CALZI, Achille, junior

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 17 (1974)

CALZI, Achille, junior

Ennio Golfieri

Consanguineo dell'omonimoincisore ottocentesco, nacque in Faenza da Giuseppe e da Angelina Magni il 4 sett. 1873.

Il padre Giuseppe (1846-1908) fu un modesto decoratore, più artigiano che artista, che dedicò la sua vita alla pittura su ceramica e, in parte, alla pittura a tempera di soffitti imitando i modi dei fratelli Liverani, in modo particolare di Romolo, di cui era allievo, come dimostrano anche piccole vedute romantiche dipinte a tempera su carta o su tela.

Cresciuto in questo ambiente tradizionale, il C. conservò il culto dell'artigianato e delle arti applicate, dedicando molto della sua attività alla progettazione e direzione di lavori in legno, in ceramica o in ferro. Uscito dalla locale scuola d'arte e mestieri diretta da A. Berti, nel 1890 s'iscrisse ai corsi dell'istituto di Belle Arti di Firenze e là conseguì l'abilitazione all'insegnamento del disegno nel luglio del 1896. Tornato a Faenza, fu per qualche anno assistente del Berti nella scuola locale, poi, su concorso, fu dichiarato idoneo all'insegnamento nelle scuole d'arte e mestieri e nelle scuole d'arte applicata all'industria (1898). Con questi titoli, ebbe una cattedra nella scuola d'arte e mestieri di Potenza dal 1900 al 1904 quando, per nostalgia, ritornò a Faenza. Il 5 apr. 1906 venne nominato successore di T. Dal Pozzo nella direzione della Pinacoteca e nello stesso anno partecipò al concorso per la cattedra del disegno d'ornato, lasciata dal Berti. Contro le aspettative venne preferito A. Montevecchi, classificato con lui a pari merito, e solo nel 1908, rifatto il concorso, il C. ottenne la sospirata cattedra, che tenne fino alla morte assieme alla direzione della scuola e a quella della Pinacoteca.

Il C. ebbe anche, dal 1906 al 1909, la direzione artistica delle Fabbriche ceramiche riunite di Faenza, progettò e diresse lavori di ebanisteria e ferro battuto per le principali botteghe faentine e tenne aperto lo studio di pittura e decorazione. Principali lavori eseguiti: grande ritratto a pastello del Bambino A. Verzelloni (1898), decorazione di una sala della Riunione cittadina (1899), mobili e ceramiche premiati all'Esposizione ravennate del 1906, frontespizio su ceramica dipinta per l'ingresso del nuovo caffé Orfeo (1906), grande composizione a olio per l'Esposizione d'arte di Milano (1906), grande porta in ferro battuto con vetri, realizzata dal Matteucci, per il direttore dello zuccherificio di Massalombarda (1907), progetto e decorazione della tribuna del padiglione delle scienze per la Esposizione torricelliana dell'anno 1908, progetto della facciata del nuovo stabilimento della Ebanisteria cooperativa Casalini (1908), progetto e direzione dell'"Angolo di Faenza antica" con bottega della lavorazione delle antiche maioliche nella sezione etnografica dell'Esposizione di Roma del 1911, due grandi ritratti di A. Oriani per la Riunione cittadina di Faenza e per il Cardello, eseguiti fra il 1913 e il 1915, quattro fantasie simboliche a tempera tratte da Les fleurs du mal di Baudelaire (1913), progetto della lapide funeraria del prof. A. Berti nel pronao del cimitero comunale di Faenza (con la collaborazione, per la plastica, di D. Rambelli ed E. Drei, 1914), grande tela a olio per la cappella della Madonna di Lourdes in S. Maria Nuova (1914 circa). Durante la prima guerra mondiale il C. si fece promotore e organizzatore di manifestazioni artistiche e culturali di beneficenza a favore dei comitati della resistenza civile; a questo scopo organizzò nel 1915 una grande Esposizione nazionale d'arte, dove, con opere di molti dei principali artisti del tempo (c'era la prima versione de La Guerra di G. Previati), presentò sette suoi lavori a olio, tempera e carboncino. Per più di un anno espose settimanalmente sotto i portici di Faenza, di fronte al caffè Orfeo, cartelloni satirici di propaganda nazionalista a sostegno dei combattenti. Dal 1914 fino alla morte tenne aperta una bottega di maioliche in vicolo Borsieri (allora vicolo Roma Nuova), ove ebbe per collaboratori alcuni giovani ceramisti e artisti e, nel 1918, anche il profugo scultore Arturo Martini. Nel 1916 dipinse un forte ritratto a olio del letterato faentino Napoleone Alberghi.

Il C. morì il 19 dic. 1919 per una polmonite contratta sul palcoscenico del teatro comunale di Faenza, mentre preparava le scene per una festa di beneficenza.

La sua arte oscilla fra il naturalismo e il simbolismo. Conobbe ed ebbe familiarità con artisti di notevole levatura, come Pelizza da Volpedo, G. Previati, R. de Ferenzona, P. Mussini, M. Dudovich, A. Martini, e sul piano locale D. Baccarini; dalla loro influenza fu a volte sfiorato, ma ebbe una sua particolare vena satirica e un senso grafico che lo portarono a delineare non solo cartelloni di satira politica ma caricature vere e proprie di una elegante e fine espressività. Fu anche scrittore d'arte, di storia dell'arte e di pedagogia artistica; la seconda parte del volume Faenza nella storia e nell'arte (Faenza 1909), è tutta sua.

Fonti e Bibl.: A. Messeri-A. Calzi, Faenza nella storia e nell'arte, Faenza 1909, pp. 445 s., 496; E. Alberghi, Note sui pittori faentini di maioliche della seconda metà del sec. XIX..., in Faenza, XII (1924), p. 41; G. Roversi, Un caricaturista faentino del periodo dell'intervento, in Rassegna dei combattenti, VIII (1928), 8, pp. 15-19; A. Zecchini, Ilcenacolo Marabini, Faenza 1952, pp. 22, 266; A. Corbara-E. Golfieri, Mostra di A. C. nel cinquantenario della morte, Faenza 1969. Per Giuseppe: Necrol., in Il Lamone, XXV(1908), n. 10; C. Malagola, Memorie stor. sulle maioliche di Faenza, Bologna 1880, pp. 204, 403, 425, 531; A. Messeri-A. Calzi, cit., pp. 441-43, 461, 491, 520; E. Alberghi, cit., p. 41; G. Liverani, La pitt. "ad impasto" su maiol. in Faenza nell'ultimo quarto del sec. XIX, in Rassegna dell'istruzione artistica, V (1934), p. 255; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 422.

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