Ciocco

Enciclopedia Dantesca (1970)

ciocco

Andrea Mariani

. " Ceppo ", " pezzo di legno ", da ardere nel camino: Pd XVIII 100 Poi, come nel percuoter d'i ciocchi arsi / surgono innumerabili faville (e per il testo cfr. Petrocchi, Introduzione 106 n. 2).

Le anime che si sprigionano luminose dal segno della M e vanno a formare il collo e la testa dell'aquila sono paragonate alle scintille che ‛ sorgono ' da un ceppo acceso e incandescente, se percosso; il paragone, che pure ha un'ascendenza biblica (il Fallani cita Sap. 3, 7 " Fulgebunt iusti et tanquam scintillae... discurrent "), è nondimeno " d'una geniale esattezza e d'un'impetuosa evidenza " (Momigliano). Infatti commenta il Grabher: " L'immagine dei ciocchi arsi che, percossi, sprigionano come un'improvvisa folata di salienti faville, rappresenta in modo mirabile il saliente sciamare delle fulgidissime anime ‛ resurgenti ' verso l'alto; e prima hai avuto una simile immagine nello sciamare degli augelli ‛ surti 'di rivera (v. 73 segg.) ".

Superflua pare ai più la notazione successiva, onde li stolti sogliono agurarsi, che interessa invece Benvenuto, autore di questa chiosa: " Est de more in partibus Italiae, quod pueri stantes in hyeme de sero iuxta ignem percutientes stipitem augurantur sibi dicentes: Tot civitates, tot castella, tot agnelli, tot porcelli. Et ita transeunt tempus ".