CARNUNTUM

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

Vedi CARNUNTUM dell'anno: 1959 - 1973 - 1994

CARNUNTUM (v. vol. II, p. 354 e s 1970, p. 183)

O. Harl

Proseguono gli studi su questo importante insediamento danubiano, il cui nome (che nelle fonti letterarie reca in genere l'iniziale C, in quelle epigrafiche l'iniziale K) è preromano, come si può dedurre dal suffisso -nt, e significa probabilmente «pietra» o «roccia», con riferimento ai dintorni rocciosi. Numerosi fra l'altro gli studi sul territorio, che nel I sec. d.C. si estendeva dalla foresta viennese fino al fiume Arabo (Raab) ed era attraversato da fiumi provenienti dalle Alpi (che hanno contribuito alla formazione di grandi pianure di ciottoli e detriti); in parte fertile, in parte paludoso o arido, comprendeva anche un lago, il Pelso Lacus (Neusiedler). C. fu punto di riferimento per la civitas dei Celti Boi: forse non il principale (da ricercarsi invece probabilmente in corrispondenza dell'attuale Bratislava).

Con la suddivisione della Pannonia, attuata fra il 103 e il 107 d.C., C. divenne la città principale della Pannonia Superior. Procedono le ricerche sul castrum, dove Marco Aurelio (durante la guerra contro i Marcomanni) portò a termine il II libro dei Ricordi. Il lato principale è quello N, rivolto verso il Danubio; l'estensione dell'insediamento è di 490 m in senso N-S, 334-391 m in senso E-O. Il muro di cinta, lungo il cui percorso sono state individuate finora tre porte fiancheggiate da torri, è accompagnato all'esterno, per lunghi tratti, da un profondo doppio fossato. Occupato - a partire dall'età di Claudio - dalla legione XV Apollinaris, e poi - a partire dal 114 d.C. - dalla XIV Gemina, il castrum ha avuto ben sette diverse fasi edilizie; fu distrutto da un terremoto negli ultimi decenni del IV sec. d.C., e al suo interno sorse, sulle rovine, un piccolo castello. A O, a S e a E si estendevano, per c.a 180 ha, le canabae, nel cui ambito sorsero gli edifici «civili».

All'estremità E di C., scavi intrapresi nel 1977 hanno inoltre messo in luce i resti del castrum dell’Ala I Thracum: a una prima costruzione in legno (m 195 X 178) dell'inizio dell'età flavia seguì, in età traianea, una seconda fase, in pietra (m 207 X 178), il cui asse è ruotato di 10 gradi rispetto alla precedente. Un terremoto distrusse l'insediamento alla fine del IV sec. d.C.

Un altro complesso di strutture difensive in legno è stato forse individuato poco più a N; e altri ancora si trovano qua e là nei dintorni, anche al di là del vicino confine attuale dell'Austria. Un castellum di truppe ausiliarie, Aequinoctium, era in corrispondenza del villaggio di Fischamend, sulla riva destra del Fischa (il relativo vicus era sotto l'attuale piazza del mercato); il castrum dell‘AlaI Canninefatum, Gerulata, era presso Ruzovce (Cecoslovacchia); quello della Cohors II Alpinorum Equitata, Ad Flexum, si trova (non ancora scavato) sotto il sito di Mosonmagyaróvár (Ungheria); Quadrata, così chiamato a causa della sua pianta (c.a 115 m di lato), costruito in legno, protetto da un terrapieno in età traianea e rifatto in pietra dopo il 170 d.C., fu sede, alla fine del II sec., della Cohors IIII Voluntariorum Civium Romanorum, e, nel III sec., della Cohors III Alpinorum: corrisponde all'attuale Barátföldpuszta (Ungheria).

