CHIETI

Enciclopedia Italiana (1931)

CHIETI (A. T., 24-25-26)

Roberto ALMAGIA
Ignazio Carlo GAVINI
Cesare RIVERA
Pietro ROMANELLI

È l'antica Teate, centro dei Marrucini, ora capoluogo d'una delle provincie abruzzesi, già detta Abruzzo Citeriore. Sorge sulla destra del fiume Pescara a 15 km. circa dalla foce, su una dorsale (330 m.) diretta da NE. a SO., che divide le acque affluenti alla Pescara da quelle di alcuni fossi tributarî dell'Alento. La dorsale ha fianchi molto ripidi e una breve spianata culminante: su questa si svolge, pianeggiante e rettilinea, l'arteria principale della città, il Corso Marrucino, mentre le minori strade a destra e a sinistra discendono con sensibile pendenza, strette e tortuose, avendo conservato ancora in grari parte il loro aspetto medievale. Per la sua posizione Chieti costituisce il principale baluardo a difesa della valle per chi venga dal mare, e guarda la strada che risale il fondovalle, già in questo punto assai ampio.

Alla fine del sec. XVI Chieti aveva circa 10.000 ab. (fuochi 1978 nel 1595), alquanto diminuiti nel corso del secolo seguente (circa 8700-9000 nel 1669); al principio del sec. XIX aveva 11.150 abitanti; nel 1861,19.789 ah. (intero comune; nel centro circa 13.000); nel 1881,21.835; nel 1901,26.368 (13.636 nel centro). La città crebbe dunque nel secolo scorso assai lentamente. Lo sviluppo recente è connesso con l'apertura della ferrovia Pescara-Sulmona (1873), sulla quale è la stazione di Chieti ferrovia elettrica (9 km.), aperta solo nel 1905, sale al centro principale fino a Piazza Vittorio Emanuele. Fuori dell'antica porta S. Anna, lungo la ferrovia, a NE., si sta sviluppando il nuovo quartiere industriale di Chieti. All'estremo opposto della città, fuori del quartiere detto un tempo Civitella, si svolge la strada di circonvallazione, donde si gode il migliore panorama sulla Maiella, il Gransasso, il mare e i colli del Subappennino. Oggi la città ha raggiunto i 18.000 ab., e l'intero comune ha superato i 30.000; vi è dunque una forte quantità di popolazione sparsa in campagna. Infatti la dorsale collinosa su cui sorge la città, coperta di begli uliveti, si continua a NE. con una serie di colline fino alla Forca Bobolina, dove sorge il paese di questo nome (oggi S. Giovanni Teatino); tutta la zona pullula di case sparse, ed è ben coltivata a ulivi, viti, grano; questi sono i prodotti principali del territorio comunale (kmq. 54), quasi interamente (93%) costituito da superficie agraria e forestale. Un piccolo centro, che si sviluppa a poco a poco, sorto in basso, sulla destra della Pescara, presso la stazione ferroviaria.

Monumenti. - Dell'età romana rimangono ancora notevoli avanzi d'un teatro, d'un acquedotto e di due templi, di cui uno è l'attuale chiesa di S. Paolo; il sepolcro, in forma di tempietto, di C. Lusio Sorace, seviro augustale, notevole per i rilievi rappresentanti l'anfiteatro con gli spettatori e ludi gladiatorî, fu smontato, ed ora è ricomposto nel Museo Nazionale romano alle Terme. La cattedrale, di origine antichissima, fu riedificata dopo il Mille sullo scheletro delle cattedrali di Valva e Sulmona: ne rimane la grande cripta con stucchi moderni. Il campanile, sorto nel 1335 per opera di Bartolomeo Iacobi, fu completato da Antonio di Lodi nel 1498, ma la sua cuspide crollò per terremoto. Pochi edifici ricordano in Chieti il periodo gotico. La porta Pescara e la chiesa di S. Agata si possono assegnare al periodo primitivo, poiché risentono della vicina S. Maria d'Arabona, mentre al gotico tardo appartengono le scuole locali di Nicola Mancino di Ortona con S. Maria della Civitella (anno 1321) e quella di Angelo di Pietro (anno 1375) con la chiesa di S. Antonio. Le chiese di S. Francesco e S. Agostino seguirono i sistemi costruttivi dei conventuali. S. Maria del Tricalle (c. 1498) appartiene a una scuola di maestri lombardi. Tra le chiese barocche notevolissime sono S. Giovanni e S. Chiara. In S. Maria Mater Domini è una statua di Gianfrancesco Gagliardelli; altri oggetti preziosi e quadri sono nella Pinacoteca comunale.

Storia. - L'antica Teate, detta anche Teate Marrucinorum, perché posta nel territorio dei Marrucini (v.), dei quali era l'unico centro cittadino, fu città cospicua e famosa, ma le sue vicende non sembrano essere mai state notevoli. Fu municipio dopo la guerra sociale, quando i Marrucini sottomessi ricevettero la cittadinanza romana, poi, forse nel sec. III, colonia. Era iscritta alla tribù Arnense.

Nell'802 Pipino, re d'Italia, l'annesse alla provincia Valeria, che nell'843 fu eretta in contea autonoma; nel 926 Chieti, con tutta la parte della Valeria ad oriente dell'Appennino, ebbe una propria dinastia comitale (v. abruzzo). Nel 1078 soggiacque alla conquista normanna. Nel 1140 i figli di Ruggiero II, re di Sicilia, iniziarono la conquista di questi paesi. Poco dopo la contea di Chieti fu assorbita da quella di Manoppello. Sotto gli Svevi torna di nuovo autonoma. Gli Angioini mantennero la contea sotto signori provenzali. I sovrani Aragonesi furono larghi di favori con Chieti e la città dal 1459 al 1495 batté moneta.

