DAUBIGNY, Charles-François

Enciclopedia Italiana (1931)

DAUBIGNY, Charles-François

Louis Gillet

Paesista e incisore, nato a Parigi il 15 febbraio 1817, morto ivi il 19 febbraio 1878. La vocazione per la pittura si svegliò in lui assai presto; si recò in Italia nel 1835, stabilendosi a Subiaco, senza grande profitto. Ritornato nel 1836 a Parigi, dopo un tentativo di pittura storica (S. Girolamo di Bourg d'Oisans, Salon 1840) si vide costretto a lavorare per alcuni editori, a illustrare libri romantici (Les Français peints par eux mêmes, Les Mystères de Paris, L'Eté à Bade, Les Voyages en zig-zog, ecc.) e sinanche orarî ferroviarî. Continuò però a dipingere, specialmente nel Morvan, ma fu soprattutto dopo il 1852, dopo l'incontro col Corot, che si rivelò il suo talento. Il quadro, Sulle rive della Senna, fu notato dai Goncourt; l'anno seguente lo Stagno di Gylieu fu acquistato dall'imperatore; la sua maniera personale s'iniziò con le due opere esposte al Salon del 1857, Primavera e lo Stagno di Optevoz (Louvre). In queste grandi tele, dipinte con rapida fattura a larghe pennellate, si notano una freschezza d'atmosfera, un lirismo pacato e agreste, una verità di sensazioni, uno splendore di tinte assolutamente nuovi nella pittura francese; in esse più che le forme definite sono rese le sfumature fugaci, gli aspetti momentanei della natura; e sono rappresentati soprattutto degli stati d'animo. Estraneo al movimento dei "maestri di Barbizon" ne fu in realtà un precursore. Stabilitosi a l'Isle-Adam sulle rive dell'Oise, si diede a dipingere in una barca, che aveva trasformato in studio, scendendo i corsi d'acqua dell'Ile-de-France e della Normandia. Il suo Effetto di luna (1865) fu una rivelazioue che gli conquistò l'assenso del Gautier; la nuova generazione (Monet, Sisley) riconobbe in lui un maestro. Gli anni che seguirono furono tutti dedicati al lavoro; nel 1869 si recò in Spagna, nel 1870-71 in Inghilterra, poi in Olanda. Le ultime opere del D. (p. es. La Neve, 1873) sollevarono nuovi scalpori per la loro audacia cromatica. Il D. ha lasciato incisioni bellissime che uguagliano le più poetiche opere di Claudio Lorenese. L'opera del D. fu, con quella del Corot, uno dei più potenti fattori del movimento che condusse la pittura dal naturalismo all'impressionismo moderno.

Bibl.: Th. Gautier, Les Beaux-Arts en Europe, II, Parigi 1855; F. Henriet, C. D. et son oeuvre gravé, Parigi 1875; J. Claretie, Peintres et sculpteurs contemporains, Parigi 1882-84, voll. 2; J. Breton, l'art et les artistes. Nos peintres du siècle, Parigi 1899; A. Bourgeois, Léonide Bourges et ses souvenirs sur D., Parigi 1895; L. Bourges, D., souvenirs et croquis, Parigi 1900; G. Lanoë, Histoire de l'école française de paysage depuis Chintreuil jusqu'à 1900, Parigi 1905; J. Laran, D., Parigi 1913; Bender, in Thieme-Bdcker, Künstler-Lexikon, VIII, Lipsia 1913 (con bibl.); E. Moreau-Nélaton, D. raconté par lui-même, Parigi 1925.

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