CHIGI, Carlo Corradino

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 24 (1980)

CHIGI, Carlo Corradino

Walter Polastro

Nato a Siena il 10 sett. 1802 da Francesco dei Chigi di Camollia e da Maria Useppi, nel dicembre 1818 entrò, dopo aver preso l'abito di cavaliere milite dell'Ordine di S. Stefano, nella scuola di marina di Genova, non disponendo la Toscana di una marina da guerra. Terminato brillantemente il corso nel 1821, ottenne di servire nella marina sarda, e si imbarcò come guardiamarina di prima classe sulla fregata "Cristina" e poi sulla corvetta "Tritone".

Promosso sottotenente di vascello, il C. partecipò nel 1825 alla spedizione della marina sarda a Tripoli. Nell'attacco, condotto con le lance armate delle navi, il C. incendiò due barconi del nemico, e poi con poche forze sbarcò presso la dogana, attaccando un corpo di turchi e costringendoli nelle mura della città. Per il suo comportamento il re Carlo Felice gli accordò la croce dei SS. Maurizio e Lazzaro. Nel 1839 raggiunse il grado di capitano di vascello in seconda. Per procedere nella carriera avrebbe dovuto naturalizzarsi; affezionato però alla terra natale e alla famiglia granducale, abbandonò la marina ritornando a Siena.

Leopoldo II lo nominò tenente colonnello di fanteria, destinandolo a governatore civile e militare dell'isola d'Elba. Qui il C. provvide a diverse opere di pubblica utilità, e al rilancio di attività economiche, ma, amareggiato per critiche e calunnie, chiese la dispensa dall'incarico e nel 1845 si ritirò a Fivizzano di Lunigiana, dove possedeva beni ereditati dall'ava materna, per dedicarsi alla famiglia (aveva sposato nel 1840 la nobildonna Violante Camaiori). Dovendo quelle terre, per precedenti accordi, passare al ducato di Modena, la popolazione lo elesse gonfaloniere perché si adoperasse contro la cessione, ma la mediazione fallì, e non poté impedire né l'occupazione da parte delle truppe modenesi né la reazione delle popolazioni e la conseguente sanguinosa repressione.

Nella guerra all'Austria del 1848 il C. ebbe presso il quartier generale delle truppe toscane il compito di tenere i contatti sul piano politico-diplomatico più che su quello militare con l'esercito sardo e probabilmente anche quello di ragguagliare il proprio governo sugli orientamenti di Carlo Alberto. Si distinse a Curtatone, dove ebbe la mano sinistra troncata dalla mitraglia. Formatosi nel '49 a Firenze il governo democratico, ebbe offerto dal Guerrazzi il dicastero della Guerra, che il C., moderato e sostanzialmente fedele al granduca, rifiutò, accettando poi, per breve tempo, il comando della guardia civica. Si espresse a favore del ritorno di Leopoldo II ed approvò l'iniziativa dei moderati che, allontanato il Guerrazzi, invitarono il granduca a ritornare a Firenze, ma rimase poi deluso dagli atteggiamenti reazionari di quest'ultimo, a cominciare dal modo stesso con cui era avvenuto il rientro preceduto dall'intervento delle truppe austriache che si erano scontrate duramente con la popolazione di Livorno. Accettato l'incarico di aiutare il De Laugier nella riorganizzazione della marina toscana, ebbe la direzione del corpo di marina e del porto di Livorno, ma si ritirò dall'incarico nel 1852.

Nel '59 il Ricasoli gli affidò la carica di gonfaloniere di Siena. Favorevole all'unità italiana, e convinto che la monarchia sabauda ne fornisse la migliore garanzia, pnmo fra i magistrati cittadini della Toscana il C. promosse una deliberazione per l'annessione immediata al Piemonte. Dopo il plebiscito, Vittorio Emanuele II lo nominò senatore. Nell'aprile del 1860 venne promosso contrammiraglio e invitato dal Cavour a riassumere il servizio, invito che declinò. Nel 1866, dopo Lissa, fu membro della commissione giudicante l'ammiraglio Persano, già suo compagno nella impresa di Tripoli, e convenne con altri senatori per la colpevolezza. In Senato intervenne su questioni di riforma civile e giuridica: parlò contro il matrimonio civile e nel 1867 contro il progetto di legge di soppressione delle corporazioni religiose.

Trascorse gli ultimi anni nell'antica villa di Fivizzano (Massa Carrara), dove morì il 27 marzo 1881.

I ricordi militari del C. sono stati pubblicati da F. Piccolomini-Bandini col titolo Ricordi militari del contrammiraglio sen. C. C. Chigi(Tripoli 1825 - Curtatone 1848) a Siena nel 1899 e poi, in nuova edizione ampliata, nel 1917, col titolo Ricordi militari 1825-1848... (ibid.).

Fonti e Bibl.: Una scelta assai ampia di sue lettere è pubblicata in G. Pignotti, C. C. C. MDCCCXLVIII-MCMXLVIII, Siena 1949. Si vedano: A. De Laugier, Le milizie toscane nella guerra di Lombardia del 1848. Narrazione storica, Capolago 1851, p. 31; Racconto stor. della giornata campale pugnata il 29 maggio 1848 a Montanara e Curtatone in Lombardia descritta da un testimone oculare, Firenze 1854, p. 57 (anonimo ma del De Laugier); G. Randaccio, Le marine militari ital. nei tempi moderni(1750-1860), Torino 1870, pp. 30-33; E. Pasca, La marina da guerra, in Rivista marittima, XXV (1892), 4, pp. 65 ss.; R. Bartalini, Discorso pronunciato all'atto della inauguraz. della lapide…, Siena 1899; C. U. Oxilia, La camp. toscana del 1848 in Lombardia, Firenze 1904, pp. 33, 72, 97, 237; G. Ferrari, La spediz. della marina sarda a Tripoli nel 1825 (estratto dalle Mem. stor. militari, I), Roma 1912, pp. 79 s., 83 s., 104, 187 s. (con lo stato di servizio del C. presso la marina sarda); F. Iacometti, C. C. C., in Bull. senese di storia patria, XIX (1912), 1-2, pp. 67-86; I. Cappa, Un dimenticato,C. C. C., in La Sera (Milano), 5 giugno 1931; L. Perla, Contrib. alla storia del Senato del Regno: le nomine per la categoria ventesima, in Rass. storica del Risorgimento, XLIX (1962), pp. 408 s.

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