CENNI, Angelo, detto il Risoluto

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 23 (1979)

CENNI, Angelo, detto il Risoluto

Ilio Calabresi

Nacque, probabilmente nell'ultinio decennio del sec. XV, a Monistero (Monastero), presso Siena, da Giovanni. Nulla sappiamo sulla posizione sociale della famiglia e sui primi lustri di vita del C., il quale c'informa (nelle stan e premesse al Calindera) che a un certo momento andò ad abitare dentro le mura di Siena, scegliendo l'arte del maniscalco come mezzo di sussistenza: ciò avvenne prima del 1519 (o in quell'anno), quando, cioè, risulta entrato come fratello nella Compagnia della SS. Trinità. Il motivo dichiarato dell'abbandono del castello natio è quello della decadenza; di essa darà una curiosa spiegazione nella XXX delle Quistioni dei Rozzi.

La fondazione, insieme con altri, della Congrega dei rozzi a Siena, è l'evento principale della vita del Cenni.

La data ufficiale di nascita della Congrega è l'ottobre 1531, quando i dodici artigiani fondatorf decisero di darle il nome, i capitoli, l'impresa (o simbolo: una sughera secca con un pollone verde presso il pedale e il motto: "Chi qui soggiorn'acquista quel che perde", mentre il C. aveva proposto un sole raggiante con visi rivolti verso di esso e il motto: "Quanti ne inlustri, più ne fai rozi"). Nel proemio alla riforma del 1561 dei capitoli del 1531, affidata al "Risoluto" - così fu soprannominato il C. - e al "Voglioroso" (Alessandro di Donato, spadaio), si narra che i dodici fondatori avevano stretto un legame d'amicizia e avevano comintiato a riunirsi fin dal 1520, fra l'altro per leggere e commentare insieme prose e poesie in volgare, componendone e recitandone essi stessi. Il trapasso da quel libero sodalizio alla Congrega solidamente costituita e organizzata fu certo dovuto alla volontà di contrapporre un'"accademia" di rozzi e modesti artigiani a quella aristocratica e intellettuale degl'Intronati, fondata nel 1525 per opera di sei nobili senesi, allo scopo di coltivare le lettere greche, latine e italiane.

Non del tutto chiari sono, invece, i rapporti tra i Rozzi e altri autori senesi di teatro popolare e popolareggiante (in genere anch'essi artigiani) che sono detti "antecessori dei Rozzi" (Mazzi), o "Pre-Rozzi" (Alonge), perché fiorirono per lo più prima della fondazione della Congrega. Comunque sia è ormai pacifico che, oltre a certe affinità, vi furono notevoli divergenze, fra le quali soprattutto la fierezza e l'indipendenza morale e artistica dei Rozzi rispetto agli altri.

Tutto quello che sappiamo sul C. dal 1531 in poi ci viene fornito o dalle sue opere edite ed inedite o dall'archivio della Congrega. Così, per es., dal registro originale dei capitoli, e delle deliberazioni (Siena, Bibl. com., ms. Y.II.27) si apprende che il C. ricoprì la più alta carica della Congrega (quella di "signor Rozzo") nell'ottobre 1531, nel maggio-giugno 1532, nel febbraio-marzo 1534, nel settembre-novembre dello stesso anno, nel marzo-aprile 1548 e nel marzo-aprile 1552. Probabilmente fu proprio il C. a proporre di estendere la durata della carica da un mese a due (la riforma fu approvata durante la sua signoria nel 1532). Un'altra riforma notevole, da lui proposta fu l'abolizione (in data 28 luglio 1532) della tassa di "bene entrata" per i soci nuovi. Queste e altre notizie che si ricavano dai registri della Congrega mostrano quale fosse l'autorità del C. sia come uno dei fondatori sia, in seguito, come uno dei soci più anziani e degli autori più prestigiosi.

