risolvere tutte le questioni che insorgono nell'applicazione del regolamento tecnico del giuoco.

Un istituto tipicamente italiano è quello del commissario di campo, che può essere inviato dal direttoiio federale a sorvegliare l'andamento di taluni incontri, per vigilare sul contegno del pubblico e sulle scorrettezze eventualmente commesse da giocatori e non viste dall'arbitro.

V. La sezione autonoma propaganda U.L.I.C. proviene dall'Unione libera italiana calcio: fu inquadrata (1926) nella F.I.G.C., in seguito a decisione del C.O.N.I. Ha per scopo la propaganda del giuoco fra il popolo. Conserva una certa autonomia e impone, diversamente che per il passato, varî obblighi (tra cui il tesseramento) ai proprî associati.

VI. Un collegio di sindaci con poteri di controllo sui conti generali e particolari della Federazione e degli enti sottoposti.

VII. Un commissario unico o un'eventuale commissione tecnica per la formazione delle squadre rappresentative destinate agli incontri internazionali.

VIII. Un comitato allenatori federali.

IX. Un corpo di ispettori federali.

Ordinamento dei campionati. - L'attività principale delle società calcistiche è orientata verso la disputa del campionato italiano. Il titolo di campione si conquista attraverso un lungo torneo, regolato in modo che ogni squadra possa sostenere contro ciascuna delle avversarie il duplice confronto sul proprio campo e su quello avversario. Vi sono varie divisioni e altrettanti campionati, e vi è un sistema che regola, secondo la classifica conseguita, il passaggio nella categoria superiore o la retrocessione.

Si hanno così:

1. Una divisione nazionale, distinta in tre categorie o "serie":

A, a girone unico (attualmente 16 squadre).

B, a girone unico di 18 squadre.

C, a più gironi, con un massimo di 16 squadre ciascuno, scelte secondo il criterio della vicinanza.

2. Una prima divisione, a carattere regionale, con pluralità di gironi; la promozione alla divisione nazionale C si disputa attraverso questo campionato;

3. Una seconda divisione, con pluralità di gironi;

4. Una terza divisione, pur essa con pluralità di gironi.

5. I campionati della sezione propaganda, a base regionale e distinti in 1ª e 2ª categoria.

La classifica è stabilita in base al punteggio totale, computandosi 2 punti per ogni vittoria e 1 punto per ogni incontro pari. Con l'annata 1938-39 ha riavuto valore, ai fini della classifica, il cosiddetto "quoziente-porte" (ingl. goal average) ottenuto dividendo il totale dei goal segnati per quello dei goal subiti.

Società e giocatori. - Il giuoco del calcio è divenuto, in breve volgere di tempo, da espressione dilettantistica, una manifestazione professionistica che si va sempre meglio sistemando sotto tutti gli aspetti. Numerose, varie e assai importanti sono le conseguenze di questa evoluzione. In primo luogo si è spostata la sede principale della vita calcistica italiana dalle città di provincia alle città maggiori, che sole potevano dare vita ai grandi spettacoli. In secondo luogo le grandi società si avviano gradatamente a darsi una costituzione del tutto simile a quella delle comuni società commerciali, benché il fine precipuo della società calcistica racchiuda pur sempre motivi più elevati e più nobili che non quelli del solo lucro sociale.

Egualmente verso il professionismo ha dovuto volgersi il giocatore di primo piano cui gli obblighi di allenamento non consentirebbero una vasta attività economica complementare. In Italia ci si è attenuti al sistema, che è apparso assai pratico e utile sotto l'aspetto sportivo, di non fare distinzione fra giocatori dilettanti e professionisti. Questi ultimi sono tuttavia controllati dalle gerarchie calcistiche e protetti anche nei loro diritti per ciò che riguarda i contratti che li legano alle società.

