Menger, Carl

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Economista (Nowy Sącz, Galizia, 1840 - Vienna 1921), professore all'univ. di Vienna dal 1873 al 1903; socio straniero dei Lincei (1899). Il suo nome è soprattutto legato a un contributo di tipo analitico, che ha rivoluzionato la teoria economica. I suoi Grundsätze der Volkswirtschafts lehre (1871), che impostano il complesso fenomeno dello scambio, e non soltanto della domanda, sul valore soggettivo dipendente dal bisogno (o sull'utilità marginale, come fu detto poi da F. von Wieser), insieme con gli scritti quasi contemporanei, ma indipendenti, di W. St. Jevons e di L. Walras, devono infatti considerarsi elemento costitutivo essenziale della scienza economica neoclassica. M. vi espose la sua teoria del valore, del prezzo e della distribuzione che non ha precursori, tranne in H. Gossen, la cui opera però non era ancora stata riscoperta da Jevons, e non si scoraggiò per la fredda accoglienza. Anzi, convinto che il mondo scientifico tedesco fosse contrario non tanto alla sua teoria, quanto a qualsiasi teoria, ingaggiò battaglia con la scuola storica perché fosse riconosciuta l'importanza dell'analisi teorica, e con le sue Untersuchungen über die Methode der Sozialwissenschaften und der politschen Ökonomie insbesondere (1883), iniziò la polemica con G. Schmoller e la lotta sul piano metodologico, il ben noto Methodenstrei. Egli trovò poi in E. Böhm-Bawerk e in F. von Wieser alleati di pari valore, e la loro collaborazione dette vita a quella scuola austriaca o viennese che lentamente conquistò con le premesse fondamentali il mondo scientifico dell'economia. Rilevanti sono anche i contributi di M. alla teoria monetaria. Tra le altre sue opere: Die Irrthümer des Historismus in der deutschen Nationalökonomie (1884), Zur Theorie des Kapitals (1889), Beiträge zur Währungsfrage (1892), Geld (in Handwörterbuch der Staats wissenschaften, 1892).

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