DIONISOTTI, Carlo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 40 (1991)

DIONISOTTI, Carlo

Guido Fagioli Vercellone

Nacque a Vercelli il 31 maggio 1824 da famiglia civile e abbastanza agiata, figlio di Paolo, aiutante del Genio civile (secondo qualche fonte, architetto), e di Emilia Curioni di Romagnano Sesia. Compì in patria gli studi primari e la prima parte dei secondari, che continuò a Voghera, dove suo padre era stato trasferito per servizio nel 1832. Ivi restò fino al 1837 compiendovi gli studi della classe di umane lettere e stringendovi un'amicizia importante, che durerà fino alla morte, con S. Grattoni, uno dei progettisti della galleria del Moricenisio. Ritornato a Vercelli, vi continuò il curriculum scolastico fino all'esame di magistero (maturità classica), che superò brillantemente nel 1840. Si indirizzò quindi, per inclinazione, agli studi di giurisprudenza, nell'Archiginnasio di Torino, dove conseguì la laurea il 26 maggio 1845. Entrò allora nella magistratura, piemontese prima e poi italiana, percorrendovi un iter professionale brillante, che tuttavia non gli impedì di dedicarsi con passione agli studi storici e alla pubblicazione di opere non tutte relative al diritto, visto che molte sono d'indirizzo storico e statistico. Iniziò la carriera il 4 marzo 1848 con la nomina a volontario nell'ufficio dell'avvocato fiscale generale, incarico che esercitò per due anni. Il 12 marzo 1850 venne nominato giudice aggiunto presso il tribunale di prima cognizione di Vercelli, riunendosi così ai genitori: per breve tempo, ché l'8 luglio dello stesso anno perdeva prematuramente il padre. Rimasto in patria per tre anni, nel dicembre 1853 ricevette la nomina a sostituto avvocato fiscale nel tribunale di Saluzzo, per essere poco dopo, il 30 nov. 1854, restituito con promozione di classe al tribunale di Vercelli. Il 29 ott. 1855 sposò la concittadina Emilia Eugenia Stara, figlia di Stefano Eugenio, noto patriota, e nipote del conte G. Stara che salirà ai più alti gradi della magistratura italiana e sarà senatore del Regno.

Sono di questo periodo alcune testimonianze manoscritte (che egli legò per testamento alla Biblioteca civica di Vercelli) della sua dottrina e delle sue doti di giurista: si tratta di un esemplare del Codice civile e di uno del Codice penale di Carlo Alberto arricchiti ad ogni articolo di difficile interpretazione con note, postille, commenti, riscontri, glosse, esemplificazioni, e di un voluminoso scritto dal titolo L'oracolo, ossia Raccolta di massime ricavate dalle sentenze pronunciate dal Tribunale Prov. di Vercelli dal 1838 a tutto il 1853 a ciascun art. del Cod. civ. annotate, con alcune aggiunte relative alle materie commerciali e di processura civile.

In questi anni si dedicò anche con solerzia alla raccolta di dati statistici e storici sul Vercellese, dati che gli erano stati richiesti da G. Casalis per il suo monumentale Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, in cui la voce "Vercelli" del XXIV volume (Torino 1853) è quasi completamente opera del Dionisotti. Tale materiale egli rielaborò e arricchi in seguito, fino a trame una importante pubblicazione propria, suddivisa in tre diversi volumi: Cenni statistici sul Vercellese (Biella 1861); Notizie biografiche dei Vercellesi illustri (Biella 1862), con l'appendice Del vero autore dell'imitazione di Gesù Cristo; e Memorie storiche della città di Vercelli (Biella 1864), che costituiscono ancora oggi la più completa documentazione generale sulla corografia e sulle vicende particolari di quelle terre. Il 23 nov. 1856 fu promosso alla seconda classe dei sostituti avvocati fiscali, ed il 21 dicembre successivo inviato giudice al tribunale di Biella, ove rimase fino al trasferimento al tribunale di Torino, avvenuto il 24 febbr. 1861.

Nel maggio 1863 fu chiamato all'ufficio di cancelliere del tribunale di commercio di Torino (grado corrispondente a quello di presidente di tribunale), una magistratura affatto particolare, costituita da cospicui uomini di commercio e industriali, dove il cancelliere era il solo giurista professionista, e quindi con gravi responsabilità personali.