La vita della Congrega non, si svolse sempre serenamente: oltre a qualche contrasto interno, vi furono cause esterne di turbamento. Così le deliberazioni tacciono dal maggio 1535 al maggio 1544 (il silenzio fu imposto, per motivi politici, dal Comune a tutte le accademie senesi) e dal 29 dic. 1552 al 1561 (questa interruzione ebbe motivi ben più gravi: la guerra di Siena, la caduta della Repubblica e la fine delle libertà comunali); dal 1568 al 1603 vi fu una chiusura di tutte le accademie voluta dal granduca, ma quando la Congrega dei rozzi si riaprì non era più quella delle origini, e si avvicinò sempre più al tipo dell'accademia vera e propria.

Con la data del 26 nov. 1532 fu stampata a Siena la prima opera del C. di cui abbiamo notizia: Piùoparette volgari piacevoli & facete, composte per il Resoluto, de la Congregha de' Rozzi, fatte & recitate ne la Magnifica Città di Siena, intitulate Guazzabuglio. Èanche il primo lavoro letterario di un "rozo" di cui diano notizia le deliberazioni, stampato, a norma di statuto, a spese della Congrega, a cui vanno tutti gli utili.

Il Guazzabuglio - come usualmente si cita - è la raccolta della maggior parte dei componimenti in versi del Cenni. Sono dieci in tutto. Tre di essi vengono classificati, dal più informato storico dei primi Rozzi, C. Mazzi, tra le "mascherate": sono Stanze rusticali ..., a la martorella ..., villanesche (cosìgli inizi dei tre titoli) vivaci e realistiche che dovettero essere recitate dal C. (i Rozzi erano, per lo più, autori e attori) durante il carnevale del 1532. Notevoli sono due altri componimenti di diverso metro: la Vedova (monologo in terzine, prima, in quartine, poi) e il Capitolo fatto per le monache di San Martino, privi dello spirito giocoso e burlesco (ed efficacemente satirico) delle mascherate, ma ricchi di contenuto umano, espresso quasi sempre in metri e atteggiamenti stilistici convincenti. In ognuno dei cinque componimenti è affrontato e risolto poeticamente un problema sociale o un fatto di costume molto sentito, cioè, nell'ordine: quelli delle "fanciulle da maritarsi", dei costumi dei "Rozi tutti a martorelli [villani] vestiti", delle "fantesche ... pregne", d'"una vedova che va cercando un baliaticho" e delle prostitute (per fame).

Degli altri cinque componimenti principali, alcuni fanno da tessuto connettivo dell'opera (insieme ai prologhi e agli epiloghi), ma le tre "commedie" Pippa, il Ciarlone e il Calindèra sono componimenti a sé stanti e come tali ripubblicati anche a parte (la stessa sorte, però, toccò alle tre mascherate). Una quarta commedia, il Romito negromante, fu pubblicata a sé nel 1533 (e più volte in seguito). Il teatro costituisce la produzione del C. su cui la critica si è soffermata più volentieri, passando dai giudizi negativi (Palermo, Mazzi) a quelli più equi ma frettolosi (D'Ancona, Croce) e infine al riconoscimento della sua importanza storica (Alonge).

Nel 1532 la Congrega deliberò di nominare uno "scrittore per le quistioni che ... di, giorno in giorno si proponghano" (Deliberazioni, c. 7v), cioè il segretario che doveva registrare le curiose novelle con enigma finale che i Rozzi si narravano. La Biblioteca comunale di Siena ce ne conserva cento (nel ms. H. XI.6), che vanno dal 1532 al 1548; sedici (più un proverbio illustrato) sono del "Resoluto".

Nel 1534 il C. "messe ne la congrega" una "commedia di maggio", come risulta dagli atti della Congrega stessa, ma ignoriamo il titolo e il contenuto. Un'altra commedia smarrita è La strage in onoredelle Dame, Siena 1547, menzionata dai vecchi storici dei Rozzi e attribuita al C.; forse (Mazzi) è da identificare con la "commedia di maggio".

