CATERINA Cornaro, regina di Cipro

Enciclopedia Italiana (1931)

CATERINA Cornaro, regina di Cipro

Roberto Cessi

Figlia bellissima del patrizio veneziano Andrea Cornaro, nel 1472 fu data in moglie a Giacomo II, bastardo dei Lusignano, re di Cipro. La Serenissima era oltremodo interessata in questo matrimonio, che, in caso di morte del re, le avrebbe dato qualche titolo giuridico, o meglio pretesto, per pretendere l'eredità di quel regno e regolarlo a sua volontà.

La notte dal 6 al 7 luglio 1473, re Giacomo II spirava non ancora trentatreenne lasciando varî bastardi e un nascituro legittimo. La rivendicazione di Carlotta, erede legittima dei Lusignano, gl'intrighi degli stranieri, le ambizioni e l'egoismo di governatori, solleciti a trar partito in loro favore dal momento, erano i nemici congiurati di Venezia e di colei che di Venezia era lo strumento. Scoppiò così la rivolta di Famagosta (13-14 novembre 1473), che decise della condotta della politica veneziana, sollecita, dopo la repressione, a render più forte e più saldo il controllo sul governo per mezzo dei suoi uomini, e, soprattutto dopo la morte del bambino Giacomo III, a sventare gl'intrighi diplomatici e le minacce aperte ed occulte dirette a colpire la preponderanza veneziana attraverso la persona della regina. C. restò regina per più d'un decennio, fatta segno alle ostilità più aspre, politiche e militari, di pretendenti e di conquistatori, in un'atmosfera di diffidenze, d'inganni e di congiure, alternate con lusinghe e pressioni. C. regnava e sopportava il peso d'una corona, oscurata da tante ombre. Ma al precipitare della crisi italica, che doveva condurre alla pace di Bagnolo, Venezia finalmente credette giunto il momento di rompere l'indugio. L'atteggiamento di C. poi era diventato ambiguo ed incerto. Venezia diffidava di lei; ed essa andava coltivando velleità d'indipendenza, che parevano spingerla a trovar rifugio nelle braccia degli avversarî del patrio governo. La scoperta d'una nuova congiura antiveneziana nell'ottobre del 1488 fece attuare la deliberazione, più volte ventilata e mai attuata, di richiamare la regina dall'isola e inalberare il vessillo di S. Marco. C., smentendo il suo passato di fedeltà e devozione all'antica sua patria, invano tentò di resistere, poi di sottrarsi con la fuga a quest'ordine, che non ammetteva replica. Dovette acconciarvisi: salpò con tutti gli onori (14 marzo 1489) mentre nell'isola era issato lo stendardo veneziano, e con tutti gli onori fu accolta a Venezia al suo giungere il 6 giugno, per esser avviata pochi giorni dopo nella piccola corte sfarzosa ed elegante a lei preparata nella ridente terra di Asolo. Essa aveva scambiato un regno inquieto e pieno d'insidie con una lauta pensione e una piccola signoria, ove accogliere quella società raffinata ed elegante che Pietro Bembo ritrasse negli "Asolani". Così anche la seconda donna fatale della storia di Cipro (Carlotta era morta qualche anno prima) era eliminata, Venezia restava arbitra della situazione e il sultano d'Egitto ne prendeva atto accettando il fatto compiuto. L'ex-regina morì a Venezia il 10 luglio 1510. (V. tav. CXLIII).

Bibl.: Oltre a quasi tutta la bibl. citata sotto la voce carlotta di lusignano, v.: Lettere al Senato veneto di Giosafatte Barbaro, Vienna 1852; C. Manfroni, Storia della marina italiana dalla caduta di Costantinopoli ecc., Livorno 1892; R. Cessi, Un falso eroe della rivolta di Famagosta, in Atti R. Ist. veneto di sc., lettere ed arti, 1911; Magnante, L'acquisto dell'isola di Cipro da parte della Repubblica di Venezia, in Archivio veneto, s. 5ª, V e VI; Battistella, Un nuovo documento sull'acquisto di Cipro da parte della Repubblica di Venezia, in Atti R. Istit. veneto di sc., lett. ed arti, LXXX, p. 318 segg.; A. Centelli, C. C. e il suo regno, Venezia 1892; H. Brown, in Studies in the history of Venice, I, Londra 1907.

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