CIRCOLAZIONE MONETARIA

Enciclopedia Italiana (1931)

CIRCOLAZIONE MONETARIA

Marco Fanno

MONETARIA Questa espressione è impiegata generalmente in due significati diversi, che corrispondono a due aspetti differenti, l'uno statico e l'altro dinamico del fenomeno monetario. Sotto l'aspetto statico si chiama circolazione monetaria il complesso di tutti i mezzi di pagamento disponibili in un dato momento in un paese. Della circolazione, considerata sotto questo primo aspetto, hanno importanza: l'unità monetaria, il volume, la composizione. L'unità monetaria è la moneta base della circolazione, cioè la moneta reale o semplicemente ideale di un dato titolo e peso di oro o d'argento, che viene assunta come unità convenzionale del valore. Il volume è l'ammontare delle unità monetarie (in milioni o miliardi) a cui la circolazione ammonta complessivamente. La composizione riguarda le specie del medio circolante di cui la circolazione consta, cioè anzitutto la moneta legale, ossia la moneta a cui la legge conferisce potere liberatorio illimitato. Ma la circolazione comprende altresì la moneta divisionaria composta per lo più di bronzo, nichelio o argento, riservata ai piccolissimi pagamenti, dotata di potere liberatorio limitato, coniata quasi sempre in quantità limitata e con valore legale superiore al valore metallico. La composizione della moneta legale varia secondo il sistema monetario. Nei paesi a bimetallismo completo essa comprende monete d'oro e d'argento, coniate entrambe senza limite prestabilito di quantità, aventi entrambe valore legale e metallico uguali, circolanti sullo stesso piede e liberamente importabili e esportabili. Nei paesi a sistema monometallico essa consta di monete d'oro oppure d'argento. In passato era molto diffuso il monometallismo argenteo; poi si diffuse il bimetallismo. Negli anni immediatamente precedenti la guerra mondiale il monometallismo aureo aveva finito col prevalere.

Finché non esistevano banche, la circolazione dei varî paesi constava esclusivamente della moneta legale e delle monete divisionarie, cioè di monete metalliche. In seguito alla fondazione delle banche essa comprese anche biglietti e assegni bancarî. I primi sono messi in circolazione dalle banche di emissione e sono rimborsabili a vista in moneta metallica; i secondi entrano nell'uso col sorgere delle banche di deposito. Le banche d'emissione emettono biglietti: 1. in cambio di altrettanta moneta metallica legale che il pubblico, trovando più comodi i biglietti, porta loro, o che esse stesse ritirano dalla circolazione; 2. acquistando con biglietti verghe d'oro o d'argento sul mercato dei metalli preziosi. L'oro e l'argento monetati e non monetati, che le banche di emissione in tale modo si procurano, formano le loro riserve, cioè il fondo di conversione dei biglietti; e nella circolazione rimangono soltanto le monete legali necessarie per i pagamenti poco rilevanti. Ma le banche di emissione emettono biglietti anche acquistando titoli pubblici a scopo di investimento e soprattutto concedendo prestiti; onde la massa dei biglietti in circolazione supera normalmente l'ammontare delle riserve. Ma neppure tutti i biglietti restano in circolazione. La parte di questi eccedente la somma richiesta per i pagamenti di media importanza viene dal pubblico portata alle banche di deposito e forma le riserve di queste. Coteste banche aprono ai loro depositanti, per l'ammontare dei loro depositi, un conto corrente attivo di cui i depositanti normalmente dispongono mediante assegno. E l'assegno, medio circolante, comodissimo nei pagamenti rilevanti, sostituisce in questi i biglietti. Ma anche le banche di deposito concedono prestiti; e ciò, secondo l'uso ormai prevalente, aprendo ai loro clienti un conto corrente, cioè creando a loro favore un deposito fittizio, per l'ammontare della somma prestata, con l'autorizzazione di disporne mediante assegni. L'ammontare di assegni che il pubblico può in ciascun momento mettere in circolazione è quindi, almeno potenzialmente, uguale all'ammontare dei depositi e dei prestiti, cioè dei depositi reali e fittizî insieme. L'impiego degli assegni nei pagamenti è poi agevolato dalle stanze di compensazione.