La legislazione calcistica vieta a qualsiasi persona soggetta di adire le comuni vie giudiziarie, e ordina invece di rivolgersi alla Federazione, che amministra con opportune forme (arbitrato) la giustizia, anche in ordine ai rapporti economici nascenti dalla vita calcistica. Essa regola pure i trasferimenti dei giocatori da società a società attraverso la cosiddetta "lista di trasferimento": complesso di norme e di procedure che vincolano in sostanza il giocatore alla società, togliendogli allo scadere del contratto quella libertà di scelta che è propria degl'impiegati con contratto a termine fisso. Insoluta è la questione importantissima delle misure di previdenza sociale a favore di questa categoria di lavoratori; l'argomento è tuttora oggetto di studio.

Del tutto analoga a quella dei giocatori professionisti è la posizione giuridica degli allenatori. Questi ultimi non hanno però il vincolo che impedisca o limiti la libertà di trasferimento allo scadere dei contratti. Contro la tendenza di molte società ad arruolare allenatori stranieri (specialmente austriaci, inglesi e ungheresi) si è manifestata in questi ultimi anni una reazione; la F.I.G.C. ha anzi istituito nel 1932-1933, a Roma, una speciale scuola, provvedendo anche al collocamento dei diplomati presso le società, e alcuni di essi curano già squadre che disputano il campionato della divisione nazionale A.

Organizzazione internazionale. - L'Inghilterra, con le sue federazioni (Irlanda del Nord, Inghilterra, Galles, Scozia), ha un ordinamento autonomo. Le altre nazioni, attraverso le rispettive associazioni, sono unite invece nella Fédération internationale du foot-ball association (F.I.F.A.), alla quale sono affiliate oltre cinquanta federazioni nazionali, distribuite su tutti i continenti.

La F.I.F.A. regola e controlla le dispute degl'incontri internazionali: dà la possibilità di contatti più frequenti tra le varie associazioni; attutisce gli urti che tra esse a volte possono nascere ed esercita effettivamente una qualche influenza per dirimere le controversie insorte: beninteso, senza esercitare alcun potere assoluto.

L'ente internazionale ha per principio il riconoscimento d'una sola federazione per ogni nazione.

Importante, dal punto di vista internazionale, l'obbligo d'osservanza delle stesse regole circa lo svolgimento tecnico del giuoco. La F.I.F.A. non ha nel suo seno una speciale commissione tecnica: essa si riferisce invece al tradizionale consiglio dell'International Board, che ha funzioni squisitamente tecniche ed è l'unico autorizzato ad apportare modifiche alle regole del giuoco. Lo costituiscono due rappresentanti di ciascuna delle quattro federazioni britanniche e due rappresentanti della F.I.F.A.

Attività internazionale. - Le società aderenti alle varie federazioni possono giocare partite internazionali. Tali incontri, costituiscono gran parte dell'attività calcistica di alcuni paesi (p. es., Ungheria), ma sono poco popolari in Italia.

Vi sono poi le partite più propriamente internazionali, disputate da squadre formate dai migliori giocatori di una nazione.

In Italia, come altrove, le partite internazionali dànno luogo a manifestazioni importantissime. Da alcuni anni, oltre a incontri disputati da squadre rappresentative regionali, è invalso l'uso di costituire due squadre nazionali, designate rispettivamente come A e B.

Le due tabelle seguenti si riferiscono agli incontri sostenuti a tutto maggio 1938 dalla squadra nazionale italiana.

Le principali competizioni internazionali. - La Coppa del Mondo. - La F.I.F.A. indice ogni quattro anni questa competizione, istituita a integrazione delle gare olimpiche alle quali sono ammessi soltanto giocatori dilettanti, affidandone l'organizzazione a quelli fra i paesi affiliati che ne facciano domanda. Il primo campionato del mondo venne organizzato dall'Uruguav a Montevideo nel 1930 (squadra vincente: Uruguay); il secondo dall'Italia nel 1934 (squadra vincente: Italia); il terzo dalla Francia nel 1938. Squadra vincente: Italia, che eliminò successivamente Norvegia (2-i nei tempi supplementari), Francia (3-1), Brasile (2-1) e Ungheria (4-2) nella finale giocatasi a Parigi il 19 giugno.

La coppa sarà aggiudicata alla nazione che l'avrà vinta per tre volte.

