PERSICO, Camillo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 82 (2015)

PERSICO, Camillo

Gabriele Ingegneri

PERSICO, Camillo (in religione Ignazio). – Nacque a Napoli il 30 gennaio 1823, figlio di Francesco Saverio, capo di ripartimento dell’Intendenza generale dell’esercito e di Giuseppina Pennacchio, della famiglia degli Acton; vestì l’abito cappuccino il 25 aprile 1839 e divenne sacerdote il 24 gennaio 1846. Aderendo al nuovo fervore missionario della Chiesa cattolica, dopo un breve soggiorno nel collegio S. Fedele per le missioni cappuccine a Roma, già a fine 1846, su richiesta di monsignor Anastasio Hartmann partì per il vicariato apostolico di Patna, che si stendeva dall’Himalaya sino alle foci del Gange, e vi giunse a fine aprile 1847. Il suo primo impegno fu presso la stazione di Dinapur, tra i soldati irlandesi e i pochi cattolici indu e, dalla metà del 1848, a Darjeeling, nel Bengala. Nel dicembre 1849 seguì monsignor Hartmann, nominato dalla congregazione de Propaganda Fide amministratore del vicariato apostolico di Bombay, dove la situazione era molto tesa a causa delle divisioni fra il clero, composto da sacerdoti irlandesi, indo-portoghesi e carmelitani italiani. Le tensioni erano dovute, inoltre, al fatto che il governo del vicariato prevedeva la doppia giurisdizione del padroado portoghese e della Propaganda Fide.

Il padroado era stato concesso da papa Nicolò IV al re del Portogallo nel 1454, mentre nel 1534 papa Paolo III gli aveva affidato la nuova diocesi di Goa, con giurisdizione su tutto l’Oriente. Tuttavia il sopraggiungere di altre potenze coloniali pose la questione di un governo ecclesiastico maggiormente indipendente dal padroado portoghese. Nel 1622 la congregazione de Propaganda Fide era stata istituita proprio con questa funzione: a essa – e quindi a Roma – avrebbero dovuto da quel momento in avanti rispondere i vicariati apostolici. Nel 1661 a Bombay si insediarono gli Inglesi e nel 1720 la Compagnia delle Indie, alla quale fece capo l’impresa coloniale britannica fino alla rivolta dei Sepoy del 1857, permise la Doppia giurisdizione di Padroado e Propaganda, salvo sostituire il clero portoghese con carmelitani irlandesi, ma non mancarono frizioni e scismi veri e propri. All’inizio del XIX secolo la Chiesa cattolica rivendicò la libertà di agire e avviò il distacco dal governo portoghese.

A causa di questa situazione conflittuale, acuitasi particolarmente nel decennio 1840-50, Roma richiamò da Bombay il vicario apostolico, l’irlandese John Whelan, e fece dimettere l’arcivescovo del padroado Torres. Monsignor Hartmann ristabilì alcuni parroci deposti e nominò un nuovo vicario generale. Per queste decisioni fu attaccato dai giornali Catholic Layman e Catholic Standard. Hartmann, dunque, decise di fondare il Bombay Examiner, affidandolo a Ignazio Persico. Nel 1851 Persico accompagnò monsignor Hartmann nella visita al vicariato, da Goa ai confini della Persia e, al rientro, assunse i compiti dell’assistenza spirituale ai militari cattolici e della direzione del seminario.

La crisi dovuta alla doppia giurisdizione riesplose con l’arrivo del vescovo di Macao, Jerome de Mata. Persico fu allora inviato a Roma a chiedere chiarimenti sulla giurisdizione e ottenne il breve pontificio Probe nostis, del 9 maggio 1853, che decretò la fine dei diritti del Portogallo e la piena autorità dei vicari apostolici.

Il 24 giugno, insieme al gesuita Strikland, presentò, a nome dei vicari apostolici, la questione indiana anche al parlamento inglese con la richiesta di uguaglianza di diritti per tutte le religioni, promessa dalla Compagnia delle Indie, ma rimasta lettera morta per i cattolici. Essi chiedevano il riconoscimento dei vicari apostolici con i loro sacerdoti, la parità di aiuti alle istituzioni e l’equiparazione dei cappellani. Il riconoscimento concesso il 20 febbraio 1856 fu però soltanto parziale.

Dopo il soggiorno a Londra, Persico si recò a Roma, dove ebbe contatti con Propaganda Fide, il papa e i superiori del suo ordine con i quali affrontò le questioni della riorganizzazione della missione in India, con l’affidamento a singole province religiose, e del miglioramento della formazione dei missionari.

