CARESTINI, Giovanni, detto il Cusanino

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 20 (1977)

CARESTINI, Giovanni, detto il Cusanino

Francesco Degrada

Nacque a Monte Filottrano (Ancona) nel 1705; dodicenne, si trasferì a Milano, presso la famiglia Cusani, da cui ebbe aiuto e protezione, e da cui mutuò il soprannome di Cusanino. Messosi in evidenza tra i cantanti evirati contemporanei, debuttò il 26 dic. 1719 al Ducale di Milano nel Porsena di G. Vignati; l'8 genn. 1720 apparve in LaPace fra Seleuco e Tolomeo di F. Gasparini. Nel gennaio 1721 cantò al teatro Capranica di Roma nella Griselda di Alessandro Scarlatti, in cui sostenne il ruolo femminile di Costanza. Il 1º apr. 1723 fu assunto come sopranista della cappella musicale della corte di Vienna, sotto la direzione di J. J. Fux. Nello stesso anno partecipò alle feste per l'incoronazione di Carlo VI a Praga: il soggiorno a Vienna, protrattosi sino al 1º ott. 1725, non gli impedì di partecipare alle stagioni teatrali italiane. Nel 1724 era a Mantova e a Venezia, ove apparve ne LaMarianne di T. Albinoni e G. Porta; l'anno successivo ancora a Venezia (Seleuco, di G. Zuccari; Ulisse, di G. Porta; L'Amor eroico, di F. Brusa); nel 1726 a Genova, a Venezia (Siroe re di Persia, di L. Vinci, Siface, di N. Porpora) e a Parma (Ifratelli riconosciuti di G. M. Capelli). Il 25 apr. 1726 fu accolto dall'Accademia Filarmonica di Bologna "a voti pieni": in questo stesso periodo dovette entrare alle dipendenze del duca di Parma Francesco Maria Farnese. Nel 1727 interpretò al teatro Alibert di Roma il Catone in Utica di L. Vinci, e a Milano il Girita di G. Vignati ed il Tamerlano di A. Giay.

Dopo una nuova comparsa al teatro Alibert di Roma, fu scritturato per la stagione 1728-29 dal teatro S. Bartolomeo di Napoli, dove cantò nell'Attalore di Bitinia di J. A. Hasse, nel Clitarco di P. Scarlatti; nel Flavio Onicio Olibrio di L. Vinci e nell'Ulderica dello Hasse. Negli anni successiviproseguì con grande successo la sua attività a Milano, dove cantò dal 1729 al 1731, interpretando tra l'altro La fortezza al cimento, di T. Albinoni, a Venezia (Dorinda, di G. M. Pescetti e B. Galuppi; La Sulpizia fedele, di A. Pollarolo; Venere placata, di F. Courcelle), a Roma (La Contesa dei numi,Alessandro nelle Indie e Artaserse, di L. Vinci, e poi Lucio Papirio dittatore, di G. Porta, nel cui libretto viene qualificato "virtuoso di Camera di S. A. Elettorale di Baviera"). Nel 1733 fu scritturato dallo Händel per il Haymarket Theatre di Londra, in sostituzione del Senesino, passato nella compagnia rivale diretta da A. Porpora; esordì nel pasticcio: Semiramisriconosciuta e comparve successivamente nell'Ottone, nel Cajo Fabricio e nell'Artaserse.Ottenuto un memorabile successo nell'interpretazione di Teseo nell'Ariadne in Creta di Händel (26 genn. 1734), fu protagonista di una serie di composizioni del celebre maestro, dalla serenata Il Parnasoin festa ai melodrammi Sosarme,Il Pastor fido, Ariodante, Alcina, scritte sulla misura delle sue capacità esecutive. Per contrasti con lo Händel, e forse più per le difficoltà finanziarie in cui si dibatteva l'impresa teatrale da lui diretta, il C. tornò in Italia nel 1735. Riprese da quell'anno un'intensa attività nei principali centri teatrali italiani, benché la sua voce molto avesse perduto del primitivo splendore; dal 1735 al 1750 fu attivo a Napoli, Bologna, Torino, Padova, Milano e Venezia. Dal 1747 al 1750 fu anche a Dresda, in qualità di "Kammermusikus" di corte, nel 1750 a Berlino, al servizio della corte prussiana. Dal 1754 al 1758 fu attivo in Russia, a Pietroburgo, nella compagnia di F. Araja. Al ritorno in Italia fu scritturato dal teatro S. Carlo di Napoli, ma per l'ostile accoglienza del pubblico poté cantare solo nella prima opera della stagione, l'Ezio, di G. Latilla. Ritiratosi nel paese natale, vi morì poco dopo, nel 1760.

