Camorra

Dizionario di Storia (2010)

camorra


Associazione criminale esistente nel Napoletano fin dall’epoca spagnola e diffusa oggi anche nel resto della Campania. Occorre distinguere la c. tradizionale, tra la metà del sec. 19° e la fine della Seconda guerra mondiale, dal fenomeno camorristico contemporaneo. Nelle condizioni di disorganizzazione sociale e istituzionale tipiche delle aree contrassegnate dalla presenza camorristica, le occasioni di confronto antagonistico su base onorifica erano piuttosto frequenti. Il risultato finale consisteva nell’emergere di un’élite di uomini di c. che cercavano di rendere stabile la propria posizione rivendicando un potere di governo su una zona, villaggio o quartiere, e creando un gruppo di amici, clienti e consanguinei disposti ad appoggiarli nelle loro attività. La c. è consistita di diversi gruppi indipendenti, ciascuno dei quali operava su un territorio limitato, dove tendeva a monopolizzare l’intera gamma delle attività illegali e paralegali. I camorristi godevano di una certa legittimazione popolare, cui si aggiungeva un’antica delega da parte delle autorità ufficiali per la gestione dell’ordine pubblico, soprattutto cittadino, una tendenza che si mantenne anche dopo il 1860. Il cambiamento della c. dopo la Seconda guerra mondiale coincise con uno sviluppo delle funzioni economiche e politiche svolte dal potere camorristico, che non collaborava più al mantenimento dell’ordine pubblico e alla regolazione dei conflitti interni alla società locale. Negli anni Cinquanta e Sessanta, lo Stato attuò una serie di campagne repressive contro i camorristi, intaccandone prestigio e potere. Nel corso degli anni Settanta la c. approdò verso l’imprenditorialità: i leader criminali riadattarono a scopi di accumulazione del capitale quel bagaglio di gesta sopraffattorie che facevano parte del curriculum dell’uomo di c. di trent’anni prima. Per spiegare l’attuale grande sviluppo della c. occorre tenere conto anche della costituzione di un potere economico della c. autonomo dal potere politico. Un ceto di piccoli e medi imprenditori e speculatori camorristici ha raggiunto una posizione economica tale da consentirgli di rimettere in discussione il rapporto di subalternità ai vecchi protettori politici. Negli anni Novanta si registrava il permanere di una struttura frammentaria, che ha accentuato la rivalità tra i clan per il controllo territoriale. Questa frammentazione è all’origine dell’espansione della microcriminalità, una situazione che ha spesso determinato condizioni di vera e propria «militarizzazione» camorristica del territorio. Amplissimo è il ventaglio delle tipologie d’affari camorristiche: dall’usura alle truffe verso la CE, dal contrabbando al traffico e allo spaccio di stupefacenti, dalla gestione del lotto clandestino alle rapine, dall’estorsione di tangenti all’importazione di armi. Centrali negli interessi della c. risultano il controllo della gestione degli appalti pubblici e il traffico dei rifiuti. Si segnala, inoltre, la tendenza a proiettarsi in aree dove la presenza di attività produttive e la circolazione della ricchezza consentono il riciclaggio dei profitti illeciti, in partic. nelle regioni dell’Italia settentrionale.

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