BIANCONI, Carlo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 10 (1968)

BIANCONI, Carlo

Sergio Samek Ludovici

Figlio di Antonio Maria e di Isabella Nelli, nacque a Bologna il 20 apr. 1732, minor fratello, ma non minore di ingegno, del più noto poligrafo medico e archeologo Giovanni Lodovico. Il 4 nov. 1755 ebbe ospite a Bologna il Winckelmann, che scendeva per la prima volta in Italia, raccomandato appunto da Giovanni Lodovico, medico di corte di Augusto III, a Dresda. Ebbe per maestro di lettere lo zio paterno Giovanni Battista, rinomato teologo e professore di greco, e di pittura Ercole Graziani, che si ricollega, attraverso il maestro Luigi Mattioli, alla fantasiosa tradizione scenografica dell'Emilia barocca; fu allievo, inoltre, dello scultore anatomico Ercole Lelli, acuto osservatore del vero, famoso per le sculture in legno e in cera dell'Istituto anatomico di Bologna. L'architettura, e specialmente l'architettura ornamentale e prospettica, fu forse la sua vocazione artistica più genuina, ma anche nella plastica decorativa e nelle arti applicate diede splendida prova (picchiotti del pal. Zambeccari, ora Banca Popolare, a Bologna).

Non è sempre facile sceverare la parte genuina del B. da quella dei collaboratori, che spesso furono realizzatori di sue invenzioni. Gli stucchi "all'antica" di palazzo Malvezzi in via Zamboni, dove egli operò assieme a U. Gandolfi e D. Zanotti, in sale e ambienti dove aveva lavorato precedentemente il Mitelli, sono in pieno sfacelo: e dovevano essere cosa superba. Quella che il B. stesso chiama "prima operazione), cioè la prima prova giovanile, l'affresco con la Vergine e santi in una lunetta sotto il portico della canonica nella chiesa di S. Maria della Mascarella, ricostruita nel 1706dalla famiglia Bianconi che abitava nei pressi, è stata distrutta con la devastazione totale e il completo rifacimento della chiesa (D. G. Fornasini,La chiesa... di S. Maria e S. Domenico detta della Mascarella..., Bologna 1943, pp. 64-71). Né sono rintracciabili i tre quadri ovali (i Beati Legnani,Luchini e Capponi), eseguiti per la chiesa della Certosa, laddove sono ancora visibili, e in ottima conservazione, nella facciata da lui disegnata, i bassorilievi in cotto del già citato palazzo Zambeccari, un complesso ornamentale di molta finezza, ispirato a motivi vegetali commisti al repertorio mitologico, eseguito attorno al 1780, di evidente derivazione archeologica. Nella basilica di S. Domenico è del B. il paliotto dell'altare con l'arca del santo - realizzato dai discepoli del franco-parmense G. B. Boudard. Assieme al Fancelli, disegnava il bell'altare maggiore della chiesa di S. Maria della Vita, eseguito da A. Venturoli, e lavorava alla decorazione del palazzo de' Bianchi (Sassoli - de Bianchi), pel quale aveva disegnato la scala segreta; ed è sua l'idea dello scalone di palazzo Hercolani realizzato da A. Venturoli. Se sono attendibili le testimonianze, estendeva la sua attività nei pressi di Bologna, nonché a Castelfranco Veneto, con la decorazione di palazzo Cornaro. Inoltre, dava disegni e consigli al nobile lucchese Giacomo Sardini, dilettante di architettura e fine erudito, per il riadattamento della sua villa di Pieve S. Stefano, presso Lucca, ultimata nel 1785, ora distrutta. Del che rimane una interessante documentazione all'Arch. di stato di Lucca. Si conoscono del B. incisioni sicure, firmate; altre sono identificabili specialmente in libri (per es. la incisione del front. del volume del fratello Giov. Ludovico, Lettere su A. Cornelio Celso, Roma 1779; figure e rilievi nella Descrizione dei circhi..., Roma 1789, dello stesso).

