CALEPIO, Ambrogio, detto il Calepino

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 16 (1973)

CALEPIO, Ambrogio, detto il Calepino

GG. Soldi Rondinini-T. De Mauro

Figlio naturale del conte Trussardo, primo feudatario della Val Calepio, nacque probabilmente intorno al 1435 e fu battezzato con il nome di Giacomo. Legittimato dal padre insieme col fratello Marco, come appare dal testamento che Trussardo stese nel 1452, entrò col nome di Ambrogio nell'Ordine degli eremitani agostiniani nel 1458, seguendo una abitudine assai comune per i cadetti delle famiglie nobili. Novizio a Milano nel convento dell'Incoronata, passò poi due anni a Mantova (1461-62); fu a Cremona nel 1463 e a Brescia nel 1464-65, e di nuovo a Cremona nel 1466, dove fu ordinato sacerdote. Ritornato a Bergamo, si dedicò intensamente allo studio: qui compose il Dictionarium latinum, pubblicato poi nel 1502dallo stampatore reggiano Dionigi Bertocchi.

Il contratto per la prima edizione dell'opera fu steso il 5 giugno 1498 a Bergamo, nel convento di S. Agostino, dove il C. era frate. La famiglia dei conti Calepio, evidentemente interessata ad un lavoro che le avrebbe recato lustro, s'interessò direttamente all'impresa. Infatti Andrea, figlio di Nicolino e nipote del C., s'impegnò a pagare al Bertocchi la somma di 160 ducati d'oro, in cinque rate, quale contributo alle spese, trattenendo per sé il ricavato della vendita di metà della tiratura, prevista in 1.600 copie (l'altra metà sarebbe andata allo stampatore). Questi avrebbe dovuto però trasferire i suoi torchi a Bergamo, perché la composizione e la stampa avvenissero sotto il controllo dell'autore. Tra i testimoni all'atto vi è un altro dei Calepio, Bartolomeo, canonico della cattedrale di Bergamo e "doctor decretorum", evidentemente presente in qualità di legale.

Della vita del C.non si hanno, dopo questa, altre notizie: nessun documento che lo riguardi esiste nell'archivio della famiglia, e ciò è abbastanza naturale, data la sua origine non legittima e la sua vita ritirata. La morte può essere collocata, sulla base di una lettera (Arch. della proc. generale dell'Ordine in S. Maria del Popoloa Roma), tra la fine del 1509e l'inizio del 1510.Infatti, nel documento, che reca la data del 31 genn. 1510padre Giovan Gabriele da Martinengo, scrivendo all'allora procuratore generale Giovan Benedetto da Ferrara, chiede che si preghi per l'anima di frate Ambrogio, da poco scomparso.

Il dizionario latino del C. apparve a stampa nel 1502col titolo: Ambrosii Calepini Bergomatis Dictionarium, impressum Regii Longobardiae: industria presbyteri Dionisii Bertochi impressoris. An. MDII (in folio, senza numerazione di pagine). L'autore vi aveva lavorato almeno dagli anni immediatamente anteriori al 1487, data cui risale un primo abbozzo manoscritto autografo del futuro dizionario. La stampa, molto trascurata, e lo stesso successo dell'opera (che tra il 1502 e il 1509ebbe nove edizioni) indussero il C. a correggere e rifare il lavoro. Il rifacimento era pronto nel 1509, quando il C. morì. Mentre il Dictionarium continuava a esser ristampato, anche fuori di Italia (15 altre edizioni tra il 1509 e il 1520), i fratidel convento di S. Agostino di Bergamo, in possesso dei quali era rimasto il manoscritto corretto, trattavano per una nuova stampa, che si ebbe a Venezia nel 1520 presso lo stampatore Bernardino Benaglio, sotto il titolo: Ambrosius Calepinus Bergomensis, dictionum Latinarum, et Graecarum interpres perspicacissimus, omniumque vocabulorum insertor acutissimus (seguono la data, 10 marzo 1520, e altre indicazioni; anche questa edizione fu in folio). Secondo Agostino Salvioni, "questa edizione… deve essere tenuta l'unica, la genuina, ed originale, sulla quale il Calepio vuol essere giudicato".

Negli anni posteriori alla prima edizione, il C. lavorò anche a un vocabolario latino-italiano, restato manoscritto.

La fonte materiale e ideale del dizionario del C. è data dalla Cornucopia di Nicolò Perotto e dalle Eleganze di Lorenzo Valla. Col Perotto e col Valla il C. condivide il proposito di porre fine al gergo delle scuole, di restaurare la latinità classica. Il dizionario intende offrirsi come guida a chi intenda risalire, oltre l'età di mezzo, alla classicità.

La latinità del C. si estende da Plauto a Tacito, ai grammatici e, scavalcando il latino tardo e medievale, al latino umanistico, di Valla e Perotto, citati come auctores accanto ai classici. Non ci troviamo dinanzi a un lessico, nel senso moderno del termine, ma piuttosto dinanzi a una mescolanza di lessico ed enciclopedia antiquaria (e non solo): questa appare perché il dizionario include un onomastico (antroponimi, toponimi ecc.), ed anche perché in voci propriamente lessicali sono altresì frequenti le digressioni di tipo enciclopedico (per es., s.v. pingo è accennata una storia della pittura antica e quattrocentesca).

L'opera ebbe traduzioni in italiano (nel 1533, a Venezia, apparve quella di Lucio Minerbi), ma soprattutto rifacimenti e adattamenti bi e plurilingui, che aggiungevano, accanto al lemma latino, i corrispondenti greci, ebraici (raramente) e dei vari "volgari" europei. Un più sistematico Calepinus septem linguarum (latino, greco, ebraico, italiano, tedesco, francese, spagnolo) fu redatto nel Settecento da I. Facciolati, maestro del Forcellini.

Bibl.: A. Salvioni, Di A. C. e del suo Dizionario, Bergamo 1839; T. Verani, Continuazione del Nuovo giornale de' letterati d'Italia, Modena s.d., XXVI, pp. 138 ss.; G. Zambetti, La Val Calepio illustrata, Bergamo 1905, p. 80; A. Mazzi, A. C. Alcuni appunti bibliografici. Il contratto per la prima edizione del "Dictionarium", in Bergomum, I(1907), pp. 3-14; C. A. Notizie, in L'eco di Bergamo, 29-30 dic. 1911; 3-4 genn. 1912; Un importante articolo sul C., ibid., 3-4 genn. 1952 (non firmato, ma forse ne è autore l'allora bibliotecario della Civica, mons. Giuseppe Locatelli); Calepinus Ambrosius (I "Calepini"), in Bibl. dell'"Archivum Romanicum", s. 1, LVIII (1959), pp. 93-120; A. Tiraboschi, Ilconvento di S. Agostino in Bergamo e Ambrogio da Calepio, in Scritti inediti, Bergamo 1969, pp. 44-53; L. Castegnaro, A. C. (Fu un bergamasco l'autore del bestseller del sec. XVI?), in Scena ill., 8 ag. 1969.

CATEGORIE
TAG

Latino umanistico

Età di mezzo

Agostiniani

Mantova

Brescia