FRATI, Carlo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 50 (1998)

FRATI, Carlo

Guido Fagioli Vercellone

Nacque a Bologna il 22 febbr. 1863 da Luigi e da Clotilde Busatti.

Figlio di un rinomato bibliotecario bibliofilo e fratello minore di Lodovico (Bologna, 13 dic. 1855 - Trieste, 6 ott. 1941), già avviato a quel tipo di studi nei quali eccellerà fino a essere per quarant'anni conservatore dei manoscritti della Biblioteca Universitaria di Bologna, il F. si trovò naturalmente pilotato verso analoghe scelte.

Svolti gli studi elementari e secondari nelle pubbliche scuole della sua città, nel 1882 s'iscrisse all'università, seguendo con passione e diligenza i corsi di filologia (specialmente quelli tenuti da G. Carducci), e si laureò nell'ottobre 1886 con una tesi di letteratura medioevale, la cui parte più complessa e originale, "Saggio di ricerche e studi sulla mitologia bestiaria mistica e sul "Physiologus" nelle letterature europee del medioevo", gli valse il massimo dei voti e lode dal Carducci, che non ne largiva certo facilmente.

Tale parte della tesi fu dal F. presentata al concorso per il premio Vittorio Emanuele, che vinse; grazie ai buoni uffici del Carducci egli poté quindi ottenere un posto ai corsi di perfezionamento dell'Istituto di studi superiori di Firenze, dove ebbe per maestri P. Villari, A. Bartoli, P. Rajna e C. Paoli; ivi continuò le ricerche già iniziate a Bologna sui primordi della letteratura italiana e seguì i corsi di paleografia, presentando un saggio finale che conteneva una scoperta: l'individuazione in Guidotto da Bologna dell'autore di un testo di lingua divulgatissimo nel sec. XIV e fino ad allora ritenuto di anonimo.

Nell'autunno 1887 gli fu offerta una cattedra in un liceo, ma il Carducci ottenne da A. Dallolio, assessore alla Pubblica Istruzione del Comune bolognese, che fosse trattenuto a Bologna con un impiego nella Biblioteca comunale. Sempre il Carducci, avendo assunto nel 1888 la direzione del Propugnatore, lo volle fra i redattori e lo chiamò nel 1892 a far parte, insieme con il fratello Lodovico, della Commissione per i testi di lingua.

A entrambi i fratelli il Carducci affidò anche l'incarico di compilare l'indice delle carte di Pietro Bilancioni che egli stesso aveva spinto la Biblioteca comunale ad acquistare; ne risultò un'utile e voluminosa bibliografia relativa a gran parte delle rime dei primi tre secoli della letteratura italiana, che uscì tra il 1889 e il 1893 nel Propugnatore e fu poi riunita in volume (Bologna 1893) col titolo Indice delle carte di Pietro Bilancioni. Contributo alla bibliografia delle rime volgari… In campo filologico vanno anche ricordate le coeve Ricerche sul "Fiore di Virtù", Roma 1893.

Nonostante questi promettenti inizi, l'ambiente nel quale viveva quotidianamente, all'interno di una grande biblioteca, aiutando spesso il padre nelle mansioni di bibliotecario, e il conseguente abituale contatto con codici e stampati, spinsero irresistibilmente il F. verso la carriera delle biblioteche. Nel 1889-90 ottenne un posto straordinario di sottobibliotecario alla Casanatense di Roma; sullo scorcio del 1890 partecipò a un concorso di abilitazione, nel quale risultò secondo fra sei concorrenti, tutti qualificatissimi.

Iniziò così quella carriera che, occorre premetterlo, pur ricca di importanti affermazioni e successi, fu tuttavia irta di difficoltà e di trasferimenti, causati dal suo non facile carattere, insofferente della minima ingiustizia, dal suo perfezionismo e dall'altissimo concetto che aveva della dignità del suo compito, per cui venne spesso a contrasto con colleghi e superiori.