Già da tempo, unendo i suoi interessi e attività di magistrato e di storico, aveva dato inizio a un particolare genere di ricerche e di studi che faranno di lui lo storiografo della magistratura degli Stati sardi: la prima avvisaglia di questa applicazione è data dalla pubblicazione di Le corti d'appello di Torino, Genova, Casale e Cagliari e i loro capi (Biella 1862) e di La magistratura consolare di Torino: cenni storici, biografici e statistici (Torino 1864), opere di notevole precisione.

Il D. aveva sempre professato grande ammirazione e reverenza per la figura e le opere di Carlo Botta, alla cui metodologia storica aveva informato le sue ricerche: volle dunque dedicargli un'accurata biografia, Vita di Carlo Botta, che vide la luce a Torino nel 1867 (del Botta si interesserà sempre, e sarà l'anima del comitato che nel 1875 curerà la traslazione delle ceneri di lui da Parigi a Firenze). In quello stesso anno otteneva la croce dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro, e il 10 marzo 1868 veniva chiamato a far parte della Regia Deputazione sopra gli studi di storia patria per le antiche provincie e la Lombardia; contemporaneamente pubblicava la sua più importante opera giuridica, Della servitù delle acque secondo il codice civile italiano (Torino 1868; 2 ediz. ibid. 1873), un trattato per molti decenni insuperato, che ancora oggi è considerato autorevole guida giurisprudenziale in quell'intricata disciplina: si tratta di un lavoro teorico-pratico, ove è raccolto tutto quanto le leggi, le consuetudini, la giurisprudenza e la dottrina prescrivono e insegnano su quel soggetto, in forma così chiara e organizzata da poter venir consultato anche dai non specialisti.

Il D. aveva sempre trascorso i periodi di riposo a Romagnano Sesia, patria di sua madre che vi possedeva una villa, e si era assai legato a quel luogo, tanto che vi fu consigliere comunale e membro dell'amministrazione del Collegio "Curioni" (Resoconto decennale (1864-74) , Torino 1875), consacrandosi allo studio delle memorie locali, cui dedicò un'opera, La Vallesesia ed il comune di Romagnano Sesia (Torino 1871) che era stata preceduta da un opuscolo, La ferrovia sotto alpina, considerazioni di un valligiano (Torino 1870). Nel 1871 fu nominato socio dell'Accademia Pontaniana di Napoli (sezione di storia, archeologia e filologia), essendo già in quella città socio del Regio Istituto per l'incoraggiamento delle scienze naturali, economiche e tecnologiche.

Il 30 nov. 1873 lasciò, dopo dieci anni, il tribunale di commercio, promosso consigliere della corte d'appello di Torino, e premiato con le croci di ufficiale dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro e di cavaliere della Corona d'Italia. In onore della nuova carica volle pubblicare una monografia specifica su di essa, Cenni sull'origine della corte d'appello di Torino (Torino 1875), cui segui però subito un lavoro storico-letterario, Carlo Botta aCorfù. Scritti inediti pubblicati in occasionedel trasferimento delle sue ceneri da Parigia S. Croce di Firenze (Torino 1875), che contiene, oltre a una Notizia biografica, la Narrazione di un infelice caso occorso nell'isola di Zante nel 1740 e quindici lettere del Botta a diversi, il tutto diligentemente annotato. Il 30 nov. 1876 pronunziò la commemorazione di Pietro Brugo, compaesano di sua madre, che volle pubblicata col titolo di Pietro Brugo di RomagnanoSesia: ... (Torino 1876), inserendo nel volume una serie di piccole monografle storico-genealogiche (La discendenza dei conti del Canavese; La discendenza dei conti diBiandrate; I signori di Lozzolo e MottaAlciata; La genealogia dei Tornielli di Novara; Gli Avogadro di Collobiano ...; Lagenealogia dei Caccia di Romentino; La genealogia degli Avogadro di Novara). Gli anni seguenti furono costellati per il D. di una sequela di lutti: nel 1880 perdeva la moglie, nel 1883 la madre e nel 1885 la figlia ventenne Maria; tuttavia queste sventure non lo distolsero dall'attività di studio, se proprio in quel periodo vide la luce la sua opera più impegnativa ed originale, in due volumi, la Storia della magistratura piemontese (Torino 1881).

La magistratura aveva avuto in Piemonte ed in Savoia una funzione anche politica, come quella di moderatrice del potere sovrano assoluto, analoga a quella dei parlamenti in Francia, sicché la sua storia non è solo un sia pure accurato repertorio giurisprudenziale e biografico, ma una vera e propria interpretazione della vita politica dello Stato. Il primo volume presenta la storia generale degli organi giudiziari piemontesi dalle origini alla dominazione napoleonica; il secondo (pp. 1-161) continua tale storia attraverso la Restaurazione e i moti liberali, fino allo statuto albertino e ai codici, e - il resto del secondo volula conclude nel 1861, me (pp. 163-527) fornisce una ricca appendice di biografie dei gran cancellieri, cancellieri, reggenti, ministri, senatori e primi presidenti in ogni tempo, ordinata alfabeticamente e corredata da impeccabili indici generali, da note e documenti.