Con la data di Siena 1538 è menzionata dallo Zeno la più antica edizione dei Sonetti del C., che sono più noti nell'edizione di Firenze 1546(trentasette, di cui uno contiene la spiegazione dei precedenti e un altro è autobiografico) e di Siena 1547(che ha, in più, venti sonetti nuovi del C. e ventidue di altri Rozzi).

Si tratta di componimenti allegorici in chiave di enigmi, genere in cui il C. eccelle ed è meritamente famoso fin dal suo secolo (infatti nel 1568 i suoi sonetti furono pubblicati dai Giunti, a Firenze, insieme con quelli del Burchiello e di A. Alamanni). L'autore è abilissimo, fra l'altro, a rappresentare cose diversissime con le stesse o simili immagini osées.

Dal sonetto autobiografico sopra citato si apprende che il C., intorno al 1547, aveva otto figli; doveva essersi sposato quindi una decina di anni prima (almeno), mentre era sulla quarantina. Non molto dopo la riforma del 1561 dei capitoli della Congrega il C. dové scrivere il sonetto Amore, benivolentia et diletione, che è quasi il suo testamento spirituale ai Rozzi (si trova a c. 13v del ms. Y.II.28 della Comunale di Siena) e che termiria con i versi: "Io Resoluto, vecchio, stancho et lasso / prego amiate virtù quanto èdovere. / Et questo per memoria a tutti lasso".

Il C. sarebbe vissuto, però, ancora quattordici anni: da un registro dell'Opera del Duomo di Siena "Maestro Agnolo Cenni manescalco" risulta sepolto il 16 maggio 1575.

Opere: Non si conoscono mss. autografi delle opere, ma le seguenti opere inedite: Siena, Bibl. com., cod. H.XI.6: Quistioni e chasi di più sorte recitate in la congregha de' Rozi per i Rozi (del "Risoluto" sono quelle ai nn. 2, 4, 6, 19, 21, 24, 30, 35, 36, 45, 51, 58, 63, 65, 67 e 72; il n. [96 bis] è il Proverbio de[l] Risoluto: La botte dà del vino che ... à, c. 110v); cod. Y.II.28: Capitoli de la humile, antica et honorata congrega de' Rozi (riforma del 1561 fatta dal "Risoluto" e dal "Voglioroso"), cc. 1-13r; ibid., c. 13v: Amore, benivolentia, et diletione (son. del "Risoluto", l'ultimo di cui si ha notizia). Delle opere edite si conoscono i seguenti esemplari mss.: Siena, Bibl. com., cod. H.XI.5 cc. 169r-170v: Stanze d'Ansano da Grosseto, cantate su la lira, a cavallo, con unbranco di Rozzi (sono invece le Stanze alla martorella del C., edite nel Guazzabuglio); ibid., cc. 170v-173v: Stanze in favore delle fanciulle da maritarsi, cantate in su la lira, dal Falotico de' Rozzi (sono le Stanze a la rusticale del C., pubblicate anch'esse nel Guazzabuglio); ibid., cc. 174r-175r: Stanze d'Ansano, recitate con molte fantesche pregne, et le lorosciagure (sono le Stanze dal predetto - il C. - recitate per Siena con un brancho di fantesche tutte pregnie ..., pubblicate nel Guazzabuglio).

