Gaulle, Charles-André-Joseph-Marie de

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Generale e uomo politico francese (Lilla 1890 - Colombey-les-Deux-Églises, Haute-Marne, 1970). Uscito dalla scuola militare di Saint-Cyr (1912), partecipò alla prima guerra mondiale: due volte ferito, cadde prigioniero nel 1916. Prof. a Saint-Cyr (1921), fu poi ufficiale dello stato maggiore di Pétain, quindi (1929) dell'armata del Levante, a Beirut. Segretario del consiglio supremo di difesa dal 1932 al 1936, anche attraverso scritti (Au fil de l'épée, 1932; Vers l'armée de métier, 1933, ecc.) si fece assertore della necessità dell'impiego massiccio dei mezzi corazzati insieme all'aviazione e alla fanteria, suscitando l'ostilità degli alti comandi. Colonnello allo scoppio della guerra, promosso generale per l'efficace azione condotta nel fatto d'arme di Laon (17-19 maggio 1940) sebbene disponesse solo di un'improvvisata divisione corazzata; sottosegretario alla Guerra del gabinetto Reynaud (5 giugno), ritornava da una missione in Inghilterra al momento della costituzione del gabinetto Pétain, nato per concludere l'armistizio con la Germania. De G., contrario alla resa, tornato precipitosamente a Londra, lanciava ai Francesi, il 18 giugno 1940, il suo primo appello alla resistenza. Da allora fino al 1944 egli diventò il simbolo dell'intera Resistenza francese: capo del Comitato francese di liberazione nazionale (Algeri, 3 giugno 1943), il 15 maggio 1944 diveniva capo del governo provvisorio della Repubblica francese. Entrato a Parigi il 25 ag. 1944, riuscì nel giro di pochi giorni ad avere tutte le leve di comando in mano, ma dopo la fine della guerra venne sempre più in urto con le forze di sinistra; il 20 genn. 1946 abbandonò il governo e il 15 apr. 1947 fondò il Rassemblement du Peuple Français. Dopo un lungo periodo di eclisse, con l'abbandono della vita politica (1953) e il crollo del gollismo come forza politica nelle elezioni del 1956, il 28 gennaio 1957, in seguito alla crisi della Repubblica seguita allo scacco di Suez e al pronunciamento dei militari in Algeria, de G. accettò di formare un governo nazionale. Eletto presidente della Repubblica e della Comunità francese (21 dic. 1958), diresse i suoi sforzi a risolvere il problema algerino mediante la proclamazione dell'indipendenza dell'Algeria (1962). Il passaggio a un regime personale si ebbe a partire dalla riforma della Costituzione del 28 ottobre 1962, con la quale l'elezione del presidente della Repubblica era demandata al suffragio universale e diretto. In politica estera de G. svolse una politica di fronda in seno alla NATO - sino all'allontanamento del comando e delle basi dalla Francia (1966) - e al Mercato comune (dove si oppose all'ingresso della Gran Bretagna) e di aperta polemica verso gli USA; avviò rapporti diplomatici con la Repubblica popolare cinese (1964) e, insieme, un accostamento all'URSS, con una spregiudicata politica delle "mani libere" che suscitò riserve nell'opinione pubblica francese. Nelle elezioni presidenziali del dicembre 1965 de G. fu eletto solo in seguito a ballottaggio (54,5% dei voti contro il 45,5% di F. Mitterrand) e nelle elezioni legislative del marzo 1967 lo schieramento gollista perse 40 dei suoi 284 seggi precedenti. La politica di de G. continuò nelle stesse direttive, con un ulteriore veto all'ingresso della Gran Bretagna nel MEC (dicembre 1967). De G. inoltre espresse con decisione la volontà di munire la Francia di una sua "force de frappe" (la forza d'urto atomica), tale da rendere il paese autosufficiente sul piano della difesa militare. In politica interna proclamò il principio della "partecipazione", chiamando tutte le forze sociali alla gestione responsabile della produzione e della cosa pubblica. Le diverse opposizioni, soprattutto quelle di sinistra e di centro-sinistra, tentarono di scuotere i Francesi e di staccarli dal regime in occasione delle violente dimostrazioni studentesche e operaie del maggio 1968. In un primo tempo de G. ebbe partita vinta, ma il suo potere personale apparve scosso: una seria opposizione incontrò la progettata riforma regionale e quella del senato in senso para-corporativo. Nell'illusione di avere ancora dietro di sé il paese, de G. indisse su queste riforme il referendum del 27 aprile 1969: esse furono respinte dall'elettorato francese, col 52,41% di voti contrarî e il 47,58% favorevoli. De G. diede le dimissioni e i poteri di capo dello Stato passarono al presidente del Senato A. Poher e quindi, dopo le elezioni del giugno, al gollista G. Pompidou. De G. passò gli ultimi mesi di vita in ritiro, attendendo alla stesura delle sue memorie: Mémoires d'espoir, I, Le Renouveau, 1970; trad. it. 1970. Del 2º vol. sono stati stesi i primi due capitoli, editi col titolo L'effort (1971; trad. it. 1971).

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