Dopo questo sforzo davvero notevole, il D. limitò il suo lavoro ad opere di minor mole ed impegno, ormai tutte di indirizzo storico-locale salvo una: La corte di cassazione di Torino (Torino 1891).

Videro così la luce:Commemorazione delcomm. Casimiro Danna, in Miscellanea di storiaital., XXIV (1885), pp. 199-217 (anche in opuscolo, Torino 1885); Le famiglie celebri medioevali dell'Italia superiore, Torino 1888 (i marchesi d'Ivrea; gli Ardoini; i marchesi di Romagnano e i conti di Biandrate; la casa di Savoia; gli Aleramici; i conti d'Asti; i Manfredi di Parma; la famiglia dei Ghisalberti; i Sigisfredi e gli Obertenghi; i conti di Lecco; i conti di Seprio; i conti di Staziona; il contado di Pombia); Memoria sull'antico Consiglio municipale diVercelli presentata alla Commissione araldicapiemontese, in Bollettino ufficiale della Consulta araldica, I (1891), pp. 235-87; Ireali d'Italia diorigine nazionale antichi e nuovi, Torino-Roma 1893; Il comune di Desana e la famiglia patriziadei Tizzoni, Torino 1895 (per commemorazione dell'intendente G. A. Casalone); Studi distoria patria subalpina, Torino 1896 (contenente varie monografie: l'antico territorio subalpino dei Libici, o Libui, di Transpadano e le sue miniere; le battaglie dei Romani nel territorio libico; il lago Clisio e l'antico corso della Sesia; il contado di Robbio; fra' Dolcino; Torquato Tasso ospitato a Borgovercelli; la città di Novara; la stirpe Aleramica; i canali irrigatori nel perimetro dell'antica regione libica); Illustrazioni storico-corografiche della regione subalpina, Torino 1898 (vari piccoli studi sui Lomello e i conti palatini; Breme e il suo monastero, il monastero di S. Genuario; i comuni attuali negli antichi Campi Raudi; il borgo di Gattinara; la valle del Cervo e Andorno; Sordevolo e il convento dei trappisti; il principato di Masserano e il marchesato di Crevacuore; i colli del Monferrato lungo il Po da Verrua a Bassignana; il contado di Pombia; il contado di Bulgaria; il contado di Vigevano; la Serra Biellese, la città di Vercelli).

Nel 1885 il D. era stato nominalmente trasferito alla corte d'appello di Genova, mentre in effetti continuò a esercitare l'incarico di consigliere nella Suprema Corte di cassazione di Torino, ufficio di cui fu investito anche formalmente il 5 dicembre. Ormai stanco e desideroso di dedicarsi solo agli studi, nel 1893 aveva chiesto di essere messo a riposo e l'aveva ottenuto con grandi attestazioni d'onore e di stima, quali il grado di primo presidente e la commenda dell'Ordine dei Ss.Maurizio e Lazzaro. Nel 1897 fu aggredito da un tumore ad una guancia: operato, si credette guarito; ma il male si rimanifestò in forma di carcinoma portandolo a morte il 5 marzo 1899.

Legò per testamento alla Biblioteca municipale di Vercelli "tutti i libri e le memorie manoscritte di storia patria" e all'istituto di belle arti della stessa città il suo medagliere e un quadro di B. Lanino; oltre a molti legati pii, destinò una cospicua somma alla costruzione di un monumento funebre a Carlo Botta in S. Croce di Firenze.

Fonti e Bibl.: G. Casalis, Diz. geografico-storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, XXIV, Torino 1853, p. 627; L. Tettoni, Vita letteraria del conte Gio. Antonio Cibrario, Torino 1872, p. 308; A. De Gubernatis, Diz. biogr. degli scritt. contemp., Firenze 1879, p. 384; C. Faccio, C. D., Vercelli 1899; G. Claretta, Commemorazione di C. D., in Atti della Soc. di archeol. e belle arti (Torino), VII (1899), p. 144; L. Fontana, Commemoraz. del commendatore C. D., in Miscellanea di storia ital., s. 3, VI (1901), pp. 467-75.

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