Fonti e Bibl.: Per la bibl. del C. v. Siena, Bibl. com., ms. P.IV.14: Anonimo [secolo XIX], Scrittori senesi. Notizie, Cenni Angelo M[ari]a [sic] della Congrega de' Rozzi, C. 99v; Ibid., Arch. dell'Opera del Duomo, n. 1450: Sepultuari dell'a. 1507…, lett. A, c. [4]r (1575). Sulla biografia, sull'appartenenza ai Rozzi e sulle opere del C.: Archivio di Stato di Siena, Sala di studio, ms. D. 67; G. A. Pecci, Memorie storiche ... delle città, terre e castella ... suddite della città di Siena, I, p. 221, s. v. Asinalonga; Siena, Bibl. com., oltre ai mss. citati: cod. A.VII.34: G. A. Pecci. Scritttori senesi I, p. 238; cod. P.IV. 10 [sec. XIX]: Bibliogr. degli scrittori senesi, I, Cenni Angelo Maniscalco, il Risoluto tra' Rozzi (cc. 288v-290v); cod. Z.I.11: Bibliotheca Senensis …, VII: G. Fabiani, Catalogo delle opere rusticali, e boscherecce fatte da i Rozzi, delle quali parte sono stampate, e parte manoscritte, c. 448v;.cod. C.IV.27. [U. Benvoglienti, Miscellanee]: Lettera del Benvoglienti sulla Commedia Italiana e sull'Accademia de' Rozzi, e Componimenti teatrali, pp. 417-440 (specie da p. 428); cod. Z.I.8: U. Benvoglienti, Scrittori Senesi, III, pp. 87, 90, 265. Si veda, inoltre: G. M. Crescimbeni, Comentari ... intorno alla Istoria della volgar poesia, I, 3, Venezia 1730, p. 251 (sul C. come autore di enigmi in rima); G. Gigli, Diario sanese, Lucca 1723, I, pp. 370-372; II, pp. 268-277; [G. A. Pecci], Relazione storica dell'origine e progresso della festosa Congrega de' Rozzi…, Parigi [ma Siena] 1757, pp. 20, 28, 48; St. dell'Accademia de' Rozzi estratta da' mss. … dell'Accad. Secondante [G. Fabiani] e pubbl. dall'Acceso, Siena 1775, pp. VIII s., XLVIII s., LXII; G. Fontanini, Biblioteca dell'eloquenza italiana, con note di A. Zeno, Parma 1803-1804, I, p. 430 nota 1; II, p. 87; L. Ilari, Indice per materie della Bibl. comunale di Siena, I, Siena 1844, p. 208; F. Palermo, I manoscritti palatini di Firenze..., II, Firenze 1860, pp. 574-576; C. Mazzi, La Congrega dei Rozzi di Siena nel secolo XVI, II,Firenze 1882, pp. 105-109, 208-209, 252-260; E. Carrara, La poesia pastorale, Milano [1908], pp. 307-308; A. D'Ancona, Il teatro comico dei Rozzi di Siena, in Saggi di letter. popol., Livorno 1913, pp. 315-328; F. Tozzi, Mascherate e strambotti della Congrega dei Rozzi di Siena, Siena 1915, pp. 11-27 (ripubblica con sue note le tre mascherate del Guazzabuglio); B. Croce, Drammi senesi, in Poeti e scrittori del pieno e del tardo Rinascimento, Bari 1945, I, p. 121; E. Bocci, Letteratura e società nella Siena del '500: la Congrega dei Rozzi, in Quaderni di cultura e storia sociale, I(1952), pp. 101-103; Id., Un teatro popolare del secolo XVI: la commedia dei Rozzi, in Belfagor, VII(1952), pp. 535-553; R. Alonge, Il teatro dei Rozzi di Siena, Firenze 1967, pp. XVII, 7, 48-54, 59,66, 75-76, 86-88, 109, 194, 198; V. Pandolfi, Il teatro del Rinascimento e la Commedia dell'arte, Roma 1969, p. 130; R. Alonge, Rozzi di Siena, in Dizion, crit. della letter. ital., III,Torino 1973, pp. 260-264 (spec. p. 261); G. Davico Bonino, La commedia del Cinquecento, II, in Il teatro italiano, II,Torino 1977, pp. 445-454 (passi scelti, dal Mazzi, con versi del C. alle pp. 450 s.); I. Calabresi, recens. crit. a F. A. Ugolini, Il Perugino Mario Podiani e la sua commedia "I Megliacci" (1530), Perugia 1974, in Lingua nostra, XXXIX(1978), p. 25.

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