ROMUSSI, Carlo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 88 (2017)

ROMUSSI, Carlo

Marco Soresina

– Nacque a Milano il 10 dicembre 1847 da Pietro (1814-1896) e da Marina Borsani (morta nel 1893).

Compì gli studi al ginnasio di S. Alessandro e al liceo Parini di Milano e fu poi interno al collegio Ghislieri per studiare giurisprudenza all’Università di Pavia, dove si laureò nel 1870. Compiuta la pratica legale presso lo studio di Ambrogio Rossi di Milano, si iscrisse nel 1874 all’albo degli avvocati.

Aveva però già intrapreso un’altra strada, pubblicando alcune commedie e un romanzo storico (Gino e Bianca, Pavia 1870), ed entrando nel 1872 nel giornale Il Secolo di Edoardo Sonzogno, diretto da Ernesto Teodoro Moneta e allora il più diffuso quotidiano italiano. Si occupò inizialmente della rubrica teatrale, ma presto allargò le sue competenze alla cronaca cittadina e poi a quella politica.

La collaborazione con l’editore prevedeva anche una intensa attività nell’ambito della collana Biblioteca del popolo, che Romussi non avrebbe mai interrotto e per cui scrisse soprattutto di storia, ma anche un Manualetto del cittadino (Milano 1878) che ebbe numerose edizioni successive e grande diffusione. Di quello stesso periodo fu anche la prima edizione di Milano ne’ suoi monumenti (Milano 1875), il cui successo di pubblico spinse l’autore a successivi ampliamenti ed edizioni. Lo stile accattivante della narrazione era la caratteristica della maggior parte dei suoi studi storici, artistici e letterari, e molte delle sue opere sarebbero state variamente assemblate e riedite per oltre un secolo.

Attivo nell’ambiente del mutuo soccorso operaio milanese, fu cofondatore e presidente della Società Archimede tra lavoranti fabbri e meccanici (1876), e in seguito contribuì a promuoverne molte altre. Spese le sue capacità di conferenziere e retore per diffondere, in seno al Consolato delle associazioni operaie di Milano, le società di istruzione popolare e le scuole popolari per adulti; nel 1879, sulla base di un suo progetto venne costituita la Società edificatrice di case popolari, di cui divenne vicepresidente nel 1883 e presidente nel 1891. Il suo orientamento politico era riconducibile all’ispirazione di Carlo Cattaneo, al quale dedicò in quegli anni uno dei suoi manualetti popolari: I grandi italiani. Carlo Cattaneo (Milano 1884), e in seguito altri studi. Il suo progetto si inscriveva in quei settori della democrazia radicale lombarda che operavano per l’elevazione morale e materiale di artigiani e operai attraverso la loro organizzazione, come ebbe modo di illustrare in numerosi suoi scritti quali Il libro delle società operaje (Milano 1880) e Le istituzioni di previdenza fondate dal Consolato operaio di Milano (Milano 1883). Del Consolato operaio Romussi fu uno dei principali animatori e dirigenti anche nelle iniziative sindacali, come, per esempio, la creazione nel 1881 della Confederazione operaia lombarda, che intendeva dare una guida unitaria di impronta democratico-radicale al movimento operaio di tutta la regione e che nel 1882, attraverso l’unione di tutte le forze progressiste, portò all’elezione a Milano di Antonio Maffi, il primo deputato operaio. In seno alle iniziative dei radicali milanesi, però, si consumò la prima frattura con le altre componenti del movimento operaio. Proprio nel 1882 era infatti nato nel capoluogo lombardo il Partito operaio, di matrice classista, il quale riuscì progressivamente a sottrarre ai radicali il controllo della Confederazione operaia. L’attivismo propagandistico di Romussi aveva contribuito alla maturazione della dialettica e dell’organizzazione nel mondo operaio, ma la sua concezione dell’emancipazione popolare era lontana dalla lotta di classe, e dell’operaismo milanese fu sempre un acerrimo nemico.

Nel 1885 divenne redattore capo del Secolo, che fu utilizzato per proseguire la polemica contro gli operaisti, fino alla rottura consumata nel 1886, anche a seguito degli articoli di Felice Cavallotti, che accusavano i membri del Partito operaio di essere finanziati dal governo per sottrarre influenza e voti alla democrazia radicale. La questione diede luogo a interpellanze parlamentari, proprio mentre il governo presieduto da Agostino Depretis decretava lo scioglimento del Partito operaio e ne processava i dirigenti, sconfessando con i fatti le insinuazioni del Secolo.