Al rientro a Bombay, il 16 febbraio 1854 fu nominato vescovo e inviato a visitare il vicariato di Agra, di cui divenne amministratore e, nel 1856, vicario apostolico. Il vicariato, separato nel 1846 da quello del Tibet-Hindustan, era in una condizione di difficoltà a causa della scarsità di personale e mezzi materiali.

All’inizio del 1857 scoppiò l’Indian Mutiny, la rivolta dei soldati nativi (Sepoy) indu e musulmani, originata dal malcontento per l’occupazione e per l’uso di grasso di maiale e di bue nella manutenzione dei nuovi fucili, inaccettabile per musulmani e indu. Gli europei si rifugiarono nei forti; diversi sacerdoti furono uccisi e molti edifici distrutti.

Persico rimase nel forte di Agra e all’inizio del 1858 partì alla ricerca di mezzi per la ricostruzione. Scampato a un naufragio nei pressi di Ceylon, giunse in maggio a Roma e con mons. Hartmann trattò della sistemazione dei vicariati di Bombay e di Puna presso Propaganda Fide. Fu poi di nuovo a Londra per la conferma degli accordi del 1856, dopo che i possedimenti indiani erano passati sotto il controllo della corona, e lì pubblicò alcune prediche del cardinale Edoardo Manning. Rientrato ad Agra alla fine del 1858, si dedicò alla ricostruzione e fondò un nuovo giornale, il Weakly Register, ma, provato nella salute, si ritirò in Italia già nel 1860.

Tornò all’attività pastorale nel 1866, come semplice sacerdote ad Aiken, diocesi di Charleston, nella Carolina del sud, dove costruì la chiesa, e a Beaufort. Nel maggio 1869 partecipò al decimo concilio provinciale di Baltimora e fu a Roma per il Concilio Vaticano I. Il 20 marzo 1870 divenne vescovo di Savannah, in Georgia, dove avviò la costruzione della cattedrale e consacrò la diocesi al Sacro Cuore. Nel settembre 1871 compì la visita ai cappuccini del Wisconsin e nel 1873, di nuovo per motivi di salute, si ritirò nel Québec, in Canada, dove fu vicario generale e parroco di Sillery.

Nel 1875 Persico rientrò in Italia e fu inviato da Propaganda Fide nel Malabar, sulla costa sud-occidentale dell’India, per raccogliere informazioni sulle tensioni tra cattolici di rito siro-malabarese e latino.

I cristiani di rito siriaco si rifacevano all’evangelizzazione apostolica di san Tommaso; l’arrivo dei Portoghesi nel XVI secolo aveva aperto relazioni con Roma, seguite da tentativi di latinizzazione, e l’occupazione olandese aveva permesso, come visto per Bombay, l’insediamento di missionari di Propaganda Fide e la costituzione del vicariato apostolico nel 1709. Nel XIX secolo , dunque, si contrapponevano spinte per l’adesione alla Chiesa latina e a quella caldea di Mossul; alla soppressione del padroado, i cristiani di san Tommaso passarono sotto la giurisdizione dei vicari apostolici, salvo alcune parrocchie che diedero origine a uno scisma a Goa. Mentre crescevano le critiche ai missionari carmelitani, Josep Audo, patriarca di Mossul, rivendicava la giurisdizione, senza riuscire a insediare i vescovi inviati, Rokos nel 1861 ed Elias Mellus nel 1874, che dovettero ritirarsi. Propaganda Fide nel 1876 inviò come visitatore Leo Meurin, vicario apostolico di Bombay, che propose la divisione territoriale e l’inserimento di nuovi missionari gesuiti, incontrando però il rifiuto del vicario apostolico Mellano.

Propaganda Fide affidò una nuova visita a mons. Ignazio Persico, che giunse in Malabar il 23 febbraio 1887 e riconobbe la legittimità delle richieste dei malabaresi suggerendo una divisione territoriale e una migliore formazione dei preti; non ritenne però opportuna la nomina di un vescovo nativo e propose quella di un vescovo ausiliare dedito ai malabaresi, proposta che Propaganda Fide approvò. La risposta ai cristiani malabaresi sarebbe venuta il 20 maggio 1887, con la bolla Quod jampridem di Leone XIII, che separava orientali e occidentali in due vicariati, affidati però ancora a vescovi latini, con vicari generali malabaresi, e infine nel 1896 con il breve Quae rei sacrae del 28 luglio che stabilì un terzo vicariato apostolico con vescovi nativi per diocesi proprie, che erano quattro nel 1911. Persico, allora cardinale, partecipò nel 1894 al congresso di cardinali e patriarchi orientali voluto da papa Leone XIII per la preparazione dell’enciclica Orientalium dignitas ecclesiarum e fu relatore alla sessione di Propaganda Fide del 7 gennaio 1895 che avviò la costituzione della gerarchia malabarese.

