CONTI, Cesare

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 28 (1983)

CONTI, Cesare

Rossella Vodret

Nacque ad Ancona (Baglione, 1642) probabilmente intorno alla metà del Cinquecento; fu suo fratello Vincenzo, anch'egli pittore. Ancora giovane si recò a Roma dove la sua presenza è documentata già nel 1564 quando risulta abitare con il ricamatore mantovano Girolamo de Avanzi in una casa a Trastevere, "prope arcum de militibus", di proprietà della Confraternita del Gonfalone (Masetti Zannini, 1974).

Sono da ritenere erronee le notizie riportate da alcuni autori, secondo le quali il C. giunse a Roma alla fine del secolo (Ferretti, 1883, p. 23) insieme con il fratello Vincenzo (Noack, 1912, p. 333), il quale invece, secondo tutte le fonti biografiche a cominciare dal Baglione, nacque a Roma, né si ha notizia di una sua permanenza ad Ancona.

Secondo il Noack, il C. venne a Roma come aiuto di Pasquale Cati, ipotesi resa plausibile dalla provenienza di entrambi dalla stessa regione, le Marche, e dal fatto che i due.pittori erano amici (Ricci, 1834, p. 167); ma è da tenere presente che il Cati è documentato a Roma molto più tardi del Conti.

Formatosi in quella schiera di artisti tardo manieristi che, provenienti da varie parti d'Italia, eseguirono numerose opere ad affresco sotto i pontificati di Gregorio XIII e Sisto V, il C., come apprendiamo dal Baglione, si specializzò in "grottesche, armi, ornamenti ed altre bellezze". A Roma eseguì il lodatissimo fregio ad affresco nella cornice della navata centrale della chiesa di S. Maria in Trastevere (oggi completamente rifatto), il fregio con puttini e angeli nella facciata interna della chiesa di S. Spirito in Sassia (datato dal Noack al 1590), che incorniciava un perduto áffxesco di Iacopo Zucchi raffigurante La Sede apostolica con le quattro parti del mondo che l'adorano, una decorazione in una sala dei Campidoglio (opera non identificata) e, nel 1592, alcune pitture nelle stanze di Innocenzo IX in Vaticano (Corbo, 1975). Secondo il Ricci (p. 166) il C. partecipò anche agli affreschi della Scala Santa, ma il suo nome non si trova mai citato nei documenti relativi a quella impresa pittorica. Dopo il soggiorno romano il C., con il fratello Vincenzo (Paci, 19733 p. 55), si trasferì a Macerata dove prese moglie e trascorse il resto della sua vita (Baglione).

Il Ricci scrive che il C. fu chiamato in questa città dalla compagnia dei bifolchi per eseguire la paia d'altare della cappella principale della chiesa di S. Maria delle Vergini acquistata da quella compagnia. Gli studiosi sono discordi sulla data deil'arrivo del pittore a Macerata e dell'esecuzione della paia citata (raffigurante in alto l'Ultima cena e nella parte inferiore le Nozze di Cana): il Ferretti (p. 24) e il Ricci (p. 167) la ritengono eseguita nel 1574, il Cordoni (1950) nel 1575. Il Paci, pur non parlando del quadro in questione, cita però un documento del 1592 secondo cui il 13 novembre di quell'anno il C. e Vincenzo ricevettero dalla corporazione dei bifolchi 383 fiorini per aver portato a termine le pitture iniziate dal Gasparrini nella cappella sociale di S. Maria delle Vergini.

Altri documenti citati dal Paci ci permettono di seguire l'attività successiva dei C. a Macerata. Il 27 marzo del 1593 il nobile Bernardino Pellicani affidò a Vincenzo e al C. la decorazione della cappella maggiore del duomo; ma il vescovo dovette poi fare incarcerare i due fratelli per costringerli a portare a termine il lavoro. Lo stesso Pellicani commissionò in seguito al C. un dipinto raffigurante il Crocifissofra i santi francescani da affrescare nella loggia grande del convento di S. Francesco a Macerata. Un erudito ottocentesco (Paganelli, c. 38), che vide l'opera, oggi distrutta, scrive che il C. dipinse lungo le pareti del chiostro Scene de vita di s. Francesco;la notizia fu poi confermata dal Ricci il quale, anche se non vide l'opera, già perduta all'epoca sua (1834), precisava che il C. eseguì gli affreschi nelle lunette del chiostro. Il 17 apr. 1596 Vincenzo Berardi gli commissionò la decorazione della cappella dell'Immacolata nella cattedrale di Macerata. Nello stesso anno il fratello e il C. eseguirono affreschi nella chiesa di S. Maria dei Lumi, in Sanseverino Marche. Altri documenti attestano l'attività dei C. a Macerata negli anni seguenti, relativa a miniature e pitture di armi.

L'ultima notizia relativa all'attività del C. è che il 21 genn. 1615 collaudò con Baldassarre Croce i dipinti del Pomarancio nella cupola della basilica di Loreto. Il C. morì a Macerata nel 1622 (Paci, p. 57).

Artista stimato dai contemporanei soprattutto come autore di fregì ed ornati, il C. è stato nei secoli successivi quasi completamente ffinienticato; la sua memoria è sopravvissuta solo per merito di alcuni studiosi marchigiani quali il Ricci, il Ferretti e in particolare il Paci, che in un recente studio ha ricostruito attraverso una serie di documenti l'attività del C. nelle Marche attribuendogli, tra l'altro, alcuni affreschi, eseguiti per lo più in collaborazione con il fratello Vincenzo, mai menzionati nella bibliografia precedente. A questo, però, il C. si dimostra di gran lunga inferiore nell'esecuzione di figure, che in genere risultano pesanti ed impacciate.

Fonti e Bibl.: G. Celio, Mem. delli nomi dell'artefici delle pitture..., Napoli 1638, p. 91; G. Baglione, Le vite..., Roma 1642, p. 167; B. Bernardini, Roma antica e moderna, Roma 1750, I, pp. 125, 181; F. Titi, Descriz. delle pitture, Roma 1763, pp. 28, 46; F. O. Vico, Descriz. della chiesa di S. Maria delle Vergini, Macerata 1790, p. 54; Macerata, Bibl. comunale: P. Paganelli, Memorie sacre e profano della città di Macerata, ms. (sec. XIX), c. 38; A. Ricci, Mem. stor.... della Marca di Ancona, Macerata 1834, II, pp. 166 s.; C. Ferretti, Memorie... dei pittori anconitani, Ancona 1883, pp. 23-25; P. Gianguizzi, Nuovi doc. sugli affreschi del cav. Pomarancio..., in Nuova Rivista misena, VIII (1895), pp. 37 s.; V. E. Aleandri, Nuova guida di Sanseverino, Sanseverino 1898, p. 132; R. Foglietti, Guida di Macerata e dintorni, Macerata 1905, p. 43; C. Astolfi, Nuove notizie sui pittori C. C. di Ancona e il fiammingo Ernesto de Schaychis, in Riv. marchigiana illustrata, V (1908), p. 157; F. Noack, in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, Leipzig 1912, p. 333; A. Cordoni, Macerata e Provincia, Macerata 1950, p. 83; O. Gentili, Macerata sacra, Roma 1967, p. 184; L. Paci, Storia di Macerata, Macerata 1973, III, pp. 52, 55 ss.; G. L. Masetti Zannini, Pittori della seconda metà del '500 in Roma, Roma 1974, p. 24; A. M. Corbo, Fonti per la storia artistica romana al tempo di Clemente VIII, Roma 1975, pp. 46, 63 s.

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