CORSANEGO, Camillo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 34 (1988)

CORSANEGO, Camillo

Giuseppe Ignesti

Nacque a Genova il 20 marzo 1891, da Niccolò e da Maria Vittoria Martini. L'ambiente familiare, profondamente religioso, segnò fortemente il C., che nello zio paterno, il canonico Lorenzo Corsanego, ebbe la sua prima guida spirituale. Ancora adolescente, egli cominciò a frequentare il mondo cattolico genovese, che fin dagli ultimi decenni dell'Ottocento aveva conosciuto un rigoglioso sviluppo di vita associativa, cui proprio un suo cugino, di molto più anziano, Luigi Corsanego Merli, aveva recato notevole impulso.

Laureatosi in giurisprudenza nel 1913 presso l'università di Genova, volle perfezionare i suoi studi, frequentando sia la Scuola superiore di studi sociali di Lovanio sia i corsi postuniversitari tenuti a Pisa da Giuseppe Toniolo. Dal maggio 1916 cominciò ad esercitare la professione forense.

Durante gli anni di studio il C. partecipò anche alla vita dei locale Fascio universitario cattolico, animato da monsignor V. Casassa e del quale era presidente P. Cappa: ben presto ne divenne l'esponente più attivo, tanto da succedere al Cappa nella presidenza. Fu allora che, per la prima volta, egli svolse incarichi di rilievo nazionale: nel biennio 1912-1913 diresse la rivista Studium, organo della FUCI, la Federazione degli universitari cattolici italiani; e, poco dopo, nel marzo 1915, in occasione del VI congresso nazionale che la stessa Federazione celebrò nel capoluogo ligure, tenne una relazione sul tema: "Per la dignità della cattedra". Nel novembre 1913 fu eletto presidente diocesano della Gioventù cattolica di Genova, incarico che lascerà solo nel 1920 quando passerà alla presidenza regionale ligure dell'associazione.

Partito per il fronte nel 1915, come ufficiale osservatore presso il io reggimento di artiglieria da fortezza, nell'ottobre 1917 il C. fu fatto prigioniero e trasferito in Germania, nel campo di Celle, cittadina a nord est di Hannover, dove rimase internato fino alla fine dei conflitto.

Tornato in patria, nell'estate 1919 riprese ad esercitare la professione di avvocato, alternando ad essa un impegno sempre più intenso nella Gioventù cattolica italiana (GCI), di cui nel 1920 divenne presidente regionale. Membro di diritto del consiglio generale, il 9 sett. 1922, in occasione dell'assemblea nazionale svoltasi a Roma, fu eletto all'unanimità alla presidenza generale, chiamato a succedere, a soli trentun anni, a Paolo Pericoli. Ultimo presidente eletto, resse l'incarico fino al 3 nov. 1928, lasciando al suo successore, Angelo Raffaele Jervolino, un'associazione in pieno sviluppo, che nell'arco degli ultimi sei anni era cresciuta di ben 40.000 iscritti, diramandosi capillarmente per tutta la penisola.

Furono, quelli della sua presidenza, anni particolarmente difficili per l'associazionismo cattolico a causa delle molteplici vessazioni cui fu sottoposto da parte del violento squadrismo delle camicie nere. Il C., coadiuvato da due assistenti ecclesiastici, diversi nella sensibilità pastorale, ma eguali nell'energica difesa dell'apostolato dei laici, quali furono, dapprima monsignor Giandomenico Pini e quindi monsignor Domenico Tardini, seppe con fermezza reggere l'associazione in quei drammatici frangenti, difendendone l'autonomia dalle pressioni clerico-fasciste, che in seno alla stessa gerarchia ecclesiastica e nell'ambito delle stesse strutture associative laicali cattoliche trovavano largo ascolto. La sua iniziativa fu così apertamente diretta a colpire ogni collusione tra laicato cattolico e fascismo e, al tempo stesso, a favorire ogni libera voce cattolica non incline al regime mussoliniano, da far apparire verosimile l'ipotesi che la sua mancata conferma alla guida dell'associazione nel novembre 1928, alla vigilia degli accordi del Laterano, sia stata un prezzo richiesto dal regime stesso per favorire il nuovo clima di distensione che si veniva configurando fra la Chiesa e lo Stato in Italia.