Già nel 1891 lasciava la Casanatense, chiamato a Modena da F. Carta, che vi stava riorganizzando la Biblioteca Estense, dove il F. poté mettere in luce per la prima volta le cognizioni bibliografiche e bibliotecniche e l'erudizione di cui era dotato; sottobibliotecario di prima classe, già nel 1893 reggente la direzione, alla fine dello stesso anno venne nominato bibliotecario effettivo. Rimase a Modena fino al 1896 e in quel tempo portò a compimento due lavori che gli diedero rinomanza fra gli studiosi: il Carteggio letterario di Girolamo Tiraboschi col p. Ireneo Affò (I-II, Modena 1894-96) - che suscitò grande interesse fra gli specialisti e i bibliotecari, e lodi incondizionate, specialmente del Carducci - e il Saggio di un catalogo dei codici estensi (in Revue des bibliothèques [Paris], novembre-dicembre 1898).

Nel 1896 il F. lasciò Modena per trasferirsi alla Biblioteca Universitaria di Bologna, allora diretta da O. Guerrini. In quella sede fra il 1896 e il 1897 attese alla descrizione dei manoscritti latini e italiani (lavoro che sarà ottimamente portato a compimento da suo fratello Lodovico) e alla pubblicazione di una Bibliografia malpighiana: catalogo descrittivo delle opere a stampa di Marcello Malpighi e degli scritti che lo riguardano (nel volume miscellaneo Marcello Malpighi e l'opera sua, Milano 1897, pp. 280-338).

Verso la fine del 1897 il Carta, divenuto direttore della Nazionale di Torino, volle con sé il F., il quale curò, insieme con il lui e con C. Cipolla, il volume in-folioMonumenta paleographica sacra: atlante paleografico artistico…, Torino 1899 (con 120 tavole). Le doti organizzative del F. si rivelarono poi al loro massimo in occasione dell'incendio che la notte fra il 25 e il 26 genn. 1904 sconvolse la biblioteca torinese, quando egli ebbe gran parte del merito del salvataggio di molti manoscritti, specie di quelli del Fondo Bobbio. Anche in considerazione di ciò, quando nell'ottobre di quell'anno il Carta fu nuovamente destinato a Modena, il ministero affidò al F. la direzione della Nazionale di Torino.

In quel periodo egli trovò comunque modo di pubblicare il catalogo dei manoscritti italiani della biblioteca compilato da B. Peyron, appena scomparso, Codices italici manu exarati… (Torino 1904) e di contribuire, con C. Cipolla e G. De Sanctis, all'Inventario dei codici superstiti greci e latini antichi della Biblioteca nazionale di Torino (ibid. 1904), e all'Inventario dei codici di Bobbio, dell'Abbazia di Staffarda, del card. D. Della Rovere e dei latini vari pergamenacei (ibid. 1904).

Sul finire del 1905 egli ottenne di lasciare Torino e fu destinato alla Biblioteca di S. Giacomo di Napoli; visto però che quella sede gli risultava sgradita, fu mandato a dirigere la Marciana di Venezia, dove resterà fino al 1913. A Venezia lo attendeva l'improbo impegno di portare a compimento il riordino della biblioteca, recentemente trasferita dal palazzo ducale a quello della Zecca, dando nuovo assetto a parecchie collezioni e catalogando e illustrando i fondi speciali.

Il periodo veneziano fu anche ricco di pubblicazioni erudite. All'amatissima biblioteca veneziana dedicò molti lavori, dei quali notevoli appaiono: il Bollettino bibliografico marciano…, redatto per La Bibliofilia, X (1908-09) - XV (1913-14), stampato anche in volume (Firenze 1914), pubblicazione singolare che, sotto l'apparenza di recensire opere concernenti manoscritti o stampe della Marciana, fornisce su queste ultime una quantità di notizie e dati originali; e il Catalogo dei codici marciani italiani…, I-II, Modena 1909-11, compilato in collaborazione con A. Segarizzi, opera veramente poderosa e metodologicamente impeccabile, contenente la descrizione di circa 1.000 codici, che ebbe vasta risonanza e autorevoli approvazioni. Non ultima benemerenza del F. a Venezia fu la donazione alla Marciana dell'importante biblioteca di E. Teza, suo amico personale, biblioteca della quale il F. curò il trasferimento da Padova e di cui iniziò la risistemazione. Testimonianza di questo impegno resta un'accurata Bibliografia di E. Teza: indice cronologico dei suoi scritti a stampa e di quelli che lo riguardano, Venezia 1913.

