Cappadocia

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(gr. Καππαδοκία) Regione storica dell’Asia Minore, confinante a E con l’Armenia, a S con l’Antitauro e il Tauro di Cilicia, a O con la Licaonia, a N con la Galazia e il Ponto. È elevata, montuosa, scarsa di precipitazioni, in massima parte stepposa e abitata da nomadi. È attraversata dal fiume Kızıl ırmak. La parte NE è invece boscosa e nelle valli coltivata a cereali, tabacco e cotone. Le città più importanti sono Kayseri (l’antica Cesarea), Sivas, Kirşehir.

Dopo oscure vicende, di cui è ben nota solo l’influenza culturale e politica assira, la C. divenne centro del dominio ittita. Nel 6° sec. a.C. fece parte del regno lidio, per passare poi sotto i re persiani, rappresentati in C. da satrapi. Il più noto è Ariarate I, che fu vinto e crocifisso da Perdicca (321). In potere dei Macedoni, la C. recuperò l’indipendenza nei torbidi seguiti alla battaglia di Ipso (301) finché Ariamne la vide riconosciuta dallo stesso Antioco II di Siria (256). Ariarate IV lottò poi assieme ad Antioco III contro i Romani a Magnesia (190), restandone sconfitto e piegandosi infine all’alleanza con Roma, cui tennero fede anche i discendenti. Devastata da Mitridate VI e Tigrane (inizi del 1° sec. a.C.), la C. ebbe vita travagliatissima, sino al 17 d.C. quando divenne provincia romana. Governata da un procuratore imperiale, con Vespasiano fu unita alla Galazia sotto un legato consolare. Diocleziano la smembrò poi in sette province minori.

Ricca di insediamenti monastici, la C. conserva monumenti di grande importanza artistica e architettonica, databili dal 4°-5° al 12°-13° secolo. Le chiese più antiche sono di tipo basilicale (da una a 3 navate, abside poligonale all’esterno e a ferro di cavallo all’interno: Andaval presso Niğde, Tilköy ecc.), a pianta ottagonale e a croce iscritta. Le chiese a croce latina della C. orientale (Tomarza, Skupi ecc.), posteriori, rivelano un forte influsso armeno; quelle della C. occidentale (Kezel Kilise, Çande Kilise ecc.) un evidente influsso bizantino; tipico è l’arco a sesto rialzato; i muri sono di blocchi di pietra ben tagliati, spesso spartiti da pilastri, anche in doppio ordine, e da cornici. Numerose, nella regione vulcanica del Monte Argeo e del Hasan Dağ, le chiese scavate nella roccia, con annessi monasteri: hanno generalmente esterno semplicissimo (salvo eccezioni come la chiesa di Çavus In, con portico ad archi a tutto sesto e facciata decorata a fasce). I complessi rupestri più importanti sono a Göreme e a Soğanli. Le decorazioni pittoriche risalgono al 10°-13° sec., di vivace realismo fino all’11° sec., quando prevale l’influsso bizantino; forse alcuni affreschi aniconici sono più antichi.

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