Le Olimpiadi. - A cominciare dall'Olimpiade del 1908 (IV, Londra) vennero integrati i giuochi con un torneo di calcio che ebbe carattere ufficialmente olimpico fino al 1920 (VII, Anversa). Poi la pregiudiziale dilettantistica ridusse il torneo di calcio a pura funzione complementare dei giuochi olimpici. L'importanza tecnica della competizione e il fascino della popolarità lo rendono però sempre gradito agli organizzatori.

Il torneo olimpico viene disputato con la formula dell'elininazione semplice. Ecco le nazioni vincenti dei tornei finora disputati:

La Coppa internazionale. - Fu istituita nel 1927 e venne disputata tra le squadre rappresentative di Austria, Cecoslovacchia, Italia, Svizzera e Ungheria. La prima coppa è stata aggiudicata all'Italia che ha vinto il primo e il terzo torneo, mentre il secondo torneo era stato vinto dall'Austria. L'Italia stessa ha posto in palio una seconda coppa internazionale, per la quale sta svolgendosi (giugno 1938) il primo torneo.

La coppa verrà aggiudicata alla nazione che l'avrà vinta due volte anche non consecutive e quand'anche fosse prima classificata ex aequo con altra nazione.

La coppa dell'Europa centrale. - Venne istituita nel marzo 1927 e disputata dalle due squadre meglio classificate nei campionati d'Austria, Cecoslovacchia, Iugoslavia e Ungheria. Le squadre italiane vennero incluse a partire dal 1929 in sostituzione delle squadre iugoslave. Nel 1934 e nel 1935 le squadre partecipanti furono quattro per nazione. Nel 1936 vennero ammesse alla competizione anche squadre svizzere e nel 1937 squadre svizzere e iugoslave.

Col 1938, avendo la Svizzera rinunciato, ed essendosi fusa l'Austria con la Germania, vennero ammesse in sostituzione due squadre romene e due iugoslave, mentre Cecoslovacchia, Italia e Ungheria partecipano con quattro squadre ciascuna.

Il torneo si disputa ad eliminazione diretta, con partite di andata e ritorno e con classifica per somma di reti segnate; in caso di parità si giuoca una terza partita. La coppa verrà assegnata alla squadra che l'avrà vinta per tre volte anche non consecutive.

I tornei finora disputati vennero vinti:

2 volte da: Bologna (1932 e 1934); Sparta di Praga (1927 e 1935); Austria (1933 e 1936); Ferencváros di Budapest (1928 e 1937);

i volta da: Újpest di Budapest (1929); Rapid di Vienna (1930); First Vienna (1931).

Tecnica del giuoco. - Una squadra per vincere deve segnare un numero di porte (goal) superiore a quello ottenuto dall'avversaria. Questa regola impone un duplice scopo all'azione di una squadra di calcio: quello difensivo di impedire agli avversarî di segnare e quello offensivo di segnare delle porte, mandando la palla entro lo speciale rettangolo difeso dagli avversarî. Nella pratica, difensiva e offensiva si integrano, poiché sono gli stessi reparti arretrati (terzini e mediani) che preparano con la loro manovra le occasioni di segnare ai reparti avanzati (attaccanti), così come questi alleggeriscono il compito dei compagni di difesa, sia tenendo la palla, sia retrocedendo in loro appoggio.

Per riuscire nel complesso giuoco occorrono requisiti atletici, abilità tecnica e doti di intelligenza. Velocità, resistenza e robustezza fisica sono doti basilari del giocatore. La tecnica nel trattare e dominare la palla è requisito da acquistarsi con lungo studio e intenso esercizio. Solo chi è padrone dei proprî mezzi e della propria arte calcistica può poi, in gara, applicare l'intelligenza per superare gli avversarî.