I biglietti e gli assegni però sono accettati come mezzo di pagamento soltanto per la fiducia che il pubblico ha nelle banche che emettono i primi e in quelle su cui i secondi sono tratti. Essi formano perciò la cosiddetta circolazione fiduciaria. La circolazione dei paesi a tipo monometallico o bimetallico normale e provvisti di banche comprende quindi: 1. la circolazione metallica (monete legali d'oro o d'argento, e monete divisionarie); 2. la circolazione fiduciaria (biglietti e assegni). Nei paesi con banche poco sviluppate la metallica prevale sulla fiduciaria; viceversa nei paesi con banche molto sviluppate. Le proporzioni poi fra le due parti della circolazione fiduciaria variano esse pure da paese a paese. Nei paesi in cui, come nella Francia prima della guerra, il pubblico ha poca familiarità con gli assegni, la circolazione fiduciaria consta in prevalenza di biglietti. Nei paesi invece in cui, come negli Stati Uniti e in Inghilterra, gli uomini d'affari si servono delle banche di deposito per tutti i loro pagamenti e riscossioni, essa consta prevalentemente di assegni bancarî. Nei paesi a carta moneta iuconvertibile la moneta legale è costituita da moneta di carta, e la circolazione complessiva da monete divisionarie, biglietti inconvertibili e assegni. Nei paesi col tipo a cambio aureo (gold exchange standard), quale esiste oggi in Europa, che è un tipo oro senza oro in circolazione, la moneta legale è costituita da biglietti convertibili a prezzo fisso in verghe d'oro o divise estere, e la circolazione complessiva da monete divisionarie, biglietti convertibili e assegni.

Diverso da quello finora considerato è il concetto di circolazione monetaria sotto l'aspetto dinamico. Ogni scambio economico consta di una prestazione e di una controprestazione. La prestazione consiste nel trasferimento da una persona all'altra di dati beni o servigi; la controprestazione nel trasferimento in senso inverso di moneta e suoi surrogati. In un paese progredito gli scambî si seguono continui, quindi esiste una corrente continua di trasferimenti di beni e servigi; e a questa fa riscontro una corrente, pure continua, di trasferimenti di moneta e suoi surrogati. È questa seconda corrente che costituisce la circolazione monetaria sotto l'aspetto dinamico. Oggetto di tale circolazione sono i mezzi di pagamento disponibili, ma non tutti. Una parte della moneta metallica disponibile infatti rimane, come si è visto, giacente presso le banche di emissione; una parte dei biglietti rimane giacente presso le banche di deposito; e non tutti i depositi sono utilizzati continuamente nei pagamenti mediante assegni. Una parte del medio circolante rimane quindi fuori della circolazione effettiva. Essa forma le cosiddette giacenze monetarie, che esistono, oltre che presso le banche, presso i privati e gli enti pubblici. Di queste giacenze alcune, come quelle delle banche, sono permanenti, ancorché variabili nel loro ammontare; altre sono temporanee. Agli effetti della circolazione monetaria hanno importanza l'entità, la durata, la periodicità di queste giacenze. L'entità e la durata dipendono, per ogni individuo, dal ritmo e dalla frequenza delle sue riscossioni e dei suoi pagamenti. Un operaio, che spenda gradatamente nel corso della settimana il salario di dieci lire giornaliere, riscosso il sabato, ha, al momento della riscossione, una giacenza di L. 70; alla fine della settimana successiva una giacenza zero. In media quindi la sua giacenza monetaria si aggira intorno alla metà del suo salario settimanale. Ma delle settanta lire da lui riscosse, le prime dieci sono spese subito e hanno quindi una giacenza di durata zero, le ultime dieci sono spese il settimo giorno, cioè dopo una giacenza di sette giorni. La durata della giacenza del salario settimanale dell'operaio, variando da zero a sette giorni, è quindi in media di tre giorni e mezzo circa, ossia di mezza settimana. Un impiegato invece che è pagato a mese, in ragione poniamo di L. 20 giornaliere, ha una giacenza media di circa L. 300, con una durata media di giacenza di circa quindici giorni.

