CARLOTTA di Lusignano, regina di Cipro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 20 (1977)

CARLOTTA di Lusignano, regina di Cipro

Angela Dillon Bussi

Nacque forse a Cipro da Giovanni II re di Cipro e re titolare di Gerusalemme e di Armenia, e da Elena Paleologo figlia del despota di Morea Teodoro a dire del Mas Latrie nel 1436; ma probabilmente qualche anno dopo (Hill). Con la morte in età infantile della sorella Cleopatra, C. rimase l'unica erede legittima al trono.

Tenuta a battesimo da Pietro di Lusignano, conte di Tripoli, fu allevata dalle donne greche del seguito materno, così da esprimersi di norma nella loro lingua e da doversi spesso servire, in seguito, nei suoi continui rapporti con il mondo latino, di un interprete. Cresciuta in un ambiente politicamente torbido, reso instabile dalla debolezza del re e dall'ambizione della regina che aveva progressivamente imposto i suoi favoriti, determinando l'affermazione del partito greco, C. fu inevitabilmente al centro degli interessi del partito latino e all'attuazione di quelli fu in gran parte subordinata.

Sebbene la sua successione fosse giuridicamente ineccepibile, si affermò presto la convinzione dell'opportunità di un suo matrimonio, consigliato oltreché dalla necessità di assicurarne la discendenza, da un preciso disegno politico, diretto a contrapporre alla regina il principe che sarebbe venuto in Cipro come sposo. Fu ciò che accadde. Giovanni duca di Coimbra, nipote di Giovanni I re del Portogallo, che fin dal 1448 era stato proposto da Alfonso il Magnanimo, re d'Aragona e di Napoli, unito in matrimonio a C. nel 1456 e subito nominato reggente del regno, riuscì in breve a controllare buona parte dell'amministrazione del paese; ma, non sufficientemente sostenuto dai suoi partigiani, dovette improvvisamente allontanarsi dalla reggia e, con C., ritirarsi nella dimora del conte di Tripoli, dove nei primi mesi del 1457 morì in circostanze misteriose che fecero congetturare un suo avvelenamento e ritenere che ad esso non fosse estranea la regina. Dopo questo evento C. tornò a vivere nella dimora paterna; dove, esasperata dalle ostilità della madre, cercò appoggio nel giovane fratellastro Giacomo, nato da una concubina greca del re. Cogliendo prontamente l'occasione offertagli dalla sorella, Giacomo esordì allora sulla scena politica cipriota con lo spregiudicato assassinio del presunto avvelenatore e divenne da quel momento uno dei principali protagonisti della lotta per il potere sull'isola. Nei mesi successivi, nonostante che il suo comportamento fosse di sfida e sconfinasse nella ribellione all'autorità regia, fu sempre più chiaro il favore e la simpatia del re per questo suo figlio illegittimo. Cosicché si rafforzò nella nobiltà il partito favorevole ad un nuovo accasamento di Carlotta.

Veramente una proposta di matrimonio era partita da Roma (1457), da parte di papa Callisto III, cui sarebbe riuscito gradito dare C. in moglie ad un proprio nipote. Sul nome di costui non vi è accordo; ché se i cronisti di Cipro parlano di un Baldassarre o di un Ponzio, va detto che si trattò probabilmente di Pier Luigi Borgia (Hill). La vicenda di questo progetto ebbe risvolti romanzeschi: fra' Sulpizio (o Salpone), l'agostiniano cipriota mandato dal papa con il segreto incarico al re di Cipro, non portò a compimento la sua missione per essersi aggregato a Giacomo e ai suoi seguaci; ma la notizia si diffuse egualmente e recata al re del tutto travisata e non corrispondente al vero (gli si disse infatti che il Borgia, ospitato da Giacomo in Nicosia, tramasse il rapimento di C.) lo indusse a ritirarsi, per motivi di sicurezza, con la moglie e la figlia nella roccaforte del castello.

Il nuovo prescelto fu Luigi di Savoia, secondogenito del duca Ludovico e di Anna di Lusignano, sorella di Giovanni II, e quindi cugino primo di C., la cui candidatura non era recente, dal momento che il suo nome era già stato fatto in occasione del primo matrimonio. Il periodo delle trattative, condotte alla corte sabauda da due legati ciprioti, fu costellato da una fitta serie di eventi che, pur mutando il quadro politico di Cipro, non impedirono che si stipulasse il contratto di matrimonio il 10 ott. 1458.

