CARNEVALI, Cesare

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 20 (1977)

CARNEVALI, Cesare

LL. Arcangeli-A. Lugli

Nato a Reggio Emilia, verisimilmente intorno al 1765, da Filippo e Rosa Clavi, se ne hanno scarse notizie biografiche. In Notizie biografiche in continuaz. della Biblioteca modonese di G. Tiraboschi (V, Reggio 1837, Aggiunte e correzioni, p.XLVI), il C. era elencato tra i personaggi la cui biografia, di fatto non pubblicata, doveva comparire in una ulteriore appendice dell'opera. Precoce fu la sua formazione scenografica avvenuta sotto l'insegnamento di F. Fontanesi, di cui egli divenne l'allievo più importante. In collaborazione con G. Paterlini, il C. eseguì nel 1784le scene ideate appunto dal Fontanesi per il Giulio Sabino di G. Sarti, rappresentato al teatro di Reggio nel 1784;a questa, che è la prima opera certa del C., si riferisce uno degli otto bozzetti conservati nella Biblioteca civica di Reggio Emilia. Sempre per lo stesso teatro, nel 1795, mise in scena, con la collaborazione di G. Lucini, altro allievo del Fontanesi, un'opera di S. Nasolini (Le feste di Iside)e il balletto Lauretta del grande coreografo G. Angiolini. Un ultimo gruppo di scenografie di cui si ha notizia appartiene al 1798: tra queste vanno ricordate quelle per il Timoleone di S. Nasolini, per il ballo Progne e Filomena (teatro di Reggio) e per gli Orazi e Curiazi di M. Portogallo, sempre in collaborazione con allievi del Fontanesi, per lo spettacolo inaugurale del teatro Comunale di Ferrara (settembre 1798) comprendente, oltre all'opera del Portogallo, il ballo La figlia dell'aria di S. Viganò.

Dal 1800 le notizie che riguardano il C. si fanno ancora più scarse e contraddittorie dalla corrispondenza conservata nell'Archivio di Stato di Reggio Emilia risulta che nell'ottobre del 1800, e ancora nove anni dopo, era a Barcellona, mentre nel 1811, insieme con la moglie Giulietta e il figlio Filippo, con a Parigi da dove, nel 1821, nominava suo procuratore a Reggio il fratello Vincenzo. Da questa data mancano notizie e non sappiamo in base a che cosa il Manzini (I teatri reggiani…) lo dica morto nel 1841.

èd'altra parte quasi certo che bisogna identificare con lui il Giulio Cesare Carnevali registrato in U. Thieme-F. Becker (Künstlerlexikon, VI, p.21), che, attivo a Parigi intorno al 1820-30, avrebbe completato l'opera del pittore F. Gérard, all'interno del Panthéon. A Parma Giulio Cesare avrebbe eseguito fregi arabescati nel cortile e nell'atrio posteriore della villa Laurent (oggi Levi-Tedeschi) di Valera S. Pancrazio, edificata nel 1822-25.

Anteposto dai contemporanei al fratello Vincenzo per la qualità e il livello delle realizzazioni sceniche, fu considerato il miglior continuatore di Francesco Fontanesi; e indubbiamente, benché attivo per un arco ristrettissimo di anni, contribuì a diffonderne le concezioni neoclassiche nell'Italia padana. Della sua produzione restano disegni e incisioni in collezioni pubbliche e private di Reggio. La Biblioteca civica possiede un esemplare del Magnificotempio di Marte, incisione all'acquatinta dedic. a C. Ferrarini, segnata sulla lastra: "Cesare Carnevali inv., Vincenzo Carnevali dis., Carlo Zucchi inc.". Un'altra copia della tiratura è conservata presso i Musei civici. Sempre in duplice copia, di proprietà della Biblioteca e dei Musei civici, è l'altra incisione all'acquatinta Atrio terreno, segnata "Ces. Carnevali inv., Vinc. Carnevali dis., Ercole Montavoci inc.". I Musei civici conservano, dello stesso soggetto, un disegno a penna, non firmato, ma di probabile mano del Carnevali.

Occorre ricordare inoltre che alla mostra degli Scenografi reggiani dal XVII al XX sec., curata da M. Degani, venne esposto un gruppo di otto disegni architettonici di vario soggetto attribuiti al Carnevali. È anche probabile che l'artista abbia inciso scene dal Fontanesi, anche se, allo stato attuale delle ricerche, non è stato possibile rinvenirne alcun esemplare. Nella produzione del C. si coglie, oltre alla chiara derivazione fontanesiana delle scenografie, una sostanziale sensibilità settecentesca, con un uso sobrio di effetti pittorici sul tranquillo andamento delle architetture monumentali.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Reggio Emilia, Fam.Carnevali, Carteggio e altre carte, 1797-1839,passim; P. Fantuzzi, Catal. delle rappresent. in musica esposte nei teatri di Reggio dal 1701 al 1825, Reggio Emilia 1826, passim;G. Bertoluzzi, Novissima Guida pitture nelle chiese di Parma, Parma1830, p. 198; C. Gabet, Dictionnaire des artistes de l'école française au XIXe siècle, Paris 1831, p. 117; E. Manzini, I teatri reggiani e i loro artisti, Reggio Emilia 1877, p. 13; Id., Mem. stor. dei reggiani piùill. …, Reggio Emilia 1878, p. 624; G. Ferrari, La scenogr., Milano 1902, pp. 168, 213, 288; A. Davoli, Scenogr. e incisioni di artisti reggiani, in La Provincia di Reggio, n.s., I (1945), 2, pp. 45 ss.; M. Degani, Scenografi reggiani dal XVII al XX sec.(catal.), Reggio Emilia 1957, pp. 12, 27 ss.; L'incisione reggiana dal '400 all'800 (catal.), Reggio Emilia 1961, pp. 90 n. 14, 125 n. 4; Encicl. dello Spett., III, col. 78.

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