CATTEDRA

Enciclopedia Italiana (1931)

CATTEDRA (καϑέδρα, cathĕdra)

Goffredo BENDINELLI
Antonino SANTANGELO
Pietro PISANI

Tipo di antico sedile, distinto presso i Greci da due altri tipi di sedile ugualmente comuni: thronos e diphros. Mentre quest'ultimo è un semplice sgabello privo di schienale e di braccioli, e il thronos è al contrario un sedile della massima apparenza, con schienale diritto e braccioli, la cattedra (in greco detta anche κλισμός) è munita di semplice schienale più o meno alto e ricurvo, senza braccioli. L'accentuata curvatura impressa allo schienale rende superflua la presenza dei braccioli, potendo la persona seduta appoggiare comodamente le braccia alle estremità dello schienale (vedi figura). Cosicché la cattedra costituisce un sedile più comodo, e di una forma praticamente più evoluta dello stesso thronos. I morbidi cuscini, che si usava collocare sul sedile, ne aumentavano la comodità.

Perciò la cattedra è suppellettile immancabile in tutte le case, signorili e borghesi, nel mondo romano e in quello greco, ed è di uso comune per l'arredamento dei teatri, di edifici termali e di luoghi di pubblico ritrovo in generale; è fatta per lo più di legno e vimini, ma poi anche di marmo e di pietra, con o senza ornamenti. Le differenze che si rilevano nella rappresentazione di essa su monumenti figurati, riguardano particolari secondarî, come l'altezza dello schienale e l'ampiezza del sedile, che talvolta si distende quasi come una chaise-longue.

Un tal genere di sedile si adatta alle donne, e a letterati, poeti, filosofi, e a quanti impartiscono un insegnamento. Il significato della parola moderna "cattedra" è però evidentemente straniato dal significato originario. Anche la cattedra di cui è parola nel linguaggio liturgico cristiano, e che costituisce il distintivo del vescovo, nulla ha di comune con la cattedra classica vera e propria. La denominazione impropria si giustifica simbolicamente con la missione educativa e l'autorità assoluta che ha il maestro spirituale davanti ai discepoli e ai fedeli in genere.

Bibl.: E. Saglio, in Daremberg e Saglio, Dict. des ant. gr. et rom., s. v. Cathedra: H. Leclercq, in Cabrol, Dictionnaire d'archéol. chrétienne et de liturgie s. v. Chaire.

Nel Medioevo fu il seggio del vescovo, posto a ridosso della cavità absidale nelle basiliche cristiane, in chiara derivazione dalle pagane che avevano nell'abside il seggio del magistrato. In antico era simbolo d'alta dignità, come si vede nei dittici consolari; ora è conservato soltanto nell'accezione religiosa e scolastica: e, anche vuota, fu segno della presente divinità, così per i pagani (trono di Nettuno a Ravenna) come per i cristiani nella cosiddetta ἑτοιμασία τοῦ ϑρονου (il trono apparecchiato). In uguali significati venne assunta anche dai cristiani, che nei dipinti delle catacombe romane rappresentarono il Cristo in cattedra, mentre le chiese primitive conservavano e veneravano le cattedre degli apostoli e dei primi vescovi. Eusebio ricorda a Gerusalemme la cattedra di S. Giacomo Apostolo e ad Alessandria quella di S. Marco Evangelista. Nelle catacombe le cattedre erano addossate alle pareti delle cripte e dei cubicoli: l'esempio più celebre che ce ne rimanga è quello del cimitero ostriano, assegnato dal De Rossi allo stesso S. Pietro. Nelle più antiche basiliche dovettero essere di struttura classica; e quelle mobili, anche di materiale prezioso - avorio, metallo - come accennano i monumenti figurati, fra cui, uno dei più antichi, il mosaico romano di S. Pudenziana nel quale il Redentore siede su un trono prezioso senza dossale. Si conservano cattedre che la tradizione, non sempre fondatamente, attribuisce a santi vescovi: a S. Gregorio Magno la classica cattedra della chiesa del santo in Roma; a S. Agostino quella della basilica romana di S. Maria in Cosmedin a Roma, opera cosmatesca del sec. XII; a S. Marco Evangelista quella marmorea nel tesoro del S. Marco di Venezia, riferita al Santo da una tradizione raccolta nel 1350 dal doge Andrea Dandolo, che l'afferma donata intorno al 630 dall'imperatore Eraclio a Primigenio, patriarca di Grado, che è decorata di rilievi - le quattro Essenze Viventi. l'agnello, l'albero e i quattro fiumi, e nella cimasa, che è riportata, santi al lato della croce - certo non anteriori al sec. VI; allo stesso S. Pietro la cattedra racchiusa nella raggiera della tribuna vaticana ad opera del Bernini: secondo il De Rossi, "una vera sedia in stile bizantino", adorna di avorî figuranti le fatiche di Ercole, che "convengono all'età del rinnovato impero occidentale". Tutta di avorî intagliati è composta la cattedra di Massimiano a Ravenna, uno dei più insigni monumenti della plastica, forse alessandrina, del sec. VI (vedi avorio).

Nelle cattedre episcopali stabilmente erette nell'abside delle chiese per tutto il Medioevo, la struttura si mantenne assai semplice: la cattedra, elevata anche su molti gradini come nel duomo di Torcello, aveva un alto dossale, era probabilmente anche coperta da un baldacchino come quella della chiesa di S. Francesco ad Assisi (sec. XIII); la decorazione invece riflette nel tempo e nello spazio ogni varietà di stile, come nel S. Ambrogio di Milano, nelle cattedrali di Anagni, di Canosa, di Bari, di Avignone, ecc. L'arte gotica, nel suo gusto di forme tormentate, preferì alla pietra il legno; e nei cori, in luogo dei sedili in muratura che un tempo fiancheggiavano la cattedra vescovile, compose stalli di legno e collocò accanto a questi, a destra dell'altare, la cattedra: disposizione che da noi divenne abituale solo nel sec. XV (v. stallo).