Al rientro dall’India fu nominato consultore della congregazione de Propaganda Fide e dal 1878 fu vescovo, coadiutore e dal 1879 titolare, della diocesi di Sora, Aquino e Pontecorvo. A questo periodo, accanto alle lettere pastorali, risalgono alcune sue note sulla vita politica italiana. Nel 1880 visitò, per incarico della S. Sede, il Collegio cinese e la Chiesa greca di Napoli e nel 1887 dovette ritirarsi, ancora per motivi di salute.

Nello stesso 1887 Persico ebbe da papa Leone XIII l’incarico più delicato della sua carriera: venne inviato in Irlanda come visitatore apostolico al fine di raccogliere informazioni sulla lotta tra proprietari terrieri e coloni.

Lo scontro opponeva governo inglese e cattolici irlandesi, che chiedevano l’appli­cazione dell’Home rule (autogoverno) ottenuto nella prima metà del secolo con le lotte di Daniele O’Connell e lamentavano la grave pressione dei proprietari terrieri, in gran parte inglesi, mentre i Tory al governo in Inghilterra invocavano un più rigido Coercition bill. I proprietari si erano uniti in una Lega agraria, alla quale gli affittuari opponevano un Plan of campaign con un programma di affitti ragionevoli e un’azione di boicottaggio contro i proprietari contrari all’accordo e gli affittuari che non aderivano. I sacerdoti cattolici sostenevano il Plan e partecipavano come tesorieri; appoggiava la richiesta anche l’assemblea dei vescovi, unica guida riconosciuta dai cattolici, ma la scarsità di diritti, l’assenza di libertà di associazione e, dal punto di vista religioso, i dubbi morali sul diritto di sciopero, che sarebbe stato dichiarato legittimo solo quattro anni dopo con l’enciclica Rerum novarum di Leone XIII del 1891, rendevano la situazione molto delicata. Il governo inglese condannava il Plan of campaign come cospirazione illegale e criminale. Anche i vertici romani della Chiesa cattolica, pure attenti agli interessi dei coloni irlandesi, rimanevano critici e, nel perdurare della distanza prodotta dalla separazione religiosa risalente al XVI secolo, non vedevano utili contatti diretti con il governo inglese.

La missione di Persico si presentò subito contrastata; l’Evening Mail di Dublino, il 27 giugno 1887, parlò di ritiro dell’incarico e tornò a risuonare il motto di Daniel O’Connell sull’autonomia politica da Roma e si parlò di respingere l’incaricato. Persico diede ascolto a tutti (ecclesiastici e autorità civili, proprietari e affittuari, membri del parlamento e gente del popolo), convincendosi della giustizia della causa degli irlandesi, e accettò il parere del cardinale Manning di permettere loro di essere governati attraverso i vescovi e i sacerdoti, che il papa non avrebbe dovuto scavalcare avviando accordi con il governo inglese. Dopo aver ascoltato monsignor Gualdi, accompagnatore di Persico, e l’arcivescovo di Dublino Walsh, allora a Roma, senza attendere l’arrivo di una nuova relazione, il 20 aprile 1888 papa Leone XIII emise una dichiarazione di condanna del Plan of campaign e del boicottaggio. Il Capitale di Roma parlò di «fiasco», mentre il Liverpool Times lodò il comportamento di Persico, il quale, da parte sua, non mancò di prendere distanza dalla dichiarazione pontificia.

Rientrato a Roma, fu nominato vicario della Basilica vaticana il 14 novembre 1888 e fu poi consultore della congregazione dell’Inquisizione, segretario della sezione della congregazione de Propaganda Fide per gli affari orientali e nel 1891 segretario generale della stessa. Il 16 gennaio 1893 Leone XIII lo creò cardinale e fu poi prefetto della congregazione delle Indulgenze e dei riti e membro di varie altre congregazioni. Verso la fine del 1895 fu colpito da paralisi; morì il 7 dicembre e venne sepolto nella cappella dei cardinali del cimitero monumentale di San Lorenzo al Verano.

