FRANCK, César-Auguste

Enciclopedia Italiana (1932)

FRANCK, César-Auguste


Musicista, nato a Liegi il 10 dicembre 1822, morto a Parigi il 9 novembre 1890. Discendente da un'antica famiglia vallone già illustrata, fin dal sec. XVI, da rinomati pittori, il padre di Cesare, benché avesse seguito la carriera bancaria, desiderava vedere i figli suoi, Cesare e Giuseppe, avviati all'esercizio di un'arte. Ambedue, infatti, incoraggiò agli studî musicali, e specialmente tenne dietro, quantunque con criterî non sempre illuminati, alla carriera del più promettente di essi. In armonia con i gusti del tempo, egli avviava il giovinetto per la via del virtuosismo strumentale. Dodicenne appena, il futuro autore delle Béatitudes è condotto in giro per il Belgio come precoce concertista di pianoforte. Ed anche in seguito la sua innata inclinazione al severo studio della composizione sinfonica sarà più volte disturbata da tali desiderî paterni.

Nel 1835 la famiglia Franck si trasporta a Parigi, allo scopo di porre il giovinetto nell'ambiente meglio propizio ad un brillante avvenire artistico. Agli studî già compiuti a Liegi segue una scuola più severa, quella di A. Reicha, valoroso contrappuntista e intelletto assai largo e sereno, cui probabilmente il F. dovette il migliore fondamento della propria educazione di compositore, nonostante la brevità dell'insegnamento avutone. Il Reicha moriva nel 1836, e il giovinetto fu posto nel conservatorio di Parigi, a perfezionarsi nel pianoforte con P.-J. Zimmermann, nella composizione con E.-A. Loborne e poi nell'organo con F. Benoist. Entrato al conservatorio nel 1837, il F. non doveva far attendere troppo le prime manifestazioni del suo talento e della sua precoce perizia: alla fine dell'anno scolastico egli riporta un primo accessit di fuga; poco dopo si distingue fra tutti i candidati al premio di pianoforte eseguendo il pezzo di lettura a prima vista perfettamente ma - per innocente bravura - trasposto alla 3ª sotto.

Nel 1839 il F. ottiene un secondo premio di fuga, e nel 1840 giunge la primo premio. Imprtante è - per la comprensione dell'intuito contrappuntistico e dell'attitudine alla dialettica tematica del F. - la prova data dal giovine allievo al concorso per il premio d'organo, nel 1841. I due temi assegnatigli per l'improvvisazione d'una fuga e d'un primo tempo di sonata furono da lui trattati contemporaneamente in una fuga a 2 soggetti. La commissione, cui mancava - per indisposizione - il vecchio Cherubini, non comprese il procedimento e non concesse al candidato che il 2° premio. A questo punto, mentre il F. si accingeva a concorrere al "Prix de Rome", intervenne la volontà del padre a fargli abbandonare il conservatorio per la carriera di concertista. Ed ecco allora nascere, insieme con i primi saggi di composizione severa e - per molti caratteri - personale, una serie di pagine virtuosistiche e di pezzi fantastici, di genere, fantasie brillanti e variazioni su melodie operistiche, atte a iniziare quel repertorio proprio che il concertista di quel tempo era tenuto a mostrare.

Di siffatte composizioni, nelle quali di franckiano altro non compare che una frequente ricerca di novità e di consistenza nella scrittura strumentale, si noverano, dal 1842 al 1846, una ventina di quaderni; pur segnati con numeri d'opera posteriori al ben altrimenti significativo gruppo di trii per violino, violoncello e pianoforte (op. 1 e 2, 1841-42), nel primo dei quali appare già, tra l'altro, il procedimento "ciclico" che doveva poi restare legato al nome del Franck.