La vicenda rischiò di avere drammatici risvolti personali per Romussi, quando questi e il suo collaboratore Angelo Alesina sfidarono a duello Filippo Turati, che in un articolo sul giornale L’Italia aveva criticato in modo ritenuto ingiurioso la copertura informativa del Secolo sulle vicende del Partito operaio; il duello non ebbe luogo e i rapporti con Turati si ricomposero.

In quegli anni, Romussi contribuì allo sviluppo editoriale del Secolo, che era particolarmente diffuso tra la piccola borghesia e i settori artigiani e operai, per via del linguaggio semplice utilizzato, dello spazio editoriale dedicato alla cronaca minuta e per l’attenzione prestata ai temi della cooperazione e della condizione delle classi popolari; il giornale, inoltre, era divenuto portavoce del ceto imprenditoriale lombardo di orientamento progressista, che si opponeva alla tradizionale egemonia politica dei moderati.

L’impegno di Romussi si ampliava anche in ambito cooperativo. Nel 1886 promosse il primo congresso dei cooperatori italiani a Milano, che diede vita alla Federazione delle cooperative, di cui fu eletto vicepresidente, e dal 1887 al 1893 divenne il primo direttore della rivista La Cooperazione italiana, l’organo ufficiale della Federazione. In quegli anni intensificò anche la sua iniziativa come promotore di cooperative di produzione, a cui partecipò come dirigente o comunque tra i soci più attivi, e di una Banca cooperativa operaia, che però fallì nel 1892 lasciando un enorme passivo dopo neppure un decennio di attività.

L’ampiezza del suo lavoro organizzativo e propagandistico in quest’ambito si tradusse anche in una serie di opuscoli, che riprendevano le relazioni ai congressi della Federazione: La cooperazione in Italia: un anno di esperienze (Roma 1888) e Due anni di prova nella Cooperazione (Milano 1890).

Negli anni Novanta si concluse la prima fase dell’impegno politico di Romussi, che lo aveva visto protagonista soprattutto in ambito milanese, dove ormai i radicali erano in minoranza. Le sue responsabilità nel Secolo crebbero con la nomina a condirettore insieme a Moneta, che poi sostituì come direttore nel 1896, proprio in una fase di delicata crisi del giornale, che aveva perso lettori ed era in difficoltà finanziarie. Romussi non era l’uomo giusto per rilanciare il quotidiano; si impegnò anche nelle questioni amministrative e divenne di fatto direttore di molte attività dell’editore Sonzogno, scontrandosi però con le maestranze. Il suo interesse più che imprenditoriale era politico e aveva l’ambizione di influenzare con il suo giornale il dibattito nazionale. Nel 1898 morì Cavallotti, al quale Romussi guardava come modello politico e del quale aveva curato una raccolta di discorsi: Discorsi di Felice Cavallotti scelti e ordinati per cura di Carlo Romussi, I-II, Milano 1888. Si propose dunque di raccoglierne l’eredità presentandosi nel collegio di Corteolona (Pavia) in un’elezione suplettiva del marzo 1898, ma fu sconfitto al ballottaggio dal conservatore Ugo Dozzio.

La sua popolarità e il prestigio politico, piuttosto in declino, furono però rilanciati in seguito all’arresto in occasione dello stato d’assedio di Milano nel maggio dello stesso anno. Ritenuto colpevole di complotto rivoluzionario per i suoi articoli, fu giudicato da un tribunale speciale dove si valse soprattutto della difesa del compagno di partito Giuseppe Marcora; fu condannato a quattro anni e due mesi di detenzione più un anno di vigilanza speciale, pena confermata in Cassazione. Scontò tredici mesi, durante i quali si dedicò all’edizione di una raccolta di poesie di Giuseppe Giusti (Poesie di Giuseppe Giusti. Con biografia, Milano 1899) e al volume di memorie Pagine staccate. Dal cellulare al reclusorio 1898-99 (Milano 1900). Liberato per indulto nel giugno del 1899, consegnò alle stampe anche delle riflessioni sul regime carcerario (Osservazioni sui reclusori, Milano 1899), e tornò alla direzione del Secolo, facendone l’espressione politica di quei settori del partito radicale che avevano l’ambizione di porsi alla guida di un’alleanza fra i vari partiti dell’Estrema, in appoggio al progetto liberale riformatore di Giuseppe Zanardelli e di Giovanni Giolitti.

Nel 1900 si presentò senza successo alle elezioni generali sia a Corteolona sia a Minervino Murge (Bari). La nomina alla Camera gli riuscì tuttavia alle votazioni politiche del 1904 proprio nel collegio di Corteolona, che lo riconfermò anche nel 1909. Nello stesso anno lasciò la direzione del Secolo, un giornale ormai in crisi che l’editore decise di vendere.