Correlativo a quello di giacenza è il concetto di velocità di circolazione, intendendo per velocità di circolazione il numero dei trasferimenti e quindi dei pagamenti che la moneta compie in un determinato periodo di tempo. Essa è il reciproco della durata media di giacenza. La moneta con cui l'operaio viene pagato, avendo una giacenza media di mezza settimana, ha una velocità di circolazione media di 2 in ragione di settimana, cioè di 104 in ragione d'anno. La velocità di circolazione della moneta rappresentante lo stipendio dell'impiegato, pagato mensilmente, è invece di 1/2 in ragione di settimana, cioè di 26 in ragione d'anno. La velocità di circolazione della moneta è, come si vede, diversa per ciascun individuo. Ma di queste differenze individuali non si può tener conto. Bisogna accontentarsi di conoscere la velocità media di circolazione. Una specificazione però, per ciascuna specie del medio circolante, è possibile e utile. Anziché la velocità media globale può computarsi separatamente la velocità media della circolazione metallica, di quella dei biglietti e di quella degli assegni, cioè dei depositi. Metodi per tale computo furono suggeriti da statistici ed economisti. Complicati e nel complesso incerti nei risultati sono i metodi per la determinazione della velocità di circolazione della moneta metallica e dei biglietti. Più semplice e relativamente sicuro è il metodo per il computo della velocità di circolazione dei depositi. I pagamenti mediante assegni si liquidano prevalentemente nelle stanze di compensazione. L'ammontare delle somme liquidate in queste in un dato periodo di tempo può ritenersi approssimativamente corrispondente all'ammontare dei pagamenti effettuati mediante assegni bancarî. Dividendo quindi l'ammontare delle somme liquidate nelle stanze di compensazione in un dato periodo per l'ammontare medio dei depositi bancarî nello stesso periodo, si ricava la velocità media di circolazione dei depositi. Così fu calcolata fino a poco tempo fa tale velocità in Inghilterra e negli Stati Uniti. Recenti studî però hanno messo in luce, almeno per gli Stati Uniti, che non tutti gli assegni passano per le stanze di compensazione e che quindi il movimento di queste non rispecchia la totalità dei pagamenti effettuati con tale mezzo. Gli statistici americani ritengono pertanto più esatto desumere l'ammontare di tali pagamenti dagli addebitamenti delle banche sui conti correnti dei loro clienti.

Il Pigou dà una nozione di velocità di circolazione della moneta diversa da quella corrente (Industrial fluctuations, Londra 1926, p. 152-3). Desume egli questa dalla quota parte del valore monetario del proprio reddito, che il pubblico tiene in forma di medio circolante, rilevando che il reddito nazionale, considerato nei suoi elementi reali, consta del flusso dei beni prodotti annualmente nel paese, e che quanto minore è la quota-parte del valore monetario di tale reddito, che il pubblico tiene in forma di medio circolante, tanto maggiore è il numero delle volte che questo deve in media essere impiegato per fare circolare annualmente i beni costituenti il reddito nazionale. È insomma la nozione di velocità di circolazione del reddito che il Pigou ci fornisce. Si può obiettare che oggetto di scambio sono non soltanto i beni costituenti il reddito, ma quelli altresì costituenti il patrimonio nazionale (case, fondi, titoli pubblici, ecc.), e che tutti questi beni poi non subiscono sempre un solo trasferimento nell'unità di tempo considerata. Il volume dei beni scambiati nel corso di un anno è quindi maggiore del flusso dei beni costituenti il reddito reale annuale; e la effettiva velocità di circolazione della moneta è maggiore del rapporto tra questo flusso e la capacità d'acquisto del medio circolante globale. Noi perciò preferiamo attenerci al concetto corrente prima riferito.