Il B. era legato di amicizia e collaborazione con Mauro Tesi, architetto e quadraturista molto dotato, suo coetaneo, familiare a Francesco Algarotti. Di qui anche la consuetudine del B. con l'Algarotti e l'influenza esercitata da costui sul suo pensiero estetico. All'Algarotti, che morì a Pisa nel 1764, il B. su disegno del Tesi elevò il monumento sepolcrale nel camposanto vecchio (firmandolo Leukon epoiei, "Bianconi faceva", alla greca, firma ripetuta nel medaglione-ritratto), monumento che, per quanto concepito secondo lo schema neoclassico di moda, si distingue per la vivace Pallade e per tutto l'insieme ornamentale, saturo di eleganze rococò. Analoga vivacità di concezione, sebbene in un apparato più severo, è riscontrabile nel monumento funebre in S. Petronio di Bologna, dal B. eretto (1767) all'amico Mauro Tesi.

Il B., il quale non aveva tralasciato gli studi di storia artistica locale, preparava frattanto la guida cittadina per incarico dell'editore Longhi, rifacendosi a Le pitture di Bologna..., di C. C. Malvasia del 1686 (edizioni ampliate da Giampiero Zanotti: del 1706, 1732, 1755), guida che rinnovava notevolmente e pubblicava nel 1766 (2 ediz., 1776), estendendola a tutto il panorama figurativo (Malvasia si era limitato alle pitture) e ampliandola con un denso e utilissimo indice degli artisti.

Era un panorama sicuro di Bologna, bene accolto, nonostante inevitabili malumori di artisti viventi, (v. Squarci di annotazioni a variepagine del libricolo "Pitture scolture e architetture della Città di Bologna" dell'architetto G. G. Dotti, Faenza 1777, usciti anonimi). La guida, ristampata più volte, diverrà un privilegio di famiglia: il nipote Girolamo (numismatico, figlio del fratello Angelo Michele; 1772-1847), che custodirà la memoria dello zio e ne continuerà, con pari impegno, la vocazione studiosa, la ripubblicherà con gli opportuni ampliamenti nel 1820 a Bologna (Guida del Forestiere). Si aggiunga che il B. manteneva ferma l'attenzione agli storici e ai teorici delle arti figurative (è sua la scoperta del manoscritto della Graticola di Pietro Lamo) e riempiva la sua casa di disegni e di stampe, acquisendo sempre più una fama di esperto, corroborata dalla corrispondenza coi dotti d'Italia e favorita dalla passione dei viaggi.

Nel 1770 il B. venne eletto membro dell'Accademia Clementina. Nel 1777-1778 si trovava a Roma presso il fratello Giovanni Lodovico, ministro presso la S. Sede per l'elettore di Sassonia, assieme al quale nel 1768 era stato eletto accademico d'onore dell'Accademia di S. Luca; non fu difficile che nell'ambiente romano, frequentato, tra gli altri, dal fratello del Firmian governatore austriaco della Lombardia, sorgesse l'idea della sua chiamata a Milano, al posto di segretario della neo-istituita Accademia di Belle Arti di Brera. Le trattative furono svolte dall'abate F. Marcabruni, che già in altri casi si era occupato di reclutare per Milano artisti educati al nuovo gusto neoclassico. In questa città il B. giunse il 10 luglio 1778 e subito si mise all'opera per meglio organizzare e dirigere il variopinto e difficile mondo artistico accademico - nel quale già brillavano di luce meridiana G. Piermarini, architetto ufficiale, L. Pollak, G. Albertolli, lo scultore G. Franchi, i pittori M. Knoller, G. Traballesi, D. Aspari. L'azione fattiva del B. a Brera si deduce dai documenti conservati nell'Archivio di Stato di Milano (Studi, parte ant. pittori, cart. 201, 113/30-31), nonché dalla cartella C. Bianconi nell'Archivio dell'Accademia di Brera. Egli governò di fatto l'Accademia, benché ne fosse prefetto il principe Alberico Barbiano di Belgioioso.