Nelle rappresentazioni figurate si potrebbe seguire per il Medioevo la storia della cattedra mobile, che nelle iconi del Salvatore e della Madonna ebbe differenze nelle diverse regioni e nel tempo, variando nel dossale, nei sostegni, nella decorazione. Le tombe dei legisti bolognesi, o il mausoleo di Cino nel duomo di Pistoia, dimostrano la varietà di forme ch'ebbe la cattedra scolastica nel Trecento, mentre per i secoli seguenti essa fu mantenuta nelle più semplici linee costruttive e qualche volta venne riccamente ornata quasi pergamo, come quella del teatro anatomico nell'Archiginnasio di Bologna. (V. tavv. CXLVII-CL)

Bibl.: G.B. De Rossi, in Bulletino d'archeologia cristiana, 1867, p. 33 segg.; Viollet-le-Duc, Dictionnaire d'archéologie, Parigi 1875, II, p. 414; C. Enlart, Manuel d'arch. franç., I, Parigi 1902, p. 141; F. Cabrol, Dictionnaire d'archéologie chrétienne, III, i, Parigi 1913, p. 19.

Cattedra di San Pietro. - Con questo nome si designano i due seggi pontificali usati da S. Pietro in Antiochia e in Roma.

Della prima cattedra non si hanno notizie sicure, non reggendo alla critica storica le tradizioni raccolte, fra gli altri, dal Piazza e dal Cornaro, che vorrebbero identificarla o con la sedia di pietra che si conserva nella chiesa di S. Pietro in Venezia, o con i frammenti di cattedra custoditi in Roma in S. Loreńzo in Damaso. Della seconda la tradizione dice che fu regalata a S. Pietro dal senatore Pudente, da lui convertito; su essa egli avrebbe esercitato il ministero pontificale o nella stessa casa di Pudente sul Viminale (dove è oggi la chiesa di S. Pudenziana), o nella casa di Acilio Glabrione (situata sulle catacombe di S. Priscilla, in via Salaria) o, infine, nella casa di Aquila e Prisca (ora S. Prisca, sull'Aventino): e viene identificata con quella che si conserva nella basilica di S. Pietro in Vaticano, incassata nel trono di bronzo sovrastante all'altare dell'abside. Il trono, del Bernini, è sorretto dalle statue colossali di quattro santi dottori, due della Chiesa greca, Giovanni Crisostomo e Atanasio, e due della Chiesa latina, Ambrogio e Agostino.

In realtà le cattedre degli apostoli, come quelle dei vescovi, erano tenute in grande venerazione dai fedeli dei due primi secoli; ciò è attestato già da Tertulliano, De praescript., 38, Eusebio, Hist. eccl., VII, 19, e altri, che si riferiscono appunto alle cattedre di S. Pietro in Roma, di S. Giacomo a Gerusalemme e di S. Marco in Alessandria, mentre alla prima si accorreva in pio pellegrinaggio da tutte le chiese.

La cattedra romana fu trasferita da papa Damaso (312-316) al Vaticano nel nuovo battistero da lui eretto, dove rimase fino al 1667, quando Alessandro VII la fece porre nel trono del Bernini. Venne così a cessare la pia pratica di esporre la cattedra nella cappella del coro, dove veniva trasportata in processione due volte l'anno, nelle feste cioè della cattedra romana (18 gennaio) e della cattedra antiochena (22 febbraio). L'usanza di intronizzare il nuovo papa sulla cattedra di S. Pietro nella cerimonia dell'incoronazione durò fino al 1305, allorché Clemente V, trovandosi in Francia, si fece incoronare a Lione. Dal 1667 in poi la cattedra di S. Pietro fu esposta una sola volta, nel 1867. ricorrendo il XVIII centenario del martirio degli apostoli Pietro e Paolo.

In quest'occasione essa fu esaminata da G. B. De Rossi che ne lasciò una fedele descrizione. Essa era originariamente una sedia di legno di quercia, con quattro gambe riunite lateralmente e una spalliera, sul tipo non della sedia curule, come ritengono alcuni, ma della sedia gestatoria. Ai due lati sono infissi quattro grossi anelli di ferro per passarvi le stanghe. I pannelli e le incrostazioni d'avorio si fanno risalire parte al sec. V, e parte al sec. IV. Il legno originario in parte è roso dal tarlo, in parte asportato dai devoti a piccoli pezzi per farne reliquie.

Quanto alle due feste della cattedra di S. Pietro, sopra ricordate, sembra che da principio fossero una sola (al 22 febbraio), destinata a celebrare l'episcopato di S. Pietro in. Roma; poi, sdoppiata per ragioni pratiche. È menzionata in sacramentarî, martirologî ed altri documenti antichi, fra i quali il Calendario di Filocalo, risalente alla metà del sec. IV, che la pone solameme al 22 febbraio.

Bibl.: G. Moroni, Dizionario d'erudizione ecclesiastica, s. v.; G. B. De Rossi, La Cattedra di S. Pietro nel Vaticano, ecc., in Bullettino di archeol. crist., 1867, p. 33 segg.; S. Sanguinetti, De sede romana beati Petri, Roma 1867; M. Rampolla, De cathedra romana beati Petri, Roma 1868; M. Armellini, Scoperta della cripta di S. Emerenziana e di una memoria relativa alla cattedra di S. Pietro, Roma 1877; F. Cabrol, Chaire de Saint Pierre à Rome, in Diction. d'archéologie chrét. et de liturgie, III, pp. 76-90.

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