Secondo la testimonianza del Quantz, il C. aveva all'inizio della sua carriera una voce di soprano forte e piena, che venne trasformandosi man mano in una delle più belle, profonde e pastose voci di contralto che era dato di ascoltare nel primo Settecento: l'ambito del suo registro vocale comprendeva, negli anni del debutto, le note comprese tra il si bem.ed il do, e si spostò successivamente al grave, stabilizzandosi tra il sol ed il re.IlC. aveva una particolare abilità nell'esecuzione dei passaggi, che, secondo i principi della scuola del Bernacchi, dal quale fu peraltro diviso sul piano dei rapporti personali da una astiosa gelosia, cantava di petto. Dotato di raffinata sensibilità musicale e di ottimo gusto, si faceva notare per l'eleganza degli abbellimenti, per l'inventiva e la prontezza con la quale variava, nei ritornelli, le arie. Non minore era la sua bravura nell'interpretazione delle arie lente e patetiche, alle quali sapeva infondere una straordinaria concentrazione espressiva. "Alto, bello e maestoso" (Burney), era un attore pieno di spirito, d'intelligenza, di risorse fantastiche.

La sua capacità di incarnare in maniera eminente lo stile di canto proprio del melodramma pregalante è testimoniato da questo giudizio di J. A. Hasse, riportato dal Burney: "Chi non ha ascoltato Carestini non ha conosciuto il più perfetto stile di canto".

Fonti e Bibl.:Bologna, Arch. d. Acc. Filarmonica, Verbali delle sessioni, II (1651-1755), c. 75r; F. Mancini, Rifless. pratiche sul canto figurato, Milano 1773, p. 26; H. J. J. Quantzens Lebenslauf von ihm selbst entworfen, in Selbstbiographien deutscher Musiker des XVIII. Jahrhunderts, a cura di W. Kahl, Köln 1949, pp. 125, 140 s.; C. Burney, A general history of music, II, New York 1957, pp. 781, 783 ss., 791, 793, 797, 826 s., 838, 908 s., 917, 944; B. Croce, I teatri di Napoli. Secoli XV-XVIII, Napoli 1891, pp. 313 s.; T. Wiel, I teatri music. venez. del Settec., Venezia 1897, ad Indicem;L.Frati, Un impresario teatrale del Settecento e la sua biblioteca, in Riv. mus. ital, XVIII (1911), pp. 64 ss.; S.Fassini, Il melodramma ital. a Londra nel Settecento, Torino 1914, pp. 101, 104, 106, 114; F. Chrysander, G. F. Händel, II, Leipzig 1919, pp. 333 ss.; F. Habock, Die Kastraten und ihre Gesangskunst, Leipzig 1927, pp. 101 s., 109, 113, 123, 254, 263, 271, 293, 358 ss., 428, 432, 456; R. A. Mooser, Annales de la musique et des musiciens en Russie au XVIIIe siècle, I, Genève 1948, ad Indicem;A. Heriot, I castrati nel teatro d'opera, Milano 1962, pp. 134 ss.; E. Zanetti, G. C., in Encicl. d. Spett., III, Roma-Firenze 1957, coll. 33 ss.; G. Barblan, Il teatro musicale, in St. di Milano, XII, Milano 1959, pp. 973-81.

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