Il B. a Milano si abbandonò ancor più alla sua passione di raccoglitore e di studioso dei monumenti locali: la Nuova Guida della città, uscita nel 1783, rappresenta un primo consuntivo del patrimonio artistico della metropoli lombarda. Essa ha un carattere descrittivo sommario, mentre diversa fu la successiva del 1786 (rist. 1787, 2 ed. 1795), giustificata in parte da necessità didattiche in connessione con la nuova Accademia, ma più sostanzialmente dalla elaborazione di un canone di giudizio nella selva intricata delle tante cose d'arte visibili nella città, non escluse le "venerande anticaglie" cui si accenna anche in frontespizio. In effetti fu la prima guida scientifica di Milano, redatta con occhio sicuro, solo apparentemente modellata su alcune precedenti (quella di S. Latuada, per esempio), ma veramente nuova, con giudizi personali, talora sbalorditivi per un neoclassico (come il B. vien giudicato ed egli stesso si reputava), sul duomo milanese e sull'architettura gotica, nonché sugli artisti del Barocco, a iniziare dal Pellegrini fino a F. M. Richini, ai quali non si lesinano elogi. Dalla guida del B. esce il panorama della Milano tardocinquecentesca dell'Alessi e del Seregni, barocca del Richini e di Fabio Mangone, per dire dei più grandi, assieme ad indagini preziose sul Cenacolo vinciano che non rimarranno senza effetto sulla successiva e famosa opera di G. Bossi; inoltre, passando al Seicento pittorico, è definita l'attività del Morazzone, di D. Crespi, del Cerano, del Procaccini, del Nuvolone (il Panfilo). Si estolle, infine, la rappresentazione della Milano piermariniana o neopalladiana, di estremo interesse, per esserne stato il B. testimone diretto. Lo studio puntuale della città veniva convalidato con la raccolta dei disegni originali degli architetti, con le incisioni, con i libri d'arte: una raccolta che, con 20.000 pezzi, cominciò a essere nota oltre i limiti cittadini. Fu venduta poi dal B., negli ultimi non felici anni di vita, per tentare di reperire i fondi per la pubblicazione della sua traduzione di Vitruvio, rimasta inedita, dopo che il governo dei nuovi occupanti, i Francesi, glieli aveva negati e lo stesso Napoleone aveva rifiutato l'omaggio della dedica (la raccolta, ad eccezione dei disegni architettonici, dopo varie vicende è andata dispersa, sia attraverso vendite private, sia, anche nella parte assai cospicua pervenuta alla Biblioteca Melzi, nella devastazione subita nella seconda guerra mondiale).

Le conoscenze archeologiche che si colgono nelle opere del B. non sono una concessione alla moda, come per molti dei suoi contemporanei, ma effettive e suffragate da ricerche originali, come quando, in Roma, egli identificava alcuni resti del Circo Flaminio (gli archi delle cosiddette sopracarceri murati nel secondo cortile del palazzo Mattei), o analizzava il cammeo Zulian della Marciana di Venezia, con padronanza perfetta della iconografia, in gara con E. Q. Visconti.

Dal naufragio della raccolta si è salvata la serie (ora alla Trivulziana di Milano) dei disegni originali degli architetti, oltre 400, distribuiti in dieci volumi in folio, preceduta da una prefazione generale e con prefazioni parziali ai singoli monumenti, analizzati con attualità di metodo critico: prezioso e insostituibile strumento di lavoro per chiunque si accinga allo studio della Milano tardocinquecentesca e barocca; la sua pubblicazione, a cura di P. Mezzanotte, si è fermata al primo volume.

Esperto, deciso nei giudizi, non irretito nella precettistica, felice pilota di una irrequieta società di artisti, il B., dopo aver retto per ventitré anni l'Accademia di Belle Arti di Brera, alla seconda calata dei Francesi, venne dimesso per ragioni politiche e sostituito con il giovane Giuseppe Bossi, che volle generosamente dividere il proprio stipendio con lui. Il 15 ag. 1802 il B. moriva a Milano.