Ma il territorio non è caratterizzato soltanto da strutture militari. Sono stati individuati resti di una centuriazione databile forse all'età di Adriano (quando C. divenne municipium)·, nel III sec. si formarono latifondi, nel cui ambito sorsero ville con caratteristiche «palaziali» come quella di Bruckneudorf (v.). Sul Pfaffenberg, l'altura che si trova a c.a 160 m sopra C., fu creata alla fine del I sec. d.C. un'area templare in onore di Iuppiter Optimus Maximus K(arnuntinus) e della triade capitolina; vi furono introdotti inoltre i culti di Adriano e di Marco Aurelio divinizzati. È il più grande santuario dell'Austria romana (oltre 6000 m2); comprende anche un teatro cultuale. Vi si sono rinvenuti numerosi altari, tempietti, statue. Notevolissime sono cinque dediche poste in occasione del «miracolo della pioggia», che fu decisivo nella guerra marcomannica di Marco Aurelio e che è raffigurato anche nella Colonna Antonina: i testi delle dediche stesse forniscono, fra l'altro, la data esatta dell'evento: 11 giugno del 172. Per quanto riguarda la scultura, l'area del santuario ha restituito una colonna con Giove e gigante anguipede, una statua seduta di Adriano, una statua onoraria di Marco Aurelio, una statua di culto di Giove Ottimo Massimo. L'intero complesso fu sistematicamente distrutto nel sec. d.C.

Sulla produzione artistica di C. nel suo complesso, di cui rimangono abbondanti testimonianze (v. vol. II, p. 355 ss.), si possono proporre, dopo la pubblicazione dei fascicoli del CSIR, alcune osservazioni. Le officine di scalpellini, che soprattutto nel I sec. d.C. forniscono cospicui esempi di Soldatenstil (v. vol. VI, p. 525), sembrano raggiungere il loro miglior livello qualitativo nel periodo severiano. Dopo la metà del III sec. questa produzione si interrompe, in parte a causa della riforma dell'esercito sotto Gallieno, in parte a causa del trasferimento dei ceti più abbienti nei latifondi distribuiti nel territorio (v. anche bruckneudorf).

Bibl.: G. Gabler, Elözetes jelentés a Barätföldpusztai tábor 1964-65. évi ásatásáról («Relazione preliminare sulla scoperta dell'accampamento militare romano di Barátfoldpuszta negli anni 1964-65»), in Arrabona, VIII, 1966, pp. 67-98; M. L. Krüger (ed.), CSIR, Austria, I, 2, Die Rundskulpturen des Stadtgebietes von Carnuntum, Vienna 1967; H. Stiglitz, in RE, Suppl. XII, 1970, cc. 1575-1588, s. v.; M. L. Krüger, Die Reliefs des Stadtgebietes von Carnuntum: 3. Die figürlichen Reliefs, Vienna 1970; 4. Die dekorativen Reliefs, Vienna 1972; E. Vorbeck, L. Beckel, Carnuntum-Rom an der Donau, Vienna 1973; H. Stiglitz, M. Kandier, W. Jobst, Carnuntum, in ANRW, II, 6, 1977, pp. 583-730 (con bibl. dal 1945 al 1977, pp. 721-727); W. Jobst, II. Juni 172 n. Chr. Der Tag des Blitz- und Regenwunders im Quadenlande (SBWien, 335), Vienna 1978; M. Grünewald, Die Gefässkeramik des Legionslagers von Carnuntum - Grabungen 1968-1974 (Der römische Limes in Österreich, 29), Vienna 1979; W. Jobst, Provinzhauptstadt Carnuntum, Vienna 1983; M. Pichlerová, Gerulata und seine Rolle im Bratislaver Tor, in ARozhl, XXXVIII, 1986, pp. 435-445; K. Genser, Der österreichische Donaulimes in der Römerzeit. Ein Forschungsbericht (Der römische Limes in Osterreich, 33), Vienna 19892, pp. 192-230; E. Alram-Stern, Die römischen Lampen aus Carnuntum (Der römische Limes in Osterreich, 35), Vienna 1989; M. Pichlerová, Die Stellung Gerulatas zu Carnuntum, in H. Vetters, M. Kandier (ed.), Akten 14. Internationalen Limeskongresses 1986 in Carnuntum (Der römische Limes in Österreich, 36), Vienna 1990, pp. 657-666.

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