A poca distanza dalla morte della regina infatti, avvenuta l'11 apr. 1458, era successa improvvisamente anche quella del re (26 luglio), proprio quando, passato ormai a favorire apertamente il figlio illegittimo, aveva forse maturato il proposito di interrompere le trattative matrimoniali della figlia; C. lo stesso giorno della morte del padre aveva ricevuto gli anelli regi, simbolo tangibile del potere, e la prestazione del giuramento di fedeltà da parte dei notabili del regno e di Giacomo.

Nonostante l'unione con la Lusignano comportasse ormai l'acquisto sicuro di un regno per la casa sabauda, Luigi, ostacolato da difficoltà economiche, non raggiunse C. che nel 1459 inoltrato e, sebbene non ci sia accordo nelle fonti sulla data sia pure approssimativa del suo arrivo, è abbastanza attendibile che fra lo sbarco e la sua incoronazione (7 ott. 1459) non dovesse essere trascorso molto tempo, dal momento che il suo riconoscimento ufficiale come re di Cipro premeva alla fazione ancora al potere. Inadatto al governo e del tutto impreparato ad affrontare una situazione complessa come quella cipriota, poco gradito ai sudditi, Luigi fu facile preda di Giacomo che, caduto presto in disgrazia presso la sorella, era poi fuggito dall'isola, trovando nel sultano d'Egitto un valido appoggio e il pieno riconoscimento delle proprie pretese su Cipro. Nel settembre 1460 Luigi e C., incapaci di resistere all'impeto di Giacomo che con gli aiuti egiziani aveva in breve conquistato gran parte di Cipro, si ritirarono nel forte di Cerines (Kerynia), la cui robustezza permise loro una difesa, senza che peraltro riuscissero mai ad organizzare una controffensiva. Da questo momento la regina mostrò tutta l'iniziativa di cui mancò il marito.

La carenza di denaro, cui sempre C. imputò la mancata riconquista del proprio regno, la indusse a svolgere di persona un'infaticabile attività diplomatica tesa pervicacemente ad ottenere aiuti dalle potenze amiche. Nel 1461 si mosse tra Cipro e Rodi: una prima volta, nel febbraio, con il marito, poi sola. La dispersione degli aiuti militari giunti dalla Savoia e facilmente sopraffatti da Giacomo, la morte del gran maestro dell'Ordine gerosolimitano di Rodi Jacques de Milly che le era particolarmente favorevole, la convinsero infine della necessità di andare in Italia. Assalita durante il viaggio dai Veneziani, che in seguito sostennero di essere stati tratti in inganno dalle circostanze, C. depredata di tutti i suoi averi fu soccorsa a Rodi, da dove non tardò tuttavia a proseguire per Roma.

Pio II, "che aveva a lodarsi del contegno della Casa Savoia sì poco come della fedeltà dogmatica di Cipro" (Pastor, p. 218), mandò il cardinale d'Estouteville ad Ostia per distogliere la regina dall'idea di sbarcare; ma C. scese egualmente il 14 ott. 1461 presso S. Paolo e il giorno dopo fece il suoingresso a Roma, dovefu accolta con tutti gli onori. Ricevuta dal pontefice "cum humanitade incredibile", ebbe da lui promesse di aiuto e ne fu ospite fino al 29 ottobre.

Partita nella mattina di tale giorno, fornita dal papa del denaro per il viaggio e di una scorta di cinquanta cavalieri, si diresse verso la Savoia. A San Quirico d'Orcia il 5 novembre, donde chiese un salvacondotto per Firenze, entrò in questa città il 10 successivo; il 20 era a Bologna dove le si presentarono alcuni legati veneziani, inviati ad offrirle l'indennizzo delle perdite subite durante l'assalto alla sua nave. Passata da Milano, certo a Vercelli il 16dicembre, ovunque fu accolta con cordialità e ospitata con generosità confacente al suo rango; ma non trovò nessuno cheveramente prestasse ascolto alle sue pressanti richieste di aiuto.

Neppure i Savoia, ormai quasi in completo dissesto finanziario, poterono rispondere pienamente alle sue aspettative, ed anzi, pochi anni dopo, nel 1466, a Luigi sarebbe stata rivolta dal fratello, il duca Amedeo IX, l'accusa di essere stato una delle cause della crisi patrimoniale del ducato. Alla corte sabauda C. rimase fin oltre la metà del giugno 1462, spostandosi tra le residenze ducali, sopratutto Losanna e Thonon, e svolgendo, d'intesa con il duca, un'intensa attività diplomatica con l'Ordine di Rodi, Genova e il re d'Aragona, chiedendo loro di fornire aiuti militari e promettendo pagamenti che avrebbero ancora una volta gravato sulle finanze sabaude.

