Castrazione

Universo del Corpo (1999)

Castrazione

Emilia De Rosa

La castrazione è l'asportazione chirurgica delle ghiandole sessuali o gonadi, chiamata nel maschio orchiectomia e nella femmina ovariectomia. Il termine indica, altresì, l'inibizione temporanea o permanente delle ghiandole sessuali, per lo più a scopo terapeutico, tramite agenti attinici (castrazione radiologica) o tramite agenti ormonali (castrazione chimica). Gli effetti fisici e psichici della castrazione sono diversi a seconda che essa avvenga in fase prepuberale o nell'adulto, nel maschio o nella femmina. In psicoanalisi il complesso di castrazione è uno dei momenti fondamentali dello sviluppo psichico infantile.

Effetti fisici e psicologici

La castrazione è stata praticata da tempi immemorabili sia sugli uomini sia sugli animali e le piante. In zootecnica viene eseguita su Uccelli (gallinacei) e su Mammiferi, per rendere più saporite le carni oppure più docili gli animali da lavoro. In botanica è eseguita su fiori ermafroditi, per evitare l'autofecondazione; se si desidera inoltre fare incroci artificiali, si asportano gli stami prima che maturi il polline. In taluni ambiti culturali la castrazione era praticata anche sull'uomo, ossia su soggetti maschi sani, per motivi religiosi (si sacrificava la fertilità alla divinità), o legati all'espressione canora (voci bianche), oppure per rendere sessualmente innocui i guardiani degli harem (eunuchi), o, da ultimo, per disporre di soggetti atti a soddisfare i desideri omosessuali. La castrazione rituale, di origine antichissima, era collegata al culto della dea madre e riguardava gli uomini che nelle società matriarcali si sottomettevano al potere castrante della Grande Madre. Presso i sacerdoti di Cibele, l'automutilazione era praticata in entrambi i sessi, nella convinzione che disponesse a un godimento superiore. Nell'antico Egitto, presso i germani, e nel Medioevo, era praticata a scopo punitivo, come sanzione. Oggi, la castrazione in chirurgia umana viene eseguita per lo più a scopi terapeutici, in presenza di gravi malattie delle gonadi (tumori, infiammazioni croniche), oppure se la produzione di ormoni sessuali può danneggiare l'intero organismo (adenocarcinoma della mammella). Tuttavia, negli ultimi anni, queste imponenti chirurgie demolitive sono cadute in disuso e si preferisce attuare il blocco della secrezione gonadica mediante agenti chimici ormonali.

L'intervento chirurgico è, invece, richiesto e praticato nei casi di transessualità, in cui il disagio dell'appartenere a un sesso avvertito come estraneo può indurre l'ossessione a sbarazzarsi dei propri attributi sessuali o, ultimamente, per es., in Danimarca, nei sexual offenders plurirecidivi. La castrazione infine, oltre che da un intervento chirurgico, può essere provocata da processi patologici che distruggono le ghiandole sessuali (tumori) o ne impediscono l'accrescimento (ipogonadismo primario e secondario).Gli effetti della castrazione sono, a seconda dell'età in cui essa avviene, molto variabili. L'asportazione delle gonadi non solo rende l'individuo incapace di procreare, ma lo priva altresì degli ormoni sessuali (testosterone prodotto dai testicoli ed estrogeno e progesterone prodotti dalle ovaie), che hanno, come è noto, notevoli effetti sullo sviluppo dello psiche-soma e dei caratteri sessuali secondari, la manifestazione dei quali è impedita solo se la castrazione avviene prima della pubertà. Di qui la distinzione della castrazione prepuberale, o eunuchismo, dalla castrazione nell'adulto. Le conseguenze della castrazione prepuberale sullo sviluppo somatico sono: a) nel maschio: ipotrofia muscolare, lassità dei legamenti, abnorme accrescimento delle ossa lunghe, che può portare al gigantismo con concomitante osteoporosi, assenza o scarsità dei peli al viso, alle ascelle e al pube, dismorfismo nella distribuzione del grasso, scarso sviluppo dei genitali esterni, impotenza, frequente anemia, dilatazioni delle vene superficiali (varici); la personalità appare apatica, dipendente, sottomessa, infantile, carente di vero interesse per la sessualità; b) nella femmina: stesse alterazioni dell'accrescimento scheletrico e dello sviluppo psichico del maschio, accompagnate da atrofia dei genitali e dal mancato sviluppo delle ghiandole mammarie. Gli effetti della castrazione nell'adulto sono meno imponenti che nella castrazione prepuberale, in quanto non si producono modificazioni nello sviluppo psichico e intellettivo. In molti pazienti è presente comunque un complesso d'inferiorità che può assumere caratteristiche nevrotiche, soprattutto se il soggetto non riesce ad accettare il nuovo status psichico di persona incapace di procreare.