Alla Camera partecipò assiduamente al lavoro delle commissioni, specie in tema di assicurazioni sociali e pensioni, fu presente nella Giunta per le autorizzazioni a procedere, e nel 1906 fu anche diretto proponente, con altri, del progetto di legge per l’assunzione da parte dello Stato della proprietà dell’isola di Caprera, per tutelare gli eredi e la memoria di Giuseppe Garibaldi. Intervenne con una certa frequenza sugli stessi temi e sulla questione carceraria, sostenendo soprattutto la politica sociale di Giolitti e quella estera, approvando tra l’altro la guerra di Libia.

Morì a Roma il 2 marzo 1913. Nel 1879 aveva sposato Maria Lazzati (1851-1938), figlia del repubblicano Osvaldo; dal matrimonio nacquero Ada (1880), Pierino (1882) che morì infante, Pierina (1895).

Opere. Oltre a quelle citate nel testo si segnalano: Petrarca a Milano (1353-1368). Studi storici, Milano 1874; Storia degli Stati Uniti d’America, Milano 1877; Le satire dei conclavi. Spigolature tratte da un volume manoscritto sui conclavi di Clemente XI, Innocenzo XIII e Benedetto XIII, Milano 1878, II ed. Milano 1903; La beneficenza degli avi. Ricordi di storia milanese, Milano 1880; Glorie viventi. Ricordi, Milano 1891.

Fonti e Bibl.: L’Archivio Romussi è conservato e consultabile presso gli eredi, per cui si veda: C. R. 1847-1913. Inventario dell’archivio, a cura di S. Massari, Torino 2007. Lettere di Romussi sono in diversi archivi, tra i quali, a Brescia, Archivio di Stato, Carte Zanardelli; a Milano, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Fondo Cavallotti, Corrispondenza (circa 140 pezzi tra lettere sue, lettere da lui ricevute da mittenti diversi e minute di lettere di Cavallotti a lui inviate, dal 1873 al 1897); Civiche raccolte storiche, Archivio Giuseppe Marcora, b. 17 (55 lettere, 1886-1906); Archivio Ernesto Teodoro Moneta, Autografi, b. 5 (non inventariato). Tra le fonti edite: Dalle carte di Giovanni Giolitti. Quarant’anni di politica italiana, II, Dieci anni al potere 1901-1909, a cura di G. Carocci, Milano 1962, con una trentina di lettere di Romussi (1901-06), ad ind.; F. Cavallotti, Lettere 1860-1898, a cura di C. Vernizzi, Milano 1979, ad ind. (dalle minute del Fondo Cavallotti); Filippo Turati e i corrispondenti italiani, I, 1876-1892, a cura di M. Punzo, Manduria-Bari-Roma 2002, pp. 38-41, 364-372. Necrologi: In memoria di C. R., [Milano 1913]; A. Agnelli, Quarant’anni di vita giornalistica e politica. Nel primo anniversario della morte di C. R., Roma 1914. P. Valera, Dal Cellulare a Finalborgo, Milano 1899, passim; S. Merli, Il Secolo, in I periodici di Milano. Bibliografia e storia, I, 1866-1904, Milano 1956, passim; F. Nasi, 100 anni di quotidiani milanesi, Milano 1958, pp. 71-77; L’Italia radicale. Carteggi di Felice Cavallotti: 1867-1898, a cura di L. Dalle Nogare - S. Merli, Milano 1959, ad ind.; A. Galante Garrone, I radicali in Italia 1849-1925, Milano 1973, pp. 197-213, 235 s., 363-379; G. Arcangeli, R. C., in Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico 1853-1943, a cura di F. Andreucci - T. Detti, IV, Roma 1978, pp. 380-382; M. Punzo, Socialisti e radicali a Milano. Cinque anni di amministrazione democratica (1899-1904), Firenze 1979, ad ind.; L. Barile, Il Secolo, 1865-1923. Storia di due generazioni della democrazia lombarda, Milano 1980, ad ind.; A. Canavero, Milano e la crisi di fine secolo (1896-1900), Milano 1992, pp. 180, 257-260; G. Tartaglia, Un secolo di giornalismo italiano. Storia della Federazione nazionale della stampa italiana, I, 1877-1943, Milano 2008, pp. 45-69, 90 s.; Camera dei Deputati, Portale storico, http://storia. camera. it/deputato/carlo-romussi-18471210#nav.

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