CANTAGALLI

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 18 (1975)

CANTAGALLI

Giuseppe Liverani

Famiglia fiorentina di ceramisti. Una prima notizia risale alla fine del sec. XV. In un documento del 1494 nell'Archivio di Stato di Firenze (trascritto da H. P. Horne nella bibl. del Museo Horne a Firenze), appare un Cantagallo Bartolomeo Antonio, detto Magrino, che tiene in affitto una casa e bottega nel Borgo di Fuori, di proprietà del monastero di Monticelli. Tre anni dopo fornisce materiale allo stesso monastero per la costruzione dell'infermeria: e ciò ha fatto supporre che la bottega fosse ad uso di fornaciaio.

Il 18 luglio 1692, con atto del notaio Tommaso fu Francesco Da Cepparello, un Giovanni Battista del fu Francesco di Pellegrino Cantagalli, fornaciaio abitante fuori porta di S. Friano, acquistava per 100 ducati dalla granduchessa vedova Vittoria Della Rovere "una striscia o pezzo di terra posta fuori della Porta a San Pier Gattolini su la strada romana", con inibizione "di edificar o far fornace di qualsivoglia sorte" (Guasti). Agli inizi del sec. XVIII, però, scomparsa la granduchessa, Giovanni Battista o i suoi successori sembrano già avere costruito la fornace per materiale da murare; appare pure avviata quella produzione di stoviglie comuni, stufe, ecc., che continuerà, insieme con una attività commerciale con l'estero, sino al 1878.

Ulisse, nato a Firenze il 18 giugno del 1839 da Giuseppe e da Flavia Franceschi, reggeva la ditta dal 1872 e nell'anno 1878 assumeva un imbianchino disoccupato formandone un abile decoratore di maioliche. Nel 1885 la ditta era già una apprezzata manifattura di maioliche d'arte, e l'ex imbianchino, ora direttore dei lavori, aveva alle dipendenze, oltre ai suoi due figlioli, una trentina fra pittori e decoratori (Corona). Ulisse morì il 29 marzo 1901 al Cairo, dove si era recato per motivi di salute.

Alla esposizione industriale di Milano del 1881 la Manifattura Figli [Ulisse e Romeo] di Giuseppe Cantagalli di Firenze, rivelandosi fra le maggiori per la fabbricazione di maioliche da ornamento, venne premiata con medaglia d'oro "per il merito delle molteplici riproduzioni di buono stile, nonché per l'importante tentativo di risolvere il problema di produrre oggetti con carattere artistico a prezzi talmente miti da renderli accessibili alla generalità dei compratori". Altre onorificenze ebbe in seguito alle mostre di Anversa, Parigi e Londra.

L'impostazione produttiva, basata sull'imitazione degli stili antichi (persiano, ispano-moresco, rinascimentale italiano e capi robbiani) e sui prezzi modici che facilitavano lo smercio e diffondevano il gusto della maiolica, procurò alla ditta un grande successo, la conquista del mercato italiano, e la possibilità di farsi conoscere in molte parti dell'Europa, dell'America ed in Oriente. Per ottenere un buon livello stilistico e qualitativo, Ulisse aveva studiato di persona gli esemplari dei secoli XV e XVI anche con viaggi all'estero. Aveva pure studiato gli antichi metodi di preparazione delle terre, dei rivestimenti, dei colori e della cottura, ed aveva addestrato pazientemente gli operai: modellatori e pittori erano stati mandati a studiare le opere conservate nei musei di Arezzo, di Pesaro, di Loreto e di altre città, oltre che di Firenze. Aveva mantenuto, inoltre, contatti costanti con studiosi stranieri, quali gli inglesi C.D.E. Fortnum e H. Wallis, e i tedeschi J. Lessing e W. von Bode.

Fra la produzione di spicco della manifattura vanno ricordate le decorazioni in stile robbiano del palazzo della Cassa di risparmio di Pistoia, i fregi e le finestre dell'istituto "E. Bona" di Biella, i rivestimenti in mattonelle di tipo persiano nelle sale del palazzo delle poste e telegrafi di Firenze, le nuove pavimentazioni degli appartamenti Borgia in Vaticano e della sala di Caino e Abele in palazzo Pitti a Firenze, i rivestimenti esterni delle chiese russe a Firenze ed a Nizza, e del palazzo del viceré al Cairo.

Con la morte di Ulisse, la ditta, retta dalla sua vedova Margherita Tod, era passata poi ai tre figli Lorenzo, Flavia e Berta. A fianco della produzione tradizionale in stile, su incitamento particolare di Flavia, la manifattura iniziò la creazione di forme moderne, ad opera dei collaboratori A. Cigheri, C. Guerrini, R. Pazzini e A. Menegatti, e anche su progetti di A. Maraini, G. Balsamo-Stella, G. Vagnetti, R. Dazzi. La nuova produzione ebbe riconoscimenti a Milano nel 1906, a Torino nel 1911, alle mostre internazionali delle arti decorative a Monza negli anni 1923, 1925 e 1927, alla Mostra nazionale di Pesaro nel 1924, ed in quella universale di Parigi nel 1925. Nel 1927 la ditta si trasformava in società anonima.

Nel 1932, superate alcune prime difficoltà economiche con l'intervento dei marchesi Antinori, la società sembrò avere un nuovo impulso col consigliere delegato Aubrey Adams. Un accordo per la esecuzione di modelli da sculture di D. Morozzi con la tecnica di Müller von Bazsko, benché le realizzazioni fossero premiate alla Triennale di Milano del 1933, fu lasciato cadere quello stesso anno. Difficoltà del settore commerciale, nonostante l'apertura di negozi e depositi a Firenze, a Milano e a Venezia, portarono nel 1936 alla cessione dell'esercizio della manifattura i signori Melamerson padre e figlio, poi a tentare accordi diversi, finché nel 1941 la società fu assorbita dal Consorzio italiano maioliche artistiche di Deruta, che ne guidò la gestione senza miglior successo.

Ripresa l'autonomia di gestione e di ragione nel 1954, la fabbrica fu ceduta in affitto ad una cooperativa operaia con la denominazione Società cooperativa operaia maioliche artistiche Firenze.

Il vasellame della manifattura è contrassegnato con la marca del gallo che canta; buoni esemplari sono al Museo internazionale delle ceramiche di Faenza.

Bibl.: G. Corona, L'Italia ceramica, Milano 1885, pp. 165 ss.; G. Guasti, Di Cafaggiolo e di altre fabbriche di ceramiche in Toscana, Firenze 1902, pp. 444 ss.; R. Bormann, Moderne Keramik, Leipzig s. d., p. 46; G. Liverani, La Manifattura Figli di G. C. S.A.I. di Firenze, in Faenza, XV (1927), pp. 69 ss.; A. Minghetti, Ceramisti, Milano 1939, pp. 88 s.; Catalogo della raccolta Cantagalli che sarà venduta all'incanto per incarico di Flavia e Berta C. da Sotheby of London a Palazzo Capponi in Firenze,8 ott. 1971, Firenze 1971; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 522.

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