Con l'allontanamento dalla presidenza della GCI il C. non cessò tuttavia il suo impegno nell'apostolato laicale: scrittore prolifico, soprattutto sui temi della morale, dell'educazione e dei diritto familiare; conferenziere dotto ed esperto, dalla ricca e avvincente parola; consigliere prudente e abile avvocato, patrocinante in Cassazione, egli di volta in volta, in ciascuna di queste funzioni, venne incessantemente richiesto dai vari ambienti cattolici della penisola di prestare la sua opera, sempre intelligente e disinteressata. Questa attività non sfuggì alla vigilanza della polizia politica del regime, che nel maggio 1931 lo ammoni e sottopose a sorveglianza speciale, restrizioni che in varie forme permasero di fatto fino alla caduta del fascismo.

Tra la fine del 1942 C i primi mesi del 1943 partecipò agli incontri clandestini che a Roma si tennero al fine di costituire la Democrazia cristiana. Di questo partito fu subito uno degli esponenti più in vista: membro della Consulta nazionale, nel giugno 1946 fu eletto a Roma secondo, dopo il capolista De Gasperi - deputato all'Assemblea costituente. Componente della Commissione del settantacinque, fece parte della prima sottocommissione, delegata a redigere gli articoli della Costituzione relativi ai diritti civili e politici: insieme con Nilde Iotti fu relatore sulle norme riguardanti il diritto di famiglia. Eletto nell'aprile 1948 deputato al primo Parlamento repubblicano, sempre per la circoscrizione di Roma, il C. presiedette per l'intera durata della legislatura la giunta delle elezioni, contribuendo a creare una giurisprudenza, particolarmente in tema di verifica dei poteri, seguita anche dal Senato.

Consigliere e assessore comunale di Roma dal 1947 al 1952, presidente della locale azienda tranviaria STEFER dal 1956 al 1957, vicepresidente della Cassa di risparmio di Roma dal 1960 alla morte, egli fu anche decano degli avvocati concistoriali, promotore di giustizia (pubblico ministero) nel tribunale dello Stato della Città del Vaticano, nonché docente di diritto penale comparato presso la Pontificia Università Lateranense. Accademico di S.Luca, membro corrispondente dell'Istituto di studi romani, fondatore del Centro di studi ciceroniani, svolse fino alla morte un'intensa attività di conferenziere. Quale decano degli avvocati concistoriali fu promotore del concilio ecumenicano Vaticano II: in tale veste assistette alla professione di fede di Giovanni XXIII e di Paolo VI in occasione dell'apertura delle prime due sessioni dell'assise ecumenica.

Il C. morì a Roma il 9 ott. 1963.

Delle opere del C. vanno ricordate: Per la dignità della cattedra, in Atti del VI congresso della FUCI, Genova 1915, pp. 5-18; Il divorzio e l'istituto della famiglia, in Settimane sociali d'Italia. XIII sessione: Genova 1926, Milano 1927, pp. 123-131; La carità attraverso i secoli, Napoli 1930; Contardo Ferrini venerabile, Firenze 1931; Il matrimonio, ibid. 1932; Moralità Professionale dell'avvocato, in La moralità e le professioni, ibid. 1934, pp. 143-155; La repressione romana dell'adulterio, Roma 1936; L'educazione in famiglia, ibid. 1938; Il problema religioso nelle costituzioni moderne, in Costituzione e Costituente, ibid. 1946, pp. 103-113, 259; Tecnica della psicanalisi e tecnica della confessione, in Psicanalisi, Assisi 1951, pp. 152-169; La famiglia cristiana, Roma 1951; Nel XXX della Conciliazione, Assisi 1961; Appunti di diritto penale comparato, Roma 1963.

Innumerevoli gli articoli, soprattutto su i seguenti giornali e periodici: Studium, Gioventù italica, L'Azione giovanile, Giovane Piemonte, L'Armonia, Vita e pensiero, Rivista internaz. di scienze sociali e discipline ausiliarie, L'Assistente ecclesiastico, L'Osservatore romano, Il Popolo, L'Avvenire, Realtà politica, Studi romani.

