ZAVATTINI, Cesare

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)

ZAVATTINI, Cesare

Arnaldo Bocelli

Scrittore, nato a Luzzara (Reggio Emilia) il 20 settembre 1902. Già redattore e direttore di numerosi periodici illustrati, lavora da tempo per il cinematografo con soggetti e sceneggiature (notevoli, specialmente, Quattro passi tra le nuvole, Sciuscià e Ladri di biciclette). Il suo primo libro, Parliamo tanto di me, Milano 1931, rivelando un nuovo modo di umorismo, ebbe subito larga risonanza; e quel modo è divenuto ormai formula corrente. Ha poi pubblicato: I poveri sono matti, ivi 1937; Io sono il diavolo, ivi 1942; Totò il buono, ivi 1945.

L'umorismo di Z. nasce da un pungente senso di pietà per la vita e le cose di tutti i giorni, per la sofferenza dei poveri, per le illusioni e i disinganni degli umili; e, insieme, come evasione da questa tenerezza che è sempre prossima a farsi commozione. Il suo riso è serio (alla Charlot), ché la sua immaginazione, lungi dal dare corpo alle ombre, riduce a ombre i corpi, intesa com'è a calarsi dalla realtà più minuta nelle zone segrete della coscienza, fra memorie quasi d'avanti nascita, sogni e inibizioni, per poi riportarne alla superficie arcani messaggi e richiami. Un umorismo larvale, che di libro in libro è venuto esprimendosi in una prosa sempre più essenziale e più franta, di un gusto affine a quello della poesia pura o "ermetica"; e il cui dono consiste, appunto, in quell'evocare stati d'animo, fatti e paesaggi i più "ordinarî" in un favoloso controluce, fra angeliche o demoniche presenze; mentre il limite (e pericolo) è costituito da un eccesso di preziosità o di fumisteria surrealista.

Bibl.: E. De Michelis, in La N. Italia, maggio-giugno 1938; E. Falqui, Ricerche di stile, Firenze 1939; S. F. Romano, in La Tribuna, 3 febbraio 1940; G. Bellonci, in Il Giornale d'Italia, 14 maggio 1942; A. Bocelli, in La N. Europa, 15 luglio 1945; P. Pancrazi, Scrittori d'oggi, II e IV, Bari 1946.

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