Opere principali: Le pitture di Bologna, Bologna 1766; ampliata nel successivo volume,Pitture scolture ed architetture..., Bologna 1776; 3 ediz., ibid. 1782. Nuova guida della città di Milano, Milano 1783; ediz. ampliata, ibid. 1786; rist. 1787, 1795; Memoria del segretario perpetuo della R. Acc. Milanese delle Belle Arti, scritta nel 1788, pubbl. da E. Tea, in L'Accademia di Belle Arti di Brera, Milano 1941, pp. 271-275, assai importante per la coperta polemica con Giuseppe Parini sulla incapacità dei letterati a discorrere di arte. Riflessioni... sopra un cammeo antico rappresentante Giove..., Bologna 1818 (pubbl. per la prima volta nel 1796). Prefazione, uscita anonima, alle Lettere del fratello G. L. su Le vite de' pittori non descritte... di L. Crespi, Milano 1802, pp. I-XVI, di fiera polemica contro quest'ultimo per le sue falsificazioni e la critica astiosa ad E. Lelli. Saggio della sua trad. di Vitruvio (libro III, cap. III), a cura del nipote Girolamo, in Opuscoli letterari, Bologna 1818, pp. 40-50. Una lettera sulle "maniere" di Raffaello in: Sei lettere pittoriche... per nozze Hercolani-Angelelli, Bologna 1836, pp. 18-21. Le didascalie inedite premesse alla già citata raccolta dei disegni. Lettere inedite del B. si conservano a Bologna alla Biblioteca dell'Archiginnasio e alla Universitaria (dirette a Lorenzo Prandi, al nipote, a S. Canterzani, ecc.). Una lettera relativa al codice virgiliano del Petrarca della Bibl. Ambrosiana, in G. della Valle,Lettere Sanesi, Roma 1785, II, 101 s.

Fonti e Bibl.: Bologna, Accad. Clementina,Atti, ms., dall'anno 1770 al 1802,passim; J. J. Winckelmann,Lettere italiane, a cura di G. Zampa, Milano 1961,ad Indicem; G. Tiraboschi,Storia della lett. ital., II, I, Milano 1787, p. 256; R. Venuti-G. A. Amaduzzi,Vetera monumenta…, Romae 1779, p. 49; M. Tesi,Raccolta di disegni originali, Bologna 1787 (contiene la vita del Tesi e tra l'altro il disegno del B. per il monumento al Tesi in S. Petronio di Bologna); G. L. Bianconi (C. Fea e A. Uggeri),Descrizione dei Circhi…, Roma 1789, pp. VIs.; Saggio di disegni della rinomata Raccolta presso C. B., Bologna s.d. (1789); L. Dal Fiume,Discorso recitato nella chiesa della Certosa... il 27-IV-1805, Bologna [1805], pp. 33-35; F. Carlini, C. B., in Mem. Dell'I. R. Ist. del Regno lomb. veneto, I(1812-1813), Milano 1819, pp. 41-44; Cenni biografici di G. L. e C. B. per... nozze G. A. Bianconi-F. Fangarezzi, Bologna 1867; G. Del Convito,Le origini dell'Acc. di Belle Arti di Brera in Milano, in Arch. stor. lombardo, LX (1933), pp. 472-515; E. Filippini,G. Piermarini nella vita e nelle opere, Foligno 1936, pp. 155-157, 171, 181-183, 230 s.; C. L. Bardeaux,Catalogo delle Guide di Milano, in Arch. stor. lombardo, n.s., III (1938), pp. 116 s.; E. Tea,L'Acc. di Belle Arti di Brera, Firenze 1941, pp. 26-69; P. Mezzanotte,Raccolta Bianconi…, I, Milano 1942, pp. 7-25 (con bibl.); J. Schlosser Magnino,Letteratura artistica, Firenze 1956, pp. 552, 572; G. Zucchini,Catalogo critico delle Guide di Bologna, in L'Archiginnasio, XLVI-XLVII (1951-1952), pp. 135-168,passim; E. Riccomini Scultura bolognese del Settecento, Bologna 1966, pp. 34 s. e passim; G. Mezzanotte,Architettura neoclassica in Lombardia, Napoli 1966,passim; U. Thieme-F. Becker,Künstler-Lexikon, III, p. 592 (con ult. bibl.).

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