Se indichiamo con Q la massa di beni d'ogni genere scambiati nel corso di un anno, e con P i loro prezzi medî, sarà Q • P l'ammontare dei pagamenti effettuati nel paese nel corso di un anno. A questi pagamenti deve provvedere la circolazione monetaria globale. Si indichi con M la moneta metallica in circolazione, con M1 la circolazione fiduciaria, con V e V1 le rispettive velocità di circolazione. Dovrà essere il valore Q • P del traffico uguale al flusso di tutti i trasferimenti di moneta; dovrà cioè sussistere l'eguaglianza: Q • P = MV + M1 + Vi. Dalla quale si ricava essere:

È questa la rappresentazione schematica della teoria quantitativa della moneta (del Ricardo), nella sua elaborazione più recente del Fisher. Il fattore P, se il paese è un mercato chiuso o un paese a carta-moneta inconvertibile, si determina in relazione al valore degli altri fattori; se invece il paese ha moneta legale aurea e forma un mercato comunicante con altri pure a moneta aurea, P si conforma al livello internazionale dei prezzi, e la moneta in circolazione, le riserve bancarie e l'espansione del credito si aggiustano sì da realizzare l'eguaglianza sopra indicata.

L'ammontare complessivo QP dei pagamenti annuali è uguale alla somma dei pagamenti giornalieri. Ogni giorno segue un dato flusso di scambî, e a questo fa riscontro un flusso di pari valore del medio circolante. Ma il flusso degli scambî giornalieri non è uguale tutti i giorni, perché il suo ammontare annuale non è né sempre uguale ogni anno, né uniformemente distribuito nel corso di ciascun anno. Esso è soggetto a variazioni: 1. secolari; 2. cicliche; 3. stagionali. A queste si possono aggiungere variazioni irregolari. Si tratta di vedere in che modo il flusso monetario, sia giornalmente, sia nel giro complessivo di ogni anno, riesca a adattarsi al mutevole valore del flusso degli scambî. Le variazioni secolari del valore monetario del flusso degli scambî sono variazioni di lunga durata, dipendenti dallo sviluppo del paese. In un paese in progresso sono in aumento. A queste il sistema bancario provvede aumentando via via il flusso monetario normale, e ciò, sia aumentando permanentemente la dotazione intema di moneta metallica e quindi le riserve delle banche di emissione, mediante il richiamo di oro dall'estero, sia rafforzando la struttura di tutto l'organismo bancario, mediante il concentramento delle banche di deposito in pochi poderosi istituti, sia infine mediante espedienti diretti ad accelerare permanentemente la velocità delle varie parti della circolazione monetaria. Le variazioni cicliche sono variazioni temporanee della durata di tre, quattro, cinque anni, dipendenti da fluttuazioni normali dell'attività economica, perché le stesse variazioni secolari, nel senso progressivo, avvengono a ondate. Ad anni di traffico intenso seguono anni di ristagno. I prezzi generalmente aumentano nei primi, diminuiscono nei secondi. Cosicché il valore monetario del traffico varia alternativamente per le variazioni cumulative e del suo volume e dei prezzi. Le variazioni stagionali sono mutamenti del volume del traffico, dovuti all'avvicendarsi delle stagioni, che determina ogni anno in dati periodi la sospensione o la diminuzione dell'attività di date industrie, e in altri periodi un'attività intensa. Alle variazioni cicliche e stagionali il sistema bancario deve far fronte