Nel 1526 fu sede arcivescovile e metropolitana, forse a istanza di Giampietro Caraffa, figlio dell'aquilana Vittoria Camponeschi (v. camponeschi), il quale già vescovo di Chieti e promotore dell'ordine teatino (v. teatini), fu poi il terzo arcivescovo, prima di cingere la tiara nel 1555 col nome di Paolo IV (morto nel 1559). Il governo spagnolo nel 1558 designò Chieti come sede d'una curia che ebbe giurisdizione per tutto l'Abruzzo, finché nel 1646 Chieti fu infeudata ai Caracciolo di Castel di Sangro; ma nel 1647 ridiventò città di regio demanio. Durante il dominio spagnolo la peste, che nel 1656 infierì in tutto il regno, colpì Chieti in modo speciale. Nel 1799 e nel 1806 ebbe a soffrire il dominio francese: nel 1860 fu trasferita a Chieti la sede del comando di divisione.

Bibl.: Sulla città e sui monumenti antichi, v.: Corpus Inscriptionum Latinarum, IX, p. 281; E. Ghislanzoni, Il Rilievo gladiatorio di Chieti, in Monumenti dei Lincei, XIX; sui monumenti medievali, I.C. Gavini, Storia dell'architet. in Abruzzo, voll. 2, Milano-Roma 1928; sui monumenti in genere, Ministero della Pubblica istruzione, Elenco degli edifici monumentali, XL, Roma 1921 (con bibliografia). - Sulla storia della città medievale, v.: G. Nicolino, Historia della città di Chieti, Napoli 1657; G. Ravizza, Collezione di diplomi e di altri documenti per servire alla storia della città di Chieti, Napoli 1833; C. De Laurentiis, Il Gastaldato e la contea di Teate con la serie dei suoi conti, in Bullettino della R. Deputazione abruzzese di storia patria, s. 2ª, XV, p. 202 e XVI, p. i seg.; Faraglia, Saggio di corografia storica degli Abruzzi, in Archivio storico napoletano, XVI, p. 130; C. Rivera, Le conquiste dei primi Normanni in Teate, Penne, Abruzzo e Valva, in Bullettino della R. Deputazione abruzzese di storia patria, s. 3ª, XVII; id., L'annessione delle terre d'Abruzzo al Regno di Sicilia, in Archivio storico italiano, s. 7ª, VI.

La provincia di Chieti. - La provincia di Chieti, diminuita d'estensione per la creazione, avvenuta nel 1927, della nuova provincia di Pescara, alla quale sono passati 14 dei suoi comuni, misura 2594 kmq. con 333.644 ab. presenti (1921), pari a 128 per kmq., distribuiti in 98 comuni. Essa tocca la riva destra della Pescara soltanto in corrispondenza dei comuni di Chieti e S. Giovanni; comprende il versante orientale e sud-orientale della Maiella con le sue propaggini tra Sangro e Aventino, e tutta la regione subappenninica solcata dal medio e basso Sangro e da minori corsi d'acqua (Alento, Moro, Osento, Sinello) fino al Trigno, confine del Molise; le appartiene perciò anche tutto il versante sinistro della valle di quest'ultimo fiume. All'infuori del massiccio calcareo della Maiella prevalgono le formazioni terziarie con arenarie, argille, sabbie; frequenti le frane sui fianchi delle colline, onde non pochi paesi sono danneggiati e minacciati, e talora anche la viabilità disturbata. È nel complesso una regione agricola, con larga produzione di cereali, ulivi, viti, alberi da frutto (anche agrumi). La costa uniforme ha tre porti notevoli, soprattutto come centri di pesca: Francavilla, Ortona (17.000 ab.), il maggiore, e la Marina di S. Vito (v. queste voci); i pescatori si spingono fin sull'opposta costa adriatica. Vasto (15.000 ab.) sorge invece su una collina a brevissima distanza dal mare. Altri centri importanti sorgono nella regione collinosa: Guardiagrele (11.000 ab.), Casoli (7500 ab.), Lanciano (21.000 ab), Atessa (10.000 ab.), Casalbordino (6500 ab.), ecc.; alcuni sono anche centri d'industrie agricole, tessili (Lanciano), o anche d'industrie domestiche varie, in gran parte eredità di tempi passati (ferri battuti a Guardiagrele, ecc.). Nella regione della Maiella il centro maggiore è Palena (3500 ab.). Le comunicazioni ferroviarie sono costituite, oltre che dalla linea della Pescara e da quella litoranea, dalla più recente ferrovia secondaria che percorre la media valle del Sangro, e deviando per Casoli e Lanciano, termina sull'Adriatico alla Marina di S. Vito; se ne diramano tronchi per Ortona e Atessa.

La provincia di Chieti dava in passato un forte contributo all'emigrazione, soprattutto transoceanica, sicché in alcune zone, specie nella regione collinosa fra Sangro e Trigno e nella bassa valle del Sangro, la popolazione dal 1871 al 1921 risulta in diminuzione. Il fiotto migratorio culminò negli anni 1905-1910; dopo la guerra riprese in modo impressionante nel 1920, poi si attenuò rapidamente (v. abruzzo). Oggi, scomparsa o quasi questa causa di depauperamento demografico, il ritmo normale dell'incremento demografico accenna sicuramente a riprendere.

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