Ciclismo

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Sport della bicicletta. Può essere individuale o a squadre; specialità principali sono il c. su pista, il c. su strada (maggiormente seguito), il ciclocross, la mountain bike. Molte discipline del c. sono specialità olimpiche.

Storia

La prima corsa di bicicli si svolse nel 1868 a Parigi. In Italia, la prima importante corsa su strada fu, nel 1870, la Firenze-Pistoia e nel 1884 si disputò a Torino il primo Campionato italiano di velocità. Con l’avvento delle biciclette al posto degli antichi bicicli, intorno al 1891, si organizzarono campionati e gare di fondo. Nel 1892 nacque la Liegi-Bastogne-Liegi (gara che per la sua antichità è detta la Doyenne, «la decana»). Al 1893 risalgono le prime corse internazionali quali la Parigi-Bruxelles e la Vienna-Berlino. Nel 1903 nacque il Tour de France; il primo Giro d’Italia ebbe luogo nel 1909 e vide la vittoria di L. Ganna. Nacquero via via le cosiddette classiche annuali del ciclismo, come il Giro di Lombardia (1905) e la Milano-Sanremo (1907); all’estero si disputavano già la Parigi-Roubaix e la Parigi-Tours (dal 1896).

Nel periodo precedente la Prima guerra mondiale gli assi italiani, oltre a G. Gerbi, L. Ganna, E. Pavesi, furono G. Galletti, G. Cuniolo, E. e L. Azzini, A. Calzolari, E. Corlaita. Le gare si svolgevano su percorsi a volte superiori ai 500 km e potevano durare molte ore; nelle corse a tappe si correva al ritmo di una volta ogni due-tre giorni; le strade spesso erano ancora sterrate, guasti e forature erano abituali e i corridori riparavano le biciclette da soli; non esisteva ancora il cambio di velocità e salite e discese si affrontavano con lo stesso rapporto. Nel 1919 salì alla ribalta C. Girardengo, che con O. Bottecchia e A. Binda fu corridore di enorme prestigio. La prima edizione del Campionato del mondo risale al 1927.

L’epoca d’oro del ciclismo si colloca tra gli anni 1930 e 1950, nonostante l’interruzione della Seconda guerra mondiale: il ciclismo competeva in popolarità con il calcio e sulle strade si sfidavano campioni come G. Brunero, G. Belloni, D. Piemontesi, B. Aimo, L. Guerra, G. Bartali. Si affermò quindi F. Coppi, assieme al quale corsero, oltre a Bartali, anche A. Bevilacqua, F. Magni, L. Maggini, L. Bobet, H. Koblet. In questo periodo vennero anche affrontate per la prima volta montagne che diventeranno leggendarie, come i passi delle Dolomiti, il Galibier, l’Izoard, lo Stelvio, l’Alpe d’Huez. Dopo Bartali e Coppi in Italia si distinsero E. Baldini e G. Nencini. Gli anni 1960 e 1970 vedono le figure di E. Merckx e degli azzurri F. Gimondi e V. Adorni; in seguito emergono corridori come G. Saronni, F. Moser, M. Argentin, B. Hinault, L. Fignon, G. Bugno. Negli anni 1990 i ciclisti di maggior importanza sono stati F. Ballerini, M. Bartoli, P. Bettini, gli spagnoli M. Indurain e A. Olano, i tedeschi J. Ullrich ed E. Zabel. Dalla seconda metà degli anni 1990 il c. agonistico è stato oggetto di tormentate vicende di doping (➔), che hanno coinvolto anche atleti di grande notorietà, offuscando i risultati delle due principali corse a tappe, il Tour de France e il Giro d’Italia. L’ultimo periodo della storia del c. ha anche visto una marcata tendenza alla specializzazione: diversamente dai grandi campioni del passato i corridori si concentrano sempre più spesso su una tipologia di corsa preferita. Emblematico il caso di L. Armstrong, che dal 1999 al 2005 ha vinto sette edizioni consecutive del Tour de France e per tutto questo periodo non ha praticamente disputato altre corse. Tra gli altri specialisti si possono citare M. Pantani, che preferiva le corse a tappe a quelle di un giorno, e M. Cipollini, plurivittorioso allo sprint ma poco incline alle salite.

C. su pista

Le corse di c. su pista vengono disputate in appositi impianti (velodromi) all’aperto o coperti. Le più praticate sono la velocità e l’inseguimento. Le gare di velocità individuali si svolgono su un percorso molto breve (in genere tre giri di pista), in cui gareggiano due o tre atleti alla volta, a eliminazione diretta. Nei campionati viene prima effettuata una eliminatoria a cronometro in cui si rileva il tempo degli ultimi 200 m (momento del massimo sforzo dei corridori). I turni finali si disputano su più manches, qualificando il corridore che per primo se ne aggiudica due. Importantissima risulta la tattica, che può prevedere persino vantaggi nel farsi superare dall’avversario, rallentando o addirittura fermandosi (il cosiddetto surplace, consistente nel restare in equilibrio sulla bicicletta aspettando lo scatto dell’avversario, per obbligarlo a condurre la volata; il regolamento ha introdotto un tempo limite di 3 minuti). Un grande campione di velocità è stato A. Maspes.