In cambio di quanto aveva ricevuto, il 18giugno 1462 C. stipulò un atto con i Savoia nel quale, riconoscendosi ampiamente debitrice, ribadiva e ampliava i diritti dei duchi sabaudi sul regno di Cipro.

Partita alla volta della corte dei Gonzaga, dove già alloggiava il 18 luglio, vi rimase fino al 14 agosto, quando si mosse per Venezia, richiamatavi anche dalla questione dell'indennizzo. Di qui si imbarcò nell'autunno e scese a Rodi dove, poco tempo dopo, certo prima del 23 febbr. 1463, fu raggiunta dal marito che lasciò in quell'occasione definitivamente Cipro e verso la fine del 1463 avrebbe fatto ritorno nella sua patria. Con la caduta di Cerines avvenuta in data imprecisata, ma certo non oltre l'autunno del 1464, de facto C. e Luigi perdettero il trono. Resa ormai inattiva da una situazione insuperabile, C. rimase alcuni anni a Rodi, ospite dell'Ordine che le assicurava una rendita di 30 fiorini al mese.

Solo nel 1472 Venezia ne rinverdì per un momento le speranze, dichiarando che le avrebbe ridato il trono se Giacomo non avesse adempiuto alla sua promessa di sposare Caterina Cornaro. Ma non fu che l'abile mossa di un gioco politico dal quale C. in realtà era del tutto esclusa.

Ben più fondati motivi essa credette di avere quando all'improvviso, il 6 luglio 1473, morì Giacomo, lasciando eredi la moglie e il figlio postumo. Sollecita nell'accettare le proposte di alleanza che Ferdinando d'Aragona, re di Napoli, le fece pervenire fin dal 1474, C. ritenne nuovamente necessario partire alla volta dell'Italia per mantenere più stretti rapporti con l'Aragonese e per cercare nuovi aiuti (1º luglio 1474).

Solo dopo tre mesi di una navigazione travagliatissima dai venti, il 5 ottobre sbarcò a Genova. Recatasi dapprima da Galeazzo Sforza che, nel momento stesso in cui le prometteva aiuto, manteneva segrete alleanze con Venezia dichiarandosi pronto ad estromettere la regina dal proprio territorio, C. passò negli Stati sabaudi, incontrando, dopo molti anni di lontananza, il consorte a Moncalieri. Tornata a Genova, vi si trovava certo il 17 apr. 1475, giorno in cui scrisse alla cugina Barbara di Brandeburgo, marchesa di Mantova, dicendole, tra le altre cose, di disporre di un seguito di quaranta persone. Il 5 maggio, in una lettera ancora da Genova a Lodovico Gonzaga, manifestò la sua volontà di recarsi a Roma. In effetti vi giunse il 3 giugno successivo e, ospitata con munificenza da Sisto IV, si stabili nel palazzo che fu detto poi dei Convertendi, in piazza Scossacavalli. Continuamente sorvegliata da Venezia, fu probabilmente in questo periodo che C. ricevette da parte della Repubblica di S. Marco la prima offerta di una cospicua rendita, a patto che rinunciasse ad ogni pretesa su Cipro. Nel settembte 1476 e il 9 ag. 1478 la proposta le venne rinnovata, ma fu ancora respinta.

Sempre in stretta intesa con Ferdinando di Napoli, che nonostante le esitazioni e i timori non cessava di tramare per impadronirsi di Cipro, C. salpò da Roma verso la fine del 1478, servendosi di navi genovesi, per raggiungere al Cairo don Alfonso, figlio illegittimo del re di Napoli, che da tempo aveva adottato. L'aiuto del sultano d'Egitto ora schieratosi dalla parte della Lusignano sembrò cosa certa; ma Venezia, prevedendo l'attacco a Cipro, riuscì a sventarlo ordinando una veloce conversione della sua flotta nelle acque dell'isola.

Non miglior esito ebbe la congiura ordita in Cipro e facente capo ad un traditore veneziano, Marco Venier: l'oculatissimo servizio di spionaggio della Repubblica ne ebbe notizia in tempo e procedette alla più dura repressione.

Ancora aiutata dal sultano d'Egitto C. compì nell'autunno del 1481 un ultimo tentativo di raggiungere Cipro, sostenuta anche dalla speranza di una sollevazione popolare a suo favore. Venezia, ancora una volta, non ebbe difficoltà a vanificare la sua azione. Ormai rassegnata C. ritornò a Roma alla fine del gennaio 1482.