Nel luglio 1913 egli fu improvvisamente trasferito a Genova, per gravi motivi che sono rimasti sconosciuti e che certamente non riguardavano la sua dottrina o la sua onestà. Il F. ne fu sconvolto e ricorse contro la deliberazione ministeriale ma senza risultato. Dopo un periodo di aspettativa dovette adattarsi al trasferimento, ottenendo però di essere destinato a Parma anziché a Genova, con l'incarico di catalogazione e revisione degli incunaboli duplicati della Biblioteca Palatina. Rimase a Parma circa quattro anni e, in seguito alla morte di E. Alvisi, assunse la direzione di quella biblioteca il 1° ag. 1915.

Ancora una volta indirizzò i suoi interessi al materiale locale: pubblicò allora Ricordi di prigionia: memorie autobiografiche e frammenti poetici di G. Rasori (Torino 1919), e aveva in animo di dare alle stampe l'intero epistolario di P. Giordani, ma su tale personaggio videro la luce solo Luciano Scarabelli, Pietro Giordani e i papalipomeni di storia piemontese (in Arch. stor. ital., LXXVII [1919], pp. 70-124), Pietro Giordani e Paolo Costa (in Giorn. stor. della letter. ital., LXXVI [1920], pp. 265 ss.) e Quando P. Giordani lasciò il monastero di S. Sisto? (in Boll. stor. piacentino, XVIII [1923], pp. 116-120). Pubblicò, inoltre, un nutrito numero di piccole ma diligenti monografie di storia letteraria locale, per le quali sfruttò il ricco epistolario di A. Pezzana, del quale curò il riordino e la sistemazione. Fu attivo nell'ambito della locale Deputazione di storia patria, e collaborò all'Archivio storico per le provincie parmensi; infine, nonostante gli scarsissimi mezzi che lo stato di guerra consentiva, si prodigò per l'organizzazione e il buon funzionamento della biblioteca.

Nel 1918, ancora a causa di qualche dissenso nato nell'ambito parmense, ottenne di essere ritrasferito alla Biblioteca Universitaria di Bologna, allora diretta da G. Fumagalli. Due anni dopo, essendosi il Fumagalli ritirato, il F. prese la direzione che manterrà fino alla morte.

Ottenuti altri locali adiacenti alla biblioteca, egli fu in grado di organizzare assai meglio i servizi, disporre in modo più organico i materiali, creare salette di consultazione, di studio e per la lettura delle riviste. Inoltre fece migliorare l'ingresso della biblioteca, ricostruire in parte lo scalone e, soprattutto, restituire all'uso di sala di lettura il bel salone centrale fatto costruire da Benedetto XIV, nonché istituire due biblioteche speciali (per la facoltà di lettere e filosofia e per quella di giurisprudenza), migliorare la disposizione e la sicurezza della sala dei manoscritti (sala Mezzofanti).

Di questi lavori lasciò memoria in R. Biblioteca universitaria. Assetto dei locali e servizi (in Il Comune di Bologna, XVII [1930], pp. 59-62), e in Il Problema dei locali dell'Archiginnasio (in L'Archiginnasio, XV [1920], p. 212). Di quel periodo vanno ricordati due piccoli cataloghi: uno dei manoscritti danteschi della biblioteca esposti nella mostra tenuta all'Archiginnasio nel 1921 (I codici danteschi della R. Biblioteca Universitaria di Bologna, Firenze 1923) e l'altro (insieme con il fratello Lodovico e altri) della grande mostra di storia della medicina allestita nel salone centrale dell'università nel 1924.

Dopo la morte del F., a cura di A. Sorbelli, vide la luce la sua opera più nota, ancora universalmente usata e apprezzata, il Dizionario bio-bibliografico dei bibliotecari e bibliofili italiani dal sec. XIV al XIX (Firenze 1933), ricco di repertorio in ordine alfabetico di dati biografici e di riferimenti bibliografici, cui M. Parenti fornirà un supplemento, Aggiunte al "Dizionario bio-bibliografico…" (ibid. 1959).