Opere. Memoria sullo scisma Indo-Portoghese che si presenta al pubblico da un missionario delle Indie Orientali, s.l. 1853 (20122); Notes on the condition and wants of the Catholics in British India, London 1853; W. Strickland, I. Persico, Notes on the present Position of Catholics in India, Being the Matter of Petitions presented to the House of Commons and the Court of Directors of the Honourable East India Company on the 24th June, London 1853; Relazione sulla insurrezione dell’India Britanna, Napoli 1858; Lettere pastorali, Agra 1856, 1857 (trad. francese in L’Universe, 29 gennaio 1858, trad. inglese in Franciscan Annals of India [Agra], V [1914]), Napoli 1858 (contiene: Appello a’ popoli d’Italia), Calcutta [1858], Bombay 1860 (18752), Savannah 1872, Sora 1878, 1879, 1882, 1883, 1884, 1885; E. Manning, I Fondamenti della fede, traduzione e prefazione, Roma 1858. Suoi articoli si trovano in: The Bombay Catholic Examiner, 1850-1853; The Agra Weekly Register, 1860.

Fonti e Bibl.: Città del Vaticano, Archivio segreto Vaticano, Segreteria dei brevi, v. 1362, 1883, 2024; Congregazione per le Chiese Orientali, Acta 1865, v. 2, 9; 1877, v. 10; 1886, v. 17; 1887, v. 18; Brevi e Bolle e Lettere 1869-1917, Reg. 153, c. 253; Lettere e Decreti 1864-1865, v. 2; 1877, v. 10; Ponenze Sommario 1864-1865, v. 11-13, 48, 72; 1876 Agosto, 1-3, 32, 42; 1877 Aprile, 62; 1886 Dicembre, 113, 117; Scritture Riferite nei Congressi Malabaresi 1862-1877, v. 1; Congregazione de Propaganda Fide: Acta 1681, v. 51, 82, 193, 281, 300, 304; 1865, v. 108; Lettere e Decreti, 1850, v. 339; 1958, v. 349; Scritture Originali riferite nelle Congregazioni Generali, v. 232, 233, 234, 453, 473, 907; Mt. Calvary, Wisconsin, Account Book of Holy Cross Monastery; Fr. Fidelis, Diary; Th. Thuruthippallil, Ignatius Cardinal Persico ofmcap (1823-1895) as Apostolic Visitator to the Syro-Malabar Church, dissertatio ad licentiam in Facultate Historiae ecclesiasticae Pontificiae Universitatis Gregorianae, Romae 1995. J.J. O’Connell, Catholicity in the Carolinas and Georgia, New York 1879; J.G. Maguire, Ireland and the Pope, San Francisco 1888; R.H. Clarke, The illustrated history of the catholic Church in the United States, Philadelphia 1892; B. Gargiulo da Sorrento, Il cardinale Ignazio Persico dei Cappuccini di Napoli e Terra di Lavoro. Appunti biografici, Napoli 1893; E.S. Purcell, Life of cardinal Manning, London 1896; The rise and progress of the Province of St. Joseph of the capuchin Order in the United States, New York 1907; O. Jeron The capuchins in America, in Historical records and studies, V (1909), pp. 323-328; F.J. Zwierlein, The life and letters of bishop McQuaid, I-III, Louvain 1925-27; E. d’Alençon, Collegii S. Fidelis pro Missionibus Ordinis Fratrum Minorum Capuccinorum conspectus historicus, Romae 1926; Catholic directory of India, Madras 1927; D. Shearer, Ignatius Cardinal Persico, O.M.Cap. Pioneer missionaries in the United States (1784-1816), Spencer 1932; Justinus a Montagnac, Mgr. Ignace Persico, O.M.Cap., curé de Sillery (1873-1876), [Québec 1935]; C. Marsella, I vescovi di Sora. Monografia storica, Sora 1935; G. Annovazzi, Condizioni e tentativi di riordinamento delle missioni estere cappuccine durante la prima metà del secolo XIX. Il ruolo di mons. Anastasio Hartmann, in Collectanea franciscana, XXXVI (1966), pp. 338-391; Metodio da Nembro, Sviluppi del pensiero missionario nell’Ordine cappuccino dal 1830 al 1884, ibid., pp. 5-55; P.C. Elampassery, Il cardinale missionario cappuccino Ignazio Persico, in Studi e ricerche francescane, X (1981), p. 115-132.

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