CENTURIAZIONE

Enciclopedia dell' Arte Antica (1959)

Vedi CENTURIAZIONE dell'anno: 1959 - 1994

CENTURIAZIONE

F. Castagnoli

È il sistema usato nel mondo romano nella divisione delle terre assegnate ai coloni, cittadini con cittadinanza romana o latina, che venivano inviati nei territori conquistati a scopo di presidio militare e, secondariamente, per motivi demografici. Questa divisione del territorio era fondata sul tracciato di vie parallele e perpendicolari dette decumani e cardines. I decumani erano disposti di solito lungo l'asse più sviluppato del territorio, o erano paralleli ad una grande via di comunicazione. Decumani e cardines erano detti limites (donde limitatio, sinonimo di centuriazione). Decumanus maximus e cardo maximus erano chiamati gli assi principali, strade di larghezza maggiore, che si incrociavano in un punto che era il centro ideale della centuriazione.

I limites erano tra loro distanti 20 actus, cioè circa 700 m (l'actus è l'unità di misura agraria, equivalente a circa 35 m). Essi venivano a determinare tanti quadrati, chiamati centuriae, che avevano il lato di 20 actus e la superficie di 200 iugeri. Le centurie vennero assegnate, in rari casi, ad un solo possessore, nell'età dei triumviri di solito a 4 possessori, nell'assegnazione di Saturnino in Africa a 2, in età più antica a un numero assai maggiore (30, 20, 40, etc.) secondo la legge stabilita volta per volta nella deduzione della colonia e che variava secondo la disponibilità e la fertilità del terreno, oltre che per motivi di natura politica. In un caso, la colonia di Terracina (329 a. C.), sappiamo che ogni centuria fu divisa tra 100 coloni. E questa cifra è attribuita dagli eruditi romani alla leggendaria assegnazione di Romolo ai primi cittadini romani; la superficie di ogni singola proprietà constava di due iugeri, ed era detta heredium. Benché l'esiguità dell'assegnazione ponga problemi che sono stati anche recentemente oggetto di discussione, la cifra dei 100 heredia offre l'unica spiegazione probabile del nome di centuria (Festus, De sign. verb., 47 L: Centuriatus ager in ducena iugera definitus, quia Romulus centenis civibus ducena iugera tribuit).

La centuria del lato di 20 actus costitui il sistema regolare e più diffuso. Per eccezione si hanno quadrati di 21 actus, rettangoli di 20 × 21 actus, di 12 × 24 actus, ecc.; ed un caso del tutto particolare è costituito dagli esempî molto antichi di divisione (a Cosa e ad Alba Fucens per esempio) per mezzo di soli decumani.

La c. non si limitò tuttavia alle assegnazioni nelle colonie. Essa fu fatta, tra l'altro, anche nei territorî dei municipi e nelle assegnazioni viritane (assegnazioni di territorio dello Stato, ager publicus, fatte per motivi sociali o politici, indipendentemente dalla costituzione di colonie, soprattutto nell'età dei Gracchi e nell'età dei triumviri). Di regola al territorio centuriato corrispondeva la qualità giuridica della proprietà di pieno diritto: esso era ager optimo iure privatus. Un diverso sistema di divisione si seguiva invece nei terreni soggetti ad imposte (ager vectigalis), una divisione in rettangoli detti scamna e strigae. In altri casi infine non si procedeva a nessuna divisione.

La c. era eseguita da tecnici di agrimensuta (agrimensores, gromatici) e lo strumento fondamentale era la groma, che guidava l'allineamento dei limites.

Sulla tecnica agrimensoria e sulle quesfioni giuridiche inerenti alle assegnazioni siamo informari da alcuni scritti di agrimensori del I sec. d. C. che furono riuniti in un corpus nel V sec. d. C. L'erudizione della fine della Repubblica combinò la tecnica agrimensoria con le dottrine etrusche della divisione del cielo, stabilendo un parallelo tra la quadripartizione di un territorio ottenuta coll'incrocio del decumanus maximus e del cardo maximus e la quadripartizione del cielo determinata dall'incrocio dei due assi ideali immaginati in direzione E-O (secondo il corso del sole) e N-S (il cardine dell'universo). Ma questa pretesa dipendenza dell'agrimensura dalla scienza augurale etrusca è molto probabilmente infondata, ed è da ritenersi che i Romani furono ispirati quasi esclusivamente da scopi pratici, cioè con la uniforme divisione in quadrati vollero realizzare una chiara base catastale. Altro scopo di questo grandioso lavoro agrimensorio era naturalmente la creazione di una rete stradale e la sistemazione idrica dei territori. Dell'agro diviso ed assegnato si redigeva una pianta in bronzo che restava nella colonia, mentre una copia veniva inviata a Roma. Possiamo farci un'idea di tali piante da una mappa catastale trovata ad Orange.

