MILLEVOYE, Charles-Hubert

Enciclopedia Italiana (1934)

MILLEVOYE, Charles-Hubert

Francesco Picco

Poeta francese, nato ad Abbeville il 24 dicembre 1782, morto a Parigi il 26 agosto 1816. Compiuti gli studî, si avviò alla carriera forense, che lasciò per entrare in una libreria, ma, vinti alcuni concorsi accademici, si volse alla lirica.

Nelle sue Poésies (dalla prima raccolta, del 1800, alla seconda, del 1812), egli manifesta un sentimento accorato e dolce, affetti malinconici e soavi che ricava dalla contemplazione della natura: il suo verso di composta eleganza è agile e suggestivo. Ne sono esempio tipico Le poète mourant e La chute des feuilles, dove si riflette la poesia malinconica della consunzione, il suo stesso male. Meritano menzione: Belzunce ou la peste de Marseille, 1808; Élégies, 1812, ecc. Nella lirica elegiaca, circonfusa da un'aura romantica, ha toni che preludono a quelli che più tardi saranno cari alla musa lamartiniana; nei poemetti di soggetto classico (Combat d'Homère et d'Hésiode; Homère mendiant, ecc.) arieggia lo Chénier. E pur non avendo ali a grandi voli, egli è il migliore rappresentante degli ultimi poeti dell'impero dotato di grazia gentile e, più che di forti passioni, di amorosi languori, che, come per es. in La Sulamite, sconfinano nell'erotismo (Øuvres complètes, Parigi 1922, voll. 4).

Bibl.: Ch.-A. Sainte-Beuve, Portraits littéraires, II; M. Lecomte, Biographie de M., Parigi 1884; P. Ladoué, Un précurseur du Romantisme: M., ivi 1912; L. Portier, À propos des traductions de Giacomo Zanella, in Revue de littér. comparée, 1925.