Chieti

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Comune dell’Abruzzo (59,57 km2 con 50.287 ab. nel 2020, detti Teatini), capoluogo della provincia omonima. Sorge a destra del fiume Pescara, a 15 km dal mare, su una stretta dorsale (330 m s.l.m.) che costeggia il fiume e sulla quale si svolge, pianeggiante e rettilinea, la via principale (Corso Marrucino), tratto urbano della Via Valeria. L’espansione moderna della città è iniziata con l’apertura (1873) della ferrovia Pescara-Sulmona: la stazione ( C. Scalo) si trova nel fondovalle del Pescara; intorno a essa sono sorti nuovi quartieri industriali, commerciali e, per conseguenza, residenziali a carattere intensivo, lungo la direttrice viaria formata, oltre che dalla vecchia statale, dall’asse attrezzato civile-industriale di collegamento con Pescara, a sua volta parallelo all’autostrada proveniente da Roma. La città alta, invece, si è sviluppata in forma tentacolare lungo le diramazioni della dorsale principale e sugli stessi versanti, per quanto ripidi, con un’edilizia notevolmente spinta in altezza proprio per ovviare alla scarsa disponibilità di spazio. Anche dal punto di vista funzionale, la struttura urbana risulta sdoppiata: essenzialmente terziario il ruolo della città vecchia, con localizzazioni tendenti peraltro anch’esse verso il fondovalle (università, stadio e ospedale nuovi), mentre le attività produttive (notevoli nei settori metalmeccanico, chimico, alimentare, dell’abbigliamento e dei materiali da costruzione) hanno contribuito in maniera decisiva a saldare la «conurbazione» con la vicina area metropolitana pescarese.

Nell’antichità C. fu capoluogo dei Marrucini (Teate Marrucinorum), municipio romano dal 1° sec. a.C. Della sua esistenza più antica sono documento resti di capanne neolitiche (in località Madonna del Freddo) e una necropoli (in località Porta S. Anna) con tombe dalla tarda età del Ferro a quella romana. Devastata dai Visigoti, poi dagli Eruli, fu fatta riedificare da Teodorico; nell’802 fu conquistata ai Longobardi da Pipino re d’Italia e da questo incorporata alla provincia Valeria; all’inizio del secolo successivo era capoluogo della vasta contea di Teate, che fu assoggettata dai Normanni alla corona; tornò autonoma con gli Svevi nel 13° secolo. Da Alfonso I re di Napoli (1442-58), ebbe ampi privilegi e fu fatta metropoli degli Abruzzi; venne elevata a sede arcivescovile nel 1526 e verso il 1550 fu potentemente fortificata dal viceré duca d’Alba, a difesa del Regno contro le invasioni francesi; quando l’Abruzzo fu suddiviso nelle due province dell’Aquila e di Chieti, la città fu ridotta allo stato feudale per i Caracciolo di Castel del Sangro (1646), ma, insorta contro il governo spagnolo, recuperò le libertà demaniali. Nel 1799 e nel 1806, fu occupata e saccheggiata dalle truppe francesi.

Provincia di C. (2600 km2 con 378.840 ab. nel 2020). È divisa in 104 comuni e comprende il versante orientale e meridionale del massiccio calcareo della Maiella, con le sue diramazioni tra i fiumi Sangro e Aventino, e la regione subappenninica (arenacea e marnosa, con ampie aree di argille) solcata, oltre che dal Sangro, da corsi d’acqua minori (Alento, Foro, Osento, Sinello) fino al Trigno. Tradizionalmente rurale, soggetta a spopolamento fino ai primi anni 1970 (particolarmente nelle aree meridionali interne), la provincia di C. ha attraversato una fase di notevole modernizzazione produttiva: nel settore primario le colture di cereali, vite e olivo sono state affiancate da produzioni ortofrutticole favorite dalle sempre più intense pratiche irrigue e dalla diffusione delle serre; mentre le industrie si sono andate concentrando, oltre che nel capoluogo, nei poli industriali di San Salvo e Vasto (vetrarie, elettromeccaniche), e della Val di Sangro (automobilistiche), accanto ai quali si è consolidato e diffuso un tessuto di piccole e medie imprese fortemente specializzate, operanti nei comparti metalmeccanico, dell’abbigliamento e delle calzature, dell’arredamento, dei materiali da costruzione e alimentare. Anche le strutture terziarie appaiono rafforzate, potendo contare su una rete di città piccole e medie in fase di evoluzione (Francavilla al Mare, Atessa, Lanciano, Casoli, Guardiagrele, oltre alle già citate). Altra importante risorsa è costituita dal turismo, sia balneare sia montano: infatti, oltre al consolidamento delle tradizionali località balneari, hanno avuto inizio processi di valorizzazione delle aree montane (Parco nazionale della Majella, istituito nel 1991) e collinari (agriturismo). Il sistema delle comunicazioni vede innestarsi, sull’asse longitudinale adriatico (ferrovia, autostrada Bologna-Bari), le superstrade trasversali di fondovalle del Sangro e del Trigno, mentre la strada transcollinare C.-Guardiagrele ha ridotto i tempi di percorrenza nella fascia intermedia. Si tenta anche di rivalorizzare la vecchia ferrovia Sangritana, con nodo in Lanciano. Porti commerciali, di non grande rilevanza, sono Ortona e Punta della Penna (Vasto), cui si affiancano minori approdi pescherecci.

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