Di questa prima produzione musicale, ispirata nelle pagine virtuosistiche a S. Thalberg e a F. Liszt e nei trii al Beethoven, soltanto la parte più nobile e severa doveva fruttare plauso (soprattutto dal Liszt) all'autore, mentre non sembra che le speranze riposte dalla famiglia nella gloria del giovane concertista-compositore siano mai state coronate. Probabilmente in conseguenza di tale delusione la famiglia Franck, dopo due anni (nel 1844) dal ritiro di Cesare dal conservatorio, ritorna nuovamente dal Belgio a Parigi, ove i giovani figliuoli debbono alleviare, come possono, le sopraggiunte ristrettezze finanziarie. La vita di quotidiane fatiche da allora in poi durata (insegnamento privato e poi pubblico, servizio di maestro di cappella e d'organista di chiesa) non impedirà però al F. di lavorare con ferrea tenacia alla propria musica. Liberato ormai dalle paterne imposizioni, l'artista può disporre del suo scarso tempo libero (due ore al giorno, di prima mattina) per composizioni consone col suo temperamento.

Ed ecco apparire, verso il 1846, un primo abbozzo di quella riespressione musicale dell'evangelico Sermone sulla montagna che il F. perseguirà per tutta la sua vita di compositore fino alle Béatitudes (1869-1879). Ed ecco - insieme con questo tentativo di sinfonia a programma - l'oratorio, o, per serbare la denominazione originale "ecloga biblica" Ruth, l'opera maggiore, insieme coi trii op. 1 e 2 del periodo giovanile.

In questo lavoro, composto durante il 1845, lo stile s'informa spesso a quello dei settecenteschi francesi - specialmente del Méhul - cui lo spirito del F. singolarmente si accostava, ed infatti quel che in questa partitura appare più franckiano, cioè il duetto tra Ruth e Booz (2ª parte dell'ecloga), ricorda analoghe pagine del vecchio Méhul. Eseguito a Parigi il 4 gennaio 1846, il lavoro del F. non ottenne gran plauso da parte delle autorità del mondo musicale, come - del resto - doveva poi avvenire per la maggior parte delle opere franckiane durante la vita del maestro.

Il F. in quegli anni non aveva d'altra parte grandi conforti dalla propria carriera professionale né - tanto meno - dall'ambiente familiare. I rapporti col padre erano diventati sempre meno cordiali, e un grave colpo ricevettero, di lì a poco, dal matrimonio di Cesare con l'attrice Desmousseaux, figlia di una tragica allora famosa. Le nozze avvennero il 22 febbraio 1848, durante i moti rivoluzionarî, nella chiesa di Notre-Dame de Lorette, dove il F. era da qualche tempo organista, e certo non fecero che rendere più difficili, per il momento, le condizioni del giovane artista e, per sempre, i rapporti con la famiglia che ad esse era stata fieramente avversa. Abbandonata la casa paterna, il F. sostiene nondimeno con calma fiduciosa ogni difficoltà, e riesce a continuare, con intensità sempre maggiore, la sua attività di compositore. Scritta, in poco più d'un anno, un'opera teatrale: Le valet de ferme, che non riesce a far rappresentare e che - del resto - non aveva singolari pregi di musica, egli entra in un ambito che esige da lui una continuità di lavoro e una serietà di stile, ben meglio rispondenti al suo temperamento: quello della musica religiosa cui lo conduceva l'ufficio d'organista, ottenuto in quel giro d'anni (intorno al 1853) alla chiesa di Saint-Jean-Saint-François e, pochi anni dopo, a S. Clotilde, ov'egli era già maestro di cappella, e dove era stato posto proprio allora un organo del Cavaillé-Coll.

Sono di questo periodo 2 Messe, l'una nel 1858, l'altra nel 1860; mottetti ed altri canti sacri; musica per organo (notevoli, tra le altre, le Six pièces 1860-62).

