MACCARI, Cesare

Enciclopedia Italiana (1934)

MACCARI, Cesare

Arduino Colasanti

Pittore, nato in Siena il 9 maggio 1840, morto in Roma il 7 agosto 1919. Studiò prima scultura, poi passò alla pittura sotto la guida di Luigi Mussini. Tempratosi a Venezia e a Roma, dove col quadro Fabiola rivelò il suo franco talento, qui compì la sua prima vasta impresa, la decorazione della Cappella del Sudario (1873). Più che nell'Incontro di S. Francesco di Sales col venerabile Ancina, dipinto nel presbiterio, riflesse nella vòlta, in cui rappresentò la gloria dei cinque beati di casa Savoia, l'influenza delle opere del Tiepolo. Eseguì dal 1873 al 1879 parecchie pitture di cavalletto fra cui una Pietà (Messina, Casa Cassibile) e L'espulsione di papa Silverio che, esposta a Torino nel 1880, sollevò gran rumore. Vinto il concorso per la decorazione della sala del senato, vi lavorò sei anni, dal 1882 al 1888, con brevi interruzioni per eseguire altri affreschi nella Cappella Franci e nel Palazzo pubblico di Siena (Plebiscito; Funerali di Vittorio Emanuele II) e nella chiesa della Consolazione in Genova, rappresentandovi, in cinque compartimenti, fatti della storia romana. L'opera sua maggiore è la dipintura della cupola della basilica di Loreto, alla quale attese dalla fine del 1888 al principio del 1895. Il soggetto della grandiosa decorazione è la glorificazione della Vergine nella figurazione delle Litanie, per la cui rappresentazione il M. si attenne a tre partiti diversi, scrivendone alcune su rotuli retti da angeli, figurandone altre in tabernacoli contenenti figure e simboli desunti dal Vecchio Testamento ed esprimendo le rimanenti per mezzo delle gerarchie celesti che, in una serie di cerchi digradanti, fanno corona a Maria e costituiscono il regno della sua sovranità spirituale. Questa insigne opera, immaginata fuori della realtà sensibile, è troppo animata da un vivo senso della realtà perché, nella bellezza dell'insieme, non si senta il dissidio fra il tentativo di far prorompere dalle forme un elemento immateriale, visionario, e gli eccessi di un verismo che spesso appesantisce gesti e movenze.

Bibl.: M. De Benedetti, C. M., in La Nuova Antologia, XXX (1908), pp. 39-47; P. Rossi, C. M., in Rass. d'arte senese, XII (1919), pp. 3-10; Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXIII, Lipsia 1927 (con bibliografia).