Chiaro

Enciclopedia Dantesca (1970)

chiaro

Lucia Onder

Nel senso di " luminoso ", con valore contrario a ‛ oscuro ', cui è contrapposto in Cv IV II 4 una medesima cosa sia dolce e paia amara, o vero sia chiara e paia oscura, l'aggettivo compare in Cv III Amor che ne la mente 77 'l ciel sempr'è lucente e chiaro (ripreso in IX 5); III IX 11 (2 volte) la stella sempre... chiara e lucente... per più cagioni puote parere non chiara e non lucente; Pg I 75 la vesta ch'al gran dì sarà sì chiara; II 38 più chiaro appariva (detto dell'angelo); VIII 91 chiare stelle (immagine ripetuta in XXVII 90); IX 59 'l dì... chiaro; XXIX 53, Pd V 108, XXI 44, XXIII 32, dove l'aggettivo c. è ripetuto e rafforzato dagli attributi viva e lucente con lo stesso valore; XXIII 102, XXXIII 115, Fiore CCXII 7; al superlativo in Pd XXX 7 chiarissima ancella / del sol. In If XXXIV 134 la terra, illuminata dal sole, è detta chiaro mondo, contrapposto al buio mondo sotterraneo dell'Inferno. In Pd XIII 79 'l caldo amor la chiara vista [per il Buti " la chiara luce... d'Iddio che è prima e somma virtù "] / de la prima virtù dispone e segna, D. allude alla Trinità, indicando nella prima virtù il Padre, nella chiara vista la sapienza del Figlio e nel caldo amore la carità dello Spirito Santo. In Cv I X 8 la fama, che - metaforicamente - rende illustri, famosi, è detta chiara.

Un viso " splendente " di bellezza e di giovinezza, e " lieto ", " sereno " perché rispecchia una condizione di gioia dell'animo, è detto c. in Fiore XX 7 e sì trovai quella col viso chiaro, / Bellaccoglienza, LXXXVI 5 (c. riferito a ‛ viso ', ‛ visaggio aspetto ', è espressione di ascendenza provenzale topica anche della lirica siciliana e toscana); sempre in relazione con la bellezza femminile, in XLI 14 Se ben mi guardi, in me non ha nessuna / fazzon che non sia fior d'ogne bellezza; / più chiara son che non è sol né luna; e con quella della Ragione, che è personificata, in XLIII 3; ancora in Detto 187 ed ha sì chiara luce ch'al sol to' la sua luce, e 208. Un viso bianco e rosso, che rivela salute, in Fiore XLVII 14 è detto chiaro e vermiglio.

L'aggettivo vale " limpido ", " puro ", " trasparente ", in Vn IX 4 uno fiume bello e corrente e chiarissimo, XIX 1 uno rivo chiaro molto; Rime CIV 53 chiara / fontana; Cv III IX 16 l'acqua chiara; Pg XXII 137 liquor chiaro; XXX 76, Pd XX 20; in espressione metaforica in Pg XIII 89 grazia resolva le schiume / di vostra coscïenza sì che chiaro / per essa scenda de la mente il fiume. Nel significato di " terso ", in Detto 245 ogne nuvol si lieva / e l'aria riman chiara.

Un'immagine è detta " nitida ", " ben distinta ", in Cv III III 13 prima vede le cose prossime chiaramente; poi, procedendo, meno le vede chiare, e, in espressione figurata, in Cv I IV 11 E queste macule alcuna ombra gittano sopra la chiarezza de la bontade, si che la fanno parere men chiara e men valente, e Pg XXVI 107 Tu lasci tal vestigio, / per quel ch ' i 'odo, in me, e tanto chiaro, / che Letè nol può tòrre né far bigio. Nel Paradiso solo in XXII 126 " Tu se' sì presso a l'ultima salute ", / cominciò Bëatrice, " che tu dei / aver le luci tue chiare e acute... ": l'aggettivo, unito a luci, " occhi ", è usato in senso proprio per indicare che la vista è stata esaltata oltre i limiti terreni ed è " libera da ogni velo "; in altri casi compare in espressioni figurate che indicano la capacità visiva della mente, dell'intelletto " non confuso ", " sgombro da errori e da pregiudizi ": in VI 87 se in mano al terzo Cesare si mira / con occhio chiaro e con affetto puro; XIII 106 al " surse " drizzi li occhi chiari; XX 140 per farmi chiara la mia corta vista,/ data mi fu soave medicina; XXI 89 a la vista mia, quant'ella è chiara, / la chiarità de la fiamma pareggio; XXXIII 45 a l 'etterno lume s'addrizzaro, / nel qual non si dee creder che s'invii / per creatura l'occhio tanto chiaro. Il termine c., riferito alle parole, a un'idea, vale " nitido ", " facilmente intelligibile ", in If XVIII 53 Mal volontier lo dico; / ma sforzami la tua chiara favella (per il Buti " Questo o perché D. l 'avea nominato, o perché D. parlava latino, ch'è parlare chiaro più che l'altro "); Pg XXIV 89 ti fia chiaro / ciò che 'l mio dir più dichiarar non puote; Pd III 88 Chiaro mi fu allor come ogne dove / in cielo è paradiso; VI 20, XVII 34, XXII 146, XXVIII 86. Nel senso di " nitido ", " lineare ", è detto della ragione che assai chiara procede, in If XI 67, e della conoscenza de l'anima che è chiara o impedita, inCv III II 8.

Con valore avverbiale nel senso di " apertamente ", " in modo manifesto ", in If VII 43 Assai la voce lor chiaro l'abbaia; Pg XXXIII 98 cotesta oblivïon chiaro conchiude / colpa ne la tua voglia altrove attenta; Pd XXXII 67 E ciò espresso e chiaro vi si nota / ne la Scrittura santa; nell'accezione di " distintamente ", " esattamente ", in Pg IV 75 se lo 'ntelletto tuo ben chiaro bada, 77 non vid'io chiaro si com'io discerno, e XVIII 11.

Sostantivo per " luce ", " luminosità ", in Pd II 148 essa è formal principio che produce, / conforme a sua bontà, lo turbo e 'l chiaro. La locuzione ‛ far c. ', con il senso di " chiarire ", è in Pd VIII 91 Fatto m'hai lieto, e così mi fa chiaro, / poi che, parlando, a dubitar m'hai mosso; ‛ aver c. ' vale " avere per fermo, per certo ", in Detto 246. In Detto 467 e 468 seminati son chiari / i buon'amici chiari, la prima locuzione corrisponde al francese ‛ clairsemés ', " radi " (Parodi), mentre il secondo aggettivo vale forse " sinceri ".

Piuttosto comune fu, nella tradizione, l'alternanza fra chiaro e caro (Petrocchi, Introduzione 117): in Pd XXI 26 il Petrocchi legge caro duce, mentre hanno chiaro il Casella e la maggior parte delle edizioni precedenti la '21, a eccezione del Foscolo che ha caro; altre varianti in IX 17 e 37, XX 16, XXIV 89.