L'entità della reazione psichica è strettamente connessa alla storia di vita del paziente: la castrazione è accettata con maggiore facilità se il soggetto non è più molto giovane e si è potuto riprodurre in precedenza, altrimenti può scatenare delle imponenti crisi depressive. Nell'ambito della coppia sposata, il senso di inferiorità derivante dalla castrazione di uno dei partner può generare gravi problemi emozionali, tali da richiedere il ricorso alla psicoterapia. I caratteri sessuali secondari, ormai sviluppati, non subiscono grosse modificazioni. Nell'uomo è presente impotentia generandi, ma non impotentia coeundi. Ovviamente, la mancata increzione di ormoni sessuali porta a una senescenza precoce. Nelle donne la castrazione chirurgica, o quella attinica, provoca gli stessi sintomi della menopausa, a carico dell'apparato circolatorio (vampate di calore, tachicardia, cardiopalmo) e dei sistemi metabolico (iperlipemia o ipercolesterolemia) e neurovegetativo e della psiche. Questi effetti secondari, in entrambi i sessi, possono essere curati con somministrazione di ormoni sessuali. La terapia steroidea va comunque praticata sotto stretto controllo specialistico. Le modificazioni psichiche conseguenti alla castrazione - infantilismo nel caso di castrazione prepuberale, instabilità emotiva, somatizzazioni, a volte impotenza o frigidità di origine psicogena - sono strettamente legate al complesso di castrazione. È, perciò, utile proporre alle persone che subiscono castrazione chirurgica, un'assistenza psicoterapeutica che le aiuti a elaborare la propria identità psicosessuale, ossia da persona fertile a castrato.

Il complesso di castrazione

Parte integrante del complesso di Edipo, e quindi con gli stessi tratti di universalità, il complesso di castrazione è considerato in psicoanalisi uno dei motori dello sviluppo psichico infantile (v. complesso). Con questa espressione s'intende un insieme di rappresentazioni, inconsce e preconsce, e di affetti, consci e inconsci, legati in modo tale che, quando uno di essi viene attivato nel mondo esterno o interno, anche gli altri sono attivati per contiguità e inferenza e innescano segnali di pericolo (Green 1990). Il pericolo è ovviamente la fantasia di essere castrato; i segnali sono l'angoscia di castrazione e le relative difese, quali la rimozione, la negazione ecc. Secondo la classica teoria di Freud sulla sessualità infantile, il complesso di castrazione, con la relativa angoscia, nasce nell'immaginario del bambino, che nella fase edipica positiva del suo sviluppo emozionale si lega emotivamente al genitore di sesso opposto. Il bambino, che comincia a notare le differenze anatomiche tra l'uomo provvisto di pene e la donna che ne è priva, e che nelle sue fantasie masturbatorie vuole assumere il ruolo sessuale del genitore dello stesso sesso a danno di quello di sesso opposto, ritiene la castrazione la giusta punizione inflittagli da quest'ultimo per questi suoi desideri incestuosi. Per il bambino in fase edipica, cioè, l'assenza del pene nelle femmine non sta a significare una diversità anatomica costituzionale, ma l'amputazione dell'organo sessuale da parte di un genitore.

