CANCRENA o ganmena

Enciclopedia Italiana (1930)

CANCRENA (raccostato, per etimologia popolare, a cancer "granchio") o ganmena (dal gr. γάγγραινα; lat. gangraena; fr. gangrène; sp. gangrena; ted. Brand, Gangrän; ingl. gangrene)

Giovanni Perez
Alessandro TROTTER

Con questo nome si designa la morte, macroscopicamente apprezzabile, di parti più o meno estese d'un qualsiasi tessuto od organo. Nell'espressione "cancrena" è incluso il concetto di distruzione dei tessuti; la semplice morte dei tessuti viene indicata col nome di necrosi. Il nome di cancrena si usa comunemente per designare la morte delle parti molli; quello di necrosi per indicare la morte delle parti dure, quali le ossa, che possono conservare anche a lungo inalterata la propria forma.

La cancrena non è da confondersi con l'ulcera, lesione caratterizzata anch'essa da distruzione ed erosione, senza però morte macroscopicamente apprezzabile del tessuto.

Etiologicamente si distinguono varie specie di cancrene: cancrena da traumi (schiacciamenti, compressioni prolungate, lesioni d'importanti tronchi vasali e nervosi e di centri nervosi (midollo spinale); cancrena da agenti termici (scottature, congelamenti); cancrena da sostanze chimiche (alcali o acidi ad alta concentrazione); cancrena da agenti microbici (carbonchio, flemmoni, cancrena gassosa, cancrena nosocomiale o difterite delle ferite); cancrene tossiche, discrasiche e distrofiche (avvelenamento cronico da segala cornuta o ergotismo cancrenoso; cancrena da iperglicemia, cancrena diabetica, cancrena senile o arterio-sclerotica); cancrene angiospastiche per eccesso nell'organismo di sostanze, quali, ad esempio, l'adrenalina, capaci di determinare uno spasmo od ostruzione vasale, o per cause nervose: p. es. la cancrena simmetrica degli arti (sindrome di Raynaud).

In tutte queste varie forme morbose la cancrena si determina o per l'azione immediata diretta del fattore necrotizzante sugli elementi cellulari (cancrena diretta), o per le alterazioni circolatorie e nervose che sotto l'influenza delle accennate cause si producono (cancrena indiretta). Qualunque lesione quindi che restringa fortemente od obliteri il lume vasale: spasmo cronico vasale, ispessimento delle pareti vasali, arteriosclerosi, endoarteriti (v. buerger, malattia di), trombosi, embolia, torsione dei tronchi vasali in organi quali, per esempio, il cordone spermatico, o in tumori peduncolati, strozzamenti di vasi, ernie strozzate e simili, lesioni nervose varie, sia centrali sia periferiche, possono costituire causa di cancrena.

La cosiddetta cancrena gassosa rappresenta una grave complicazione delle ferite (fratture esposte, ferite da arma da fuoco) dovuta allo sviluppo di particolari germi anaerobî (Bacillus perfringens, Vibrio septicus, ecc.) i quali hanno la proprietà di determinare la distruzione dei tessuti con sviluppo di gas, e di dare origine a tossine molto attive (v. edema maligno).

Le parti più frequentemente colpite sono le più lontane dal centro circolatorio, cioè i piedi, dove la cancrena può limitarsi a una sola falange o interessare completamente uno o più dita, o parti più o meno estese del piede, diffondendosi talvolta anche alla gamba. Il processo può colpire simmetricamente entrambi gli arti. Le dita, il padiglione auditivo, la punta del naso, sono sedi non rare di cancrena da congelamento. La morte può limitarsi alla pelle o interessare tutte le parti molli e perfino lo scheletro. I tessuti privi di vita possono conservare il loro contenuto liquido o essiccarsi e mummificarsi; da ciò la distinzione di cancrena umida e cancrena secca. Sono tipi di cancrena umida: le cancrene da scottatura per liquidi, quelle da alcali, la cancrena diabetica, la cancrena gassosa, e in genere quelle da ostruzione del circolo venoso; tipi di cancrena secca: le cancrene da scottatura per corpi roventi o da fiamme, quelle da acidi, la cancrena arteriosclerotica o senile, e in genere quelle da obliterazione dei vasi arteriosi.

La cancrena può interessare anche le mucose, i visceri cavitarî, quali, per esempio, un'ansa intestinale erniata (ernia strozzata) o invaginata in un'altra ansa, l'appendice (appendicite cancrenosa), la milza, il testicolo, ecc.

In taluni casi la cancrena si determina in modo brusco, violento, come, ad esempio, le cancrene da scottatura e da caustici o da brusca soppressione del circolo vasale. Può insorgere anche nelle forme infettive: carbonchio, cancrena gassosa (v. flemmone).

Nelle forme causate da più o meno lenta occlusione vasale la morte dei tessuti è preceduta da sintomi spesso caratteristici: formicolii, intorpidimento, senso di freddo, talora dolori violenti, difficoltà nel camminare e claudicazione intermittente, se la malattia colpisce gli arti inferiori; alterazioni di colorito della cute, cioè impallidimento, se è ostacolato l'afflusso sanguigno; cianosi, se l'ostacolo risiede nel circolo venoso. Alla palpazione: raffreddamento, minore sensibilità della parte. La pulsazione delle arterie locali, anche a una certa distanza dalla regione dove insorgono i detti sintomi, è appena percettibile e in seguito scompare. Talvolta la cancrena è preceduta da abrasioni cutanee e da ulcere.