Nel periodo bolognese il F. fu anche assiduo collaboratore della rivista di L.S. Olschki La Bibliofilia, della quale nel 1922 divenne redattore capo, arricchendola di innumerevoli articoli e recensioni, e dotandola di un prezioso Indice quindicennale 1910-24 (Firenze 1925, a completamento di quello 1899-1909 di G. Boffito), notevole non solo per la mole ma perché formato da una doppia serie di indici, quelli "generali" e quelli "speciali".

Tra i numerosissimi lavori minori si rammentano: Giosuè Carducci e Terenzio Mamiani (in L'Archiginnasio, XV [1920], pp. 180 ss.); Genealogie di famiglie bolognesi di B.A.M. Carrati manoscritte nella Biblioteca governativa di Lucca (in Atti e mem. della R. Deputaz. di storia patria per le Romagne, XII [1922], pp. 119 ss.); La Leggenda di s. Caterina da Siena con disegni attribuiti a Iacopo Bellini (in La Bibliofilia, XXV [1923-24], pp. 97-129) e La più antica carta dell'isola di S. Domingo (1516) e Pietro Martire d'Anghiera, con tre facsimili (Firenze 1921), poi ristampato in lingua spagnola (ibid. 1929).

Nell'estate del 1928 ebbe un grave malore dal quale non si ristabilì più completamente. Il F. morì a Bologna il 28 febbr. 1930.

La vedova, Concetta Lucchini, il fratello Lodovico e il figliastro Marco Borroni fecero dono alla Biblioteca comunale dell'Archiginnasio dei cospicui carteggi del F., già ordinati in 25 cartelle, costituiti da circa 5.000 lettere dei più illustri personaggi della cultura della fine del sec. XIX e dell'inizio del XX, carteggi che furono collocati accanto a quelli del padre Luigi, già ivi conservati.

Fonti e Bibl.: Per una completa e accurata bibliografia pubblicata v. E. Gualandi in La Bibliofilia, XXXII (1930), pp. 100-112, in appendice al necr. di A. Sorbelli (pp. 89-99). Necr. in Il Resto del Carlino, 1° marzo 1930; Il Corriere della sera, 2 marzo 1930; Il Comune di Bologna, marzo 1930, p. 70; L'Università italiana, aprile 1930, pp. 72, 153; Archivio veneto, s. 5, VII (1930), pp. 272 s.; Rivista stor. italiana, XLVII (1930), p. 498; Revue des bibliothèques, XL (1930), pp. 207-209; Il Marzocco, 16 marzo 1930; L'Archiginnasio, XXV (1930), pp. 145-197; A. Boselli, in Arch. stor. per le prov. parmensi, n.s., XXX (1930), pp. 23-31; E. Rostagno, in Accademie e biblioteche d'Italia, III (1930), pp. 423-426; V. Cian, in Giorn. stor. della letter. ital., XLVIII (1930), pp. 364 s.; Roma, Bibl. nazionale Vittorio Emanuele II, Autografi (22 lettere al F. di G. Natali, dal 30 sett. 1907 al 18 febbr. 1930); Carteggio Natali, C.A.R.C. 7 XLII/104-125; A. De Gubernatis, Dict. internat. des écrivains, Rome-Florence 1905, p. 646; T. Rovito, Letterati e giornalisti italiani contemporanei, Napoli 1922, p. 176; G. Fumagalli, La Bibliografia, Roma 1923, pp. XI, XII n., XIII n., XVIII s., 480, 894, 971, 974; Chi è? Dizionario degli italiani d'oggi, ibid. 1928, p. 229; G. Avanzi, La bibliografia italiana, Roma 1946, nn. 375, 828, 1112 (sul Diz. bio-bibliogr.), 1234, 1281; G. Ottino - G. Fumagalli, Biblioteca bibliografica italica…, Graz 1957, nn. 5583, 5952, 6618, 7773; M. Parenti, Aggiunte al "Dizionario bio-bibliografico…", II, Firenze 1959, p. 99 (per il fratello Lodovico, p. 100); Enc. dantesca, III, p. 50.

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