Oltre che dalle fonti scritte e da documenti epigrafici (cippi col numero d'ordine del cardine e del decumano posti agli incroci) noi conosciamo la c. dalla sopravvivenza del tracciato stradale che rimane ancora oggi efficiente in molti territori. Gli esempi più noti sono la pianura di Capua (ager Campanus), di Firenze, gran parte dell'Emilia e della valle Padana, la massima parte della Tunisia. In questi territorî l'impianto stradale e talora la disposizione dei singoli campi sono ancora quelli stabiliti in età romana. I resti della c. ci dànno modo di valutare in modo tangibile l'entità della trasformazione agraria dei territori conquistati e della penetrazione etnica, che favorì l'unificazione culturale dei territori dell'Impero.

Bibl.: Sulla c. in genere i più importanti lavori sono: A. Rudorff,Gromatische Institutionen, in Die Schriften der römischen Feldmesser, II, Berlino 1848; M. Weber, Die römische Agrargeschichte, Stoccarda 1891; l'articolo Limitatio del Fabricius, in Pauly-Wissowa; A. Déléage, Les cadastres antiques, in Études de Papyrologie, II, 1934, p. 73 ss. Gli scritti degli agrimensori romani furono pubblicati da K. Lachmann, Die Schriften der römischen Feldmesser, I, Berlino 1848, e parzialmente, da C. Thulin, Corpus agrimensorum Romanorum, I, Lipsia 1913. Sulle miniature dei codici dei gromatici: F. Castagnoli, Le formae delle colonie romane e le miniature dei codici dei gromatici, in Mem. Linc., s. VII, IV, 1943, p. 83 ss. I cippi in C. I. L., I2, 639-645, ecc. Per la groma: M. Della Corte, Groma, in Mon. Linc., XXVIII, 1922, c. 5 ss. Per le tracce sopravvissute sul terreno: A. Schulten, Die römische Flurteilung und ihre Reste, in Abhandl. Gesellsch. Göttingen, N. F. II, 7, 1898; W. Barthel, Römische Limitatio in der Provinz Africa, in Bonner Jahrbücher, CXX, 1911, p. 39 ss.; P. Fraccaro, Opuscula, III, Pavia 1957 (ristampa di varî articoli sulle centuariazioni di Padova, Pavia, Pisa, Ivrea, ecc.); S. Stucchi, La c. romana del territorio tra il Tagliamento e l'Isonzo,in Studi Goriziani, XII, 1949, p. 77 ss.; F. Castagnoli, Note al liber coloniarum, in Bull. Com., LXXII, 1946, 480, p. 49 ss.; La c. di Florentia, in L'Universo, XXVIII, 1948, p. 367 ss.; La c. di Lucca, in Studi Etr., XX, 1948, p. 285 ss.; La c. di Cosa, in Mem. Amer. Acad., XXIV, 1956, p. 147 ss.; I più antichi esempi conservati di divisioni agrarie romane, in Bull. Com., LXXV, 1953-55, Append., p. 3 ss.; Tracce di centuriazioni nei territorî di Nocera, Pompei, Nola, Alife, Spello, in Rend. Linc., s. VIII, XI, 1956, p. 373 ss.; M. Guy, Vues aériennes montrant la centuriation de la colonie de Narbonne, in Gallia, XIII, 1955, p. 103 ss.; R. Chevallier, La c. romana dell'Istria e della Dalmazia, in Bollettino di Geodesia, XVI, 1957, p. 167 ss.; Institut Géographique National, Atlas des centuriations romaines, Parigi 1957 (per la Tunisia); J. Bradford, Ancient Landscapes, Londra 1957, p. 178 ss. (per la Dalmazia); F. Castagnoli, Le ricerche sui resti della centuriazione, Roma 1958.