Stabilitosi il focolaio cancrenoso, la parte, nelle forme umide, si presenta livida, con vene più appariscenti, fredda, edematosa, insensibile; nelle forme secche è più o meno ridotta di volume, nerastra, fredda, dura, coriacea, insensibile. Successivamente, nel limite fra tessuti morti e tessuti viventi, si forma, per reazione di questi ultimi, un alone di arrossamento, detto linea o cercine di delimitazione, dal quale comincia il distacco e la graduale eliminazione del tessuto morto. Complicazione molto frequente e grave della cancrena umida è la putrefazione (cancrena putrida) che conferisce alla parte maggiore tumidezza, colorito verdastro e odore fetido; alla palpazione si apprezza spesso crepitio dovuto alla presenza di gas; i tessuti si rammolliscono fino a cadere in sfacelo; insorgono manifestazioni generali da intossicazione saproemica.

La cura della cancrena, essendo questa non una malattia a sé, ma un esito dei più differenti processi morbosi, si fonda sulla precisa diagnosi delle cause sopra esposte e delle alterazioni anatomiche.

Talune cancrene possono essere scongiurate, evitando i fattori che possono determinarle, quali, ad esempio, le prolungate compressioni, i raffreddamenti, ecc., o curando gli speciali stati diabetici, iperglicemici e discrasici in genere.

Massima importanza ha la profilassi (uso di buone calzature che proteggano dall'umidità, applicazione di grassi, ecc.) per evitare la cancrena dei piedi, osservata nei soldati in trincea, impropriamente qualificata come congelamento.

Per la profilassi della cancrena gassosa sono stati preparati sieri immuni molto attivi; questi stessi sieri sono utili per la cura della cancrena gassosa, in associazione con i mezzi della chirurgia.

Insorgendo i primi sintomi, converrà fare applicazioni calde e opportune e delicate frizioni; nelle forme infiammatorie flemmonose le precoci incisioni possono evitare l'asfissia e la morte dei tessuti. Nelle distrofiche sono stati consigliati lo stiramento o anche la decorticazione del tronco nervoso principale dell'arto (simpaticectomia perineurale) o dell'arteria principale (simpaticectomia periarteriosa), ovvero la resezione del cordone simpatico. Nelle forme discrasiche bisognerà dominare la speciale discrasia con cure medicamentose, opoterapiche, e talvolta mercé opportuni interventi sulle ghiandole endocrine o innesti di esse. L'asportazione, ad esempio, di una capsula surrenale, in taluni casi di cancrena spontanea, è stata seguita talora da buoni risultati. Nelle forme emboliche si potrà tentare l'asportazione dell'embolo.

In tutti i casi, poi, quando la cancrena si è stabilita, non resta che impedire, mercé opportune medicature antisettiche associate eventualmente, nelle forme umide, a incisioni, l'insorgenza dei fatti putrefattivi e favorire la spontanea eliminazione del tratto cancrenoso; oppure, se questo, invece di essere limitato e circondato da tessuti viventi, interessa totalmente o quasi la parte distale dell'arto, praticare l'amputazione della parte cancrenata.

Patologia vegetale. - S'indica col nome di cancrena (o anche gangrena, putrefazione, marciume; fr. gangrène; ted. Fäule; ingl. rot), un processo patologico delle piante in seguito a metamorfosi regressiva degli elementi anatomici, che si decompongono o degenerano senza essere sostituiti da nuovi elementi. La cancrena si produce in tessuti parenchimatici specialmente carnosi (sarcocarpi), in generale in quelli a deboli reazioni vitali, in tessuti di riserva ricchi d'amido, di zuccheri, ecc., come tuberi e bulbi. I fenomeni patologici della cancrena confluiscono poi con quelli della putrefazione e del marciume, sintomaticamente inseparabili.

Si distinguono, in modo più speciale, una cancrena umida (ted. Nässfäule; ingl. wetrot), quando i tessuti ammalati divengono molli e trasudano sostanze liquide, talora mucillaginose, di odore sgradevole, putrido, ed una cancrena secca (v. anche carie; ted. Trockenfäule; ingl. dryrot), quando i tessuti diventano duri, compatti, e gli organi si presentano come mummificati. Casi tipici di cancrena umida e secca possiamo avere nei tuberi di patata: più complessa quella umida per l'intervento di organismi predisponenti diversi (Phytophthora, Fusarium, ecc.), cui si associano batteri diversi (v. batteriosi). Nella cancrena secca, il fungo patogeno altera profondamente e distrugge la membrana cellulare, senza intaccare l'amido. Fenomeni di cancrena secca si possono avere anche nei frutti di varie piante (melo, fico, susino, ecc.) per azione di parassiti diversi, e così pure nel legno di varî alberi per l'azione di micelî fungini (Fomes, Polyporus, Trametes).

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