con un adattamento temporaneo; anzitutto mediante un'espansione dei prestiti e quindi della circolazione fiduciaria negli anni o stagioni di traffico intenso e mediante la loro diminuzione in quelli di traffico meno intenso. Ciò le banche possono fare, diminuendo nel primo caso e aumentando nel secondo il rapporto tra le riserve e la circolazione fiduciaria. Le banche d'emissione e di deposito, infatti, sogliono generalmente conservare una proporzione determinata tra le proprie riserve e la circolazione; ma entro dati limiti possono modificarla e quindi adattare, almeno parzialmente, la circolazione ai mutevoli bisogni del traffico. Ma alle alterne variazioni di questo, il sistema bancario fa fronte altresì con un mutamento della velocità della circolazione della moneta. Studî statistici recenti e non recenti hanno dimostrato che nei periodi di traffico intenso e di prezzi ascendenti la velocità della circolazione della moneta aumenta; nei periodi di traffico limitato e di prezzi calanti, diminuisce. Ma le variazioni di questa incontrano un limite, e un limite incontra altresì la diminuzione delle proporzioni tra le riserve e la circolazione fiduciaria, cioè l'espansione della circolazione. Se quindi le fluttuazioni del valore monetario del traffico superano in ampiezza le possibili fluttuazioni del flusso monetario conseguibili mediante il concorso dei due espedienti indicati, s'impone un terzo espediente: l'aumento delle riserve bancarie mediante l'importazione di oro dall'estero. E tali importazioni avvengono, si può dire, automaticamente. Quando infatti l'espansione del credito sta per raggiungere il limite massimo concesso dalle riserve esistenti, le banche rialzano il saggio dello sconto; con che, mentre restringono la domanda di prestiti, richiamano, come è noto, oro dall'estero. L'entrata in azione di questo terzo espediente può aver luogo in caso di variazioni cicliche e in caso di variazioni stagionali. E in entrambi i casi l'importazione di oro è generalmente temporanea; dura cioè finché sia necessaria. Essa può essere necessaria, sia perché le fluttuazioni del valore monetario del traffico sono molto ampie, sia perché, pur non essendo tali, il sistema bancario non ha sufficiente elasticità. Importazioni d'oro avvenivano negli Stati Uniti prima della guerra mondiale, per mancanza di elasticità del sistema bancario. Durante l'autunno gli stati agricoli di quella repubblica avevano bisogno d'una enorme massa di medio circolante per muovere i raccolti; e le banche di codesti stati ritiravano dalle banche di New York le somme che per consuetudine tenevano presso di esse depositate. Le banche nazionali, il cui sistema di emissione dei biglietti era privo di elasticità, non potevano con un aumento di questi colmare i vuoti formatisi nella circolazione degli stati bancariamente dipendenti da New York. Le banche di questi stati non potevano supplirvi che importando oro dall'Europa. E così regolarmente nei mesi di ottobre e novembre il mercato di New York richiamava oro da Londra; oro che nella primavera faceva ritorno in Inghilterra. Questo richiamo autunnale di oro è ora completamente cessato, sia per il concentramento di enormi riserve auree nelle banche degli Stati Uniti, sia per la maggiore elasticità che alla circolazione fiduciaria americana ha conferito la creazione del Federal Reserve System.

