CARLO I Gonzaga, duca di Mantova, del Monferrato

Enciclopedia Italiana (1931)

CARLO I Gonzaga, duca di Mantova, del Monferrato, di Nevers, Rethel, Maine, ecc

Romolo Quazza

Nacque il 6 maggio 1580 da Ludovico, capostipite della linea Gonzaga-Nevers, e da Enrichetta di Clèves. Fu uno dei principi più in vista alla corte francese. Nel 1603 fu all'assedio di Buda e vi restò ferito; nel 1616 fu mediatore fra Maria de' Medici e gli Ugonotti, insieme con il padre Giuseppe, col quale cercò pure di organizzare una crociata, di cui sarebbe stato il capo. Fondò l'ordine della Milizia cristiana, la cui costituzione venne pubblicata nel 1626. Sposò nel 1599 Caterina di Lorena e ne ebbe sei figli. Quando nel 1625 il duca di Mantova Ferdinando ne chiamò presso di sé il figlio e si profilò così l'eventualità dell'avvento dei Gonzaga-Nevers sul trono di Mantova, C. si adoperò per avere l'appoggio francese, sabaudo e pontificio, poiché Urbano VIII gli era personalmente amico. Ma la certezza che il suo avvento al trono di Mantova e Monferrato avrebbe spostato l'equilibrio politico dell'Italia settentrionale in favore della Francia, gli attirò l'odio della Spagna, che gli contrappose l'amica casa dei Gonzaga di Guastalla. (v. mantova e monferrato, successione di).

Morto anche Vincenzo II e unito in matrimonio suo figlio Carlo, duca di Rethel, con Maria Gonzaga unica superstite della linea italiana regnante, C., giunto come duca a Mantova il 17 gennaio 1628, volse ogni cura a ottenere il riconoscimento imperiale. Ma fattasi manifesta l'ostilità dell'Impero, della Spagna e di Savoia, egli non ebbe favorevoli che Francia e Venezia, questa ormai decadente e fiacca, quella preoccupata solo di salvaguardare Casale. Caduta Mantova in mano degl'imperiali (18 luglio 1630), C. dovette recarsi in esilio a Crespino nel Ferrarese e attendere dai trattati di Ratisbona e di Cherasco la restituzione dello stato ridotto in completa rovina. Rientrato a Mantova il 20 settembre 1631, si trovò fra animi ostili, che semplicisticamente gli davano colpa di uno stato di cose, di cui anch'egli era vittima. C. vide tutto crollare intorno a sé: perduti tutti e tre i suoi figli, svanita ogni illusione di potenza e di splendore. Tuttavia tentò ancora in varî modi di ricostruire la floridezza dell'esausto dominio. Morì il 22 settembre 1637.

Bibl.: M. de Marolles, abbé de VIlleloin, Mémoires, Parigi 1656; G. Fagniez, Le père Joseph et Richelieu, Parigi 1894; A. Luzio, La Galleria dei Gonzaga venduta all'Inghilterra nel 1627-28, Milano 1913; G. B. Iutra, Unepisodio della storia mant. nel 1633, in Arch. st. lomb., VI, iii (1879); A. Portioli, Tre anni di storia dopo il sacco di Mantova, in Atti e mem. della R. Acc. virgiliana, 1880; R. Quazza, Nevers contro Nemours, in Atti e mem. della R. Acc. virgiliana (1921-22). Per la bibliografia più ampia intorno al Nevers e alla guerra per la successione di Mantova, vedi R. Quazza, Mantova e Monf. nella politica europea alla vigilia della guerra per la successione, Mantova 1922; id., La guerra per la successione di Mantova e Monferrato, voll. 2, Mantova 1926.

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