Uno schematico riparto dei compiti fra i componenti di una squadra di calcio assegna al portiere la funzione di fermare i palloni diretti alla sua rete, servendosi delle mani e giovandosi delle risorse di colpo d'occhio e d'agilità; ai terzini la funzione di rimandare lontano la palla, appoggiandola di preferenza a un compagno: essi devono avere perciò sicurezza di calcio, senso di posizione e decisione nell'affrontare l'avversario; ai mediani (due laterali e un mediocentro) il doppio giuoco di appoggio all'attacco e di sostegno alla difesa: devono perciò avere grande mobilità e resistenza nonché precisione nei passaggio e nei tiri; agli avanti (un centro, due interni e due ali) la funzione di aprirsi un varco fra i difensori avversarî e di tirare in porta: debbono possedere all'uopo scatto e velocità nonché prontezza di decisione, potenza di tiro, padronanza assoluta sulla palla, abilità di finte e astuzia.

Azioni caratteristiche del giuoco. - L'arresto del pallone (stop) costituisce l'indispensabile azione iniziale per avere il pallone pronto a ricevere un nuovo movimento. Può essere praticato: a) di piede o di gamba: se la palla giunge raso terra, verrà fermata opponendole il piede di lato, oppure premendola contro il terreno con la suola della scarpa; se la palla viene dall'alto, la si schiaccerà energicamente al suolo con la pianta del piede nel momento preciso che essa tocca terra; la palla può anche essere smorzata ricevendola sulla gamba tesa o piegata, oppure sul collo del piede; b) di petto o di fianco: opponendo alla palla che giunge a mezz'altezza il corpo arcuato in senso concavo; c) di testa, smorzando con elastico movimento del collo l'impulso della palla così che cada a terra vicino al giocatore.

Il passaggio è l'azione di mandare la palla ad un compagno meglio situato per giocarla, sia nell'offensiva sia nella difensiva. Normalmente si cerca di eseguire il passaggio in avanti per guadagnare terreno e tempo, ma lo si può utilmente eseguire anche in linea o all'indietro. Il passaggio può essere effettuato raso terra ed è il più rapido, a mezza altezza, altrettanto rapido ma difficile da arrestare, a parabola ed è il più lento, anche se in compenso si sottrae al pericolo di essere intercettato da un avversario. Generalmente il passaggio si eseguisce con l'interno del piede (sicurezza di direzione), ma anche con l'esterno e persino col tacco; per i lunghi passaggi serve il collo del piede (maggior forza). Normalmente, prima di effettuare un passaggio, si arresta la palla; ma la si può anche battere di prima se essa viene raso terra, al volo se scende dall'alto, di mezzo volo colpendo la palla nel momento preciso che tocca terra, utilizzando così la forza del rimbalzo.

Il rimando a volo è il tipico rinvio della palla operato dal terzino o dal portiere; dev'essere battuto col collo del piede. Particolari colpi del giuoco a palla volante sono: la rovesciata, che si effettua voltando la schiena alla direzione nella quale si vuole mandare la palla e colpendo questa col collo del piede a gamba molto alzata; il colpo dall'indietro all'avanti, che si effettua sulla palla che già abbia sorpassato il giocatore, spingendo indietro la gamba ripiegata e colpendo con l'esterno del piede e con movimento rotatorio (circa un quarto di cerchio) laterale e dal basso in alto.

Il tiro in porta (shot) è la conclusione logica e indispensabile di ogni manovra offensiva. Deve essere forte per prevenire l'intervento dei difensori e piazzato, cioè diretto verso un punto della porta non facilmente raggiungibile dal portiere. Il tiro può essere vibrato: a) col dorso e il collo del piede (forte, ma non sempre sicuro nella direzione); b) con l'esterno e il collo del piede, detto anche tiro all'ungherese (violento ed efficacissimo); c) con l'interno del piede (assai preciso ma meno forte).

Per ottenere che il pallone si mantenga basso e non voli sopra la porta, il tiro dovrà essere vibrato con la gamba piegata al ginocchio; per dare forza al tiro, il piede dovrà essere rigido ed in estensione (punta in giù). Con palla a terra o raso terra si sferra il colpo, dopo aver portato il piede che sostiene il corpo all'altezza della palla, facendo contemporaneamente un energico movimento del corpo dall'avanti all'indietro. Il traversone (cross) è il particolare colpo dell'ala che fa spiovere la palla verso il centro del campo (centrata). Si eseguisce in piena corsa o da fermo, con pallone a terra o, meglio, saltellante a terra; la centrata al volo è efficacissima ma troppo difficile da dosare e dirigere. Il calcio d'angolo è un particolare traversone.