Comunque, come si vede, l'importazione anche temporanea di oro può essere, in dati casi, mezzo sussidiario per far fronte all'espansione temporanea del traffico di un paese. Ogni qualvolta ciò si verifichi si determina una corrente monetaria cioè una circolazione monetaria internazionale. E questo avviene con una certa frequenza, perché il movimento del traffico dei varî paesi muta continuamente e in misura diversa da paese a paese. Ma questo avviene anche per un'altra ragione. I paesi produttori d'oro (Transvaal, Canada, Australia, ecc.) inviano questo in cambio di merci ai paesi con cui sono in diretti rapporti commerciali (Inghilterra prima del 1914 e ora Inghilterra e Stati Uniti). Entrando in questi paesi, l'oro va, almeno in parte, a ingrossare le riserve delle rispettive banche di emissione; le quali (a meno che non lo tengano deliberatamente inutilizzato, come fanno ora le banche americane per evitare sbalzi dei prezzi) se ne valgono per espandere il credito. I prezzi nei paesi importatori d'oro aumentano, le loro importazioni aumentano pure, le esportazioni diminuiscono e una parte dell'oro importato emigra all'estero, distribuendosi così un po' per volta in tutti i paesi. La circolazione monetaria internazionale è quindi alimentata, oltre che dalle correnti monetarie dirette a redistribuire senza posa fra i varî paesi l'oro di vecchia produzione, dalle correnti monetarie dirette a distribuire fra i varî paesi del mondo l'oro di nuova produzione. Due sono quindi, concludendo, le ramificazioni della circolazione monetaria: la circolazione monetaria interna e la circolazione monetaria internazionale. La prima provvede ai bisogni monetarî interni d'ogni paese, la seconda ai saldi internazionali che non possono essere soddisfatti con merci, servizî o titoli pubblici. Tra le due circolazioni esistono rapporti strettissimi. Un saldo internazionale non può essere soddisfatto con merci, servizî o titoli quando tra due paesi il livello dei prezzi sia molto diverso; oppure il tasso dello sconto differisca in misura diversa dal rispettivo tasso dell'interesse; oppure esistano entrambe queste differenze insieme. Un diverso livello dei prezzi tra i due paesi è indice dell'esistenza in essi di un volume di medio circolante diverso in rapporto al movimento rispettivo del traffico; e il trasferimento di oro che ha luogo dal paese a prezzi più alti al paese a prezzi più bassi, modificando in senso opposto le riserve metalliche di entrambi, tende a eliminare tale differenza. Un tasso dello sconto che differisca fra due paesi in misura diversa dal rispettivo tasso dell'interesse è indice di una espansione del credito differente in relazione alle rispettive riserve metalliche, dovuta a un momentaneo sviluppo diverso del traffico; e il trasferimento di oro, che, anche in questo caso, ha luogo dal paese a sconto basso verso il paese a sconto alto, tende a eliminare questa momentanea sperequazione nella distribuzione delle riserve in relazione ai bisogni del traffico. La circolazione monetaria internazionale trae quindi origine ed alimento da differenze nell'espansione della circolazione interna dei varî paesi in rapporto alle rispettive riserve metalliche, differenze dovute al continuo mutare del rispettivo movimento degli affari. Nello svolgersi, questa circolazione elimina codeste differenze, cioè tende a perequare la situazione monetaria interna dei varî paesi. E così, mercé il concorso di banche, di titoli di credito, di stanze di compensazione, di mercati dei cambî, e mercé il giuoco dei varî elementi equilibratori, che essi mettono in moto, trova attuazione anche in regime di circolazione metallica e fiduciaria il principio posto dal Ricardo per il caso di circolazione esclusivamente metallica, e sviluppato poi da J. Stuart Mill, per cui i metalli preziosi tendono a distribuirsi tra i varî paesi in relazione al bisogno del traffico di ciascuno di essi.

Bibl.: A. Messedaglia, La moneta e il sistema monetario in generale, in Opere scelte di Economia, II, Verona 1921; T. Martello, La moneta, Firenze 1883; L. Walras, Théorie de la monnaie, Losanna-Parigi 1887; W. S. Jevons, Money and the mechanism of exchange, Londra 1876; A. Loria, Il valore della moneta, 2ª ed., Torino 1901; K. Helferich, Geld und Banken, I, Lipsia 1903; E. W. Kemmerer, Money and credit instruments, New York 1907; J. Fisher, The purchasing power of money, New York 1912; M. Fanno, Le banche e il mercato monetario, Roma 1912; D. Ricardo, Principles of Political Economy, Londra 1917; J. S. Mill, Principles of Political Economy, Londra 1921; H. Withers, The meaning of money, Londra 1918; W. Bagehot, Lombard Street, Londra 1920; L. Mises, Theorie des Geldes und der Umlaufsmittel, Monaco 1924; F. Wieser, Geld, in Handwörterbuch der Staatswissenschaften, Jena 1927, IV, p. 681 segg.; A. Marshall, Money, credit and commerce, Londra 1923; Westley-Mitchell, Business Cycles, New York 1927.

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