Le corse a inseguimento sono gare a cronometro individuali, a coppie o a squadre, disputate su distanze variabili (3-5 km). Nell’individuale i concorrenti partono da punti opposti della pista e in un certo senso si inseguono vicendevolmente; in genere c’è una prima manche in cui tutti i corridori corrono contro il tempo, successivamente i primi quattro od otto classificati proseguono a eliminazione diretta; vince chi al termine della distanza di gara si è avvicinato all’avversario. Nell’inseguimento a coppie o a squadre possono variare la distanza e la formula di svolgimento: di solito le squadre sono di quattro corridori che si alternano a correre, e il tempo viene preso sul terzo arrivato; ma, per es., nella gara all’americana (una sorta di staffetta a coppie) si gareggia con la partecipazione di un solo corridore per coppia, con possibilità di cambio in qualsiasi momento (rilevamento libero), oppure con la partecipazione delle due coppie i cui componenti si alternano a condurre (normalmente ogni due giri circa); il cambio avviene all’americana (da cui il nome della corsa), i corridori cioè si afferrano per mano e quello che esce ‘lancia’ quello che subentra; la vittoria è della coppia che al termine si trova in vantaggio su quella avversaria, o l’abbia raggiunta prima della fine; altri tipi di gare dette all’americana si svolgono su parametri maggiori di tempo o di distanza. Analoga nella formula è la ‘Sei giorni’, competizione molto popolare, nella quale coppie di corridori si affrontano, appunto per sei giorni di gara, in diverse specialità, ciascuna delle quali attribuisce un punteggio. Grandi ‘seigiornisti’ sono stati P. Sercu, Moser, S. Martinello, B. Risi. Nella gara all’australiana, invece, la corsa a inseguimento è tra squadre (al massimo quattro), che partono equidistanti tra loro, formate da non più di quattro corridori, su distanze variabili (fino a 5 km). La vittoria è assegnata alla squadra (può restare in gara anche un solo corridore) che maggiormente riduce il distacco da quella che la precede.

In pista vengono realizzati primati su distanze assai diverse, distinti tra loro in funzione della pista, coperta o scoperta, del tipo di partenza, lanciata o da fermo, della categoria dei corridori (professionisti, dilettanti, donne) ecc. Tra gli eventi più noti il ‘chilometro da fermo’ (gara a cronometro sulla distanza fissa, che nella versione femminile è di 500 m) e il tentativo di record dell’ora: si tratta di una prova di un singolo corridore che tenta di coprire in un’ora la maggior distanza possibile (con partenza da fermo). Il primo record fu ufficialmente conseguito da H. Desgrange nel 1893, a Parigi, con 35,325 km e nel giro di circa un secolo i migliori atleti lo hanno fatto progredire di quasi 20 km. Il record maschile attualmente riconosciuto è di 49,700 km, stabilito nel 2005 a Mosca dal ceco O. Sosenka.

C. su strada

fig. A

Nel c. su strada le gare si possono suddividere in corse di un giorno solo (con percorso senza interruzioni), contrapposte a quelle di più giornate (gare a tappe); e in gare in linea (tra i 200 e i 300 km) che si distinguono da quelle a cronometro (60-70 km). In queste ultime ciascun corridore (fig. A) parte separatamente dagli altri e vince chi copre il percorso nel minor tempo; nelle gare in linea, invece, la partenza è simultanea e vince chi taglia per primo il traguardo. I corridori fanno parte di una squadra coordinata da un direttore tecnico che li consiglia sulla condotta da tenere in gara: il gioco di squadra è determinante nelle competizioni a tappe (che si svolgono al ritmo di una al giorno, di solito in giorni consecutivi), ognuna delle quali dà luogo alla classifica secondo l’ordine d’arrivo; la somma dei tempi ottenuti nelle diverse tappe da ciascun corridore dà la classifica generale e la vittoria va a chi impiega il minor tempo complessivo (è però obbligatorio portare a termine tutte le tappe, la maggior parte delle quali si corre in linea, anche se alcune possono essere a cronometro). A parte le varie forme di campionato nazionale, le corse su strada per ciclisti professionisti si svolgono secondo un calendario annuale governato dall’UCI (Union Cycliste Internationale). Tra le più importanti si annoverano: le cosiddette ‘classiche’, quali la Milano-Sanremo, il Giro delle Fiandre, la Parigi-Roubaix, la Liegi-Bastogne-Liegi e il Giro di Lombardia; i ‘grandi giri’, che si svolgono su 20-22 tappe per una distanza complessiva di circa 3000 km, nel periodo che va da maggio a settembre, e che in ordine di importanza sono il Tour de France (➔), il Giro d’Italia (➔), la Vuelta a España; il Campionato mondiale di ciclismo su strada, gara annuale di un giorno, il cui vincitore acquisisce il diritto di indossare la maglia iridata nelle successive gare a cui prenderà parte. Attualmente, per la suddivisione dei corridori in numerose categorie diverse, il mondiale si disputa nell’arco di una settimana, anche se la prova più prestigiosa resta quella in linea dei professionisti. Nel 2005 l’UCI ha creato una nuova competizione chiamata UCI Pro-Tour, che comprende tutte le maggiori corse ciclistiche, siano esse corse di un giorno o corse a tappe.

Ciclocross

Il ciclocross, sport molto duro, risalente al 1940, è un tipo di corsa ciclistica praticata in circuiti fuori strada (erba, sterrato, ostacoli ecc.). Le biciclette utilizzate sono leggere ma robuste e meno rigide rispetto a una bicicletta da strada. Durante le corse spesso il corridore (fig. B) è costretto a scendere dalla bicicletta e superare l’ostacolo a piedi; gli è anche permesso cambiarla e ricevere assistenza in date zone.

Mountain bike

Dagli anni 1980 ha avuto molta diffusione, sia nelle competizioni professionistiche sia a livello amatoriale, il c. fuoristrada in mountain bike (fig. C). La federazione internazionale lo ha riconosciuto come sport ufficiale relativamente tardi e i primi Campionati del mondo risalgono ai primi anni 1990. Negli ultimi tempi si stanno definendo varie specialità all’interno della mountain bike, con differenze relative ai percorsi e ai mezzi usati per coprirli.

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