Nel giuoco di testa, la testa serve a battere la palla con la fronte o con la regione parietale, tanto per effettuare un passaggio che un tiro a rete e persino (più raramente) l'arresto. Il colpo di testa deve essere dato dall'alto in basso, saltando, per evitare che la palla si alzi troppo. Il colpo di testa più forte ed efficace si ottiene battendo con la fronte, accompagnando il movimento con tutto il corpo e con un energico scatto del collo.

Condurre la palla (dribbling): è l'azione del correre controllando la palla con leggieri colpi di piede, scartando gli avversarî che tentano di opporsi all'avanzata o di togliere la palla.

La finta consiste nell'accennare un movimento (alzando una gamba o anche solo spostando il corpo) che poi non si conduce a termine, eseguendo invece tutt'altra mossa. È la più efficace delle manovre tattiche individuali attualmente in uso.

La tattica (tecnica collettiva). - Si tratta del sistema adottato da una squadra per raggiungere gli scopi del giuoco, cioè non subire porte e segnarne all'avversario. Alcune squadre si orientano sulla difensiva, altre sull'offensiva. Nella pratica i due sistemi si integrano a vicenda.

Principio fondamentale del calcio è che si tratta di giuoco collettivo, e che pertanto ogni giocatore deve anzitutto collegare la sua azione a quella dei compagni (affiatamento) e non insistere nel tenere la palla, salvo particolarissimi casi. Il giuoco a passaggi è infatti più veloce, perché la palla vola mentre il giocatore corre.

I due sistemi primitivi di giuoco erano: a passaggi lunghi (sistema inglese) e a passaggi brevi (sistema scozzese). Gl'Inglesi avevano anche il sistema del calcio a seguire (kick and rush) che astraeva dalla precisione del passaggio, contando sull'efficacia dei larghi spostamenti di giuoco e sulla velocità dei compagni di squadra.

Altro criterio fondamentale del giuoco è che ogni uomo abbia il controllo di un avversario (man for man). Solo dopo aver superato l'opposizione del diretto avversario sarà possibile giocare la palla. Acquista così importanza la distribuzione degli uomini sul terreno di giuoco. Fino al 1925 ha avuto grande credito lo schieramento a M; dopo - per la modificazione della regola del fuori giuoco (due avversarî anziché tre) - lo schieramento tipico divenne quello a W. Particolarmente interessante lo schieramento dal famoso Club Arsenal di Londra.

Nello schieramento a M, i terzini avevano il compito principale di controllare gli avversarî e si mantenevano uno avanzato rispetto all'altro per sfruttare al massimo la possibilità di mettere fuori giuoco gli opposti attaccanti. I mediani laterali controllavano le ali e si mantenevano arretrati rispetto al medio centro che controllava l'opposto centrattacco. Gli avanti si schieravano su una linea concava con le ali molto avanzate e il centro arretrato. Questo distribuiva il giuoco sul fronte d'attacco, le ali centravano secondo il metodo classico e le mezze ali avevano il compito principale di risolvere col tiro a rete.

Nello schieramento a W, oggi quasi universalmente adottato, i terzini si sono dislocati verso i lati del campo, controllando particolarmente le ali avversarie, il mediocentro è arretrato a coprire il vuoto lasciato dai terzini al centro del terreno, i mediani laterali si oppongono in modo principale agli interni della squadra opposta e la linea degli avanti si è come sdoppiata: gl'interni formano una linea intermedia arretrata di manovra e collegamento mentre il centrattacco e le ali, che vengono a trovarsi in posizione avanzata, hanno principalmente il compito di risolvere l'azione col tiro in porta.

In Italia si è però alquanto restii a spostare i terzini sulle ali e si preferisce far controllare le ali dai mediani laterali, consentendo ai terzini maggior libertà d'avanzare e ai proprî interni larga autonomia di posizione e di movimento.

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