Pertanto la bambina, quando si accorge di non avere il pene, sviluppa un forte risentimento verso la madre che glielo ha tolto, mentre il bambino teme che questa parte del suo corpo, così investita libidicamente, fonte di tanto piacere durante la masturbazione, gli possa essere tolta dal padre per punirlo di questa sua illecita attività retta da fantasie incestuose. Il complesso di castrazione è dunque strettamente legato a quello edipico, al suo sviluppo e al suo tramonto. Infatti è proprio il complesso di castrazione, la paura di un padre eviratore, che porta il bambino a staccarsi dal primitivo oggetto di amore, la madre, e a vedere nel padre non più il rivale, ma un modello con cui identificarsi, favorendo l'instaurarsi nella psiche di leggi (il Super-Io) che bloccano i desideri incestuosi e parricidi, in sintonia con il tramonto del complesso edipico. Nella bambina, invece, il complesso di castrazione non porta al declino del complesso edipico, ma ne è il motore, in quanto facilita il distacco dalla madre e l'attaccamento al padre. Quando la bambina si rende conto di essere priva di pene, ritiene la madre responsabile di questa mancanza, e, piena di risentimento, l'abbandona come oggetto di amore rivolgendosi al padre che le darà il pene o il suo equivalente (il bambino). Proprio perché non è più presente la minaccia di castrazione, in quanto quest'ultima è già avvenuta, la bambina avrà uno sviluppo del Super-Io più debole, e il complesso edipico non tramonterà in modo così deciso e definitivo come nel maschio. Questa concezione classica del 'primato del fallo' fu ulteriormente arricchita e modificata dai successivi studi psicoanalitici e antropologici di Freud e dei suoi seguaci. Le osservazioni cliniche portarono Freud a legare la minaccia di castrazione non più ai fantasmi incestuosi che accompagnano la masturbazione, ma alla cosiddetta scena primaria. Gli studi successivi spostarono molto più indietro l'insorgenza dello sviluppo del complesso di castrazione, legandolo a esperienze traumatizzanti di perdita dell'oggetto.

A. Stärcke (1921), per es., parlò di esperienza di ritiro dal seno materno come prototipo della castrazione, chiamata castrazione primaria, e O. Rank (1924) ne vide il prototipo nel trauma della nascita. Freud non condivise del tutto l'idea del trauma della nascita come prototipo della castrazione, ma fu più incline a individuare tale evento nell'esperienza dello svezzamento, sviluppando un orientamento che è rimasto operante nelle scuole psicoanalitiche freudiane, lacaniane, junghiane. Le angosce di separazione, secondo tale orientamento, mettono in moto non soltanto un'angoscia di castrazione, ma anche un desiderio di castrazione, esso stesso ansiogeno. In particolare, i seguaci della scuola di Jung hanno distinto una castrazione primaria da una secondaria. La castrazione primaria ha luogo, secondo E. Neumann (1949), quando il debole Io del bambino, non sopportando lo stato di separazione dalla madre, tende a dissolversi e annientarsi dentro di lei e a ricercare l'estasi della morte.

La castrazione secondaria, invece, non è più espressa dalla dissoluzione e dallo smembramento, ma da mutilazioni. L'Io, più attivo, non si dissolve nell'inconscio, ma sacrifica una parte al tutto. L'aver rivolto l'attenzione alle fasi pre-edipiche dello sviluppo ha evidenziato come nell'immaginario del bambino non esiste solo un padre castrante, che punisce i desideri incestuosi del figlio, ma anche una madre. Proprio nella relazione emotiva con la madre arcaica si radica il complesso di castrazione, che può portare a fissazioni per l'oggetto materno con le conseguenti patologie perverse (omosessualità, transessualismo, feticismo), espresse a volte anche nei rituali religiosi (v. sopra). Il complesso di castrazione, quando non evolve verso la patologia e non genera fissazioni nevrotiche (può anche essere responsabile di gravi sensi di inferiorità, di impotenza o di frigidità), non solo rende impossibile l'incesto e l'uccisione del padre, ma permette di arginare il principio della ricerca assoluta del piacere. Esso apre la strada alla deviazione del conflitto edipico verso altri oggetti d'amore e verso la sublimazione, ritenuta dalla psicoanalisi base di ogni civiltà e di ogni sviluppo mentale.

Bibliografia

s. freud, Einige psychische Folgen des anatomischen Geschlechtsunterschieds, "Internationale Zeitschrift für Psychoanalyse", 1925, 11, 4, pp. 401-10 (trad. it. in id., Opere, 10° vol., Torino, Boringhieri, 1978, pp. 203-17).

id., Hemmung, Symptom und Angst, Leipzig-Wien-Zürich, Internationaler Psychoanalytischer Verlag, 1926 (trad. it. in id., Opere, 10° vol., Torino, Boringhieri, 1978, pp. 231-317);.

a. green, Le complexe de castration, Paris, PUF, 1990 (trad. it. Roma, Borla, 1991).

e. neumann, Ursprungsgeschichte des Bewusstseins, Zürich, Rascher, 1949 (trad. it. Roma, Astrolabio, 1978).

o. rank, Das Trauma der Geburt und seine Bedeutung für die Psychoanalyse, Leipzig, Internationale Psychoanalytische Bibliothek, 1924 (trad. it. Rimini, Guaraldi, 1972).

a. stärcke, The castration complex, "International Journal of Psycho-analysis", 1921, 2, pp. 180-82.

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