CIRIACO d'Ancona

Enciclopedia Italiana (1931)

CIRIACO d'Ancona

Remigio Sabbadini

Ciriaco di Filippo Pizzicolli (Kyriacus Picenicolles o de Piceni collibus, com'egli si chiama) nacque ad Ancona nel 1391; morì a Cremona nel 1452. Cominciò col fare il mercante, come altri umanisti. A soli nove anni viaggiò con mercanti per varie città d'Italia (1400-04), e tornato in patria, vi restò sette anni (1405-12) istruendosi nella pratica commerciale. Riprese a viaggiare al servizio di un parente, percorrendo l'Egitto, il mare Egeo, la Sicilia, la Dalmazia (1412-14). Nel 1415 rimpatriò. Riprese il mare nel 1418 pure in servizio mercantile visitando tra l'altro Costantinopoli. Di ritorno ad Ancona nel 1421, entrò in contatto col cardinale legato Gabriele Condulmier (il futuro Eugenio IV) e frequentò la scuola latina di Tommaso Seneca; visitò quindi Venezia (marzo 1423), Roma e altre città d'Italia (1423-24). Nel 1425 intraprese un lungo viaggio in Oriente, a Costantinopoli e nelle isole Egee (1425-32), interrotto da una sosta in Italia tra la fine del 1427 e il principio del 1428. Negli anni 1433-35 lo ritroviamo in Italia: a Siena si unì al corteo dell'imperatore Sigismondo, con lui entrò a Roma (21 maggio 1433), e gli fu guida ad ammirare le antichità. Fatta una lunga sosta a Roma, comparisce, alla fin dell'anno (dicembre 1433), a Firenze. Nell'ottobre 1435 salpò nuovamente da Ancona e percorse l'Illiria, l'Epiro e la Grecia; nel settembre del 1436 contemplò le piramidi; nel ritorno toccò Venezia e Padova. Ripartito nel 1437, visitò Atene e indi compì la prima esplorazione del Peloponneso. Al ritorno si trattenne sei anni in Italia (1438-43), dividendo il suo tempo fra Ancona e Firenze, l'Emilia e la Lombardia. Da Venezia nel dicembre 1443 riprese la via dell'Oriente, e, salvo un breve soggiorno in Italia nell'ottobre del 1444, continuò le esplorazioni fino al 1446. Nell'ultimo suo viaggio di mare, dal luglio 1447 all'aprile 1448, compì la seconda esplorazione del Peloponneso.

C. fu autodidatta in tutto e da ciò provengono l'ineguaglianza e la saltuarietà della sua cultura classica, l'inorganico e bizzarro congegno del suo periodare latino e greco, e perfino i capricciosi lineamenti della sua scrittura. Ma egli si sentiva invaso dal demone dell'esplorazione: cercò, scoprì, raccolse oggetti antichi, gemme, statuine e medaglie, manoscritti, epigrafi soprattutto, che salvò percorrendo il suolo italiano, greco, asiatico, egiziano, affrontando con mezzì inadeguati fatiche e pericoli d'ogni sorta. L'immenso materiale epigrafico egli ammassò nei sei volumi dei Commentarii, periti nell'incendio del 1514, che distrusse la biblioteca di Alessandro e Costanzo Sforza a Pesaro. A noi non rimangono che quaderni autografi o copie che gli amici traevano dai suoi autografi.

Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Scrittori d'Italia, I, ii, p. 683 segg.; G. B. De Rossi, Inscr. christ. urbis Romae, II, i, Roma 1888, pp. 356-387; G. Voigt, Die Wiederbelebung des class. Alterthums, 3ª ed., I, pp. 269-286; G. Zippel, Giunte e correzioni, Firenze 1897, pp. 14-15; M. Morici, Lettere inedite di Ciriaco d'Ancona, Pistoia 1896; id., Nozze Tommasini-Guarini, Pistoia 1897, pp. 10-24; id., Sulla cronologia dei viaggi di Ciriaco d'Ancona, in Arch. stor. ital., s. 5ª, XXII (1898), pp. 101-03; id., Dante e Ciriaco d'Ancona, in Giornale dantesco, VII (1898); E. Ziebarth, Cyriacus von Ancona in Samothrake, in Athen. Mitteil., 1906, pp. 405-14; P. Maas, Ein Notizbcuh des Cyriacus von Ancona aus dem Jahre 1436, in Beiträge zur Forschung, Monaco, I, pp. 5-15; R. Sabbadini, Le scoperte dei codici latini e greci, I, pp. 48, 69, 123; id., Ciriaco d'Ancona e la sua descrizione autografa del Peloponneso, in Miscellanea Ceriani, Milano 1910, pp. 183-247; id., Epistolario di Guarino, III, pp. 294, 362; id., Storia e critica di testi latini, Catania 1914, pp. 181-82; id., in Giornale stor. letterat. ital., LXII (1913), pp. 410-12.

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