A proposito della musica sacra si è assai discusso se risponda essa o no al vero spirito della liturgia cattolica. Certo alla calma larghezza e alla linearità della massima scuola cattolica, quella del Cinquecento romano, sottentrano effusioni liriche di carattere individualistico e talvolta teatrale. Ma la forza di questo lirismo è non di rado tale da varcare siffatte considerazioni e giungere ad un alto livello d'espressione. Alla quale si arriva poi spesso nelle composizioni organistiche, specialmente nella Fantasia in do, nella Grande pièce symphonique (in tre tempi ciclici) e nel Preludio, Variazioni e Finale come anche nel cosiddetto "poème-symphonie" Rédemption. Il lavoro fu composto, in alcune parti, due volte: la prima versione venne alla luce nel 1871-72; la seconda nel 1874. L'architettura musicale, informata al concetto franckiano della redenzione, si compone di tre parti: le due estreme per voci e orchestra, la seconda per orchestra sola, ed è fondata sui rapporti tonali, prima opera in cui venga coerentemente concretato tale criterio che - con la forma ciclica - è capitale nello stile franckiano. Rédemption, che resta ancora oggi tra le pagine migliori dell'Ottocento, non trovò, al suo primo apparire, nel 1873 (cioè nella sua prima versione), un grande favore.

Il terzo periodo dell'attività del F., nel quale nascono le opere più unificate stilisticamente, s'inizia con il poema sinfonico Les Éolides (1876) ispirato a Leconte de Lisle e continua con i Tre pezzi per organo (1878), col quintetto in fa minore per archi e pianoforte (1878-79), per giungere, tra altre composizioni d'importanza non lieve (tra cui due opere teatrali: Hulda e Ghisèle), ai culmini artistici rappresentati dall'oratorio Les Béatitudes (1869-1879), dalle Variazioni sinfoniche per pianoforte e orchestra (1885), dalla sonata per violino e pianoforte (1886), dalla Sinfonia in re minore (1866-68), dal quartetto in re minore (1889) e dai Tre corali per organo (1890).

In queste musiche il F. concreta pienamente, in fervido lirismo, quel suo stile, ormai purificato da ogni influenza eterogenea, che tecnicamente si determina in cosciente itinerario tonale, in scrittura contrappuntistica (e spesso imitativa o addirittura fugata e canonica), in armonia intensamente cromatica, in architettura ciclica (cioè fondata - dall'uno all'altro dei "tempi" - sugli stessi temi). Caratteri cui s'informò, sotto l'influenza diretta o indiretta del F., la scuola musicale francese fino al trionfo dello stile impressionistico del Debussy. Specialmente rappresentativi, riguardo allo stile franckiano, possono essere considerati due lavori: le Béatitudes, vastissimo oratorio ispirato al Sermone sulla montagna e costituito da un polittico (un prologo e otto parti) ognuno dei cui pannelli è a sua volta tripartito, e il quartetto in re minore, massima esplicazione dell'architettura musicale non soltanto del Franck ma probabilmente di tutta la musica da camera dell'Ottocento.

Fin dal 1878 professore d'organo al conservatorio di Parigi, il F. già da prima e per tutta la vita dedicò gran parte della sua giornata all'insegnamento, e a questa sua attività la Francia dovette la formazione della sua scuola sinfonica ottocentesca. Tra gli allievi ed i seguaci del F. si trovano, infatti, quasi tutti i migliori musicisti del tempo, tra i quali basterà citare H. Duparc, E. Chausson, Vincent d'Indy.

Bibl.: Il migliore studio sulla personalità del F. è in V. d'Indy, C. F., Parigi 1906 e ristampe, cui si ricorrerà anche per il completo catalogo delle opere. V. inoltre A. Coquard, C. F., Parigi 1891; Ch. v. den Borren, L'øuvre dram. de C. F., 1907; M. Emmanuel, C. F., Parigi 1928.

TAG

Contrappuntistica

Leconte de lisle

Poema sinfonico

Vincent d'indy

Musica sacra