Fonti e Bibl.: Lettere e documenti del C. sono custoditi a Roma presso la famiglia e presso la Pontificia Università Lateranense, la Libera Università internazionale degli studi sociali e l'Istituto di studi romani, nonché presso l'Archivio Segreto Vaticano, l'Archivio capitolino, l'Archivio centrale dello Stato e quello dell'Istituto Paolo VI di Roma. Si vedano inoltre, i necrologi in L'Osservatore romano, 11 e 16 ott. 1963; Studi romani, XI (1963), n. 5, pp-564 s.; nonché le commemorazioni in Atti parlamentari, Camera dei deputati, Discussioni, IV legislatura, seduta del 17 ott. 1963; L'Osservatore romano, 28 aprile, 8 nov. 1965; 27 luglio 1969; L'Osservatore della domenica, 1° febbr. 1970; Il Cittadino, 11 ott. 1964, 24 sett. 1968, 8 luglio 1969; Atti dell'Accad. naz. di S. Luca, n. s., VIII (1965-66), pp. 5-6; Rogate ergo, aprile 1971, pp. 84-87; Il Popolo, 17 nov. 1976. Infine si veda: 1556 deputati alla Costituente, Roma 1946, pp. 185, 602; I deputati e senatori del primo Parlamento repubblicano, Roma 1949, pp. 174, 721; F. Magri, L'Azione cattolica in Italia, I, Milano 1953, ad Indicem; G. Sciaccaluga, Commemorazione di C. C., Genova [1964]; G. Dalla Torre, Memorie, Milano 1965, pp. 110-112; L. Bedeschi, La Curia romana durante la crisi modernista, Bologna 1968, pp. 9, 87, 100 s.; G. Spataro, I democratici cristiani dalla dittatura alla Repubblica, Milano 1968, ad Indicem; G. Sciaccaluga, C. C. uomo vivo, Roma 1969; G. Marcucci Fanello, Storia della FUCI, Roma 1971, ad Indicem; G. Fanello Marcucci, Don Inni, Modena 1972, ad Indicem; G. Baget Bozzo, Il partito cristiano al potere, Firenze 1974, ad Indicem; G. Fanello Marcucci, Don Minzoni, Bari 1974, pp. 104 s.; Id., Attilio Piccioni e la sinistra popolare, Roma 1977, p. 67; D. Settembrini, La Chiesa nella politica italiana (1944-63), Milano 1977, pp. 187 ss.; M. Reineri, Cattolici e fascismo a Torino (1925-43), Milano 1978, ad Indicem; Chiesa, Azione cattolica e fascismo nell'Italia settentr. durante il pontificato di Pio XI (1922-39), Milano 1979, ad Indicem; Cultura politica e partiti nell'età della Costituente, I, Bologna 1979, ad Indicem; P. A. Capotosti, Il progetto costituzionale democratico-cristiano: il contributo di Umberto Tupini, in Democrazia cristiana e Costituente, II, Roma 1980, pp. 921-938; R. Moro, Azione cattolica, clero e laicato difronte al fascismo, in Storia del movimento cattolico in Italia, IV, Roma 1981, ad Indicem; G. Fanello Marcucci, Alle origini della Democrazia cristiana (1929-44), Brescia 1982, ad Indicem; G. Vecchio, I cattolici milanesi e la politica, Milano 1982, pp. 315, 443; Quinto Tosatti, a cura di V. Tassinari, Torino 1983, ad Indicem; M. Casella, L'Azione cattolica alla caduta del fascismo, Roma 1984, ad Indicem; L. M. De Bernardis, C. C., in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, III, 1, Casale Monferrato 1984, pp. 258-259; M. Casella, Azione cattolica e Costituente. Orientamenti e direttive alla vigilia del 2 giugno 1946, in Studium, LXXXII (1986), n. 2, pp. 207-239; E. Sparisci, L'indissolubilità del matrimonio all'Assemblea costituente, in Studi cattolici, XXX (1986), n. 302-303, pp. 243-249.

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