CESAREI, Pietro, detto Pierino o Perino da Perugia

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 24 (1980)

CESAREI (Cesareo, di Cesareo), Pietro, detto Pierino o Perino da Perugia

Sandra Vasco Rocca

Figlio naturale di un certo cavalier Cesareo, nacque a Perugia attorno al 1530 (Pascoli, p. 135). Si ignora chi fosse il suo primo maestro: il Pascoli, tratto in errore da un passo di G. Vasari (Le vite..., a cura di G. Milanesi, I, Firenze 1878, p. 642) in cui si cita un Pietro da Perugia autore delle miniature e degli affreschi nella Libreria Piccolomini del duomo di Siena, lo dice seguace di Stefano da Verona del quale avrebbe ricopiato quasi tutte le opere. Il Lanzi chiariva in maniera definitiva gli equivoci generati dal l'omonimia tra Pietro Vannucci detto Perugino, un miniatore di nome Pietro non meglio identificato allievo di Stefano da Verona, e il C.; ma ancora il Bradley (p. 215) assegna al C. in forma dubitativa la miniatura del S. Sebastiano nel messale Albani firmata "Perusinus" e solitamente attribuita al Perugino. Il C., che soleva firmarsi "Perinus Cesareus Perusinus", risiedeva a Spoleto. Qui sposò Doria Lili (Gnoli, p. 83), dalla quale ebbe cinque figli.

Nel 1573 il C. dipinse per l'altare maggiore della chiesa di S. Gregorio o della Morte a Spello una tela raffigurante la Madonna in gloria con i ss. Gregorio e Giuseppe, opera molto restaurata sul finire del XIX secolo. Nell'anno 1577 l'artista risulta iscritto per Porta Eburnea alla corporazione dei pittori perugini. Nel 1582 egli rivestì la carica di camerlengo, che fu costretto ad abbandonare per un soggiorno a Roma, di cui non si sa la durata ma che dovette essere abbastanza lungo. Il C. è di nuovo presente a Perugia nel 1588, e nel 1593 come camerlengo della corporazione dei pittori (Gnoli). Non si hanno notizie delle opere verosimilmente eseguite a Perugia che, a detta del Pascoli (p. 137), sarebbero andate perdute per il loro piccolo formato, o alienate.

Il nucleo più cospicuo della produzione del C. si conserva a Spoleto: nella chiesa di S. Domenico restano, sul portale, una lunetta ad affresco firmata e datata 1591 raffigurante il Salvator Mundi e, nella sagrestia due tele con la Veronica e la Resurrezione da un ciclo dei Misteri del Rosario, attribuitegli dalla critica più recente (Pittura del '600..., 1976, nn. 192 s.). Nell'oratorio della Resurrezione sono gli affreschi, pesantemente ridipinti, con la Resurrezione, la Deposizione nel sepolcro ed il Congedo di Cristo dagli apostoli, nonché la grande tela della Resurrezione datata 1593. Nella cappella del Rosario, nella chiesa di S. Nicolò a Scheggino (Val Nerina) si trova la pala raffigurante la Madonna del Rosario con i ss. Domenico,Caterina da Siena ed altri santi, firmata e datata 1595. Nell'agosto dello stesso anno sono documentati nell'archivio della parrocchiale di Caso (Gnoli, p. 84) i pagamenti per l'affresco absidale con l'Assunzione ed incoronazione della Vergine, firmato e datato, dipinto di accenti chiaramente zuccareschi. Ancora a Spoleto, per la Confraternita della Maddalena, l'artista eseguiva nel 1599, per l'altare di fronte all'ingresso, la tela, firmata e datata, raffigurante Cristo che appare alla Maddalena sotto l'aspetto di ortolano, giudicata dal Guardabassi "une delle migliori sue opere" e attualmente in pessimo stato di conservazione. Nella cappella del Rosario della parrocchiale di S. Maria a Ferentillo rimane del C. l'affresco con la Madonna del Rosario circondata dai Misteri.

A Nocera Umbra, nella Pinacoteca, si conserva una sua Madonna con il Bambino tra i ss. Rocco e Giovanni Battista, mentre in S. Francesco di Cascia sono state attribuite al pittore (Pittura del '600..., 1976, nn. 21, 22) due grandi tele con Cristo risorto tra gli apostoli e il Noli me tangere.

Gravemente ammalatosi ai primi di gennaio del 1602, il C. morì a Spoleto il 22 dello stesso mese. Come ricordano i libri dell'archivio, trovò sepoltura nella chiesa del S. Salvatore, ma la sua tomba è andata perduta a causa dei successivi rimaneggiamenti nell'edificio. La famiglia dell'artista si estingueva con la morte dei figli (Pascoli, p. 137).

La produzione del C., pur con accenti piuttosto arcaistici legati alla scuola pittorica perugina, si inserisce nella diffusione della cultura tardo-manierista, con particolare riferimento all'opera del Cavalier d'Arpino, di Federico Zuccari e del Barocci (Voss).

Fonti e Bibl.: L. Pascoli, Vite de' pittori,scultori ed architetti perugini..., Roma 1732, pp. 134-137; S. Ticozzi, Diz. dei pittori..., I, Milano 1818, p. 113; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, a cura di M. Capucci, I, Firenze 1968, p. 339; G. B. Vermiglioli, Di Bernardino Pinturicchio..., Perugia 1872, p. 252; M. Guardabassi, Indice-Guida ..., Perugia 1872, p. 361; J. W. Bradley, A Dictionary of miniaturists ... [1887], New York 1925, I, pp. 213-215; A. Lupattelli, Storia della pittura in Perugia, Foligno 1895, pp. 57 s.; G. Urbini, Le opere d'arte di Spello, in Arch. stor. dell'arte, III(1897), pp. 36 s.; H. Voss, Die Malerei der Spätrenaissance in Rom und Florenz, Berlin 1920, p. 546; U. Gnoli, Pittori e miniatori nell'Umbria, Spoleto 1923, pp. 83 s.; V. Casale-G. Falcidia-F. Pansecchi-B. Toscano, Pittura del '600 e '700. Ricerche in Umbria, Roma 1976, ad Indicem; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 308.

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