Sebbene da questo momento sembrasse abbandonare la lotta, non tutti gli interessi intorno a lei erano sopiti, dato che ancora il 16 marzo 1484 Firenze comunicava al papa d'essere d'accordo che i Genovesi favorissero un suo sbarco a Cipro.

Mantenuta dalla munificenza pontificia che le accordò una rendita di 100 fiorini mensili, morì il 16 luglio 1487 e fu sepolta nei sotterranei di S. Pietro.

Poco tempo prima, il 25 febbr. 1485, essa aveva ceduto i diritti sulla corona di Cipro a Carlo I di Savoia, ottenendone in primo luogo una rendita annua di 4.300 fiorini. Dalla breve unione con Luigi di Savoia, vissuto poi sempre lontano da lei nell'eremo di Ripaille e morto nel 1482, nacque un figlio del cui nome si conosce la lettera iniziale, H., che morì infante e che C. seppellì il 4 luglio 1464 nella tomba del gran maestro dell'Ordine di Rodi Jacques de Milly. Di C., il cui aspetto fu descritto da alcuni contemporanei fra cui papa Pio II, rimangono i ritratti affrescati nella sala Sistina dell'Ospedale di S. Spirito e nella cappella Sistina in Vaticano (Discorso della montagna di Cosimo Rosselli e aiuti).

Fonti e Bibl.: La più importante raccolta di fonti è stata pubblicata da L. de Mas Latrie, Histoire de l'île de Chypre, III, Paris 1855, pp. 82-152; Id., Documents nouveaux servant de preuves à l'histoire de l'île de Chypre, Paris 1882, pp. 384-395; la migliore sintesi delle fonti narrative e documentarie edite è fornita da G. Hill, A history of Cyprus, III, Cambridge 1948, pp. 528-620; Torino, Biblioteca reale, ms. Misc. 160 bis 131: G. Grimaldi, Vita di C. di Lusignano;N. Bianchi, Le carte degli archivi piemontesi, Torino 1881, pp. 523 s.; Pius PP. II (Enea Silvio Piccolomini), Opera quae extant omnia, Basileae 1571, pp. 379 ss.; Stefano di Lusignano, Chorograffia et breve historia univers. dell'isola de Cipro, Bologna 1583, cc. 60 ss.; Pius PP. II (Enea Silvio Piccolomini), Commentarii rerum memorabilium quae temporibus suis contigerunt, Romae 1584, pp. 327 ss.; G. Bosio, Dell'istoria della Sacra Religione et ill.ma Militia di S. Gio. Gierosol.no, Roma 1630, ad Indicem;F. M. Torrigi, Le sacre grotte vaticane, Roma 1635, pp. 285 s., 288 s.; G. F. Loredano (H. Giblet), Historie de' re Lusignani, Bologna 1647, pp. 587 ss.; F. A. Della Chiesa, Corona reale di Savoia, II, Cuneo 1657, pp. 550 ss.; A. Naugerius, Historia veneta, in Rerum Italic. Script., XXIII, Mediolani 1733, coll. 1118 ss.; F. L. Dionisi, Sacrarum Vaticanae basilicae cryptarum monum.…, Romae 1773, pp. 98 s.; K. Herquet, Charlotta von Lusignan und Caterina Cornaro König. von Cypern, Regensburg 1870; F. Saraceno, Due anni di regno (1460-1462) di Ludovico duca di Savoia, in Curios. e ricerche di storia subalp., II(1876), pp. ss ss., 567 ss.; P. Ghinzoni, Galeazzo Maria Sforza e il regno di Cipro, in Arch. stor. lomb., VI(1879), pp. 721 ss.; L. de Mas Latrie, Généalogie des rois de Chypre de la famille de Lusignan, in Archivio veneto, XXI(1881), pp. 353 ss.; L. V. Pastor, Storia dei papi, II, Roma 1911, pp. 217 ss., 425, 491, 620, 663, 706; F. Forcellini, Strane peripezie di un bastardo di casa d'Aragona, in Arch. stor. per le prov. napoletane, XXXVIII (1913), pp. 88, 95, 100 ss., 441 ss.; G. Gerola, Una tomba di casa Savoia a Rodi, in La lettura, XIII(1913) p. 869; G. Magnante, Doc. mantovani sulla politica di Venezia a Cipro, in Arch. veneto-tridentino, VIII(1925), pp. 230 ss.; Parlamento sabaudo, a cura di A. Tallone, IV e IX, Bologna 1931 e 1937, ad Indicem;O. F. Tencajoli, Principesse sabaude in Roma, Roma 1939, pp. 11-39.

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